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Parte seconda: Norme tecniche sui materiali

Nel documento Il riciclaggio delle pavimentazioni stradali (pagine 166-169)

Capitolo 10 Dall’approccio empirico a quello fondamentale

10.8. Linee guida di progetto e Norme Tecniche prestazionali ANAS 2008

10.8.2. Parte seconda: Norme tecniche sui materiali

Le Norme Tecniche prestazionali esprimono specifiche regole per realizzare gli interventi precedentemente esposti nelle Linee guida, mediante la formulazione e la verifica dei materiali da utilizzare nel pacchetto stradale, ponendosi l’obiettivo di ottimizzare il rapporto costi-benefici grazie all’utilizzo di materiale di recupero e di bitume modificato.

È proprio in questa parte del documento ANAS che sono ancora presenti delle indicazioni di tipo prescrizionale, tipiche dei capitolati tradizionali, ma che comunque sono in numero esiguo e servono solamente alla progettazione delle miscele.

Relativamente a questa seconda parte ci soffermeremo poco, proprio perché principalmente dedicata alle prescrizioni che vengono richieste ai materiali utilizzati nei singoli interventi.

Vengono inizialmente trattati i leganti bituminosi utilizzati nelle diverse tecniche e per i diversi tipi di interventi: si tratta di bitumi per il confezionamento di conglomerati bituminosi a caldo, o per lavori di riciclaggio a freddo mediante la tecnica di schiumatura, di emulsioni bituminose, sempre per lavori di riciclaggio a freddo, o per mani di attacco.

A seconda della tecnica specifica considerata, sono forniti dei range di valori, o delle soglie, per le caratteristiche che tali leganti dovranno possedere per essere utilizzati: per citarne sono alcuni, tra i più rappresentativi, ricordiamo ad esempio il Punto di Rammollimento, la Penetrazione, il Punto di rottura Fraas, la Viscosità Dinamica a 160°C, nel caso del bitume, il Rapporto e Velocità di espansione, il Tempo di dimezzamento, nel caso di bitume schiumato, il Contenuto di acqua e di legante, Grado di acidità, nel caso di emulsione bituminosa, e molte altre.

Vengono anche citati gli Attivanti Chimici Funzionali (ACF), gli Attivanti di adesione, i Dopes (DP), e le fibre per il rinforzo strutturale del bitume (FB), di cui vengono fornite indicazioni sul loro utilizzo e dosaggio; queste sostanze infatti permettono al bitume puro, di assumere nuove proprietà, migliorando le caratteristiche finali del prodotto stesso.

Gli ACF e i DP sono le principali classi di additivi esistenti. Gli ACF correggono alcune proprietà del legante bituminoso come la suscettività termica, l’elastoplasticità, la coesione, la viscosità, il comportamento reologico e la resistenza all’ossidazione. Sono spesso utilizzati nei processi di riciclaggio del conglomerato bituminoso per rigenerare le caratteristiche del bitume contenuto nel fresato: il loro dosaggio sarà direttamente influenzato dalle proprietà possedute dal bitume invecchiato, in particolar modo dalla sua viscosità, è verrà valutato come percentuale in peso rispetto al legante totale, secondo indicazioni della DL ed in accordo con i Laboratori accreditati o con il CSS. I DP invece sono sostanze tensioattive che migliorano la resistenza all’acqua delle miscele, agendo sulle condizioni di interfaccia inerte-legante in modo da favorire l’adesione tra bitume ed aggregato. Questa tipologia di additivi viene utilizzata a causa delle diverse proprietà adesive che il bitume presenta, a seconda della natura acida o basica degli aggregati. Gli attivanti di adesione impediscono che in caso di basse temperature o elevate deformazioni, se l’adesione è insufficiente, il velo di bitume si distacchi dall’inerte e permetta all’acqua di penetrare, impedendo al legame bitume- aggregato di ripristinarsi e provocando il degrado della pavimentazione. Il loro dosaggio dovrà essere tale da garantire le caratteristiche di resistenza allo spogliamento e di durabilità all’acqua previste dal capitolato.

Le fibre per il rinforzo strutturale del bitume sono invece dei prodotti che migliorano le caratteristiche strutturali del legante, conferendo al conglomerato finale una maggior resistenza a trazione ed un miglior comportamento a fatica.

Successivamente vengono esposti i possibili lavori di riciclaggio a freddo di conglomerati bituminosi e fondazioni: riciclaggio in sito mediante bitume schiumato (RBS), conglomerato a freddo schiumato in impianto (SCI), riciclaggio con emulsione (RE), misto cementato prodotto in centrale (MCI), misto cementato in sito (MCS). Per ciascuna tecnologia, dopo una breve descrizione della stessa, vengono fornite delle indicazioni di massima sulle modalità operative, sulle eventuali verifiche da effettuare prima dell’inizio dei lavori, o semplicemente su alcuni accorgimenti che devono essere presi, in relazione ai materiali costituenti, per ottenere un buon prodotto finale.

Vengono poi forniti i limiti del fuso granulometrico che deve contenere la curva di progetto, ed indicazioni sulla resistenza a compressione e a trazione indiretta su provini realizzati con pressa giratoria, secondo modalità di confezionamento opportunamente specificate.

percentuali ottime dei leganti, ossia cemento, bitume ed emulsione, e dell’acqua di compattazione, nonché di stabilire l’eventuale aggiunta di inerti di integrazione, per ottenere le migliori caratteristiche di resistenza possibili, i cui valori di riferimento sono stati già precedentemente indicati; per fare questo si realizzano 6 provini, con combinazioni differenti di acqua di compattazione e legante/i, a seconda della tecnologia utilizzata, confezionati con pressa giratoria secondo le modalità già descritte, che andranno maturati e portati a rottura con 3 prove a compressione e 3 a trazione indiretta: dai risultati di queste prove verranno determinate le percentuali ottimali dei componenti.

Vengono infine date delle indicazioni sulla posa in opera, se ci sono dei tempi che devono essere rispettati tra diverse fasi della lavorazione, se c’è un range di temperature in cui può essere effettuata la stesa oppure se sussistono condizioni ambientali che la vietano, se sono necessarie eventuali mani d’attacco o rifiniture superficiali con emulsione bituminosa; ma sono date anche indicazioni sulla modalità di compattazione, sul tipo di rullo che deve essere usato e su eventuali verifiche finali.

I capitoli successivi descrivono i Conglomerati bituminosi, le Miscele Drenanti Fonoassorbenti, l’Usura Drenante (DR) e il Drenante Alleggerito con argilla Espansa (DAE), i Trattamenti superficiali e altri tipi di lavorazioni minori. Anche in questo caso, come per i precedenti, sono previste delle prescrizioni generali (di massima) sulla lavorazione stessa, ad esempio sul tipo di inerti che deve essere utilizzato e sulle caratteristiche che devono possedere, sul fuso granulometrico di progetto della miscela finale, sulle caratteristiche prestazionali volumetriche e meccaniche, sulle verifiche finalizzate ad individuare la qualità del prodotto in opera, ed in generale su tutti i trattamenti specifici che competono ogni lavorazione.

Ad esempio nel caso di pavimentazioni drenanti le Norme prescrivono la discontinuità della curva granulometrica di progetto, che permette alle miscele di possedere un’elevata percentuale di vuoti intercomunicanti, che non solo assicurano lo smaltimento delle acque meteoriche, ma possiedono anche importanti proprietà fonoassorbenti, riducendo l’inquinamento acustico presente su strada.

Indubbiamente questa è la parte meno innovativa di tutto il documento ANAS, ma certe prescrizioni, anche in un approccio di tipo prestazionale, sono comunque necessarie e devono essere rispettate, o meglio autocontrollate, anche se da una prospettiva diversa: il fine ultimo di un capitolato non mira infatti alla perfezione teorica, ma a rispettare ciò che è reputato funzionale al raggiungimento del massimo risultato prestazionale in

opera [57].

Nel documento Il riciclaggio delle pavimentazioni stradali (pagine 166-169)