DEL TERZO SETTORE
B. Terzo settore e nuove forme di mobilitazione sociale e politica
Lo spazio pubblico della cittadinanza, dunque, si trova in fase di ri-configu- razione, anche grazie agli effetti che sono e saranno generati dalla Riforma, non appena troverà avvio, ad esempio attraverso la definizione del RUNTS
Lo sviluppo del volontariato individuale e non
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SECONDO RAPPORTO SUL TERZO SETTORE IN TOSCANA - ANNO 2019
Collaborare e fare rete. La sfida di unire le
diversità
visto anche la trasformazione (e l’arretramento) del ruolo dei soggetti politici tradizionali (i partiti e i sindacati) e il consolidamento di movimenti politici, so- ciali e culturali di varia natura e entità, caratterizzati da modalità aggregative flessibili e non strutturate, nei quali le persone possono esercitare la propria vocazione di cittadini attivi, senza tuttavia “obbligarsi” in forme organizzate vincolanti e predefinite.
Da un certo punto di vista, l’estrema frammentazione del Terzo settore, e la sua distribuzione “diffusa” all’interno di quello che abbiamo definito “spazio pubblico della cittadinanza”, ha favorito l’aggregazione dei cittadini intorno a istanze rilevanti sul piano territoriale, rispondendo a un bisogno di mobilita- zione, di rappresentanza, e di interlocuzione – anche critica - con le istituzioni pubbliche. Il problema principale che il Terzo settore ha mostrato in passato è quello relativo – appunto – alla sua estrema frammentazione. In altre pa- role, il TS non ha costituito e non costituisce un soggetto collettivo coeso, nonostante i lodevoli meriti attribuibili al Forum del Terzo settore e alle varie rappresentante territoriali.
Tuttavia, il TS non mostra difficoltà di dialogo e di coesione tra i diversi segmenti che lo compongono, ma anche all’interno di tali segmenti, specie in quelli più numerosi, come le OdV e le APS. L’esperienza della cooperazione sociale, che ha trovato forme di aggregazione di tipo secondario nei con- sorzi, non appare replicabile all’interno degli altri segmenti sia a causa della numerosità delle organizzazioni, sia, soprattutto, a causa della estrema diffe- renziazione interna – aspetto che ha costituito e costituisce, nel contempo, elemento di forza e di debolezza di quegli stessi segmenti. Elemento di forza, perché la differenziazione è l’esito della capacità di dare risposte le più diver- sificate e specifiche alla complessità dei bisogni che emergono sul territorio; punto di debolezza, perché la differenziazione ha prodotto una consistente difficoltà al dialogo e alla collaborazione inter-organizzativa, che spesso si è espressa anche in dinamiche di competizione per l’accesso alle risorse ter- ritoriali e istituzionali. In altri termini, sia le OdV sia le APS hanno mostrato una difficoltà strutturale a rappresentarsi prima e ad agire poi come soggetto collettivo, in grado di porsi come interlocutore coeso rispetto all’interlocuzione istituzionale.
Va riconosciuto, tuttavia, che negli ultimi anni si è diffusa sempre più l’e- sperienza delle reti10 di collaborazione tra soggetti di Terzo settore, che hanno 10 Qui non si fa riferimento alle “Reti” delle grandi organizzazioni, che si definiscono tali in base
alla diversa articolazione territoriale in cui esse si esprimono ed operano, ma alle forme e alle dinamiche di collaborazione tra soggetti diversi per la realizzazione sul territorio di progettualità concertate, con modalità di governance negoziata. Per la descrizione di alcune esperienze signi-
2. LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE
aggregato in forme nuove e variamente strutturate soggetti tra loro anche diversi per il raggiungimento di obiettivi coerenti con la propria mission, ma che da soli avrebbero avuto difficoltà a realizzare. Il fenomeno delle reti tra soggetti del Terzo settore è un patrimonio da non perdere e da valorizzare ul- teriormente negli scenari futuri, anche se il processo di riconfigurazione di cui si è parlato in precedenza pone inedite questioni circa i criteri e le dinamiche di inclusione nelle reti dei vari soggetti organizzati.
La rete è un dispositivo organizzativo particolarmente flessibile e adatto alla condivisione delle risorse organizzative per la realizzazione di obiettivi progettuali ben definiti e negoziati, dalla erogazione di servizi innovativi, alla aggregazione intorno a istanze rilevanti in cui si esprime la cittadinanza so- ciale; sono veicoli di inclusione e di coesione, e dunque promuovono la co- struzione di soggettività politiche e sociali collettive. Sarà interessante capire in che modo gli ETS continueranno a promuovere esperienze di rete, magari attraverso il sostegno delle istituzioni pubbliche; tuttavia si può immaginare che l’aggregazione degli ETS in qualità di soggetti essenziali per la realizzazio- ne delle politiche di welfare, possa rischiare di lasciare dei vuoti nella funzione di animazione della società civile e nella aggregazione e rappresentanza di istanze da parte della cittadinanza, specie quando queste portino all’evidenza limiti e inconsistenze proprio nell’azione delle amministrazioni pubbliche. In questo caso è difficile immaginare che gli ETS possano essere soggetti in grado di farsi carico di queste istanze.
Si deve anche riconoscere che la nascita di nuovi movimenti sociali e po- litici, modifica radicalmente il modo di intendere la partecipazione dei citta- dini “dal basso” nella cosa pubblica, movimenti che per definizione evitano di strutturarsi in forme organizzative stabili11. Si tratta di esperienze che in-
tercettano il bisogno di aggregare interessi e istanze individuale a carattere pubblico in modalità inedite, poiché introducono un modo nuovo di intendere il ruolo dei corpi intermedi negli assetti di interlocuzione istituzionale, avan- zando nuove modalità di aggregazione delle persone e di interpretazione dei bisogni comunitari a livello locale. Queste forme di mobilitazione sono effetto emergente di relazioni orizzontali tra individui che si organizzano in reti di relazioni finalizzate al raggiungimento di obiettivi di volta in volta individuati. Il carattere orizzontale, reticolare e territoriale di queste aggregazioni costituisce un significativo fattore di modificazione sia degli stili di governance (che si differenziano dalle organizzazioni di tipo gerarchico, come i partiti o gli stessi ficative di rete, si veda il paragrafo 4.5 di questo Rapporto.
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ETS) che dell’interlocuzione politico-istituzionale, che non sono più fondate sul principio di rappresentanza, proprio in virtù del carattere di orizzontalità.
Queste forme di mobilitazione e di aggregazione introducono dunque una modalità diversa di partecipare alla vita pubblica e sociale, che si affianca a quella realizzata mediante le organizzazioni e gli enti di Terzo settore, anche se, rispetto ad esse, si impongono per la loro flessibilità e attrattività, nonché per la vicinanza alle istanze espresse dai cittadini. Lo spazio pubblico della cittadinanza si popola di nuovi attori, che ovviamente pongono a tema il loro protagonismo e il loro ruolo nelle dinamiche di animazione sociale del terri- torio, e chiamano in causa la capacità delle organizzazioni “tradizionali”, come quelle del TS, di accogliere la sfida della collaborazione e dell’interconnessio- ne per la crescita delle comunità locali.