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Come si muovono nel tempo le esportazioni tra i diversi mercati

Nel documento Giugno 2013N. 4 (pagine 120-123)

5. Lo sviluppo aumenta la complessità economica

5.6 Come si muovono nel tempo le esportazioni tra i diversi mercati

Esportare è un processo complesso, non soltanto per ciò che concerne la realizzazione di pro-dotti con un vantaggio comparato, ma anche per la capacità di relazionarsi ad ambienti socio-economici molto diversi rispetto a quello di provenienza. Le imprese di economie più evolute, che possono essere supportate anche da un sistema paese più efficiente, hanno una capacità maggiore di raggiungere destinazioni lontane e/o diverse, di organizzare una presenza più o meno stabile su questi mercati, per cui dovrebbero in linea di principio mostrare un indice di concentrazione territoriale delle loro esportazioni inferiore. Come accennato più sopra, l’indice di concentrazione geografica è simmetrico rispetto a quello settoriale (si tratta sem-pre di un indice di Gini, in cui il paese sem-prende il posto del settore). In realtà, la correlazione tra grado di concentrazione geografica delle esportazioni e un indicatore di sviluppo come

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il reddito pro-capite (che dovrebbe essere negativa e prossima all’unità) mostra per la media dei paesi esaminati valori piuttosto altalenanti e inattesi (-0,10 nel 1995, +0,28 nel 2011). Contano verosimilmente molto gli effetti dei fattori che hanno favorito la globalizzazione, in-clusi la riduzione dei costi di trasporto e l’abbattimento delle barriere doganali, che hanno sem-pre più facilitato gli scambi anche a lunga

distanza. In generale tutti i paesi qui con-siderati mostrano un indice di concentra-zione geografica in riduconcentra-zione o tutt’al più stabile (Grafico 5.6)11, con l’eccezione della Russia, le cui esportazioni risultano spa-zialmente più concentrate nonostante nel periodo i paesi acquirenti dei prodotti russi siano passati da 167 a 185, segno di un forte aumento del peso delle esporta-zioni verso i mercati più importanti. Dunque la distribuzione territoriale delle esportazioni dei paesi qui considerati tende nel tempo ad assumere un profilo meno concentrato, sia che questo dipenda dall’aumento della numerosità dei paesi coinvolti sia che dipenda dal riequilibrio delle quote destinate a ciascuno di essi.

Ma il livello della concentrazione è tuttora alto: quasi sempre il coefficiente di Gini relativo alla distribuzione geografica è superiore, e spesso largamente, a quello della concentrazione settoriale. E in ogni caso come si è visto sostanzialmente indipendente dal livello di sviluppo. Per valutare più compiutamente la dinamica della concentrazione geografica il CSC ha calco-lato anche un indice di mobilità delle esportazioni, che misura la capacità di un’economia di spostarsi da un mercato (paese) all’altro, seguendo la dinamica della domanda (Tabella 5.2)12. Scenari industriali n. 4, Giugno 2013

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11Analogamente a quanto già visto per il grafico precedente, nel grafico 5.6 vengono rappresentati, per tutti i paesi in esame, i livelli dell’indice nei due anni estremi del periodo di osservazione; i paesi che compaiono al di sopra della bisettrice hanno avuto un aumento della concentrazione, e viceversa.

12L’indice è definito dalla sommatoria delle differenze tra le frequenze relative dell’export di un paese verso ciascun altro riferite ai due estremi temporali. In simboli,

dove t indica l’istante di osservazione. L’indice varia tra 0 e 1; è pari a 0 se le due distribuzioni sono identiche, men-tre risulta uguale a 1 nel caso di massima disuguaglianza.

I(t )= xj,i(t ) xj,i(t ) i xj,i(t 1) xj,i(t 1) i i / 2 Grafico 5.6 Si riduce la concentrazione geografica delle esportazioni

(Indice di concentrazione geografica*)

BR: Brasile; CA: Canada; CN: Cina; CZ: Repubblica Ceca; DE: Germania; ES: Spagna; FR: Francia; GB: Regno Unito; ID: India; IN: Indonesia; IT: Italia; JP: Giappone; KR: Corea; MX: Messico; PL: Polonia; RU: Russia; US: Stati Uniti. *Indice di Gini.

I valori al di sopra della bisettrice del quadrante coincidono con un aumento della concentrazione e viceversa.

Fonte: elaborazioni CSC su dati WIITS.

DE IT GB FR ES RU PL CZ US CA BR MX JP CN KR IN ID Mondo 0,70 0,75 0,80 0,85 0,90 0,95 1,00 0,85 0,87 0,89 0,91 0,93 0,95 0,97 0,99 201 1 1995

Immediato è constatare la maggiore rigi-dità del blocco nordamericano rispetto al resto del mondo e in particolare quella di Messico e Canada, dovuta alla loro stretta integrazione con il mercato statunitense (anch’esso con mobilità relativamente ri-dotta). Il Canada mostra anche un indice di concentrazione geografica tra i più alti (0,97), riflesso di un peso eccezional-mente alto dei primi tre mercati di desti-nazione, che coprono l’82% delle sue esportazioni (70% i soli Stati Uniti). Il paese più fissamente orientato in asso-luto è il Messico, con un indice di con-centrazione geografica prossimo all’unità (0,98) e il minimo indice di mobilità geo-grafica (0,08), spiegabile con il fatto che l’82% delle esportazioni messicane è di-retto agli altri due paesi del NAFTA (il 79% negli Stati Uniti).

Dal lato opposto si situano la Russia e i paesi del blocco asiatico; più in generale l’insieme delle economie emergenti ex-traeuropee. I valori del loro indice di mo-bilità sono sempre tra i più alti. Ciò può

dipendere da due fattori: il primo, per i paesi emergenti, è la ricerca di maggiori spazi sui mercati internazionali, storicamente occupati dalle economie avanzate; il secondo, che ri-guarda i paesi asiatici, è la tendenziale ridislocazione dei flussi commerciali intra-area, nel quadro di una riorganizzazione della divisione del lavoro a scala continentale.

È emblematico il profilo della Cina, caratterizzata da un indice di mobilità geografica relativa-mente alto (0,24): il peso degli Stati Uniti come principale mercato di destinazione dei prodotti cinesi si è rafforzato nel tempo (passando dal terzo al primo posto), mentre si sono ridotti quelli del Giappone e di Hong Kong a favore degli altri paesi asiatici ma anche dei paesi europei. In posizione intermedia si collocano i paesi avanzati, tra i quali quelli relativamente più

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Tabella 5.2

Russia, India, Corea gli esportatori più mobili, Canada e Messico i più fermi

Indice di mobilità geografica (1995-2011) Russia* 0,36 India 0,34 Corea 0,32 Brasile 0,27 Indonesia 0,27 Cina 0,24 Giappone 0,24 Polonia 0,22 Stati Uniti 0,19 Italia 0,18 Germania 0,17 Repubblica Ceca 0,17 Spagna 0,17 Regno Unito 0,15 Francia 0,14 Canada 0,10 Messico 0,08

Somma delle differenze tra le esportazioni relative (in % del totale) del paese verso ciascun altro nel 2011 e nel 1995.

L'indice varia tra 0 e 1; è pari a 0 se le due distribuzioni sono identiche, mentre risulta uguale a 1 nel caso di massima diseguaglianza. *1996-2011.

Fonte: elaborazioni CSC su dati WITS.

ziano una mobilità più o meno simile; ma è soprattutto interessante osservare che entrambi i paesi presentano comunque una distribuzione territoriale delle esportazioni molto con-centrata: per tutti e due la Germania rappresenta il primo mercato di destinazione, sia nel 1995 sia nel 2011, e un posto di rilievo occupano gli scambi bilaterali, dal momento che la Polonia nel 2011 occupa il terzo posto tra i principali mercati di destinazione della Repub-blica Ceca e lo stesso accade per la RepubRepub-blica Ceca nell’export polacco.

Vale la pena di osservare l’aumento del peso della Cina come destinazione dell’export della generalità dei paesi considerati. Ciò è osservabile per le maggiori tra le economie avanzate: la Cina passa dal 2,1% al 7,5% sul totale delle esportazioni americane e dall’1,4% al 6,1% sul totale di quelle tedesche. Ma è ancora più evidente nel caso delle nazioni asiatiche più in-dustrializzate: sul totale delle esportazioni giapponesi il peso cinese passa dal 5% al 20% e sul totale di quelle coreane dal 7% a quasi il 25%. Questo si traduce, come già visto, in un aumento relativamente consistente dell’indice di mobilità geografica per entrambi i paesi. La crescita della Cina come area di destinazione agisce anche sulle economie emergenti non asiatiche: diventa infatti il primo mercato anche per gli esportatori brasiliani, passando dal 2,6% nel 1995 al 17,4% nel 2011.

L’Italia mostra un profilo relativamente eccentrico, mantenendo sostanzialmente inalterata la struttura dei suoi mercati di sbocco principali, che, seppure in calo, restano gli stessi anche nell’ordine (Germania, Francia e Stati Uniti); mentre, come indicato dai valori del-l’indice di mobilità, si assiste a un processo di diffusione delle esportazioni sul piano geo-grafico. Osservata in dettaglio, la distribuzione geografica dei flussi italiani di esportazione non rivela in realtà tendenze particolarmente marcate verso un mercato o l’altro e testi-monia quindi una strategia di diffusione piuttosto generalizzata.

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