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VERSO UN MODELLO DI AMMINISTRAZIONE CONDIVISA PUBBLICO/ETS NEL SETTORE DEI SERVIZI DI INTERESSE GENERALE

RAPPORTI TRA TERZO SETTORE E PUBBLICHE

4 In questa prospettiva valgono già le considerazioni evocate da Tiberi G., La dimensione costi-

3.1.3. VERSO UN MODELLO DI AMMINISTRAZIONE CONDIVISA PUBBLICO/ETS NEL SETTORE DEI SERVIZI DI INTERESSE GENERALE

Attraverso la co-programmazione e la co-progettazione viene costruito un nuovo paradigma in cui la cura dell’interesse pubblico deve essere perseguita attraverso la condivisione tra P.A. ed ETS delle funzioni amministrative gene- rali (co-programmazione) e particolari (co-progettazione).

Il ruolo costituzionale degli ETS e l’esperienza pluriennale degli stessi nell’erogazione, senza scopo di lucro, di servizi di interesse generale ha, dun- que, indotto il legislatore del Terzo settore a riconoscergli precise funzioni amministrative fondamentali anche esulanti dalla specifica vocazione natu- rale degli ETS.

Soprattutto per la co-programmazione, tale funzione, oltre a costituire una funzione nuova per gli ETS, rappresenta anche un evidente aggravio in termi- ni di risorse umane ed economiche. La condivisione della programmazione, infatti, non è direttamente collegata con la gestione/assegnazione di un ser- vizio di interesse generale, dunque, la partecipazione attiva degli ETS a tale fase costituisce un’attività ulteriore che gli ETS sono chiamati a svolgere sen- za scopo di lucro a favore della collettività, anche a prescindere dalla specifica garanzia che ne conseguirà l’assegnazione del servizio svolto statutariamente dall’ETS.

3. RAPPORTI TRA TERZO SETTORE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

La sfida della co-programmazione è, appunto, quella di partecipare alla de- cisione amministrativa indipendentemente dal proprio raggio di azione, ma per contribuire alla miglior ricognizione dei bisogni dei territori, che possono anche esulare o addirittura confliggere con il singolo servizio erogato dall’ETS che partecipa alla co-programmazione.

Infatti, una responsabile partecipazione alla co-programmazione degli ETS presupporrà che questi partecipino alla stessa anche nella prospettiva di con- cludere che il servizio reso dalla propria associazione sia recessivo di fronte alla necessità di programmare altri interventi prioritari più necessari, soprat- tutto in ragione della scarsità crescente delle risorse pubbliche.

Ma anche per quanto riguarda la co-progettazione, la finalità che sembra muovere il legislatore ad assegnare una specifica funzione amministrativa agli ETS nella progettazione puntuale dei servizi di interesse generale sul ter- ritorio riposa sul fatto che un servizio co-progettato ha maggiore possibilità di realizzare il miglior vantaggio per i cittadini.

Dunque, almeno in linea di principio la co-progettazione degli aspetti spe- cifici e organizzativi di un particolare servizio in partenariato con l’ammini- strazione rappresenta un valore anche se tale servizio non fosse poi svolto effettivamente dall’ente del Terzo settore selezionato per la co-progettazione.

Non è in discussione il fatto che il procedimento individuato dal legislatore presupponga, implicitamente, il successivo affidamento al soggetto co-pro- gettante soprattutto in caso si versi al di sotto della soglia prevista dall’art.35 d.lgs. 50/2016, e purtuttavia la generalizzazione dell’istituto della co-proget- tazione fonda la propria giustificazione principalmente sulla capacità, rico- nosciuta agli ETS, di organizzare gli aspetti morfologici e organizzativi del servizio in maniera più adeguata di quanto potrebbe assicurare l’intervento completamente autonomo dell’amministrazione, e non sulla successiva ge- stione del servizio che pure ne è una conseguenza.

L’assunzione della funzione amministrativa inerente alla co-progettazione consente, dunque, di distinguere tra due ruoli degli ETS, entrambi svolti nell’in- teresse generale, ossia quello di co-progettare servizi di interesse generale e quello di erogare servizi.

Una funzione di interesse generale, quella di co-progettare, che, perciò, in linea di principio gli ETS potrebbero anche svolgere in maniera indipendente

rispetto all’erogazione del servizio co-progettato.

Ciò consente di superare, almeno in potenza, precedenti concezioni che tendevano ad assimilare la co-progettazione ad un appalto o ad una con- cessione di servizi, proprio sulla base del fatto che la co-progettazione come

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Ciò detto, la seconda faccia della co-progettazione è, appunto, costituita dal successivo affidamento del servizio all’ente co-progettante.

Il procedimento complesso innescato dall’art.55 del Codice ha, infatti, il suo logico punto di arrivo nell’affidamento del servizio al soggetto del Terzo set- tore co-progettante, selezionato con metodi di scelta ispirati alla trasparenza e non discriminazione.

Logico, in quanto è la specialità della materia, in cui il ruolo sociale degli ETS quali soggetti che contribuiscono attraverso un’azione non profit alla re- alizzazione di interessi pubblici, che lo giustifica.

E allora l’impianto della materia si fonda sulla condivisione pubblico/ETS della co-programmazione e co-progettazione dei servizi di interesse generale e sull’affidamento agli ETS dell’erogazione dei servizi sul territorio.

Ed è il riconoscimento di una specifica funzione amministrativa agli ETS che consente di tenere assolutamente distinta la materia dal resto della con- trattazione pubblica vieppiù investita, come noto, dall’applicazione delle regole della concorrenza.

Ciononostante, momenti di conflitto tra le diverse discipline sono alle porte soprattutto nella misura in cui l’art.55 del Codice individua nella co-progetta- zione il procedimento ordinario di realizzazione dei progetti specifici di servizi di interesse generale, mentre l’art. 56 del medesimo Codice dispone che le amministrazioni possano ricorrere allo strumento della convenzione con gli ETS quando più favorevole rispetto al ricorso al mercato.

In verità, le differenze tra ETS ed imprese for profit sono evidenti e, dunque, la ponderazione imposta all’amministrazione tra ricorso al mercato e conven- zionamento, ossia stabilire quale scelta sia più favorevole risulta, in concreto, assai arduo poiché comporta una comparazione tra soluzioni disomogenee. Cosicché, poco comprensibili risultano gli stessi parametri ai quali l’ammini- strazione dovrebbe ispirarsi.

Sebbene sia innegabile che le imprese for profit abbiano interesse a eroga- re servizi sociali di interesse economico generale, ed in effetti lo fanno, diversi sono i fini per cui esse operano. In questo caso l’interesse è quello di realizzare un profitto, mentre l’erogazione del servizio sociale è il mezzo attraverso il quale tale profitto può essere realizzato.

E’, dunque, normale che, qualora si intenda ricorrere al mercato, l’erogazione del servizio sociale di interesse generale debba seguire le regole generali della concorrenza tra imprese. Regole che si basano sulla competizione finalizzata alla acquisizione di un certo mercato da parte di un operatore economico.

Diversamente da ciò, purtuttavia, la compresenza di amministrazioni inca- ricate di perseguire interessi pubblici nel settore dei servizi sociali, e di ETS,

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pur essi ispirati a realizzare interessi generali, parrebbe suggerire che il miglior modo per raggiungere obbiettivi comuni possa non essere quello della com-

petizione tra imprese pubbliche e private (compresi gli ETS).

Difatti, soprattutto nell’ambito del servizio pubblico, è da tempo emersa la consapevolezza che alla ciclica riproposizione dei fallimenti del mercato e dello Stato si siano aggiunti rilevanti problemi derivanti dai fallimenti della regolazione.

Nel settore dei servizi sociali, dunque, va facendosi strada, e l’approvazione del Codice ne è un portato, che alla competizione regolata possano sostituirsi forme di amministrazione collaborativa o, addirittura, condivisa tra pubbliche amministrazioni ed ETS, tendenti alla creazione di un sistema integrato di ser- vizi sociali elaborato su base partecipativa. Ciò non sarebbe, ovviamente, pos- sibile puntando, viceversa, sul conflitto tipico delle procedure concorrenziali.

Casomai, le regole dell’evidenza pubblica e della trasparenza devono, ragio- nevolmente, essere anticipate al momento dell’accreditamento e della scelta degli ETS con cui co-programmare e co-progettare.

Il mutamento di paradigma, che deriva da questa concezione nuova dell’a- zione amministrativa come funzione condivisa con gli ETS, costituisce un vero e proprio elemento di specialità che sembrerebbe precludere hic et

nunc l’applicazione delle regole della concorrenza, contenute ad esempio nel

Codice dei contratti pubblici. Tale normativa persegue, infatti, il fine della pa- rità di trattamento delle imprese nel mercato, ma non si pone l’obbiettivo di ottimizzare l’intervento dei soggetti impegnati nella ricerca del bene comune.

Pare anzi che la stessa funzione dello Stato nell’economia, transitata da un forte interventismo alla regolazione, soprattutto a seguito della proliferazione del diritto europeo in ambito nazionale, vada vieppiù ri-organizzandosi in for- me nuove di esercizio dei pubblici poteri.

L’affermazione di tale impostazione, dimostra la volontà di valorizzare il principio di sussidiarietà orizzontale, ma guarda al di là della sussidiarietà orizzontale postulando, addirittura, che l’amministrazione rinunci a parte del- la propria egemonia sulle scelte intorno alle politiche connesse ai servizi di interesse generale, per consentire che l’effettiva assegnazione di un ruolo di amministrazione attiva agli ETS determini, come risultante di percorsi pro- cedimentali generali e particolari di tipo partecipativo, il rafforzamento del sistema integrato dei servizi sociali.

La co-programmazione e la co-progettazione sono, come detto, stretta- mente connesse al successivo affidamento diretto dei relativi servizi di inte-

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europeo e nazionale a tutela della concorrenza, significativamente denomina- to diritto euro-unitario anche nel recente parere della Commissione speciale del Consiglio di Stato del 26 luglio 20185, sarà, tuttavia, necessario esatta-

mente distinguere su quali presupposti (e finanche per quale categoria di ETS, visto che taluni enti del Terzo settore esercitano anche attività di tipo impren- ditoriale come nel controverso caso dell’impresa sociale6) sia ammissibile de-

viare dalle regole generali che sovrintendono all’affidamento dei servizi sociali che presentino carattere economico in ragione della specialità della materia.

La codificazione della co-programmazione e della co-progettazione vale, dunque, a innescare una vera e propria rivoluzione prima di tutto nel modo di intendere l’azione amministrativa nell’ambito dei servizi di interesse generale, unificando ed allargando i confini del sistema della solidarietà nazionale.

Una prospettiva senza dubbio assunta con convinzione dal legislatore del Terzo settore che, peraltro, ben si rapporta, inverandolo, con il ruolo assegnato dalla Costituzione all’intervento del privato nella realizzazione di scopi a ca- rattere sociale.

Purtuttavia, il sistema di risulta non potrà che risentire di altri fattori che potranno confermare o, ridurre, la portata degli istituti in discorso che vanno ad aggiungersi a quelli che atterranno più propriamente alla capacità degli enti del Terzo settore di cogliere i nuovi compiti amministrativi che sono loro affidati.