1.1.
La geografia
Pur risultando marginale rispetto ai grandi stati formatisi nell’età antica, anche la Palestina ha assistito allo sviluppo dei primi esempi di civiltà, inizialmente agricole e poi urbane, mentre i suoi territori sono stati teatro della nascita di fondamentali cambiamenti culturali, quali ad esempio il diffondersi delle grandi religioni monoteiste e la predicazione di Gesù Cristo.
Contesa fin dai tempi delle crociate tra musulmani e cristiani, dopo secoli di dominazione turca, la Palestina risulta oggi essere divisa tra due realtà politiche rivali: Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese (Fig.1 e 2)1.
Fig. 1 e 2 - Mappa del territorio palestinese e israeliano con la relativa veduta satellitare.
1 AA. VV. (2003), L’enciclopedia, volume XV Niev-Perim, Grandi Opere di Cultura UTET. Torino:
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Si tratta di una regione storica dell’Asia sud-occidentale, bagnata dal Mar Mediterraneo e affacciata per un breve tratto di costa sul Mar Rosso (golfo di ‘Eilat o di ‘Aqaba). Essa confina con il Libano, il deserto siriano, il Mar Morto e l’Egitto. Si estende per circa 28.000 Km², comprendendo l’attuale stato di Israele e i territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Oltre la fascia del litorale include anche la fossa di Ghor, percorsa dal fiume Giordano.
Lo Stato di Israele, il paese che secondo la Bibbia fu promesso da Dio al popolo ebraico, estende il suo dominio su quasi tutta la Palestina ma, per quanto riguarda le sopra citate Cisgiordania e Striscia di Gaza, a partire dal 1994, si sta assistendo ad un loro progressivo passaggio sotto l’amministrazione dell’Autorità Nazionale Palestinese2.
2 AA. VV. (1969), Grande Dizionario Enciclopedico UTET, volume X. Torino: Tipografia Sociale
Torinese, p. 521.
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Oggi i confini di Israele riconosciuti a livello internazionale (Fig. 3) sono quelli definiti nel 1947 con la “Risoluzione numero 181” dell’ONU3
. Essi ricalcano a nord e a est i limiti originali della Palestina durante il governo britannico, dunque rispettano il Libano, la Siria e il lago di Tiberiade. Escludono invece la Cisgiordania, cioè le regioni menzionate nella Bibbia come Samaria e Giudea (Fig. 4), la parte nord del Mar Morto e alcuni quartieri di Gerusalemme. Dal Mar Morto i confini raggiungono poi a sud il Mar Rosso; da qui percorrono il deserto del Neghev e, risalendolo, arrivano alla Striscia di Gaza, la quale fu amministrata dall’Egitto fino al 1967.
Tali limiti territoriali non rispecchiano però quelli che effettivamente oggi delimitano lo Stato d’Israele e la Palestina. Permangono infatti ancora i cosiddetti Territori Occupati (Fig. 5), controllati dalle forze armate israeliane dopo la sconfitta degli eserciti dei paesi arabi (1948 e poi 1967), i quali comprendono anche la città di Gerusalemme, divenuta la capitale dello Stato ebraico.
Fig. 5 – I Territori Occupati.
3 Durante l’anno 1949 venne firmato l’armistizio a Rodi, il quale doveva segnare la fine dei conflitti
tra gli arabi e le forze israeliane, nonché attuare la “Risoluzione numero 181” dell’ONU del 1947 per la spartizione della Palestina in due Stati, con il mantenimento di un’amministrazione fiduciaria a Gerusalemme. Israele fu ammesso all’ONU e le sue frontiere stabilite su 951 chilometri lungo tutta la famosa “linea verde”. Tali limiti vennero accettati da tutti i paesi delle Nazioni Unite, ma non da quelli arabi.
Si vedano le pp. 43, 44 di questo capitolo. Fig. 4 - La Palestina ai tempi di Gesù
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Nel corso degli anni, a seguito di lunghe ed incalzanti trattative tra i governi, parte dei Territori Occupati sono stati annessi da un punto di vista formale a Israele (Fig. 6), altri invece restituiti e smilitarizzati, in prospettiva di una pace duratura e con lo scopo di stabilire dei confini riconosciuti e sicuri4.
1946 1947 1948–1967 2003
Fig. 6 - Evoluzione e cambiamenti del territorio politico palestinese e israeliano dal 1946 al 2003. Legenda: o Territorio palestinese o Territorio israeliano.
1.2.
La popolazione
La popolazione della Palestina e dello Stato di Israele ammonta oggi a circa 6 milioni e 400.000 abitanti, con una densità molto elevata di 300 residenti per km².
Tale sviluppo demografico è stato caratterizzato da due diversi fattori etnici e naturali: per quanto riguarda la componente ebraica, esso è il prodotto dell’abbondante flusso migratorio; invece per quanto riguarda quella araba esso deriva dall’alto tasso di natalità della popolazione.
L’odierno popolamento deriva quindi per lo più dall’immigrazione ebraica, favorita fin dagli ultimi anni del XIX secolo dal Movimento Sionista5. Se la Palestina, prima
4 Garribba, Nicola (1983), Lo Stato di Israele, nascita istituzioni e conflitti dal 1948 a oggi. Roma:
Editori Riuniti, pp. 55-60.
5
Movimento politico e culturale di liberazione ebraica sviluppatosi a partire da elementi religiosi e nazionali, nei quali il moderno Stato di Israele individua i propri fondamenti. L’aspirazione al ritorno alla terra di origine e l’affermazione di un diritto nazionale all’autodeterminazione sono infatti esistiti anche prima che questi concetti fossero definiti dalla politica moderna.
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della fondazione dello Stato di Israele, avvenuta nel 1948 quando vigeva ancora il Mandato Britannico, poteva contare circa 900.000 abitanti, con i sempre più frequenti flussi migratori vide un notevole aumento.
Una prima rilevante ondata migratoria si verificò già tra il 1878 e il 1890. Gli israeliani che vivevano in tutt’Europa intrapresero all’epoca copiose raccolte di fondi, con l’unico scopo di acquistare dai facoltosi proprietari le terre necessarie al popolo ebraico. Tali acquisti erano regolati da contratti legali e i proprietari originali spesso erano indotti a vendere grazie alle ricche offerte propostegli6.
Una seconda ondata migratoria avvenne tra il 1905 e il 1914.
Un primo tipo di insediamento rurale fu importantissimo nel processo di assimilazione degli immigrati: i moshavei ovdim, ossia cooperative agricole di piccoli proprietari che si affidavano alla collettività per la gestione della produzione terriera, svolsero un ruolo determinante. I kibbutzim7 erano invece una sorta di comuni agricole, cioè villaggi collettivistici dove i beni prodotti risultavano di proprietà pubblica. Al loro interno vi era tra gli abitanti un’eguale distribuzione dei guadagni e delle spese, nonché del lavoro8.
La terza e la quarta ondata immigratoria avvennero tra il 1919 e il 1929, e tra il 1933 e il 1936. La comunità ebraica che contava allora 75.000 individui, raggiunse in poco tempo i 160.000, non solo immigrati legali che si stabilirono nelle città più grandi quali Gerusalemme e Tel Aviv, ma anche molti immigrati clandestini9.
Negli anni successivi, in seguito a una rigida politica anti-immigrazione dei Paesi Arabi e all’avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale, il governo britannico decise di limitare la liberazione al trasferimento degli ebrei verso la Palestina. Ciò nonostante le immigrazioni continuarono, soprattutto in forma illegale.
Il Sionismo sorge alla fine del XIX secolo per opera del giornalista ebreo di educazione liberale Theodor Herzl (1860-1904), con lo scopo di ricondurre gli ebrei nell’antica Terra di Israele e costruirvi una Comunità Nazionale. Il movimento prende il nome dall’altura di Sion, presso Gerusalemme, dove secondo il testo biblico si ergeva il tempio della città, il quale costituisce la meta simbolica del desiderio ebraico di ritorno alla Terra dei Padri.
Dopo la proclamazione dello Stato di Israele avvenuta nel 1948, il Sionismo diventa invece il movimento internazionale di opinione che ne sostiene lo stesso diritto all’esistenza.
6 Garribba, Nicola, op. cit., p. 66. 7
Kibbutz significa gruppo, collettivo. Il suo plurale è kibbutzim, mentre i suoi membri si chiamano kibbutznikim.
8 AA. VV. (1969), op. cit., p. 523. 9 Garribba, Nicola, op. cit., pp. 66, 67.
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L’immigrazione ebraica venne liberalizzata solo dopo la fondazione dello Stato di Israele e ogni ebreo trasferitosi ottenne automaticamente la cittadinanza, grazie alla Legge del Ritorno sancita nel 195010.
Tra il 1948 e i 1969 avvenne la più massiccia ondata migratoria: entrarono in Israele circa 1 milione 300.000 individui. Molti arrivavano dall’Europa, ma anche dall’Asia, dall’Africa settentrionale e da tutti quei paesi arabi entrati in conflitto con il nuovo Stato di Israele. Allo stesso tempo parte della popolazione araba residente nei territori israeliani si rifugiò negli stati vicini, come la Giordania, l’Egitto, il Libano o la Siria.
Qui di seguito è stata riportata una tabella riassuntiva (Tabella 1), ripresa dal libro di Nicola Garribba “Lo Stato di Israele”, contenente il quadro complessivo della popolazione ebraica residente in Palestina dalla fine dell’Ottocento agli anni ‘80 del Novecento. Essa permette di notare come i flussi migratori abbiano notevolmente elevato il numero dei cittadini ebrei in Israele, soprattutto dopo la nascita dello Stato.