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Modalità di valutazione chiusura

IV. OSSERVANDO LA FRONTIERA. Interventi di contrasto alla povertà ed

5. Progetto di Accompagnamento Economico della Caritas di Trieste

5.5 Modalità di valutazione chiusura

Il percorso di accompagnamento viene monitorato attraverso incontri almeno mensili di verifica con la persona e, se necessario, con gli assistenti sociali. L‘intervento si conclude positivamente nel momento in cui il lavoro di accompagnamento, unito all‘occorrenza all‘intervento economico, riesce a far superare alla persona presa in carico la difficoltà economica con l‘appianamento dei debiti contratti. Può accadere, tuttavia, che tracciato il possibile percorso da fare assieme all‘assistito, quest‘ultimo evidenzi un ripetuto atteggiamento che va in direzioni diametralmente opposte, aggravando spesso ulteriormente la situazione debitoria. In questi casi ci si muove per lo più col contatto diretto, per quanto spesso difficoltoso per l‘impossibilità di rintracciare le persone.

V - SOGGETTIVITA’ E VALORI. Possibili definizioni teoriche

Lo so bene che non valgo granché, ma se sono così poca cosa, da dove viene la volontà di andare col cuore sempre oltre quello che so?

(Joë Bousquet)

All‘interno della ricerca che si sta conducendo, dopo aver proceduto nella prima parte ad una definizione dei concetti di povertà ed impoverimento e aver preso in considerazione i dati che fossero in grado di contestualizzare i fenomeni e le dinamiche che si intendono sondare, in questa parte del lavoro ci si concentra sull‘individuazione di una cornice di riferimento teorico rispetto alle due dimensioni principali che si cercheranno di analizzare e cioè la soggettività e i valori. L‘obiettivo è quello di sondare possibili prospettive all‘interno delle quali incanalare la ricerca empirica, raccogliendo la sfida di oggettivizzare concetti che per loro natura, avendo un forte legame con i percorsi individuali e con traiettorie biografiche anch‘esse molto legate all‘individuo, tenderebbero a rendere difficile un lavoro di shaping riferibile all‘azione sociale nel contesto socio-culturale nel quale si va a calare la ricerca empirica.

1.Soggettività e ricerca sociale

L‘attenzione per l‘individuo, inteso come unità di raccolta delle informazioni e unità di analisi, passa attraverso due fasi. Nella prima l‘interesse è ancora orientato agli aspetti strutturali ed in generale alle condizioni materiali di vita. Nella seconda fase si comincia ad approfondire la qualità della vita così come viene percepita dall‘individuo.

Già Thomas e Znaniecki rivendicavano la necessità di andare oltre le condizioni materiali e di prestare attenzione ―alla psicologia della gente che vive in queste condizioni‖ (1968, 21). Certo, aggiungono, ―in mancanza di

una scienza del comportamento il riformatore non ha principi oggettivi su cui fondarsi, e inconsapevolmente tende ad attribuire un‘importanza preponderante al lato materiale della vita sociale‖ (ibidem). Ma ciò non può essere sufficiente ―se la teoria sociale deve diventare la base della tecnica sociale e risolvere realmente questi problemi, è evidente che essa deve comprendere entrambi i tipi di dati inerenti ad essi, cioè gli elementi culturali oggettivi della vita sociale e le caratteristiche soggettive dei membri del gruppo sociale, e che i due tipi di dati devono venire considerati nella loro correlazione‖54

(ibidem, 25). Merton ricorda che gli uomini non rispondono solo agli elementi oggettivi di una situazione, ma che, talvolta soprattutto, al significato che questa situazione ha per loro (1971, 766). Una volta attribuito significato ad una situazione, questo è la causa determinante del comportamento e di alcune sue conseguenze55.

Tuttavia, non è stato necessario aspettare i sociologi per riconoscere l‘importanza della componente soggettiva. Già Seneca affermava che ―non c‘è da meravigliarsi che dalla stessa materia ciascuno tragga ciò che è conforme alle sue inclinazioni: nello stesso prato il bue cerca l‘erba, il cane la lepre, la cicogna le lucertole‖ (Lettera 108, 28).

Alcuni studiosi hanno affermato che, pur non potendo trascurare le condizioni ―oggettive‖, non si può prescindere dalla natura e dalle determinanti delle strutture di valore. Come ricorda Friedrich von Hayer ―nello studio della società non è rilevante sapere se queste leggi di natura sono vere in senso oggettivo, ma solo se sono credute tali da persone e se gli uomini agiscono in base a queste leggi‖ (1988, 119).

54

―Per valore sociale intendiamo ogni dato che abbia un contenuto empirico accessibile ai

membri di un gruppo sociale e un significato in riferimento al quale esso è o può essere oggetto di attività. […] per atteggiamento intendiamo un processo della coscienza individuale che determina l‘attività reale o possibile dell‘individuo nel mondo sociale‖ (Thomas e Znaniecki, 1968, 26)

55 Osserva Gallino che ―quando i due autori si pongono a dare definizioni esplicite la distinzione [tra la situazione oggettiva entro cui il soggetto deve agire e l‘atteggiamento come manifestazione di precedenti esperienze sociali e culturali del soggetto stesso] non appare invero nettissima‖ (1968, xxiii). Blumer ha messo in dubbio l‘appropriatezza dei concetti attitude e value, pur riconoscendo valido il principio generale secondo il quale la vita sociale comporta l‘interazione di fattori oggettivi ed esperienze soggettive (1969, 128)

Soltanto a partire dagli anni Settanta si cominciano a rilevare indicatori ―soggettivi‖ con appositi sondaggi. Si cominciano a porre agli intervistati domande sulla soddisfazione della vita ; tra gli studi che più di altri hanno contribuito allo sviluppo di questo settore sono da segnalare quelli di Hadley Cantril e di Andrews e Withey56.

Gli studi sulla soddisfazione della vita, sulla felicità e le connesse dimensioni del benessere hanno spesso incontrato forti resistenze, specdie da parte di alcuni economisti57. Spesso si è preferito ampliare la gamma degli indicatori collettivi (cercando informazioni su inquinamento, delitti, ecc.) piuttosto che integrare le informazioni a disposizione cambiando unità di analisi. Comunque negli ultimi anni gli studi basati sugli indicatori individuali hanno costituito una considerevole tradizione di ricerca. Come ricordano Kahneman e Krueger (2006, 3), in EconLit58 sono apparsi tra il 2001 e il 2005 oltre centro articoli nei quali si analizzano dati sulla soddisfazione dichiarata (self-reported satisfation) o sulla felicità, contro i quattro pubblicati tra il 1991 e il 1995.