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Capitolo 3, Il primo impianto cristiano (Periodo 3)

3.5 La cristianizzazione di Trento alla luce delle fonti scritte

3.5.8 La Passio Sancti Vigil

Arriviamo ora alla testimonianza più importante fra quelli relative a Vigilio, vale a dire la Passio

Sancti Vigilii episcopi219. Benchè sia stata utilizzata fino agli inizi del XX secolo come un

documento storico, si tratta di una fonte che ha ben poca attinenza con la realtà. Il manoscritto più antico su cui è riportata è il codice XCV della Biblioteca Capitolare di Verona220 e si data al

IX-X secolo, esistono altre redazioni ma sono più tarde. Ad un'analisi accurata, basata solo sulla critica interna al testo, appare evidente l'astoricità della fonte221, ma sono proprio i dati meno

conciliabili con l'epoca in cui si vuole sia stata scritta (gli anni immediatamente prossimi alla morte del santo) che ci aiutano a capire in che periodo possa essere stata composta l'opera. Ma procediamo con ordine. A parte dettagli come l'elezione a vescovo a venti anni di età e i caratteri miracolistici di cui è intrisa l'opera appaiono diverse incongruenze facilmente rilevabili, prima tra tutte il presunto legame con la metropoli di Aquileia. Secondo la Passio Vigilio, dopo essere stato acclamato dal popolo e dal clero, sarebbe stato consacrato dal vescovo aquileiese fuori le mura della città, con tutta probabilità nell'edificio sacro che, attraversando varie fasi costruttive e ricostruttive, sarebbe poi divenuto l'attuale cattedrale. Questo contrasta con tutti i documenti storici in nostro possesso, prima esaminati, che invece a più riprese confermano il legame tra Vigilio e la diocesi milanese nella persona di Ambrogio. Non è questa la sede per affrontare l'ampio e dibattuto problema circa la contemporanea esistenza e la relativa giurisdizione delle due sedi metropolitane, Milano e Aquileia, alla fine del IV e agli inizi del V secolo222. Il dato incontrovertibile è il ruolo primaziale riconosciuto da Vigilio ad Ambrogio,

come appare chiaramente dalle lettere di entrambi e dal fatto che Ambrogio stesso avesse inviato i futuri martiri a Trento. Che poi tale autorità spettasse ad Ambrogio de jure o de facto è questione che non possiamo affrontare qui, limitandoci a riconoscere come una narrazione, seppure agiografica, scritta a ridosso della morte di Vigilio non avrebbe enfatizzato il legame con la sede aquileiese tacendo quello con la diocesi ambrosiana. Ricordiamo solo che nell'elenco dei vescovi partecipanti al Concilio di Milano del 451 il vescovo di Trento non è presente, lasciando così intendere che in questa data già facesse riferimento al metropolita di Aquileia223.

219 L'analisi più recente dei manoscritti in VERRANDO 2000, edizione critica in CESARINI SFORZA 1905. 220 Ff. 174r-177r, vedi MARCHI 1996, p. 173 ss.

221 Già ampiamente riconosciuta da ROGGER 1967.

222 Citando solo alcuni testi di riferimento nei quali si può trovare bibliografia più specifica: MENIS 1973; LIZZI 1989;

SPINELLI 2000. Sui legami intellettuali tra Cromazio diAquileia e Ambrogio vedi RAMELLI 2008.

223 D'altra parte nel 442 il vescovo di Aquileia è già chiamato metropolita dal pontefice stesso, che infatti con questo

Anacronistica è anche la fondazione da parte di Vigilio di trenta chiese nelle diocesi di Verona e Brescia: si tratta evidentemente del tentativo di legittimare la diocesi tridentina nelle sue successive pretese su questi territori, che invece passeranno in mano trentina dopo l'occupazione longobarda, grazie all'annessione dei ducati di Brescia e Trento ad opera di Alachi.

La Passio presenta Vigilio stesso come martire, notizia che non viene confermata da alcuno dei documenti coevi prima analizzati, nemmeno nel Martirologio Geronimiano224, composto

approssimativamente alla metà del V secolo forse in area aquileiese. Qui vengono ricordati come martiri solo i tre anauniensi, alla data del 29 maggio, ma non viene mai nominato il vescovo tridentino, che invece troviamo indicato come martire già nei primi anni della seconda metà del V secolo nel carme che Venanzio Fortunato225 scrive per la dedica della chiesa di S.

Andrea a Ravenna. In tale chiesa vengono deposte le reliquie di Martirio, Sisinio, Alessandro e Vigilio, anch'egli ucciso da rustica turba. Quest'ultimo, che si fa poi seppellire accanto ai martiri nella basilica fuori le mura (come del resto aveva fatto anche Ambrogio, a sottolineare il legame sempre con la sede milanese), assurge in realtà al rango di martire proprio in virtù della vicinanza spaziale delle sepolture226.

Il dato storicamente verosimile di maggiore importanza è, come già detto, l'attribuzione a Vigilio del terzo posto nella serie episcopale. Quindi al momento della composizione della

Passio la comunità cristiana tridentina non avevo ancora perso memoria delle proprie origini,

non essendosi ancora imposto il principio della apostolicità riguardo l'origine delle diocesi, criterio che porterà invece nell'XI secolo a collocare Vigilio al diciottesimo posto della lista (nel

Dittico Udalriciano), ponendo le basi per un fraintendimento storico perdurato fino ad anni

224 Acta Sanctorum. Novembris II, 2, p. 280. 225 MGH, Auctores Antiquissimi, IV, 1, pp. 8-9.

226 L'Italia settentrionale si caratterizza per la scarsità di martiri, spicca solo la diocesi milanese che ne annovera sette.

Inevitabili quindi i tentativi di recuperare figure di tal genere, come a Ravenna dove divengono martiri locali Vitale di Bologna e il ligure Ursicino, vedi PICARD 1988, p. 311. La memoria del martirio eroico di Vigilio può essere letta,

vista anche la data di composizione della Passio, nel quadro dei difficili rapporti con i nuovi dominatori ariani, prima Goti poi Longobardi, nel tentativo di proiettare nel passato la necessità tutta attuale della difesa della ortodossia in territori in cui gli eserciti dei nuovi signori eretici erano soliti transitare; ma del resto nella Venetia et

Histria i martiri sembrano raggrupparsi proprio nei momenti storici cruciali, indicatori della necessità di una

rinnovata identità attorno alla propria chiesa, vedi TAVANO 1990, p. 65. Nella stessa chiave può essere letta anche la

descrizione, tramandata in leggende di VIII-IX secolo, della energica opera missionaria di Gaudenzio di Novara e dei suoi collaboratori, mentre all'opposto nelle aree ortodosse e romane (vale a dire bizantine) di Aquileia e del territorio veneto-istriano, rimaste tali anche dopo la discesa dei Longobardi, mancano le figure del martire militare o del missionario eroico, vedi CRACCO RUGGINI 2000, pp. 32-33. Notiamo come in area adriatica e nella metropolia

aquileiese si trovi diffuso il culto di S. Vigilio: una giustificazione può essere trovata nel tentativo operato, se non immediatamente dopo la morte del vescovo tridentino, comunque nell'arco del V secolo, di saldare i legami con le sedi più lontane che facevano riferimento al vescovo e poi patriarca aquileiese nel momento in cui Aquileia si stava affermando come sede metropolitana, vedi VILLA 2000, nota 52.

relativamente recenti.

Quasi tutti gli studiosi sono concordi nell'assegnare l'elaborazione della Passio genericamente all'età longobarda (tra la fine del VI e la fine dell'VIII), seppur con qualche sfumatura. M. Forlin Patrucco227 preferisce pensare alla prima età longobarda, la fine del VI, collegando la stesura del

testo agiogafico al riavvicinamento tra la classe dirigente longobarda e i vescovi tricapitolini. Tale riconciliazione si compirebbe anche nella rinnovata iniziativa di evangelizzazione, ad opera della corte longobarda, sotto la spinta del monaco Secondo di Trento (o di Non)228, abile

mediatore presso la corte di Teodolinda, sorella della duchessa di Trento, e del re longobardo Autari, sposatisi nel 589. In questo quadro si inserirebbe il recupero del culto dei martiri anauniensi e la compilazione della Passio229. J.C. Picard, all'opposto, ipotizza che la

composizione della Passio sia avvenuta già in età carolingia230, alla fine dell'VIII se non agli inizi

del IX, nel momento in cui in Italia settentrionale si afferma la narrazione agiografica come strumento indispensabile al culto tributato ai santi vescovi, questo al fine di sostenere l'apostolicità della propria sede. Che si opti per la datazione alta o per quella bassa, siamo comunque in un'epoca ben lontana dai fatti, che vengono narrati secondo criteri di opportunità anche politica che non sono certo quelli degli inizi del V secolo, ma che vanno letti nello scenario politico concernente lo Scisma dei Tre Capitoli. Durante tale periodo, Trento, aderendo ai separatisti, esalta il suo legame con il vescovo scismatico aquileiese. La città che viene descritta nella Passio, quindi, è quella che l'anonimo estensore vede al momento della composizione del testo e che viene calata nel passato ormai mitico dei tempi di Vigilio.