• Non ci sono risultati.

12. In particolare si veda la descrizione della “consacrazione di un luogo”, mo- mento in cui l’augure determina i due assi ortogonali che avrebbero ordinato, strutturandola, quel luogo di natura che da quel momento in poi veniva chia- mata templum, idem, pp. 42-43.

13. Le Corbusier, Verso una... cit., p. 149.

14. Il ricco pompeiano sannita dal IV al II sec a.C. utilizzerà quasi esclusiva- mente questo schema anche nel tentativo di manifestarsi sempre più quale vero cittadino romano che riconosce nella propria casa il luogo della continui- tà culturale con la potente ed alleata Roma. Vedremo come, avendo condizioni politiche e culturali generali differenti, questo modello si evolverà in modo originale.

15. Michelucci G., Papi R., cit., p. 28.

16. Questo valore fisico, fattore di conoscenza diretta per contatto fisico con l’architettura, è stato portato alla consapevolezza critica dallo studio di Edward T.Hall, dove l’autore rimarca, a proposito dell’Imperial Hotel di Tokio di F.Ll. Wright, l’importanza di sperimentare lo spazio dell’architettura nella realtà per mezzo del proprio corpo al fine di esprimerne un reale valore di conoscen- za. Hall dice che “camminando per questi vestiboli, l’ospite si trova quasi costretto

a far scorrere le dita lungo le scanalature [...] Con questo artificio Wright voleva rendere più intensa e penetrante l’esperienza spaziale, coinvolgendo intimamente i visitatori con le superfici dell’edificio”, in Hall E.T., La dimensione... cit., p. 69.

17. Sulla questione del valore della decorazione muraria, per questa e le suc- cessive analisi, si rimanda all’ampia bibliografia esistente. Per il nostro ragio- namento ci sembra utile rimarcare come l’aspetto lucido della superficie delle pareti interne di questi passaggi, oltre moltiplicare la luce per mezzo del ri- flesso della superficie trattata con la cera, va vista anche nell’ottica di quanto afferma Hall a proposito della comunicazione di valori attraverso l’esperienza tattile, cfr. E.T. Hall, La dimensione... cit..

18. A tal proposito è interessante riportare quanto dice Plinio sulle images ma-

iorum, da cui si evince con chiarezza una profonda critica alle usanze sue con-

temporanee ellenizzanti, viste come corruttrici dell’antica moralità romana: “ben altre immagini negli atri antichi erano a vedersi: non opere di artisti stranieri,

né bronzi o marmi, ma volti di cera erano disposti in ordine in singole nicchie, destina- ti ad accompagnare i funerali gentilizi come immagini degli antenati; e ad ogni nuovo morto era sempre presente la folla dei famigliari vissuti prima di lui”, citato in De

Albentiis E., La casa... cit., p. 87.

19. Norberg-Schulz C., Architettura romana... cit., p. 42.

20. Sempre illuminante è la notazione di Le Corbusier a proposito di questa caratteristica del modo di sentire lo spazio, la concretezza di un muro sotto la luce del sole, da parte dei pompeiani, quando annota che “i muri risplendono

di luce, o sono in penombra o in ombra, rendono gaio, sereno o triste [...] Rispettate i muri. Il pompeiano non fora i suoi muri; ha una sacra devozione per i muri, ha amore per la luce”, in Le Corbusier, Verso una... cit., p. 150.

21. Questo concetto è chiaramente espresso da C. Norberg-Schulz che scrive: “l’asse può essere considerato come una delle proprietà distintive dell’architettura

romana [...] Bisognerà anche osservare che l’asse romano è generalmente riferito ad un centro, il quale risulta spesso da una intersezione di assi”, in Norberg-Schulz C., Architettura romana... cit,. p. 42.

22. Secondo Le Corbusier “l’asse è ciò che mette ordine nell’architettura [...] L’or-

dine è la gerarchia degli assi, da cui la gerarchia dei fini, la classificazione delle intenzioni. Dunque l’architetto assegna degli scopi agli assi. Questi scopi sono il muro (il pieno, sensazione fisica) o la luce, lo spazio (sensazione fisica)”, in Le Corbusier, Verso una... cit., p. 150.

23. Idem, p. 149.

76

all’interessante scritto di Pesando F., La casa dei greci, Milano, 1989. 25. Cfr. Zanker P., Pompei… cit.,pp. 15 e sgg.

26. Idem, pp. 16-17.

27. Interessanti notazioni fa a riguardo delle questioni donne\potere, donne\ affari, donne\politica, donne\famiglia il volume Cantarella E., Jacobelli L.,

Pompei è viva, Milano, 2013, pp. 29-38. In particolare si dà conto di valutazio-

ni più recenti degli archeologi e studiosi di Pompei i quali oramai tendono a mitigare la visione di una donna totalmente rimessa al dominus, specie in momenti legati a guerre o allo stesso devastante terremoto del 62 che avevano fortemente decimato la popolazione maschile, richiedendo una lenta ma sen- sibile variazione del loro stato di potere e gestione di affari familiari e pubblici. 28. Cfr. Cantarella E., Jacobelli L. Pompei…cit., pp. 67-72.

29. Cicerone, De officiis, 1 138-140. Il De officiis (lat. Sui doveri) è un’opera filoso- fica di Cicerone che tratta dei doveri a cui ogni uomo deve attenersi in quanto membro dello stato. Composto negli ultimi mesi del 44 a.C., in meno di quat- tro settimane, con rapidità a dir poco impressionante, tra Roma, Pozzuoli ed Arpino, e fu la sua ultima opera. È strutturato come un trattato di etica pratica, strettamente legata all’azione politico-sociale, ed ha un tono precettistico sco- nosciuto alle altre opere filosofiche ciceroniane, concepite in forma dialogica e con un tono più relativista. Per questo è stato letto da molti studiosi come il tentativo di delineare una vera e propria morale per classe dirigente romana, nel tentativo di scongiurare la presa di potere di un solo individuo.

30. Su questo tema è particolarmente significativo e documentato lo scritto di Zanker P., Pompei… cit., cui si rimanda per un approfondimento.

31. Ampia bibliografia documenta questi passaggi. Per semplicità e sintesi espositiva si rimanda al divulgativo volume Cantarella E., Jacobelli L., Pom-

pei… cit., pp. 76-82.

32. Questo aspetto si realizzò particolarmente ad Ercolano, città di chiara fon- dazione greca, che in questo periodo vede crescere il proprio prestigio più che per i propri commerci, come accadeva a Pompei, proprio per la presenza di case e ville di ricchi signori romani. Si pensi alla famosa villa imperiale dei Papiri, in cui il rinvenimento della famosa biblioteca dà il segno dell’enorme prestigio che era attribuito all’avere realizzato una sorta di corte di stampo ellenistico ove vivevano e si incontravano filosofi e artisti, personalità di punta della cultura dell’epoca.

33. Cfr. Zanker P., Pompei… cit., p. 23.

34. Sulla struttura ideologica e spaziale della casa greca si rimanda al volume: Pesando F., La casa... cit.

35. Come ricorda Norberg-Schulz “…questo atteggiamento è ancora presente

nella filosofia di Marco Aurelio (imperatore romano, 161-180 d.C.), che afferma:”oh mondo! Sono in accordo con ogni nota della tua divina armonia” [Marco Aurelio, Meditationes, 4, 23]. Perciò, più che perseguire la perfezione ideale, i romani avreb- bero dovuto vivere in accordo con la volontà divina, partecipando attivamente alla storia”, in Norberg-Schulz C., Il significato dell’architettura occidentale, Milano,

1974, p. 56.

36. Cfr. Ackerman J., Il paradigma…, cit.

37. Ci sembra utile a tal proposito riportare un estratto dalla lettera di Plinio il Giovane in cui descrive la sua villa, la famosa Laurentina mai ritrovata nono- stante così ampiamente descritta, in particolare per l’attenta descrizione che l’autore fa dei suoi spazi che potrebbe sembrare di sapore apparentemente “funzionalista”, ma che in realtà mostra lo stretto e ricercato legame della villa col sito naturale dove si trovava. E’ chiaro come la vera bellezza della villa risiedesse per il proprietario nei nuovi modi che offriva di leggere la natura circostante. Un’architettura che Plinio stesso descrive come vero e proprio fil- tro spaziale-ideologico tra l’uomo e la natura stessa. Scrive Plinio che “la villa

77