2 IL CONTESTO DI RIFERIMENTO E POTENZIALI RELAZIONI CON IL PUMS
2.2 PRINCIPALI VINCOLI E LIMITAZIONI ALLA TRASFORMABILITA’
2.2.3 Rischi idrogeologici
Il principale riferimento di livello sovranazionale per la gestione del rischio idraulico e idrogeologico è la Direttiva “Alluvioni” (2007/60/CE), che mira a ridurre i rischi derivanti dalle alluvioni per la vita e la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale, l’attività economica e le infrastrutture.
In base al provvedimento, gli stati membri si impegnano a garantire la redazione di mappe della pericolosità da alluvione e mappe del rischio di alluvioni, di piani di gestione del rischio di alluvioni coordinati e operanti al livello dei distretti idrografici, intesi come unità di gestione indipendenti dalle strutture amministrative.
La Direttiva europea, recepita nell’ordinamento nazionale attraverso il D. Lgs n. 49 del 23/02/2010
“Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni", interviene ulteriormente nel riassetto della pianificazione di bacino già avviato con la direttiva quadro sulle acque con l’introduzione del livello distrettuale. Lo strumento del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) è infatti considerato stralcio del piano di bacino distrettuale ed è strettamente correlato al Piani di Gestione della risorsa idrica redatti ai sensi della Direttiva quadro sulle Acque 2000/60/CE.
Il PGRA sostituisce il piano di assetto idrogeologico (PAI) previsto dalla normativa precedente per ciò che riguarda la definizione e la gestione del rischio idraulico mentre i PAI mantengono piena validità con riferimento ai rischi di natura geomorfologica.
Il D. Lgs 152/06 istituisce le Autorità di bacino distrettuali, all’art. 64 sono individuati i distretti idrografici. Il Comune di Santarcangelo di Romagna appartiene al Distretto Idrografico dell’Appennino Settentrionale.
Sono nel Distretto idrografico dell'Appennino settentrionale le seguenti autorità di bacino ex legge 183/1989:
• Bacino interregionale del Marecchia-Conca,
• Bacino interregionale del Reno,
• Bacini regionali Romagnoli
• Bacino nazionale del Fiume Arno
• Bacino regionale Toscana Nord
• Bacino regionale Toscana Costa
• Bacino interregionale del Fiume Fiora
• Bacino regionale Ombrone Grossetano
• Bacino regionale delle Marche
• Bacino interregionale del Fiume Magra
• Bacini regionali Liguri
Le competenze relative alla redazione dei PGRA ricadono sulle Autorità di distretto idrografico, formalmente istituite con la Legge n.221/2015 e definitivamente attivate dal punto di vista operativo con il DM n. 294/2016 e il DPCM 4/4/2018 di soppressione delle Autorità di bacino e di trasferimento del relativo personale e delle risorse strumentali alle corrispondenti Autorità Distrettuali.
Pagina 51 di 82 Per il Distretto dell'Appennino Settentrionale, l’Autorità di Bacino dell’Arno ha il compito di coordinare e redigere il Piano di Gestione della Acque (PGA) e di svilupparlo insieme alle Regioni, gli enti locali, le associazioni e a tutti i portatori di interesse rappresentativi nel settore ambientale, fino ai singoli cittadini.
Lo strumento vigente sul territorio è il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA), approvato con le delibere del Comitato Istituzionale dell’AdB n. 231 e 232 del 17/12/2015. Il primo ciclo di attuazione (2011-2015) si è concluso nel 2016 quando sono stati definitivamente approvati i PGRA relativi al periodo 2016-2021. Il secondo ciclo è in corso con le attività che porteranno, nel dicembre 2021, all’approvazione dei PGRA.
Le figure seguenti riportano la mappa di pericolosità del territorio comunale di Santarcangelo e la tavola dei tiranti idrici per gli scenari di alluvione di elevata probabilità (H-P3), media probabilità (M-P2) e scenario estremo (L-P1) nelle Aree a Rischio Potenziale Significativo di alluvioni regionali (APSFR) nel territorio della Regione Emilia-Romagna per la Unit of Management ITI01319 – Marecchia-Conca – secondo ciclo di attuazione della Direttiva 2007/60/CE. L’UoM Marecchia-Conca riguarda i fiumi Uso e Marecchia, i quali attraversano il Comune di Santarcangelo.
Per ciascuna delle aree classificate a pericolosità media (P2) o alta (P3), sono state prodotte delle schede “ad hoc” per gli interventi che ricadono in queste aree. Tali schede sono contenute nel POC – 1 del Comune di Santarcangelo di Romagna.
Infine, la ValSAT si pone l’obiettivo di individuare le misure a tutela degli interventi di POC, qualora caratterizzati da un rischio di classe minima R3 (elevato), descritte nelle schede di analisi ambientali ValSAT.
Figura 35 Direttiva Alluvioni – in figura dal blu più scuro al blu più chiaro indicano rispettivamente aree di elevata probabilità (P3), media probabilità (P2) e bassa probabilità (P1). Fonte PGRA - elaborazione
https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/
Pagina 52 di 82 Figura 36 Tavola tiranti idrici per asta fluviale APSFR ITI01319 Unit of Management (UoM) Marecchia/Conca. Fonte
PGRA
Nel Piano Stralcio del PAI – Allegato 1 sono censiti i dissesti avvenuti nella città di Santarcangelo. I terreni che affiorano sono ascrivibili alla successione Plio-Pleistocenica alla quale sono sovrapposti i materiali alluvionali costituiti dai sedimenti grossolani della conoide del Marecchia che si anastomizzano con materiali più fini dei corsi d’acqua minori. La successione Plio-Pleistocenica è rappresentata dalle sabbie di Imola (arenarie e sabbie generalmente poco cementate in strati spessi e molto spessi contenenti livelli di ghiaia) che affiorano proprio in corrispondenza del nucleo storico di Santarcangelo. I dissesti presenti nel territorio comunale evidenziati nelle Tavv. 1.1-1.6 del PAI sono generalmente scivolamenti superficiali di limitata entità che coinvolgono in genere la viabilità secondaria.
I dissesti più significativi nel territorio di Santarcangelo di Romagna sono:
1) Santarcangelo di Romagna – Capoluogo
L’abitato di Santarcangelo è stato coinvolto da dissesti legati alla presenza di numerose cavità sotterranee.
Per questa ragione il centro storico nella Tavola n.4 dei Vincoli è individuato come “abitato da consolidare”.
I terreni di cui è costituito il Colle Giove, su cui si erge il centro storico, sono infatti in prevalenza di sabbie stratificate, talora arenarie debolmente cementate con lenti e letti di conglomerati, sabbie fine argillose e limi argillosi grigiastri (Sabbie di Imola); essi appartengono alla successione Plio-Pleistocenica del margine padano-adriatico. In corrispondenza degli strati aranacei sono state scavate oltre 150 gallerie variamente
Pagina 53 di 82 profonde ed a quota variabile dal piano campagna (da 2 a 8m). Tali cavità ipogee sono sovrapposte le une sulle altre fino a 3 livelli a volte collegati tra loro. L’infiltrazione delle acque meteoriche e gli effetti delle vibrazioni trasmesse al suolo dal traffico veicolare ed escavazioni varie per opere di sottofondazione, hanno disgregato alcune pareti delle cavità provocando cedimenti.
Figura 37 Mappa delle cavità ipogee nel centro storico di Santarcangelo. Fonte Ambiente Regione Emilia-Romagna, geologia
Gli interventi di sistemazione fino ad ora realizzati sono stati relativi al consolidamento e recupero di tratti di mura storiche e di opere di consolidamento delle principali cavità. La perimetrazione per la quale valgono le norme approvate con DGR del 11/11/1997 n. 2015/97 suddivide il centro storico in 3 zone così definite:
• Zona B1 (in rosso): area urbanizzata ad elevata concentrazione di cavità collocate spesso su più livelli (superficiali-medi-profondi) presentante diffusi ed estesi dissesti statici alle cavità, con disposizione della stratificazione cosiddetta a franapoggio (versante di faccia), la quale favorisce i moti di filtrazione delle acque nello stesso senso;
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• Zona B2 (in azzurro): area urbanizzata a moderata distribuzione di cavità superficiali poste quasi sempre su un solo livello. Presenza di fratturazione e fagliazione nella roccia. Scarse venute d’acqua trattandosi di un versante di testata (cosiddetto reggipoggio);
• Zona B3 (in verde): area urbanizzata pianeggiante con presenza di cavità, prevalentemente cantine poste al di sotto dell’area di sedime dei fabbricati e grotte molto superficiali scavate entro i depositi alluvionali (ghiaie debolmente cementate in matrice sabbiosa).
Figura 38 Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, Comune di Santarcangelo di Romagna
2) Convento dei Cappuccini
Il versante del Colle dei Cappuccini rivolto verso il fiume Uso è interessato da un movimento profondo e lento la cui superficie di scorrimento si trova all’interno del substrato argilloso (9-12m). La parte più alta del versante è anche interessata da deformazioni per creep della coltre superficiale.
L’innesco del movimento è legato sia alla disposizione strutturale del versante a traversipoggio- franappoggio sia alla natura dei terreni costituenti il substrato (argille grigio azzurre plioceniche con sottili livelli di sabbia entro i quali potrebbe avvenire infiltrazione idrica con pressioni interstiziali elevate), sia infine dalla presenza di periodi particolarmente piovosi (anni 1996/1997). I fattori determinanti sono rappresentati dagli scavi eseguiti al piede del versante (negli anni ’50-’70 si sono concentrate escavazioni di argilla che ne hanno minato la stabilità). Le opere di contenimento costruite negli anni ’50 ed il parziale rimboschimento hanno solo in parte concorso alla stabilizzazione del versante. I risultati delle indagini geologiche e geotecniche condotte sull’area hanno evidenziato che:
• Non sembra vi siano condizioni di pericolo immediato per quanto riguarda il movimento profondo la cui definizione planimetrica necessita una estensione delle indagini (estensione dei punti di misura inclinometrici e piezometrici);
• La deformazione per creep della coltre superficiale interessa la scarpata a valle della strada che costeggia il convento dei Cappuccini e determina continui danni al muro di cinta. Le evidenze geomorfologiche già presenti prima dell’installazione degli inclinometri fanno presumere che i movimenti complessivi possano essere maggiori di quelli rilevati dalla strumentazione.
Pagina 55 di 82 Gli interventi che l’indagine geologico-geotecnica indica essere necessari per il consolidamento dell’area Cappuccini sono stati precisamente definiti per quanto riguarda il movimento superficiale mentre per una corretta definizione di quelli finalizzati alla stabilizzazione del movimento profondo occorre definire con migliore precisione la delimitazione dell’area coinvolta attraverso l’estensione del sistema di monitoraggio esistente. Il progetto di massima prevede per la stabilizzazione del movimento superficiale la regimazione delle acque meteoriche superficiali e profonde (fino a 6m).
Pagina 56 di 82 Figura 39 Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, Convento dei Frati Cappuccini. In rosso le aree in dissesto
per fenomeni in atto (art. 14), in blu aree di possibile evoluzione del dissesto e frane quiescenti (art. 16)
Infine, secondo il PAI, ulteriori zone del territorio comunale con presenza di elementi antropici a rischio sono:
la zona del tiro a segno, zona rurale a S.Arcangelo – loc. Palazzine (due edifici residenziali), e Covignano.
Rischi idrogeologici della conoide del Marecchia
Per quanto riguarda la conoide del Marecchia, che ha un’importanza strategica nell’approvvigionamento idrico dell’area riminese, una rete di monitoraggio delle acque sotterranee, tutt’oggi esistente e funzionante, è stata implementata nel 2001 dalla Provincia di Rimini in collaborazione con il Servizio geologico regionale.
Attualmente, la rete di monitoraggio è formata da 72 punti, in prevalenza rappresentati da pozzi per acqua;
cinque di questi sono invece piezometri perforati. I punti disponibili sono distribuiti in modo regolare (circa 1 ogni 1,5 km3), tale da coprire l’intera area della conoide del Marecchia. Nella pianura intravalliva si trovano 18 punti, nella conoide amalgamata 14, e nella conoide multistrato 40. L’intera rete di monitoraggio viene misurata due volte l’anno, una durante il massimo idrologico tardo primaverile (maggio-giugno), ed una nel minimo estivo-autunnale (settembre-ottobre).
Nella zona della pianura intravalliva e nella conoide amalgamata, dove l’acquifero è freatico, l’oscillazione della falda rappresenta un’effettiva variazione di volume di acqua e può quindi essere indicativa della quantità d’acqua che entra o esce dal sistema. Ciò permette di stimare la ricarica media annua della conoide corrispondente alla porzione rinnovabile della risorsa.
Nel territorio del bacino del fiume Marecchia affiorano principalmente terreni appartenenti ai domini Ligure, Epiligure e al dominio Umbro-marchigiano-romagnolo. La successione Umbro-marchigiano-romagnola (Marnoso-arenacea della Valmarecchia) affiora con caratteristiche diverse sui due lati del Marecchia: in
Pagina 57 di 82 sinistra predomina la componente arenacea, mentre in destra quella polilitica (con un elevato numero di eventi franosi). Il passaggio fra le due litologie è generalmente marcato da contatti tettonici.
Il monitoraggio di questo territorio è essenziale data la complessa situazione geologica della Valmarecchia, caratterizzata dalla presenza nel bacino di sedimentazione di ripetute frane sottomarine, che coinvolgevano sia i depositi prevalentemente pelitici (peliti dei "Ghioli di letto"), sia i depositi delle Liguridi (es. Argille Varicolori della Valmarecchia costituite da argille grigionerastre-verdastre e/o rossastre), sia, in misura minore, i blocchi arenaceo-calcarei appartenenti alla successione Epiligure.
In estrema sintesi, gli eventi alluvionali non rappresentano solamente un rischio per le esondazioni ma, più generalmente, essi possono anche essere una diretta causa di dissesti idrogeologici.
Analogamente, è di funzionale importanza individuare nelle mappe di pericolosità e di rischio gli elementi esposti e i beni pubblici e privati, comprese le aree protette e gli habitat già codificati e cartografati, finalizzando anche le misure in una visione generale e complessiva degli interventi di mitigazione e sistemazione necessari.
Infine, si ritiene che gli edifici sparsi in ambito agricolo quando ricompresi in fasce di esondabilità già individuate (dal PAI e dai dati storici per il reticolo minore) vadano rappresentati nella relativa classe di pericolosità e di rischio da alluvione.
Di seguito vengono descritti gli elementi già individuati nel Piano Intercomunale di Protezione Civile (PIPC) e che riguardano direttamente il territorio del Comune di Santarcangelo di Romagna, l’evidenza di situazioni già consolidate di rischio per le quali sono in atto procedure di intervento (Allegato 1 - Carta delle aree a rischio idrogeologico e Allegato 2 - Carta del censimento degli elementi esposti, del PIPC).
Il piano intercomunale di emergenza alla sottosezione Rischio Idrogeologico presenta mappe di dettaglio per i seguenti elementi, comprensivi del numero di abitanti direttamente interessati dall’evento alluvionale e del grado di rischio assegnato:
1. Area esondabile in sinistra Fiume Uso in località Lo Stradone
2. Area esondabile in sinistra Fiume Uso in località Fondo Rastellino – area Tiro a segno, poligono di tiro 3. Ponte Fiume Uso su via A. Costa ed edifici contermini
4. Area esondabile in sinistra Fiume Uso in località la Giola – Mariolo 5. Area esondabile in sinistra Fiume Uso via Palazzina
6. Area esondabile in sinistra Fiume Uso in località San Vito ghetto Covignano
Si citano ad esempio per il territorio comunale di Santarcangelo gli edifici già cartografati nel Piano Intercomunale di Protezione Civile come elementi esposti a rischio idrogeologico e gli edifici isolati ricompresi nell’area già alluvionata dello scolo Budriolo.
Pagina 58 di 82 Figura 40 TAV 17 del PSC – Basso morfologico Santa Giustina con difficoltà di deflusso in caso di eventi eccezionali.
Fonte PGRA
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