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sua pur necessaria collaborazione era lungi dal trasformarsi in competizione, com’è ben noto nel caso di Crowe Fu bensì di totale servizio.

Note

1 Tale prospettiva di ricerca è tracciata e percorsa nello studio fondamentale di Donata Levi 1988, pp. 159-267 che fa menzione delle personalità anche qui di segui- to considerate. Riguardo la necessità di affrontare in storia dell’arte la ricerca archivistica, la studiosa fa ri- ferimento al metodo che coniuga gli aspetti storici con quelli formali di Karl Friedrich von Rumohr e di Johann Wilhelm Gaye. Al riguardo di tale metodo sono di rife- rimento i contributi aggiornati di Betthausen 1999, pp. 300-301; Hueck 1999. pp. 19-129; Bickendorf 2004, pp. 94-109; Hölter 2004, pp. 125-245.

Auf der Heyde 2006, pp. 443-451; Battezzati 2009, pp. 7-24.

2 Si coglie l’osservazione da Varanini (1997, p. XIV), dal- la nota introduttiva alla conferenza di Legnago del 1907 di Venturi (1908). In un contesto veneto più generale, si vedano motivate tali osservazioni in Varanini 2019, pp. 429-472.

3 La collocazione della minuta è la seguente: Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana (d’ora in poi BMV), ms. It. IV. 2027 (=12268), fascicolo XIX, ff. 1r-52r [ff. 774- 851]. I disegni e appunti sono accorpati per la maggior parte con queste collocazioni: BMV, ms. It. IV. 2027 (=12268), fascicolo XIX; ms. It. IV. 2031 (=12272), fa- scicolo I, cartella C.

4 Su Cavalcaselle in Cadore e nel Bellunese, con riguardo alla prima storiografia, si rinvia a Fossaluzza 2012, pp. 4 segg., 26-32 doc. I.

5 Vasari 1550, ed. 1976, vol. IV, pp. 517-523. 6 Crowe, Cavalcaselle 18711, III, pp. 110-114.

7 Lettera di Pietro Selvatico a Pietro Mugna, Padova 5 giugno 1865. Biblioteca civica Bertoliana (d’ora in poi BCBVi), Epistolari, E 78. Cfr. qui pp. 172-173, XI. 8 Per questo personaggio si rinvia a Bartolini, Pistoia

2019, pp. 531-532, 541 nota, 554. 9 Zanghellini 1862, pp. 1-3.

10 Antonio Zanghellini a Giovanni Battista Cavalcaselle, Feltre 9 maggio 1866. bMV, ms. It. IV, 2035 (=12276), Fascicolo III, Epistole 101-148, n. 116/f, cc.1r-2v. Cfr. qui pp. 219-220, VI.

11 Antonio Zanghellini a Giovanni Battista Cavalcaselle,

Feltre 5 giugno 1866. BMV, ms. It. IV, 2035 (=12276), Fascicolo III, Epistole 101-148, n. 119, cc. 1rv, 2v. Cfr. qui pp. 220-221, VII. Il promemoria è segnalato anche da Levi 1988 pp. 163 nota 77, 263.

12 Zanghellini 1862, pp. 1-3.

13 Selvatico aprile 18671, pp. 671-689; maggio 18671,

pp. 119-142; giugno 18671, pp. 328-344; Idem 1870,

pp. 71-158. Sui due volumi editi dopo che Selvatico si ritirò a vita privata nel 1858 (Selvatico 1863; Idem 1870), si esprime Mugna (18802, pp. 195-196) che

cerca di metterne in luce gli obiettivi: «Questi due ultimi lavori sono una serie di novelle artistiche cava- te dalla vita di artisti, genere scelto dall’autore con lo intento di diffondere piacevolmente ne’ lettori l’amo- re all’arte, inspirarne buoni criteri e farne conoscere i modi importanti, onde alcuni artisti condussero le opere loro».

14 Per Tommaseo e l’evoluzione del romanzo storico si rinvia a Danelon 1994, pp. 60-89; Idem 2000, pp. 111-140. Per il periodo qui considerato, riguardo l’I- talia, non si sono individuati studi critici recenti sulle vite di artisti trattate nell’ottica del romanzo storico, ovvero con l’intento di Selvatico di cui si fa portavoce Mugna, Cfr. qui sopra, nota 13.

15 Selvatico aprile 18671, pp. 684-685 nota 1; Idem

1870, pp. 155-156 nota 10. Il testo è il seguente: «Pietro Luzzo, Lucio o Loucio detto Zarato o Zaroto, è più comunemente conosciuto sotto il nome di Morto da Feltre. I documenti rinvenuti in questa sua città natale raccertano che vi nacque nel 1474: s’ignora quando e dove egli morisse. Di certo dopo 1519, giacché in quest’ultimo anno egli dipinse per la chiesa di San Stefano in Feltre una tavola d’altare. Portatosi a Roma giovanetto studiò specialmente entro le antiche camere sepolcrali e nelle sale delle terme fino allora disotterrate quelle strane decorazioni composte di animali, di piante, di armi insieme capricciosamente conteste, e con quegli elementi si formò una maniera d’ornamentazione più ghiribizzosa che bella, a cui fu dato il nome di grottesca perché originata dai fregi dipinti che vedeansi ne’ sotterranei antichi detti dal

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due nobili vicentini tra il 1832 e il 1851. BCBVi, Epistolari, E. 111 (371). Cfr. qui p. 129.

48 Al riguardo si veda il regesto relativo alle lettere di Pietro Gior- dani copiate da Pietro Mugna nel 1849. Firenze, Biblioteca Laurenziana, Collezione Giordani, Cassetta 10, nn. 405-608 e 609-674. Cfr. qui pp. 112-113.

49 Giordani, Canova, Sartori 2004, pp. L-LI.

50 Sono suoi colleghi Giuseppe Valentinelli, Alessandro Schiavo e Sebastiano Barozzi. Cfr. Morsolin 1883, p. 226.

51 Si veda l’Autobiografia di Pietro Mugna, stilata a Venezia nel 1866 circa (BCBVi, ms. 2792=GONZ. 26.4.7, cc. 9r-10v), inoltre il Memoriale, Venezia 1 settembre 1850, BCBVi, ms. 3285=GONZ. H. 6.12.129. Cfr. qui pp. 96-99. Di particolare accuratezza è la ricostruzione dei fatti, fondata sui documenti autografi di Mugna, proposta con larghezza da Morsolin 1883, pp. 230-234, al quale si rinvia altresì per le molte riflessioni e valutazioni, anche in merito alla posizione di Mugna sui fat- ti del ‘48. Il biografo fa riferimento a un manoscritto dal titolo

Un episodio della Rivoluzione di Vienna del 1848 e 1849, che

avrebbe voluto pubblicare (Morsolin 1883, p. 238-239). In par- ticolare il biografo offre una lettura degli intenti espressi con il

Salmo (Mugna 18483) in cui inneggia a chi aveva assecondato il

necessario movimento dei popoli, mentre non augura a Vienna tali movimenti. Morsolin (1883, p. 229) tiene a sottolineare, a proposito dell’inserimento e considerazione goduta da Mugna a Vienna, che il principe Klemens von Metternich, Cancelliere di Stato dell’Impero Austriaco, gli aveva affidato la figlia per apprendere la lingua e letteratura italiana.

52 Tra l’altro, figura nel 1854 tra le «Persone ammesse a far studi nel R. Archivio Generale di Venezia», così registrato quale ri- cercatore per conto di Cornet: «Mugna abate Pietro per Cornet Enrico. Ducali del Senato a Giosafatte Barbaro; e lettere di Am- brogio Contarini a Caterino Zeno, relative all’ambasciata presso Ussun Cassan di Persia. Documenti relativi all’assunzione al trono di Maometto II., febbr. 1451». Cfr. Toderini 1876, p. 87. 53 Cappi Bentivegna 1955; Ricatti 1980 pp. 18-19. In quest’ultimo

contributo riguardante l’architetto Antonio Caregaro Negrin si offre l’elenco dei partecipanti, tra i quali figurano Fedele Lam- pertico, Giacomo Zanella, Antonio Fogazzaro e altri. Da citare anche Alessandro Rossi che fu poi importante committente di Caregaro Negrin e legatissimo a Mugna. Sono personaggi che si trovano tra i corrispondenti di Mugna.

Quanto alla parentela con Cabianca era di secondo grado per via materna. Il poeta era figlio di Antonio e Lucia Pasetti, sorella di Angelica, madre di Pietro Mugna. Cfr. necrologio di Anto- nio Cabianca: Gualdo, Mugna 1852, 4 febbraio; Mugna 1852. Mugna era legato da parentela anche con il conte Francesco Gualdo, collezionista e scrittore, che aveva sposato nel 1803 Margherita Pasetti. Cfr. Morsolin 1883, p. 233; Rumor 1907, II, pp. 94-95, 407. Per i riferimenti alla famiglia di Mugna cfr. qui nota 45.

54 Ennemoser 1853. Cfr. qui p. 108: opere tradotte. Il saggio era stato pubblicato a Bonn nel 1825 (Ennemoser 1825). Contiene:

Storia delle tecniche relative alla generazione; Idea dell’anima; Differenze tra l’uomo e i bruti; Della vita, dell’anima e del fato; Confutazione dell’opinione che il bambino non sia animato che dopo il suo nascimento. Da notare che Morsolin (1883, p. 234),

nel dar conto di questo lavoro di Mugna, tiene a precisare che il traduttore procedette alla sua impresa «senza approvare l’uso non sempre conveniente della Bibbia e certe espressioni». 55 Dovette essere motivo di soddisfazione e riparazione per Mugna

il fatto che nel 1859 il vescovo di Belluno e Feltre Giovanni Renier lo inviti di nuovo a insegnare presso il Seminario Grego- riano di Belluno. Cfr. Morsolin 1883, p. 236.

56 Per Alessandro Rossi e la letteratura che lo riguarda si rinvia a Lampertico 2011, pp. 671-674. Ma si veda anche il volume miscellaneo Schio e Alessandro Rossi 1985.

57 È rimasta memorabile la salita nel 25 agosto 1856 dei due preti

vicentini don Pietro Mugna e don Lorenzo Nicolai, con l’aiuto della guida Pellegrino Pellegrini, accompagnati da Giovanni Antonio de Manzoni, imprenditore minerario, da Gaspare Da Pian e Antonio Marmolada, fino a Punta Rocca nel massiccio della Marmolada. Cfr. Doris 1999; L’invenzione 2000; De Batta- glia, Marisaldi 2000, p. 186; Pellegrinon, Reisach 2001, Ardito 2002, pp. 26-27. Queste antesignane esperienze alpinistiche si collegavano a un interesse di carattere naturalistico, di cui par- la a proposito di Girolamo Segato (1791-1836), delineandone il profilo (Mugna 18581, p. 22): «giovanetto ancora, per l’amo-

re che portava alla storia naturale, i monti percorse e le valli del nativo paese, spesso in compagnia del prof. Catullo a lui consiglio ed aiuto come prima aveano fatto con diverso inten- dimento altri suoi compatrioti, quali un Ortensio Persicini, un Alberto Vimina ec.». Il naturalista Tommaso Antonio Catullo è tra i corrispondenti di Mugna. Lo stesso Mugna (18741), come

ricorda Morsolin (1883, p. 239-240), descrive la prima salita alla Marmolada, ma anche «parla delle escursioni all’Ombretta, all’Ombrettòla, alla valle di San Pietro».

Nel 1877 (Comunicazioni ufficiali 1877, p. 302) su segnalazione e insistenza della Sezione di Agordo, presidente era allora il nobile cavalier Giovanni Antonio de Manzoni, all’unanimità è approvato il diploma di benemerenza al professore don Pietro Mugna «benemerito dell’alpinismo per numerose esplorazioni e lavori sulla Alpi dolomitiche iniziati sin dall’anno 1856». 58 Sartori 1983, p. 1260, n. 45. Accettazione ricusata dal vescovo

diocesano. Cfr. Baldissin Molli 1996, p. 506. Si veda al riguardo il regesto relativo a Il Testamento che data Schio 30 dicembre 1880. Cfr. qui pp. 100-101. Si veda altresì l’Inventario dei beni del 16 novembre 1882. Cfr. qui pp. 101-102. I dipinti da lui lasciati al Convento sono illustrati in Dal Pozzolo 1995, pp. 13- 15; Baldissin Molli 1996, p. 508. Per le pubblicazioni riguardo Padova e il territorio in questa fase, alcune abbandonate per il sovrapporsi delle edizioni di Selvatico, si veda BCBVi, ms. 3282 (=GONZ 23.7. 30) Cfr. qui pp. 111-112. In particolare si fa ri- ferimento alle seguenti voci bibliografiche: Mugna 1870; Idem 18711.

59 Morsolin 1883, pp. 242-243. Sempre Morsolin (1883?) in un necrologio più intimo e di limitata diffusione (BCBVi, BE- 141029 =GONZ 125 044), ben diverso da quello fondamenta- le per quantità di contenuti e riflessioni pubblicato in «Nuovo Archivio Veneto», traccia le condizioni di Mugna negli ultimi tempi, e le conseguenze della malattia con la quale combatté per lunghi anni. Un incontro tra i due avviene a Vicenza, verso la fine di settembre a poche settimane dalla scomparsa (Schio, 16 ottobre). «L’egregio uomo non aveva smesso di dolersi, se- condo il consueto, della noia intensa e continua, che gli dava la vita. Dichiarava spesso che, ove non lo avesse sorretto la fede, si sarebbe fatto incontro con un senso di voluttà indefinita al suicidio. Non rifiniva anzi di ripetere che i mali avrebbero ter- minato in lui con la morte e che questa lo avrebbe colto forse all’improvviso».

60 Su Capparozzo (1816-1884) cfr. Rumor 1905, I, pp. 347-351; Varanini 2019, pp. 436, 439 nota 41. L’amicizia di lunga data con Capparozzo è testimoniata dalle ventitre lettere inviategli da Mugna tra il 1864 e il 1881. BCBVi, Epistolari, 21 (389). Cfr. qui p. 131.

61 Mugna 18392. Cfr. qui p. 104: bibliografia censita di Pietro Mu-

gna.

62 Mugna 18444. La dedica è al conte Demetrio Tatistscheff, Gran

Ciambellano di S. Maestà l’Imperatore di tutte le Russie, mem- bro del Consiglio dell’Impero, Senatore. Cfr. Almanacco per

l’anno comune 1839, sl., sn. [1839], p. 116. Nella corrispon-

denza di Mugna si conserva la sua lettera di ringraziamento. La monografia di Mugna è un punto di partenza per quella di Rollett 1874.

In proposito si veda Morsolin (1883, pp. 227) che sottolinea, riguardo i contenuti, come «i ragguagli furono attinti per intero popolo grotte. Passò nel 1505 a Venezia ed aiutò Giorgione

e Tiziano nei freschi del fondaco dei Tedeschi, lavorando probabilmente soltanto nelle decorazioni. Fu però anche pittore di figura, non ispregevole, e ne son prova oltre il suo ritratto dipinto da lui medesimo che vedesì nella collezione di ritratti dei pittori celebri nella Galleria degli Uffizi a Firenze, alcuni dipinti che ancora ne conserva Feltre. Son questi: una tavola nella pinacoteca del Seminario, figurante una Madonna col putto, san

Francesco, sant’Antonio e alcuni angeli (era prima nel soppresso

convento di Santo Spirito); una Trasfigurazione a fresco, ora as- sai danneggiata, nella chiesa di Ognissanti; nella contrada delle Tezze un Curzio che si lancia nella voragine; in Mercatonuovo alcuni graffiti ma assai guasti; sotto la torre dell’orologio avanzi di feschi. Feltre possedette pure fino al 1796 una tavola dipinta per la chiesa di San Stefano nel 1519, e rappresentante la Ma-

donna, san san Stefano e san Vittore. Questa tavola fu portata

via da Massena, e da alcuni credesi che sia conservata nel Mu- seo di Berlino. Dubito. che tale credenza sia giusta, perché il dipinto che vedesi a Berlino porta l’iscrizione: Laurentius Lucius

feltrensis: faciebat 1511.Questo Lorenzo è ignoto nella storia pit-

torica, nè poteva poi dipingere per la sua patria una tavola nel 1511, perché Feltre in quell’anno era un mucchio di rovine in causa delIe guerre e dei saccheggi che lo aveano distrutto, né fu rifabbricato che nel 1513. II soprannome di Zarato o Zaroto pare gli sia venuto non già perché combattesse in Zara, quale soldato della Repubblica siccome afferma il Vasari, ma perché nel 1475 essendo bambinello, era passato a dimorare in quella città insieme al padre Bartolomeo che vi andava ad esercitare la medicina. Sono debitore di queste notizie al chiarissimo signor A. Gangherini (=Zanghellini) di Feltre, che vien preparando le biografie de’ suoi concittadini illustri. In quanto poi all’altro so- prannome di Morto da Feltre, io credo che possa indovinarsene l’origine guardando il ritratto di lui, perché è cosi pallido e così magro da mostrare poca differenza da un cadaver».

16 Selvatico 1870, pp. 99-100.

17 Mugna 18582, p. 38 (lavoro datato Belluno, 6 dicembre 1858).

Quanto ai pittori, tratta prima di tutto di Pietro da Cesio, con- temporaneo a Giovanni da Mel, prima pittore poi incisore, che «condusse a niello egregi rabeschi, concorrendo al rinascimento del gusto non solo con la bontà delle opere, ma più efficacemente ancora col diffonderne gli esemplari». Di seguito: «Non molto dopo fiorì Pietro Lupo (sic) [e a margine a matita: Luzzo (1460- 1506)] detto Zarotto o il Morto da Feltre, valente disegnatore e pittore di un tocco vivo, sicuro e forte. Col Giorgione dipinse pa- recchie cose nel Fondaco de’ Tedeschi a Venezia, e condusse dei quadri, fra quali distinguonsi nella sua città una Madonna fra SS. Francesco ed Antonio in quel Seminario e il Sagrifizio di Curzio. Abbandonata poi la tavolozza per la milizia, morì capitano a Zara in una sommossa». Segue il profilo di Pietro Marescalco, detto lo Spada.

18 Lettera di Antonio Zanghellini a Pietro Mugna, Feltre, 3 dicem- bre 1858. BCBVi, Epistolari, E. 78. Cfr. qui pp. 216-217, III. 19 «Le mando le notizie sulle scuole di Feltre, delle quali mi faccio

garante. Non badi al modo di esposizione. Ove possa mi doman- di». Lettera di Antonio Zanghellini a Pietro Mugna, Feltre 3 di- cembre 1858. BCBVi, Epistolari, E. 78. Cfr. qui p. 216. III. 20 Su Francesco Pellegrini si rinvia al regesto, con bibliografia, del-

le diciotto lettere a lui inviate da Pietro Mugna dal 1862 al 1879. Belluno, Biblioteca Civica, ms. 702, 62-68. Cfr. qui pp. 122-125. Si vedano inoltre le seguenti lettere di Giovanni Battista Caval- caselle a Francesco Pellegrini, Padova 18 febbraio 1866; Roma 5 febbraio 1883. Belluno, Biblioteca Civica, ms. 702.189, ms. 702.188. Cfr. qui pp. 215-216, I, II.

21 Lettera di Antonio Zanghellini a Pietro Mugna, Feltre 3 aprile 1861. BCBVi, Epistolari, E. 78. Cfr. qui pp. 218-219, V. 22 La lettera continua con l’osservazione seguente: «Aggiunga che

il vescovo Lorenzo Campeggio fu Nunzio all’Imperatore frequenti volte, e proprio ne’ tempi in cui la mala semente si spargeva

colà entro alla diffusa». Lettera di Antonio Zanghellini a Pietro Mugna, Feltre 3 aprile 1861. BCBVi, Epistolari, E. 78. Cfr. qui p. 219, V.

23 Cantù 1865-1866.

24 BCBVi, ms. 3281 (= GONZ. 25.7.61). Mugna in un foglio riporta brani da Cantù 1859, p. 225. Per il contenuto del manoscritto cfr. qui pp. 111.

25 Crowe, Cavalcaselle 18711, II, pp. 218-226. Si cita, oltre a Vasari

(qui menzionato a nota 5), Ridolfi 1648, I, p. 88. Zanghellini è ricordato per aver fornito copia del manoscritto di Cambruzzi, ms., 1681.

26 Levi 1988, pp. 248-249.

27 Per le date precise si rinvia a Levi 1988, pp. 107-108, 297 nota 36. Per la presenza in Cadore e Bellunese cfr. Fossaluzza 2012, pp. 4 segg, 26-32 doc I, 104 segg. Per le ricognizioni feltrine si rinvia a Claut 1979, pp. 28-32; Idem 1983, pp. 40-44; Guiotto 1998, pp. 17-31.

28 Si dedica all’illustrazione generale dell’opera e alla sua storia Claut 1996, pp. 33-40.

29 Hermann 19671, pp. 229-234; Idem 19672, pp. 13-18; Idem

19673, pp. 153-161; Idem 19674, pp. 10-18; Idem 1968, pp. 12-

17; Köhler 1988, pp. 185-186; Skwirblies 2009, pp. 71-99. 30 Hirt 1832, p. 2; Meyer 1880; Lightbown 1970; Bikendorf 1985. 31 Waagen 1830.

32 Plagemann 1967. Ma si veda anche la ricostruzione e riflessione proposta cinquant’anni prima da Meyer 1880, pp. 24-27. 33 Queste cominciano a rivestire un particolare interesse di stu-

dio nell’ambito delle prime trattazioni sistematiche della storia dell’arte che segue la stessa ottica metodologica espressa dalla museologia dei Königlichen Museen di Berlino. Ne costituisce l’esempio più chiaramente dipendente il fortunatissimo manuale di Kugler 1837. Nei riguardi del nucleo di opere venete egli si esprime anche in una guida alla galleria dell’anno successivo, in cui registra fedelmente ogni attribuzione di Waagen: Kugler 1838.

34 Levi 1988, pp. 14-19.

35 Crowe 1895, pp. 64-65. In generale l’importanza di Waagen per Cavalcaselle, fin dagli inizi, è messa in evidenza da Levi 1988, pp. XXIII segg., 43 segg., 72-77, 207-209, 379-381.

36 BMV, ms. It. IV, 2037 [=12278], Taccuino XV. Nel piatto an- teriore si legge «Monaco, Dresda, Berlino, Colonia Guidoccio, Anversa Francoforte. Bruges, 1 luglio 1852». Una approfondita valutazione di questi disegni berlinesi è di Levi 1988, pp. 41-42. 37 BMV, ms. It. IV. 2037 (=12278), Taccuino XV, f. 111r.

38 Waagen 1851, p. 50. La pala di Luzzo figura tra quelle della «Zweite Classe. Die italienischen Schulen von Jahre 1500-1540, oder die Epoche der höchsten Blüthe». L’esemplare con annota- zioni di Cavalcaselle è conservato nel Fondo Cavalcaselle della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, fra i libri della sua biblioteca.

39 Zanotto 1837, p. IV, cap. I, pp. 273-274: «Giorgione e la sua scuola».

40 Zanghellini 1862, p. 1 nota 3.

41 BMV, ms. It. IV, 2027 (=12268), fascicolo XIX, 1r-1v. 42 Un aspetto, anche questo, colto da Levi 1988, p. 263.

43 Per quanto riguarda Pellegrini si vedano i riferimenti qui a nota 20.

44 Pietro Selvatico a Pietro Mugna, Padova, 16 ottobre 1871. BCB- Vi, Epistolari, E. 78. Cfr. qui p. 175, XIII.

45 Sulla famiglia si vedano le notizie offerte da Morsolin 1883, pp. 223-224. Si veda l’Autobiografia di Pietro Mugna del 1866 circa. BCBVi, ms. 2792, cc. 8v-10r. Cfr. qui pp. 96-98. Per la parentela con i Cabianca si rinvia al regesto della lettera di Pietro Selvatico a Pietro Mugna del 2 maggio 1864. Cfr. qui p. 170, IX. Inoltre cfr. qui nota 53.

46 Cenni ai fratelli Trissino Baston sono in Morsolin 1881. Sui rap- porti coltivati da Mugna si veda Morsolin 1883, pp. 225-226. 47 Si rinvia, in proposito, al regesto delle lettere che Mugna invia ai

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Kreuz a Vienna. Tra le aggiunte, si può fare l’esempio della Taz- za Farnese che descrive con nuovi riferimenti bibliografici (Ku- gler, Burckhardt 1852-1854, p. 297). Integrazioni bibliografiche assai corpose sono quelle in apertura al capitolo sull’arte cri- stiana antica (Ibidem, p. 307). Specifica è quella puntualmente descritta dell’Album Pittoresco di Santa Sofia di Costantinopoli (ibidem, p. 378 nota 1), cfr. Aya Sofia 1852. Ha l’occasione di aggiungere le sue osservazioni sui Pichler e ricordare, in parti- colare, il «carissimo amico» Luigi, (ibidem, p. 378 nota 1). 92 Mugna 1864; Idem 1870. Per la Basilica del Santo fa riferi-

mento al volume di Gonzati 1852-1853 (Kugler, Burckhardt 1852-1854, pp. 841-842 nota 1). Per quanto riguarda il volume sulle chiese russe, Morsolin (1883, p. 236) attingendo alle car- te di Mugna, riporta che furono i contatti diplomatici fra papa Gregorio XVI e lo zar Nicola I di Russia a suggerire la ricerca, perfezionata ossia ritoccata dopo gli eventi di Polonia del 1860, la fallita rivolta di gennaio del 1863.

93 Kugler, Burckhardt 1852-1854, p. 765 nota 1. Tratta delle pri- me avvisaglie, dell’avvento ed evoluzione della Riforma, nonché dell’incidenza di questa nei fatti artistici. In particolare riguar- do il fatto che «la nuova forza che era penetrata nel mondo, dovette essere prima messa alla prova di desolatrici tempeste». Mugna non può che manifestare la sua opinione diversa: «io non condivido con il chiar. Autore questa opinione, perché la penso altrimenti intorno alla così detta riforma». Quanto agli interessi successivi di Mugna sull’argomento, si può almeno segnalare la sua traduzione di molti anni dopo, precisamente del 1874, del saggio di Bruno Schön, Martino Lutero giudicato psicojatrica-

mente, cfr. qui p. 108 Opere tradotte, nel quale si diagnostica-

vano in Lutero gli aspetti psicotici, in conformità alla più diffusa linea antiprotestante dell’epoca.

94 Ad esempio riguardo le pitture delle catacombe romane, in base a come risultano documentate da Marchi 1844 e Perret 1851 (Kugler, Burckhardt 1852-1854, p. 378 nota 1). Ritiene dovero- so rettificare i dati sull’intervento di Filippo Calendario in Pa- lazzo Ducale a Venezia (ibidem, p. 619 nota 2).

95 Kugler, Burckhardt 1852-1854, pp. 622 nota 1; 698 note 1, 2. Selvatico 1836; Idem 18391; Idem 19392; Idem 1840, pp. 305-

329; Idem 18471, pp. 421-432.

96 Si deve annoverare tra gli interessi per il contemporaneo la «Appendice del traduttore» dedicata all’avvento della fotografia e all’incisione. Cfr. Kugler, Burckhardt 1852-1854, pp. p. 886- 887.

97 Kugler, Burckhardt 1852-1854, p. 892 nota 1. Selvatico 18472;

Idem 1851.

98 Kugler, Burckhardt 1852-1854, p. 894 nota 2. Si veda al ri- guardo quanto riferito nel prosieguo di questa ricostruzione, con riferimento bibliografico e ai documenti.

99 Kugler, Burckhardt 1852-1854, p. 895 nota 1. Per questi aspetti in Selvatico si veda, ad esempio, Marin 2007, pp. 199-201. Più di recente interviene Sisi 2016, pp. 79-97.

100 Bruxelles, Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, olio su tela cm 485x683. Opera del 1841. Nello stesso museo si con- serva la replica del 1849 del dipinto di De Bièfve, olio su tela