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3. Popular music e settore discografico

3.6. Uno sguardo al futuro

3.6.1. La nascita del peer-to-peer e la centralità assunta da Internet

Il mercato discografico sta attraversando una fase di grande turbolenza dovuta soprattutto allo sviluppo di nuove tecnologie, che stanno progressivamente mutando

70 In Italia questo tipo di politica è adottato dalle indie di dimensioni maggiori, come la Edel, la Self, la Venus, la Egea o la Halidon (Stante 2007, p. 105).

71 Tra gli store più diffusi a livello internazionale ci sono sicuramente iTunes o MSN, mentre in Italia

lo scenario di riferimento. Per motivi di spazio, questo paragrafo si limita a descrivere due fondamentali cambiamenti: il primo riguarda la diffusione del peer-

to-peer e la conseguente possibilità di scaricare gratuitamente musica dal proprio PC;

il secondo è la centralità assunta da Internet nel nostro quotidiano e, di conseguenza, anche nell’ascolto della musica.

Un anno simbolico riguardo al primo aspetto è sicuramente quello del 2000. Da quell’anno in poi, ovvero dalla nascita di Napster e degli altri software di file-sharing che dopo la sua chiusura ne hanno preso il posto, si è infatti concretizzato l’incubo peggiore che la discografia potesse mai immaginare: la musica è diventata gratuita ed accessibile direttamente, senza il filtro delle case discografiche stesse (Sibilla 2006, p. 113). In pratica, i recenti progressi introdotti dalla Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) hanno completamente stravolto le regole del gioco dell’industria musicale. In primo luogo, grazie alla digitalizzazione, il prodotto musicale ha potuto smaterializzarsi ed essere riprodotto o duplicato a costo zero. In secondo luogo, un brano musicale, in forma smaterializzata e con un’ampiezza ridotta (com’è nel caso dell’mp3), ha potuto essere distribuito a un costo irrisorio sul

web. Le reti del peer-to-peer, infine, hanno consentito agli utenti web di tutto il

mondo di scambiare liberamente i propri file musicali (Zilotti 2006, p. 2). Per dirla con Jones (2002), ha preso piede un processo di “disintermediazione” grazie al quale la musica digitalizzata può ormai viaggiare liberamente, senza che gli aventi diritto siano in grado di ricavarne nulla. Conseguentemente, parole come copyright, creative

commons72 o digital rights management73, che fino a poco tempo fa risultavano semi- sconosciute, sono diventate parte del vocabolario comune, testimoniando i fondamentali cambiamenti che si stanno susseguendo nel mercato: gli individui, da un lato, sarebbero sempre più abili nell’utilizzare le potenzialità della rete per scambiarsi liberamente file protetti da copyright; le imprese del settore, dall’altro,

72 Il Creative Commons (CC) è un'organizzazione non-profit dedicata all'espansione della portata delle

opere di creatività offerte alla condivisione e all'utilizzo pubblici. Essa intende altresì rendere possibile, com’è sempre avvenuto prima di un sostanziale abuso della legge sul copyright, il ricorso creativo a opere di ingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti (Anderson 2007, p. 68).

73 Il DRM (Digital Rights Management) consiste nel proteggere un contenuto dotandolo di una licenza

senza la quale la sua lettura sarebbe impossibile (Hesmondhalgh 2007, p. 253). Il DRM, quindi, utilizza dei metodi di criptaggio per limitare le possibilità di duplicazione e di scambio. Questo sistema, come altri simili, non possono tuttavia essere giudicato totalmente affidabile in quanto tutti questi strumenti di protezione sono puntualmente sotto la minaccia degli hackers (Zilotti 2006, p. 15).

cercherebbero di fermare questo fenomeno, appunto utilizzando il creative commons o il digital rights management.

La rivoluzione in corso ha così ridisegnato il ruolo delle case discografiche nel mercato ed ha creato non pochi problemi agli operatori nel campo della distribuzione. Oltre al fatto che la distribuzione di musica su supporti fisici, già da un po’, non fosse più di competenza esclusiva dei tradizionali negozi di musica o delle grandi catene generaliste, come testimoniano i casi di Starbucks (Kusek e Leonhard 2006, p. 87), o anche di Feltrinelli in Italia, grossisti e dettaglianti devono oggi affrontare un ulteriore problema: le persone hanno a disposizione un altro mezzo, più economico e più comodo per procacciarsi la musica, e quindi evitano di recarsi al negozio per acquistarla. Emblematico è il caso del famosissimo Virgin Megastore di Times Square a New York, il più grande negozio di dischi del mondo, una delle icone newyorkesi, nonché lo scenario di moltissimi film e addirittura una delle mete di turisti provenienti da tutto il mondo, che nel febbraio del 2009 ha dovuto arrendersi alla crisi, iniziando una straordinaria stagione di saldi, prima della chiusura definitiva (Fonte: Repubblica74).

Un’altra importante trasformazione degli ultimi anni riguarda la crescente importanza assunta da Internet nelle vite degli individui e quindi anche nell’ascolto della musica. Se in passato, come abbiamo visto, era soprattutto la radio a proporre nuova musica e a fungere da punto di riferimento, a oggi specialmente i più appassionati tenderebbero a spegnere la radio tradizionale e ad accendere Internet, il telefono cellulare o la wireless, per ascoltare la musica attraverso questi canali (Kusek e Leonhard 2006). La radio tradizionale, lungi dall’essere imperniata solo sulla musica, è diventa ormai una radio parlata, gestita come una rete televisiva che, non a caso, ospita sempre più frequentemente personaggi famosi che vengono proprio dal mondo della TV, a scapito dei DJ tradizionali. È soprattutto sul web, invece, che si potrebbero scoprire le nuove tendenze, ascoltare a proprio piacimento tutto ciò che si desidera, comunicare con altri appassionati o con le star stesse. I servizi di musica digitale come iTunes, Musicmatch, Rhapsody, MSN e Virgin

Digital rivelano in proposito che i nuovi social network (come ad esempio il

74 Brunamonti, F., Si spegne un’icona di Times Square. Virgin liquida, tagli in tutti gli Usa,

popolare MySpace), i siti dove si può ascoltare la musica in streaming (come ad esempio YouTube), siano i principali motori di scoperta della nuova musica. Sul web, inoltre, esistono moltissime community dedicate ad artisti specifici o generi musicali, che permettono di condividere le proprie passioni, oltre che scambiare le proprie

playlist e i consigli su cosa ascoltare. Probabilmente, saranno questi, quindi, i mezzi

che consentiranno di scoprire nuova musica o di appassionarsi a nuovi artisti. La radio resterà un importante mezzo d’intrattenimento, ma difficilmente potrà considerarsi lo strumento di riferimento che era in passato.