NOTE METODOLOGICHE E DISEGNO DELLA RICERCA
3. I paradigmi, la metodologia e il metodo nella ricerca sociale
Quale differenza sussiste tra lavoro scientifico e lavoro operativo? Giannessi (1992, p. 2) rispondeva a questa domanda spiegando che essi si distinguono “dal metodo. Il primo (il lavoro scientifico) è rigoroso e si svolge senza nulla concedere all’improvvisazione, pur adeguandosi di volta in volta alle
85 L’Economia Aziendale, scienza in cui si colloca il presente contributo,
situazioni che possono sopravvenire, cioè ai fatti nuovi. Il secondo (il lavoro operativo), invece, viene attuato in conseguenza di impulsi, sollecitazioni, intuizioni i quali sovente hanno ben poco a che vedere con la razionalità”.
Il metodo, dunque, rappresenta l’elemento fondante di qualsiasi ricerca scientifica per tale motivo affrontare la questione metodologica (ossia le tecniche utilizzate per conoscere la realtà sociale) e la filosofia che sottende al metodo (cioè la metodologia) contribuisce alla validità e alla solidità dei risultati a cui essa perviene.
La metodologia ossia la logica entro cui si sviluppa la ricerca. Dalla metodologia si distingue il metodo che è costituito dalle tecniche operative che vengono impiegate dal ricercatore per l’acquisizione e il controllo dei propri risultati empirici (Corbetta, 2003a p. 7). Il metodo utilizzato può essere quantitativo, ad esempio l’applicazione di tecniche statistiche quali l’analisi multivariata, oppure qualitativo come la predisposizione di studio di casi.
La metodologia e il metodo dipendono dal paradigma accolto dalla comunità scientifica in un particolare momento storico.
Il concetto di paradigma è posto, da Thomas Kuhn, a fondamento dello sviluppo dalla conoscenza. Secondo il filosofo, le scienze non si sviluppano per accumulazione, ossia non sempre le nuove scoperte si aggiungono semplicemente al corpo conoscitivo preesistente, ma talvolta esistono scoperte e innovazioni talmente “rivoluzionarie” che interrompono il rapporto di continuità con le
conoscenze passate provocando un mutamento di come il “ricercatore guarda il mondo”, ossia un cambiamento di paradigma86.
Le scienze sociali, diversamente dalle scienze naturali87, sono caratterizzate da più paradigmi che coesistono in un determinato periodo storico, quindi non esiste un unico paradigma accettato dagli studiosi. In tal senso, la definizione di paradigma fornita da Kuhn viene accolta salvo per quanto riguarda l’aspetto della sua condivisione da parte della comunità scientifica (Corbetta, 2003a).
I paradigmi che hanno orientato la ricerca sociale sono principalmente due: il post-positivismo e l’interpretativismo. Come evidenziato dalla tavola 1, i due paradigmi si differenziano fondamentalmente in base alle risposte che fornisco a tre questioni: la questione ontologica (la realtà sociale esiste?), la questione epistemologica (la realtà sociale è conoscibile?) e la questione metodologica88 (come possiamo conoscere la realtà?).
Il paradigma post-positivista viene accolto nella ricerca sociale nel XIX secolo a seguito dell’enfasi posta sulle scienze naturali.
86 Il mutamento di paradigma produce secondo Kuhn (1962:25) “un
cambiamento dei problemi da proporre all’indagine scientifica e dei criteri con i quali la professione stabiliva che cosa si sarebbe dovuto considerare come un problema ammissibile o come una soluzione legittima ad esso”.
87 Kuhn cita, a titolo esemplificativo, il percorso evolutivo della fisica ottica nel
quale per un determinato periodo di tempo esisteva un unico paradigma accettato da parte della comunità scientifica. Nel XVII secolo la concezione dominante era quella newtoniana mentre oggi tale disciplina si basa sulla teoria quantistica sviluppata da Planck e Einstein, unico paradigma accettato e condiviso dagli studiosi della materia.
88 La questione metodologica non fa riferimento alla metodologia, che come si è
detto è la filosofia che sottende il metodo d’indagine, bensì è riferita al metodo e alle tecniche utilizzate nella ricerca.
L’applicazione di tale paradigma alle scienze sociale portava a studiare la realtà sociale con la stessa logica e lo stesso metodo utilizzato nelle scienze naturali. L’interpretativismo, invece, sostiene che la realtà sociale deve essere interpretata, e non semplicemente osservata per tale motivo considera fondamentalmente diverse le scienze sociali da quelle naturali (Corbetta, 2003a p. 18-46).
Tav.1 - caratteristiche dei paradigmi della ricerca sociale
Post - positivismo Interpretativismo
Realismo critico: la realtà sociale è reale, ma conoscibile solo in maniera imperfetta e probabilistica
Costruttivismo: il mondo conoscibile è quello dei significati attribuiti dagli individui.
Questione
ontologica Relativismo: le realtà conoscibili
variano nella forma e nel contenuto (realtà multiple)
Dualismo/Oggettività
Risultati probabilisticamente veri
Interdipendenza tra ricercatore e oggetto dello studio
Scienza sperimentale e formulazione di teorie multiple
Scienza interpretativa in cerca di significato
Questione epistemologica
Dalla spiegazione alla formulazione di leggi aperte e provvisorie
Dalla comprensione all’enunciazione di ideal-tipi
Sperimentale e manipolativa Interazione empatica
Osservazione Interpretazione Distacco tra osservatore e osservato Interazione tra osservatore e
osservato
Deduzione prevalente Induzione
Tecniche quantitative dominanti Tecniche qualitative Questione
metodologica
Analisi per variabili Analisi per casi
3.1. Un confronto tra ricerca quantitativa e ricerca qualitativa
I modi e gli approcci “di far ricerca” possono essere di tipo quantitativo o di tipo qualitativo, entrambi costituiscono fonti di conoscenza sociale.
Questi approcci si differenziano per l’impostazione della ricerca, la rilevazione delle informazione, l’analisi dei dati, la produzione dei risultati e l’obiettivo conoscitivo perseguito (Tav. 2). Tuttavia si condividono, tra le altre, le autorevoli affermazioni di Bryman (1988), Corbetta (2003a) e De Minico (1946), i quali evidenziano la complementarietà dei due approcci e l’impossibilità di definire a priori la superiorità o validità di un approccio rispetto all’altro.
In particolare, circa alle differenze nell’obiettivo perseguito si ricorda che la ricerca quantitativa persegue il fine di produrre generalizzazioni e quindi indicare gli aspetti che accomunano le unità analizzate, mentre la ricerca qualitativa è si focalizza sulle specificità delle diverse situazioni sociali.
Tav. 2 – Ricerca quantitativa e qualitativa: caratteristiche a confronto
Ricerca quantitativa Ricerca qualitativa
Relazione fra teoria e ricerca Strutturata Carattere deduttivo Aperta e interattiva Carattere induttivo Funzione delle letteratura Essenziale per la determinazione di ipotesi e teoria Ausiliaria
Concetti Operativizzati Orientativi, aperti Impostazione
della ricerca
Rapporto con
Interazione psicologica studioso-studiato
Osservazione scientifica,
distaccata e neutrale Immedesimazione empatica
Interazione fisica
studioso-studiato Distanza e separazione Prossimità e contatto Ruolo del soggetto
studiato Passivo Attivo
Disegno della
ricerca Strutturato, chiuso, precede la ricerca
Destrutturato, aperto, costruito nel corso della ricerca
Rappresentatività Campione statistico Singoli casi
Strumento di
rilevazione Uniforme per tutti i soggetti Variabile da soggetto a soggetto
Natura dei dati Oggettivi e standardizzati Ricchi e profondi Rilevazione
Oggetto dell’analisi La variabile L’individuo
Obiettivo dell’analisi
Spiegare la variazione
delle variabili Comprendere i soggetti Analisi dei dati Tecniche
matematiche e statistiche
Uso intenso Nessun uso
Presentazione dei
dati Tabelle Brani di interviste, testi Generalizzazioni Correlazioni, modelli causali, leggi, logica della
causazione
Classificazioni e tipologie, tipi ideali, logica della classificazione Risultati
Portata dei risultati Generalizzabilità Specificità
Fonte: adattamento da Corbetta (2003a p. 63)