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Il notariato nella Sardegna dei Giudici

2. Il notariato in Sardegna

2.3. Il notariato nella Sardegna dei Giudici

La nuova figura di notaio fu introdotta in Sardegna per importazione continentale e fece le sue prime sporadiche comparse nel corso dell’XI secolo e cioè quando l’isola risultava nel frattempo essersi suddivisa in quattro regni o giudicati autonomi e sovrani. Il primo notaio continentale di cui si ha notizia è, infatti, un certo Wido ed operò nel regno di Càlari nel 108988. L’istituto notarile trovò tuttavia più ampia diffusione in Sardegna soltanto in seguito, per mostrarsi saldamente radicato a partire dal secolo XIII. Prima di allora e per tutto il periodo seguito al progressivo allentarsi dei vincoli tra la Sardegna e l’Impero d’Oriente gli atti pubblici furono redatti perlopiù da semplici scrivani ecclesiastici. Ciò si evince da alcune pergamene prodotte, tra l’XI e il XII secolo, per mandato sovrano nei regni sardi di Torres e di Arborea e nelle quali, infatti, l’estensore del documento – sottoscrivendolo nella completio – si definisce talora clericus o monacus, talaltra sacerdos, episcopus o archiepiscopus89. Le forme di sottoscrizione

impiegate in queste pergamene sarde ricordano inoltre l’antica completio del tabellionato romano suggerendo così una particolare evoluzione del mestiere di scrivano nel quale

88 CDS, sec, XII, doc. XVII.

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andarono a confondersi le professioni di tabellione e di notaio, per assumere ad un certo punto in Sardegna come altrove, un carattere pubblico forse mutuato dal regno dei Franchi sotto Carlo Magno e i suoi successori90.

In quel frangente storico il valore giuridico dei documenti pubblici emanati dai giudici sardi e redatti dagli scrivani ecclesiastici posti alle dipendenze della corona era dato dalla stessa autorità regia. Taluni di questi scrivani guadagnarono comunque anche lo status di notai e questo è per esempio il caso di Petrus Sportatius sacerdos et notarius curie domini Barisoni, Iudicis Arborensis91. In quello stesso Giudicato d’Arborea risultano inoltre attivi tra la fine del secolo XII e l’inizio del XIII diversi notai e fra questi: Bono di Giovanni, documentato nel 1131, Burgundio, attestato il 31 ottobre 1157; Pantaleo, nel 1187; Ottobono (forse Ottobono Scriba, famoso annalista genovese), il 20 febbraio 1192 e il 1° marzo 1192, Bertolotto Alberti, il 20 agosto 1198; Lazzarino Trudu, il 18 gennaio 1228, Marco Antonio Gabilan, il 18 gennaio 1228, Pietro de Campo, il 18 gennaio 1228; Baldo Robulini, il 23 marzo 1235; Paccio de Vico, il 7 novembre 123792. Si tratta di notai di provenienza peninsulare imperiali auctoritate, ossia di professionisti autorizzati dall’autorità imperiale ad operare in qualunque parte dell’Impero, con un’unica eccezione, quella di Lazzarino Trudu, notaio isolano di nomina giudicale che operò durante il regno di Pietro II93.

I primi notai dei quali si ha invece notizia per il regno di Gallura sono Rolandus, e Ugo, attivi dal marzo del 111294, mentre per quanto riguarda il Giudicato di Torres le

prime attestazioni dell’attività notarile riguardano Ugoicio Familiatus estensore di un documento confezionato nel maggio del 1177 ad Ardara95. I documenti estesi da costoro differiscono dalla prassi redazionale che caratterizzava le antiche carte volgari pubbliche e che, del resto, aveva seguito una propria linea di sviluppo mostrando analogie con i documenti francesi merovingi e con le carte spagnole visigotiche96. Tali carte volgari

cominciano sempre con una formula latina d’invocazione alla Santissima Trinità: In nomine de Pater et Filiu et Spiritu Sanctu, amen, oppure In nomine sancte et individue Trinitatis e si chiudono con la clausola comminatoria finale: et ki ‘ll’aet deuertere appat anathema daba pater, et filiu, et spiritu sanctu; formule che per quanto esattamente identiche a quelle dei documenti greci e spagnoli non rivelano necessariamente un

90 F. Cesare Casula, Dizionario storico sardo, cit., p. 1059. 91 CDS, sec, XII, doc. 80.

92 F. Cesare Casula, Dizionario storico sardo, cit., p. 1059. 93 Ibidem.

94 B. Fadda, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’Archivio

di Stato di Pisa, in «Archivio Storico Sardo», vol. XLI, Cagliari 2001, pp. 7-354, ed in particolare il doc.

III, p. 62 e il doc. IV, p. 64.

95 V. Schirru, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico San Lorenzo alla rivolta

dell’Archivio di Stato di Pisa, in «Archivio Storico Sardo», vol. XLIII, Cagliari 2003, pp. 61-339, ed in

particolare il doc. II, p. 112.

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parallelismo fra le due prassi97. Il Canepa ha inoltre rilevato che in quei primi atti erano pressoché sconosciute tutte le particolari caratteristiche dei documenti notarili continentali come la sottoscrizione autentica degli autori e dei testimoni, l’indizione, il nome o la sottoscrizione del notaio o l’indicazione cronologica che cominciò ad apparire in un documento del 111298. Nei documenti estesi dai notai peninsulari si rileva invece

un più frequente uso della lingua latina, la presenza di una iniziale invocazione verbale alla divinità resa normalmente nella forma: In aeterni Dei nomine, amen, alla quale segue una formula di notificatio che ha solitamente questo tenore: Ex huius publici instrumenti clareat lectione quod…99. In questi stessi atti la datazione è scritta per esteso ed è sempre

presente la sottoscrizione del notaio, munita delle proprie generalità e della relativa qualifica: regia auctoritate notarius, oppure auctoritate imperiali notarius …100.

Grazie a questi notai, perlopiù di origine pisana e genovese, si diffonde quindi anche in Sardegna quella prassi notarile ormai matura che garantiva al documento rogato dal notaio nelle forme stabilite la pubblica fede. La loro azione, garanzia di autenticità e di credibilità, fu funzionale sia al corretto funzionamento di quelle embrionali cancellerie dei quattro regni giudicali di Càlari, Torres, Arborea e Gallura dove furono preposti alla redazione dei documenti emanati dai “giudici”, ma lo fu altrettanto per la negoziazione fra privati. Del resto, verosimilmente, dovette esser stata proprio la possibilità di offrire i loro servizi ai mercanti operanti nell’Isola a spingere molti notai peninsulari a trasferirsi in Sardegna. Non è quindi di certo casuale se con l’andare del tempo si assisterà ad un loro dislocamento nelle città di Cagliari, Iglesias, Sassari, Alghero, Bosa, che, sorte nei luoghi in cui erano più numerosi e compatti i gruppi di mercanti pisani e genovesi, erano cresciute sul modello istituzionale dei Comuni di Pisa e di Genova101.