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3 ORGANIZZAZIONE E CONTENUTI PREVISTI PER IL RAPPORTO AMBIENTALE

3.1 OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO

Per quanto riguarda gli obiettivi di protezione ambientale di riferimento, in sede di elaborazione del Rapporto Ambientale verrà eseguita una disamina dei principali documenti programmatici a livello europeo, nazionale e locale.

Si ricorda che il PUMS, data la sua natura, si sviluppa proprio con obiettivi impliciti di sostenibilità ambientale.

In particolare, le Linee Guida nazionali del MIT individuano i seguenti obiettivi di sostenibilità energetica e ambientale:

• Riduzione del consumo di carburanti tradizionali diversi dai combustibili alternativi;

• Miglioramento della qualità dell'aria;

• Riduzione dell'inquinamento acustico.

Si tratta di obiettivi che trovano origine in documenti di politiche ambientali europee ed in particolare dai seguenti documenti:

• Quadro strategico di riferimento dell’UE in materia di energia e clima (dal 2020 al 2030);

• Pacchetto per il clima e l’energia 2020;

• Verso un’economia a basse emissioni di carbonio nel 2050;

• Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti: per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile;

• Veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada;

• Pacchetto Aria Pulita per l’Europa (“Clean Air Policy Package”);

• Determinazione e gestione del rumore (Direttiva 2002/49/CE del 25 giugno 2002 relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale, successivamente aggiornata dal Regolamento (CE) n. 1137/2008).

A livello nazionale queste tematiche hanno trovato riscontro nelle norme e documenti afferenti la lotta ai cambiamenti climatici, al miglioramento della qualità dell’aria e alla riduzione e gestione dell’impatto acustico. Fra i documenti più rilevanti ricordiamo:

• D. Lgs 13 agosto 2010, n.155 "Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa" che ha dato origine ai Piani Regionali di tutela della qualità dell’aria;

• D. Lgs 81/2018, in conformità alla Direttiva 2016/2284 (c.d. nuova direttiva NEC), relativo alla riduzione delle emissioni nazionali annue di origine antropica degli inquinanti biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e materiale particolato PM2,5 per rispettare specifici obiettivi di riduzione entro il 2020 ed il 2030, assicurando il raggiungimento di livelli intermedi entro il 2025;

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• Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra;

• Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC);

• Legge 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” e successivi aggiornamenti in specie il D. Lgs 19 agosto 2005, n. 194, che ha recepito la direttiva 2002/49/CE.

A livello regionale rispetto agli obiettivi indicati dalle Linee Guida nazionali uno dei documenti fondamentali a cui fare riferimento è il Piano Aria Integrato Regionale (PAIR) 2020, approvato con delibera dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna n. 115 dell’11/04/2017. Nell’ambito del monitoraggio pluriennale del PAIR, è previsto che nel caso di significativi scostamenti dagli obiettivi di piano, non attribuibili alla mancata o incompleta applicazione delle misure ivi previste, vengano valutate ulteriori azioni per la riduzione delle emissioni, conformemente a quanto stabilito all’art. 31 comma 2 delle NTA. Infatti, con DGR n. 1412 del 25/09/2017, la Regione ha inoltre dato attuazione al “Nuovo Accordo di Programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano”, approvando alcune delle misure in esso previste, che sono andate ad aggiungersi a quelle stabilite dal PAIR2020. Tale accordo di Programma individua inoltre misure da attuare attraverso modifiche normative o sistemi di incentivazione nei settori della mobilità sostenibile, della combustione delle biomasse per uso domestico e dell’agricoltura, ovvero i settori maggiormente impattanti sulla qualità dell’aria nel bacino padano.

In particolare, alcuni ambiti di intervento del PAIR2020 quali la gestione sostenibile delle città, la mobilità di persone e merci, il risparmio energetico e la riqualificazione energetica costituiscono temi di diretto interesse per il Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT2025), il quale coordina le proprie azioni con gli obiettivi del PAIR e fissa uno step aggiuntivo per le tematiche della mobilità sostenibile al 2025.

Infine, il Piano Energetico Regionale (PER) ha come obiettivo il risparmio energetico e l’uso efficiente dell’energia nei diversi settori, residenziale, industriale, terziario e trasporti, obiettivi pienamente allineati con le misure del PAIR2020 in materia di energia.

Ovviamente gli obiettivi fissati dalle Linee guida nazionali sui PUMS non esauriscono le problematiche di cui tener conto nell’ambito della VAS. Come già evidenziato saranno oggetto di attenzione anche altre matrici ambientali per cui nell’ambito del Rapporto Ambientale si terrà conto anche di altri obiettivi di protezione.

In particolare, le azioni connesse al PUMS dovranno evitare il conflitto con i seguenti macro-obiettivi di protezione ambientale:

• Ridurre il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico nelle sue varie accezioni (rischio frana e rischio alluvioni);

• Conservare la biodiversità;

• Tutelare il paesaggio e beni culturali.

Anche questi obiettivi di protezione sono deducibili e dettagliabili in base all’analisi di documenti e norme emanati a livello europeo, nazionale e locale.

In tema di consumo e difesa del suolo si citano, come provvedimento a livello europeo, la “Tabella di marcia per un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse” (2011). A livello regionale, la “Legge sulla tutela e l’uso del territorio” dell’Emilia-Romagna., in Federalismi.it., n. 5 del 2019, 31 luglio 2019 (pag. 22 del documento), che richiama l’Agenda 21, il documento della Nazioni Unite (1992), l’Accordo di Aalborg (1994), l’Accordo di Bristol (2004), la Carta di Lipsia (2007) e la Dichiarazione di Toledo (2010); e la già citata L.R. 24/17.

Pagina 61 di 82 In materia di dissesto idrogeologico, un riferimento fondamentale a livello europeo è costituito dalla Direttiva

“Alluvioni” (2007/60/CE). La direttiva è stata recepita nell’ordinamento nazionale attraverso il D.lgs. del 23 febbraio 2010, n. 49 “Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni".

A livello regionale si citano il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) del Distretto idrografico dell’Appennino Settentrionale, approvato con le delibere del Comitato Istituzionale n. 231 e 232 del 17/12/2015. Altri riferimenti sono contenuti nel Piano Stralcio delle Fasce Fluviali nel Piano di Bacino per l'Assetto Idrogeologico (PAI), Variante 2016 - Adottato dal Comitato Istituzionale con Deliberazione n. 1 del 27/04/2016. A livello sovracomunale ricordiamo il Piano Intercomunale di Emergenze di Protezione Civile della Bassa Valmarecchia, approvato con Delibera Consiglio Unione n. 30 del 19/12/2013, e a livello locale il Piano Strutturale Comunale (PSC), la cui variante specifica è stata adottata con DCC n. 76 del 18/12/2019, pubblicato sul BUR n. 4 dell'8/01/2020 e approvata il 26/02/2021.

In materia di biodiversità, la definizione di obiettivi di protezione è da trarre dall’analisi della “Strategia Europea sulla Biodiversità fino al 2020”, della Strategia Nazionale per la Biodiversità (SNB) oltre che, ovviamente, dai principi che hanno ispirato la nascita della Rete Natura2000 e quindi la direttiva Habitat 92/43/CEE e la direttiva 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici (ex direttiva Uccelli 79/49/CEE).

Per quanto riguarda gli obiettivi afferenti il paesaggio e i beni culturali, la loro declinazione sicuramente si basa su quanto contenuto nella Convenzione europea del paesaggio, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 19/07/2000 e ratificata in Italia con la legge n. 14 del 9/01/2006.

Ovviamente un riferimento nazionale è costituito dai principi che hanno ispirato il D. Lgs n. 42 del 22/01/2004

“Codice dei beni culturali e del paesaggio”. A livello locale il documento di riferimento è il Piano Territoriale paesistico Regionale (PTPR), che è parte tematica del Piano Territoriale Regionale (PTR). Alla fine del 2015 è iniziata l’attività di copianificazione d’Intesa istituzionale tra la Regione Emilia-Romagna e il MiBACT per l’adeguamento del PTPR al D. Lgs 42/2004 tramite la ricognizione dei beni paesaggistici.

Stesso ruolo lo svolge, a livello provinciale, il relativo Piano Territoriale di Coordinamento (PTCP) della Provincia di Rimini, approvato con DCP n. 12 del 23/04/2013, e la pianificazione urbanistica in essere ovvero il Piano Strutturale Comunale di Santarcangelo (adozione variante specifica con DCC n. 76 del 18/12/2019, pubblicata sul BUR n. 4 dell'8/01/2020 e approvata il 26/02/2021).

In tema di utilizzo idrico sostenibile, si cita la Direttiva 2000/60/CE. La Direttiva Quadro Acque (DQA) costituisce una pietra miliare per le politiche di gestione della risorsa idrica in Europa. L’art.9 introduce il principio di un adeguato contributo al recupero dei costi e inquadra la struttura economica e finanziaria della gestione dei servizi idrici, considerando almeno quelli relativi alle famiglie, all’industria e all’agricoltura.

Infatti, essa rappresenta la norma quadro che stabilisce i principi fondamentali per la protezione e gestione di tutti i corpi idrici e, unitamente ai numerosi documenti a supporto della “common implementation strategy”, definisce obiettivi e vincoli. Uno dei pilastri della direttiva è costituito dall’applicazione dei principi dell’art.9 ovvero dal recupero dei costi e dalle “politiche dei prezzi” dell’acqua: gli Stati membri tengono conto del principio del recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse, prendendo in considerazione l'analisi economica effettuata in base all'allegato III e, in particolare, secondo il principio "chi inquina paga" (recepita nell’ambito del Protocollo Ministeri-Regioni 2019).

Pagina 62 di 82 Inoltre, come conseguente obbligo della progressiva applicazione della DQA, sia l’Autorità per l'Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI), con le delibere n. 539/2014/R/IDR e n. 662/2014/R/IDR, sia il Ministero dell’Ambiente, con il Regolamento recante i criteri per la definizione del costo ambientale e del costo della risorsa (ERC) per i vari settori d’impiego dell’acqua (DM n. 39 del 24/02/2015), hanno indicato la tariffa idrica come uno dei possibili strumenti economici per l’internalizzazione del costo ambientale e della risorsa generato dall’uso delle risorse idriche e AEEGSI con la delibera 662/2014, ha introdotto i primi criteri per esplicitare distintamente, a seguito dello scomputo dei costi ambientali e della risorsa dalle altre componenti tariffarie, il valore della componente ERC (664/2015/R/IDR, All. I): Costi ambientali (EnvC) e Costi della Risorsa (ResC).

Dal punto di vista generale lo scopo della predisposizione di misure conservative in un sito Natura 2000, secondo quando disposto dalla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e dalla Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE, rappresentato dalla conservazione della stessa ragion d'essere del sito, e si sostanzia nel salvaguardare la struttura e la funzione degli habitat e/o garantire la persistenza a lungo termine delle specie alle quali ciascun sito è "dedicato" (cfr. artt. 6 e 7 Direttiva 92/43/CEE).

Gli obiettivi generali possono quindi essere sintetizzati in:

1. Favorire, attraverso specifiche misure gestionali, il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico presenti nel sito;

2. Promuovere la gestione razionale degli habitat presenti, assicurando al contempo la corretta fruizione del patrimonio naturale da parte dei cittadini.

La tutela degli habitat e delle specie di importanza comunitaria e conservazionistica regionale è possibile contrastando le minacce gravanti sull’ecosistema, attraverso una serie di azioni organizzate nell’ambito dei seguenti obiettivi specifici:

• OS1: mantenere e migliorare il livello di biodiversità degli habitat e delle specie di interesse comunitario per i quali il sito è stato designato;

• OS2: mantenere e/o ripristinare gli equilibri biologici alla base dei processi naturali (ecologici ed evolutivi);

• OS3: ridurre le cause di declino delle specie rare o minacciate ed i fattori che possono causare la perdita o la frammentazione degli habitat all’interno del sito e nelle zone adiacenti;

• OS4: tenere sotto controllo ed eventualmente limitare le attività che incidono sull’integrità ecologica dell’ecosistema (es. organizzazione delle attività di fruizione didattico-ricreativa secondo modalità compatibili con le esigenze di conservazione attiva degli habitat e delle specie);

• OS5: individuare e attivare i processi necessari per promuovere lo sviluppo di attività economiche compatibili con gli obiettivi di conservazione dell’area (es. regolamentazione delle attività produttive);

• OS6: promuovere l’attività di ricerca scientifica attraverso la definizione di campagne di indagine mirate alla caratterizzazione di componenti specifiche del sistema.

Per quanto concerne il SIC IT4090002 “Torriana, Montebello, Fiume Marecchia”, oltre alle misure di conservazione è opportuno ricordare il Piano di gestione di gennaio 2018. Alcuni elementi naturali caratteristici del paesaggio agrario hanno un’alta valenza ecologica. Sono fondamentali per i Chirotteri che li utilizzano sia come guida per gli spostamenti sia come luoghi di foraggiamento. La presenza di tali formazioni

Pagina 63 di 82 è sicuramente l’elemento di maggior pregio per la presenza e la conservazione di una ben diversificata chirottero-fauna in ambiente rurale.

Per le motivazioni esposte appare indispensabile mantenere tutte le siepi ed i filari esistenti nel territorio del SIC e la gestione dovrà rispettare quanto previsto dalle normative vigenti nonché dagli indirizzi gestionali del SIC.

Oltre alla cospicua presenza di laghetti ad uso venatorio, laghi di cava e zone umide artificiali in genere lungo l’asta fluviale, sono inoltre presenti laghetti di irrigazione e piccoli stagni, nella porzione collinare del SIC, molto importanti come stepping stones nell’ambito di un più generale disegno di rete ecologica locale.