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Poetiche dell’identità: cenni sulla questione del genere, del sé, dell’altro

Le tematiche ricorrenti nella produzione artistica trattata

5.4. Poetiche dell’identità: cenni sulla questione del genere, del sé, dell’altro

[… Forse bisognerebbe creare delle scuole per dimenticare l’identità. Vi si insegnerebbe un’identità pieghevole, variabile, capace di riconoscere che l’altro fa parte di noi. […] Forse se sapremo rinunciare alla nevrosi dell’identità e ci rendessimo conto che soltanto gli alberi hanno radici, mentre le persone hanno mani e piedi, saremo in grado di essere cittadini che capiscono che si può appartenere a un luogo e contemporaneamente essere nomadi dell’intelletto …]223

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Il termine cittadinanza indica la relazione tra un individuo ed uno stato di appartenenza, con annessi diritti e doveri che questa comporta. Tuttavia questo concetto, che affonda le proprie radici nella rivoluzione francese, ma che ha dominato ancor prima il mondo greco-romano, vive oggi una profonda crisi. Nel contesto della globalizzazione infatti la cittadinanza non costituisce più un elemento di uguaglianza, quanto piuttosto un ennesimo fattore di esclusione e discriminazione, di disuguaglianza.

Al fine di universalizzare il genere umano e porre fine al terrorismo e a numerosi conflitti che dominano l’attualità, sarebbe necessario garantire a tutti due diritti riconosciuti ad ogni cittadino all’interno del proprio stato, occidentale od orientale che sia: il diritto di residenza e quello di circolazione. Una nuova cittadinanza globale significherebbe prima di tutto libertà di movimento e di residenza, in un mondo dove non esisterebbero più stati e nazioni. Nonostante questa prospettiva condurrebbe alla fine dello stato-nazione – per altro dichiarato da qualcuno già morto – esso continua ad essere ancor oggi il collante delle società, essendo talvolta l’unico soggetto in grado di garantire un’equa distribuzione dei territori e delle ricchezze. Lo stato inoltre è l’unica forma esistente a livello internazionale, atta a garantire l’acquisizione dei diritti e dei doveri per i cittadini.

223 Zalmona, Yigal, Chief Curator The Israel Museum, Gerusalemme, in Barzel, Amnon (2006),

Israele arte e vita 1906–2006, catalogo della mostra, (Milano, palazzo Reale, 18 ottobre–7 gennaio). Milano, p. 253.

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Il principio di identità per un palestinese ha un peso enorme. Ciò è dovuto essenzialmente alla discriminazione che egli subisce. L’identità palestinese ritrova infatti la sua ragion d’essere nei luoghi di confine, ossia nelle moderne barriere, nei posti di blocco o negli aeroporti in Israele, nei Territori Occupati, dove la cittadinanza viene costantemente verificata. Il riconoscimento dell’identità palestinese si presenta problematico perché essa risulta continuamente minacciata e a rischio di scomparire. Ed è proprio per questo che i palestinesi lottano per affermare con tutti i mezzi, compresi quelli letterari e artistici, la propria cittadinanza. Ciò che i palestinesi desiderano - e che rappresentano - è la possibilità di essere liberi nella loro terra natale, nonché la possibilità di viaggiare senza restrizioni e di vivere in maniera dignitosa. A tal proposito basta pensare alle opere precedentemente descritte di Emily Jacir, quali From Texas with Love (2002) o Where We Come From (2001- 2003)224.

La Palestina è oggi un luogo in cui sono in gioco le basi per una futura uguaglianza. D’altro canto i palestinesi sono ancora un popolo sotto occupazione miliare e in esilio, costituiscono una nazione senza stato, un popolo radicato nell’assenza di un luogo225. Se in Palestina ci sarà la possibilità di far nascere uno stato che sappia accogliere e far convivere pacificamente realtà diverse tra loro, esso costituirà un modello di sviluppo per l’intero Medio Oriente e non solo.

Quanto alla società israeliana, essa si è sempre percepita e autorappresentata come una comunità unita. Tutto ciò è dovuto principalmente al fatto che gli interessi dei privati erano valutati come perfettamente coincidenti con gli interessi nazionalistici, rappresentati invece dallo stato e dalle sue istituzioni, fino ad arrivare molto spesso a una supremazia degli interessi pubblici sugli altri. Se infatti gli interessi dei singoli erano destinati ad estinguersi con la scomparsa naturale dei loro portatori, ciò non accadeva agli interessi collettivi che si rendevano al contrario duraturi. Una delle conseguenze di questo modo di pensare è principalmente il fatto che gli israeliani sono giunti a considerarsi come un gruppo di fratelli in armi, pronti a un potenziale sacrificio della loro vita per la nazione e questo ha costituito il nucleo fondamentale e riconosciuto dell’identità israeliana.

224 Si vedano le pp. 157-160 del quarto capitolo di questa tesi. 225 Hilal, Sandi, Petti, Alessandro, op. cit., pp. 30–33.

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Ai giorni nostri la situazione appena descritta ci appare al contrario capovolta. Si è assistito infatti al tracollo della solidarietà e dell’unitarietà nazionale, alimentato anche dalle posizioni più critiche assunte dalla produzione letteraria e delle arti visive. Per molti israeliani il linguaggio nazionale non è più rappresentativo ed evocativo come in passato. Esso ricorda un’epoca di consenso ed unità, ma per molti oggi è l’immagine di un potere egemone nel quale non ci si rispecchia più e del quale non si ha fiducia. I lavori e le opere d’arte diretti in questo senso costituiscono un insieme stratificato di pensieri, volto a demolire i miti precedentemente consacrati e a rappresentare un’identità nuova israeliana.

I precedenti testi, sia visivi che letterari, che avevano un ruolo coesivo per l’identità nazionale e che portavano la presunta impronta dell’autenticità e della verità, sono diventati oggi al contrario un messaggio di oppressione: l’inevitabilità delle guerre e delle vittime e il futile prezzo pagato per l’esistenza dello stato hanno subito una pesante critica da parte della produzione artistica israeliana, che è diventata sensibile al dolore degli “altri”. Tutto ciò è grande testimonianza dell’impegno umanistico assunto dall’attività artistica e dell’importanza attribuita ai valori di vita e di pace226

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5.5.

Un’arte di preoccupazione, un’arte esistenziale: il tema della