Il padiglione israeliano alla 54ma Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Venezia del
3.5. Il piano intermedio
Sporgendosi dal parapetto del piano superiore il visitatore può scorgere il piano intermedio, entrando così nel terzo tempo del padiglione, ossia il futuro. Si tratta del luogo dove gli uomini simili, ma soprattutto gli opposti, possono incontrarsi. È anche il piano che collega gli altri due ambienti insieme, in una sola unità densa di significati.
Tale piano ospita l’opera principale dell’esposizione: un’installazione composta da una tavola da conferenza rotonda aperta al centro, attorno alla quale sono disposte dodici sedie (Fig. 85). Sulla tavola si
trovano dodici computer portatili, sui quali si può vedere trasmessa l’opera-video
Laces/Lacci (2011)155: ossia si vede la bambina che, esattamente seduta sotto lo stesso tavolo dell’esposizione, sta legando gli uni gli altri i lacci delle scarpe delle persone che intorno ad esso stanno discutendo. Forse si tratta di un’azione di dispetto o solo di un atto innocente fanciullesco, che ha però l’obbiettivo di costringere gli interlocutori a rimanere seduti finché tutti i punti di vista sul soggetto del dibattito non saranno stati ascoltati156.
Ma le persone fisiche hanno in realtà già da tempo lasciato il tavolo della conferenza dell’esposizione, abbandonando lì le loro scarpe e in una sorta di eco a quest’opera il visitatore ritrova nel giardino esterno, dopo aver concluso il viaggio nel padiglione a partire dalle origini, attraverso le circostanze del presente, fino alla trasformazione
155 Si vedano le pp. 100-103 del secondo capitolo di questa tesi. 156 Ilan, Witzgan, op. cit., p. 185.
Fig. 85 - Tavola da Conferenza, 2011, legno, dodici portatili, con il video Laces.
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del futuro, il monumento circolare Oh my Friends, there are no Friends/Oh miei
Amici, non ci sono Amici (2011)157, composto da paia di scarpe in bronzo legate tra loro attraverso i lacci; un monumento dedicato agli uomini capaci di legare, quindi comunicare, e di prendere insieme decisioni importanti per il futuro.
Tornando all’interno del piano intermedio del padiglione, si possono udire le voci dei personaggi, benché questi siano assenti, grazie ad altoparlanti nascosti nei muri. Le lingue e gli accenti si mescolano nei toni del dibattito. Parlano in arabo, in ebraico o in inglese. Il negoziato riguarda la creazione di un progetto politico e allo stesso tempo poetico: un ponte ricoperto di cristalli di sale che collegherà le rive israeliane alle rive giordane del Mar Morto. Il dibattito tratta proprio degli aspetti pratici, economici e tecnici per la costruzione di questo ponte di collegamento158.
La tavola è posizionata esattamente sopra lo spazio inferiore, in corrispondenza della caverna preistorica.
La figura della piccola bambina del video, rimasta sotto la tavola dopo che gli interlocutori se ne sono andati, rimanda alla storia biblica di Giuseppe, quando i suoi fratelli lo abbandonarono nel pozzo. Come si sa Giuseppe era un sognatore, e in questa sala il dibattito dei presenti/assenti evoca proprio il sogno-ispirazione dell’artista: la possibilità di un passaggio incondizionato tra le due rive del Mar Morto159. Questo sogno rappresenta la reale volontà di trovare una soluzione ai conflitti ed è in effetti un vero programma che Sigalit Landau promuove da numerosi mesi attraverso lettere e incontri con i funzionari e i politici di Israele e Giordania. Un’ipotesi di realizzazione prevede la costruzione di un reale ponte proprio per quest’anno, il 2014160
.
La tavola rotonda con 12 sedie ricorda la Mensa del Silenzio (1937-1938), di Costantin Brancusi161, realizzata in memoria dei soldati rumeni caduti durante la
157
Si vedano le pp. 81, 82 del secondo capitolo di questa tesi.
158 http://www.sigalitlandau.com/page/the%20Salt%20Route%20Bridge.php, consultato in data
23/11/2013.
159
Ilan, Wizgan, op. cit., p.185.
160
http://www.sigalitlandau.com/page/the%20Salt%20Route%20Bridge.php, consultato in data 23/11/2013.
161 Costantin Brancusi (Pestisani, 19 febbraio 1876-Parigi, 16 marzo 1957) fu uno scultore rumeno.
Dopo gli studi di scultura all’Accademia di Bucarest lavorò a Vienna e a Monaco per trasferirsi poi a Parigi, dove frequentò gli studi di Antonin Mercié e di Rodin. Nel 1908 strinse amicizia con Modigliani e Duchamp; nel 1913 espose tre sculture alla mostra dell’Armony Show a New York. Dal 1914 al 1918 creò una serie di sculture in legno che testimoniano il suo interesse per il primitivismo. Dopo la Prima Guerra Mondiale accentuò nelle sue opere il gusto per l'astrazione, alla ricerca della
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Prima Guerra Mondiale: l’opera in pietra si compone proprio di una tavola rotonda con 12 posti a sedere162.
Un’altra opera merita di essere menzionata; si tratta di un pezzo dello spagnolo Antoni Muntadas163: La Sala del Consiglio (1987). Essa è composta da una lunga tavola rettangolare attorno alla quale si trovano delle sedie vuote. Su ciascuno dei muri contornanti la tavola sono stati accostati tredici ritratti di dirigenti e religiosi. Al posto della loro presenza fisica, dei piccoli altoparlanti installati emanano i loro propositi. Con questi ultimi Muntadas critica le istituzioni del potere politico, religioso e culturale164. Anche le voci dei diversi interlocutori nell’opera della Landau provengono da altoparlanti nascosti nei muri intorno alla tavola e creano una sorta di scultura vocale, che riempie lo spazio mescolando gli accenti e dando all’opera una dimensione umoristica. È interessante ricordare a tal proposito un’opera di Marcel Duchamp, un artista pieno di senso dell’umorismo, che egli aveva immaginato, ma non aveva avuto il tempo di realizzare. Sarà John Cage a realizzarla successivamente in suo nome dopo il 1968. Intitolata Scultura Musicale quest’opera era destinata ad essere una scultura composta unicamente da diversi suoni, provenienti da alto parlanti inseriti nello spazio circostante165.
Un’altra opera sul medesimo tema è stata realizzata da Joshua Neustein166
: il
Progetto della Riviera di Gerusalemme (1971) L’arista aveva realizzato una sorta di
riviera ricreandone i suoni in una valle vicino a Gerusalemme, grazie all’uso di quattro megafoni e a cinquanta altoparlanti che aveva posizionato lungo
forma-tipo, della forma genitrice. Nel 1926, al suo secondo sbarco negli Stati Uniti, fu protagonista di un curioso caso giudiziario legato all'esportazione di una sua opera d'arte astratta: l'evento divenne noto con il nome di Caso Brancuși. Nel 1937 tornò in Romania, dove eseguì sculture per il giardino pubblico Targo Jui e si recò in India, dove progettò un tempio per la meditazione.
162 Ilan, Wizgan, op. cit., p. 185.
163 Antoni Muntadas è un artista di Barcellona, nato nel 1942. Ha studiato presso la Escuela de
Ingenieros Industriales. Vive a New York dal 1971. Ha lavorato come professore presso l'Università di San Diego, la Scuola di Belle Arti di Bordeaux e Grenoble, la Scuola Nazionale di Belle Arti di Parigi, l'Istituto d'Arte di San Francisco e l'Università di São Paulo. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Nacional de Artes Plásticas di Spagna. Nel 2009 ha ricevuto il premio Velazquez di arti plastiche. Il suo lavoro si basa sull'uso di tecnologie audiovisive: computer, video, internet, in relazione ai fenomeni sociali e come risposta critica ai mass media.
164 Ilan, Wizgan, op. cit., p. 185. 165 Ibid.
166
Nato in Polonia nel 1940 e attualmente con sede a Soho, New York, Joshua Neustein è riconosciuto oggi come il fondatore del concettualismo israeliano. Le sue mostre più importanti includono il Progetto della Riviera di Gerusalemme del 1971 e la Biennale di Venezia del 1995, dove egli rappresentò appunto Israele.
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. Nel caso di questa riviera immaginaria, come nel caso del ponte immaginario di Sigalit Landau, le voci registrate conferiscono all’insieme una realtà concreta.
Il soggetto ricorrente nell’esposizione One Man’s Floor is another Man’s Feeling riguarda quindi l’interdipendenza tra gli uomini e tra i popoli. Pur in modo delicato, talvolta indiretto, l’artista tratta comunque il tema della politica che incide sulla vita quotidiana, e ci mostra come l’arte possa descriverla, ma anche condizionarla. Il suo punto di vista è dialettico, comprende una visione innocente - attraverso gli occhi della bambina che si nasconde sotto la tavola - e quella più “calcolata” degli adulti che danno vita al dibattito, ma anche dei visitatori del padiglione che osservano la scena dall’alto. L’esposizione cerca di creare un punto di incontro tra l’ideale e il reale, quindi il mondo freddo e scaltro di coloro che prendono decisioni in ambito sociale ed economico, al fine di giungere finalmente ad un’organizzazione politica efficace e liberata dai contrasti.