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Modelli di comunicazione e relazione

La ricerca ha fornito alcune indicazioni circa i modelli di comunicazio- ne e di relazione tra emittente e destinatario dominanti nella CT italiana; è possibile rappresentare tali modelli articolandoli sullo spazio generato dall’incrocio di due assi (Figura 2).

Il primo asse è costituito dalla polarizzazione, emersa nel corso della ricognizione teorica, tra una concezione della CT come dispositivo peda- gogico e una sua concezione in quanto spazio di pluralismo e partecipazio- ne; mentre la prima concezione enfatizza la trasmissione di saperi, modelli culturali e comportamentali e valori attraverso forme chiuse a carattere narrativo o discorsivo che chiedono l’adesione e l’introiezione da parte del destinatario, la seconda concezione esalta il confronto e il coinvolgimento attivo del destinatario nella costruzione dei significati e delle forme cultu- rali, aperte alla partecipazione e finalizzate all’empowerment individuale. Si tratta di due dimensioni complementari del processo di socializzazione a latere tipica dei media e delle dinamiche di costruzione dell’identità: la prima promuove l’integrazione con il gruppo di appartenenza attraverso la condivisione dei tratti comuni, la seconda sviluppa l’individuazione in quanto set di tratti differenzianti che caratterizzano il singolo rispetto al gruppo. Il secondo asse è, invece, rappresentato dalla “classica” (nel con- testo della riflessione sulla televisione per bambini e ragazzi) opposizione

tra dimensione “educational” e dimensione “entertainment”.

Rispetto a questo spazio, il quadrante in basso a sinistra rappresenta un modello di comunicazione a forte valenza educativa connotato da coinvol- gimento attivo e creativo del destinatario; il quadrante in alto a sinistra è caratterizzato da una forte propensione all’intrattenimento, sempre a ca- rattere partecipativo, creativo e interattivo. Sul versante dell’integrazione, invece, il quadrante in alto a destra definisce i modelli comunicativi basati sulla narrazione modellizzante di comportamenti, atteggiamenti, valori e relazioni sociali; l’ultimo quadrante, infine, rappresenta il modello educa- tional più tradizionale, fondato sulla trasmissione di saperi e competenze sociali utili alla vita quotidiana attraverso una interpellazione discorsiva.

La dimensione educational della CT italiana è presente soprattutto nella programmazione dei canali dedicati al target pre-school e si sviluppa nel- la parte inferiore dello schema; nel quadrante di sinistra trova idealmente spazio un modello educational che privilegia l’interazione e il coinvolgi-

Figura 2. Dimensioni e dinamiche della Children’s TelevisionFigura 2. Dimensioni e dinamiche della Children’s Television

mento con spazi di azione e risposta da parte dei più piccoli (ad esempio i classici Albero azzurro e Melevisione sul versante dell’emittente pubblica o Dora e Diego e Indovina con Jess su Nick Jr. e Disney Jr.). Nel quadrante di destra, invece, si possono collocare i format derivati dalla tradizione educational Tv statunitense (lo ‘spazio inglese’ di Jim Jam, ad esempio, o alcuni prodotti di Rai YoYo). Nel medesimo spazio convive anche una sua declinazione particolare, nella destinazione school, che prende le forme del tutorial o dell’how-to-do offerto, per esempio, da DeaKids (un caso è Missione Cuccioli).

Il modello della CT come spazio di pluralismo e partecipazione appare decisamente residuale nella programmazione italiana, promosso principal- mente dall’emittente di servizio pubblico per un target più maturo (dal GT ragazzi a La tv Ribelle a Social King 2.0).

La gran parte dell’offerta di CT è, però, basata soprattutto sull’enter- tainment, che nei confronti del target school e con particolare riferimento alla fascia dei tweens, assume le due declinazioni specifiche del safe en- tertainment e del total entertainment. Il safe entertainment è il modello più frequentemente adottato in ambito commerciale, soprattutto dai canali transnazionali; la finalità di puro intrattenimento, valorizzata dalla dimen- sione gratuita del gioco e dello svago è contemperata con la nozione di “sicurezza”, così importante nel contesto della nostra “società del rischio”: alle famiglie si offre, soprattutto a fronte del pagamento di un abbona- mento, una sorta di “playground” televisivo, reso particolarmente attraente grazie a una forte segmentazione del pubblico e dell’offerta e al patto fi- duciario garantito dal brand (il caso di Disney e di Nickelodeon). La forte brandizzazione del sistema vede la convivenza di filosofie di programma- zione diverse ma tutte competitive in una medesima ottica di mercato che enfatizza la dimensione della scelta e dell’agire di consumo come forma di cittadinanza. Il total entertainment, invece, punta sull’intrattenimento puro, sull’evasione fantastica, sul divertimento, garantito per esempio da generi come l’animazione; rispetto al modello precedente, viene meno il patto fiduciario con il brand.

Nel quadrante in alto a destra possiamo collocare quindi, la declina- zione integrativa dell’entertainment aggiunge, grazie a generi live-action come le sit-com, l’acquisizione di saperi sociali e relazionali funzionale ai processi di socializzazione anticipata da parte del pubblico, e suggerisce la focalizzazione su contenuti talvolta problematici in una prospettiva sensi- bilizzante. Il modello narrativo, il racconto, proposto nelle sit-com o nelle

live-action appare sostituire il modello verticale di trasmissione di saperi. Le conoscenze utili alla vita sociale e relazionale non vengono veicolate nell’ambito di un discorso (o di un dialogo) ma nell’ambito del racconto in cui la logica del mostrare appare dominante.

Lo schema appena introdotto rende conto, tra l’altro, del fatto che la condizione “normale” della CT è caratterizzata da un mix variabile di edu- cational e entertainment, che come è noto è stato definito “edutainment”, e che gli stessi canali (anche quelli dall’identità e dalla filosofia editoriale più esplicite) possono adottare modelli diversi a seconda del target privi- legiato nel corso della giornata o, più banalmente, in conseguenza delle tradizioni produttive cui attingono la propria programmazione.

Resta però da sottolineare come questa condizione generale sia attra- versata da una tensione che parte dai modelli educational individuativi e punta verso quelli entertainment integrativi: questa tensione accompagna sia il passaggio dal target preschool a quello school, fin verso i tweens e i teens, sia la progressiva integrazione di forme di programmazione loca- lizzata e programmazione transnazionale; la circolazione transnazionale dei prodotti privilegia, infatti, modelli narrativi chiusi, poco partecipativi, facilmente esportabili. La freccia rossa che evidenzia tale tensione finisce così per indicare la traiettoria che caratterizza, almeno sul piano dell’offer- ta, la “carriera televisiva” dei piccoli telespettatori italiani.