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Il nodo della valutazione

2) P RODOTTI REALI O COMPITI ESPERT

Specificazione

Punta a rilevare la capacità d’azione delle persone, a fronte di compiti- problema, vista come mobilitazione di risorse (conoscenze, abilità, capa- cità) in un contesto non routinario che prevede criticità ed imprevisti.

Focus

della valutazione

L’intero processo d’azione è oggetto di valutazione, a partire dalla com- prensione della consegna, passando per la definizione del piano d’azione, la sua attuazione fronteggian do criticità, portando a termine i compiti, ed i relativi prodotti, in modo giudicato valido.

Modalità e strumenti

La didattica è costituita da moduli ovvero Unità di Apprendimento centrate sui nuclei es senziali del sapere; ogni anno termina con una prova esperta; vi sono poi le attività ester ne (ed interne) svolte in alternanza con il contribu- to valutativo dei tutor aziendali; infine concorsi, scambi, eventi, impegni so- ciali e momenti sporadici possono costituire altre occasioni di mobilitazio- ne reale dei saperi e quindi di valutazione del “saper agire” con ciò che si sa. Vi sono tre tecniche di valutazione dei prodotti e processi:

– analitiche: si individuano le componenti di una prestazione (operazioni)

e le si misura in riferimento ad una scala decimale, simile a quella delle conoscenze ed abilità “puntuali”;

– analogiche: si elegge una prestazione eccellente come modello di para-

gone della prestazione da valutare, e si sceglie il grado di padronanza sulla base di una scala normalmente pentenaria;

– per giudici: si affida il giudizio a giudici competenti che – in base a cri-

teri concordati – decidono se la prestazione è standard oppure eccellente.

Osservazioni

I prodotti devono essere necessari e sufficienti, al fine di attestare il pos- sesso di una com petenza. La persona manifesta la sua competenza a fron- te di imprevisti e criticità, mentre le ruotine o procedure standardizzate sono da intendere come sequenze di conoscenze / abilità e non competen- ze. Ciò mostra la differenza sostanziale che intercorre tra compiti compli- cati e compiti complessi: questi ultimi non sono standardizzabili a causa della rilevanza dei fattori imprevisti.

3) ARGOMENTI

Specificazione

Punta a rilevare la capacità di esposizione e di confronto/discussione della persona, trami te cui si rileva la padronanza del linguaggio, il “saper argomentare” una posizione, mostran do di padroneggiare il campo cultu- rale entro cui si colloca la valutazione (umanesimo civile).

Focus

della valutazione

Al centro della valutazione vi è la capacità della persona di esporre in mo- do chiaro ed efficace il proprio modo di porsi nella realtà. (disposizione esi- stenziale). Questa capacità viene acquisita attraverso pratiche quotidiane e scambi linguistici mediante i quali si co nosce, si attribuisce senso al mon- do quotidiano, riconoscendo la realtà come entità esterna da sé, insieme limite e opportunità per il soggetto.

Modalità e strumenti

Ogni allievo, individualmente ed anche in gruppo, è chiamato in alcuni momenti impor tanti del percorso ad esporre ed argomentare la sua visio- ne e disposizione nella realtà, discutendone con altri e sostenendo le pro- prie buone ragioni a fronte di vari quesiti, evi denze e proposizioni. La va- lutazione viene svolta facendo riferimento a “giudici” (i docenti e gli altri adulti coinvolti nel percorso formativo; genitori, tutor aziendali...) che solitamen te si avvalgono sia di una griglia di osservazione sia della propria sensibilità (maestria).

Osservazioni

Il contesto dell’argomentazione non ha solo carattere valutativo, ma pos- siede una rilevan te qualità formativa poiché consente ai partecipanti di chiarire meglio, in forza della ne cessità di verbalizzazione, la loro dispo- sizione verso la realtà, inoltre consente a tutti di arricchirsi del confronto reciproco; infine conduce spesso all’elaborazione di nuovi argomenti resi possibili all’interazione cognitiva tra le parti in gioco.

La valutazione dei saperi e delle competenze “agite”

Un modello formativo centrato sulla didattica delle competenze punta alla mobilitazione delle capacità degli allievi facendo leva sul laboratorio, il lavoro coo- perativo, la didattica della realtà.

Il riferimento metodologico fondamentale per una valutazione attendibile – ap- poggiata ad evidenze reali – è costituito dal concetto di “apprendimento situato” (si- tuated learning) proposto da Jean Lave e Etienne Wenger (2012) come modello di ap- prendimento che ha luogo in una “comunità di pratica”. In tale prospettiva, l’ap- prendimento non è una trasmissione di conoscenza astratta e decontestualizzata, ma un processo sociale in cui la conoscenza è agita all’interno di un particolare ambien- te sociale e fisico. In tal modo, lo studente è visto come un novizio che si avvia a “di- ventare” professionale, tramite una successione di azioni sociali situate, esperite attraverso pratiche quotidiane e scambi linguistici mediante i quali i membri della società conoscono e attribuiscono un senso al mondo quotidiano, ma nel contempo riconoscono la realtà come entità esterna da sé, limite e scenario in cui l’attore può sviluppare la propria soggettività “prendendo casa” in un contesto ed impegnandosi in esso per scopi buoni.

Il modello di intervento prevede un piano formativo basato su un quadro orario che valorizza la didattica laboratoriale, unità di apprendimento, prove esperte, portfolio, al- ternanza formazione-lavoro e capolavoro professionale da presentare all’esame finale. Tale modello richiede necessariamente un curricolo coerente ed un piano formativo ba- sato su un quadro orario che valorizza la didattica laboratoriale, unità di apprendimen- to, prove esperte, portfolio, alternanza formazione-lavoro e capolavoro professionale da presentare all’esame finale. Di conseguenza, la valutazione è organica (coerenza con tutti i traguardi formativi perseguiti), pluralistica (prevede una varietà di tecniche) ed at- tendibile (basata su evidenze delle competenze reali ed adeguate).

L’esame di qualifica (e diploma) IeFP consiste nell’accertamento, da parte di va- lutatori tra cui decisivi sono gli esponenti della comunità professionale, della dispo- sizione personale del candidato ad assumere un ruolo professionale reale. Tale disposizione è concepita come la capacità di agire, riflettere, immaginare e volere assumere quel ruolo come espressione della propria personalità (beruf – vocazione) e capacità di esercitarlo secondo i parametri condivisi nella comunità di riferimento (arbeit – professionalità).

Il sistema di valutazione proposto è centrato su quattro livelli:

1. valutazione formativa: prevede la valutazione delle Unità di Apprendimento e delle prove esperte finali di ogni anno, sulla base di una metodologia tenden- zialmente comune, mentre le verifiche disciplinari vengono svolte con gli stru- menti propri di ogni organismo formativo.

2. Valutazione dell’alternanza: il tutor aziendale è integrato nella valutazione del Consiglio di classe, sulla base di una metodologia proposta dalla AT.

3. Valutazione per l’ammissione all’esame: è svolta secondo un approccio misto, sulla base di una metodologia comune in cui vengono valorizzate le verifiche di conoscenza e le valutazioni di competenza (UdA, alternanza, prove esperte). 4. Valutazione finale centrata su tre sessioni:

– prova multidisciplinare per lingua italiana, asse storico-sociale ed inglese; – prova professionale con inclusione di assi culturali (comunicazione in lingua

italiana, matematica, scienza e tecnologia, sicurezza e salute, eventuali seconde e terze lingue straniere);

– prova orale centrata sulla presentazione del proprio capolavoro (professio- nale, culturale) oppure dello stesso portfolio visto come l’esplicitazione del cammino di crescita dell’allievo.

Valutazione dell’Unità di Apprendimento

L’Unita di Apprendimento (UdA) rappresenta lo spazio comune del lavoro dei formatori, tramite il quale far acquisire agli allievi il senso dell’unità del sapere, lo spirito della cooperazione, la capacità di mobilitare le proprie risorse intorno ad un compito-problema dotato di valore reale che consiste nel saper rispondere alle aspet- tative di specifici interlocutori (compagni, utenti, committenti, rappresentanti di enti, pubblica opinione).

Tramite l’UdA l’allievo viene sollecitato ad un metodo formativo centrato sulla piena implicazione personale sotto forma di immersione in un sapere vivo; egli non è solo un passeggero che prende nota di ciò che vede o legge, non è neppure un as- sistente di figure adulte competenti, ma assume un ruolo di interlocutore attivo in rapporto ad un nucleo di attese reali, coerenti con il profilo di riferimento del suo percorso formativo. In tal modo, egli impara lavorando ed insieme lavora imparan- do. I punti critici della UdA consistono in:

– Convergenza e condivisione reale tra docenti degli assi culturali e dell’area di indirizzo;

– Significatività del compito proposto in rapporto al contesto culturale di riferi- mento;

– Rilevanza degli apprendimenti mirati (conoscenze ed abilità), delle competenze e delle maturazioni sollecitate.

La prova esperta rappresenta uno strumento di valutazione innovativo, intro- dotto molto di recente, sulla scia di soluzioni valutative quali i “compiti reali” e le “prestazioni autentiche”. Essa risponde alla necessità di disporre di strumenti valu- tativi coerenti con l’obiettivo di rilevare la capacità di mobilitazione delle risorse de- gli studenti (conoscenze, abilità, capacità personali) in vista della soluzione di pro- blemi tendenzialmente complessi, ovvero non ripetitivi e presentanti una varietà di possibili soluzioni. Essa è strettamente collegata, quindi, con la novità normativa del- la certificazione delle competenze che, sulla base delle raccomandazioni europee e sulla scia di numerose esperienze internazionali, punta a migliorare e qualificare le modalità tradizionali di valutazione e di definizione sia dei voti sia della pagella. Franca Da Re nel testo “Questioni di valutazione” la definisce nel seguente modo: «Per prova esperta si intende una prova di verifica che non si limiti a misurare cono- scenze e abilità, ma anche le capacità dell’allievo di risolvere problemi, compiere scelte, argomentare, produrre un microprogetto o un manufatto ... in pratica aspetti della competenza. Ha il vantaggio di potere essere somministrata a studenti di classi e scuole diverse e quindi di potere confrontare i dati. Si differenzia dall’Unità di Apprendimento perché mentre l’UDA si connota come percorso formativo (che poi viene verificato), la prova esperta ha il vero e proprio carattere di verifica»46.

Il giudizio di padronanza è espresso in base ad una scala qualitativa definita in basse agli stili di implicazione della persona nelle attività proposte. A tale proposito, si propone una griglia che specifica le caratteristiche dei diversi gradi di padronanza, sulla base di una rubrica olistica, ovvero valida per ogni tipologia di competenza.

Esempio di valutazione dell’UdA

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