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Un patrimonio inutile o per il pubblico bene ? Soppressioni, fiscalità e Chiesa nell'età del giurisdizionalismo settecentesco: i recenti sviluppi della

La nodale questione delle soppressioni nel Settecento lombardo fra storiografia economica, problematiche fiscali ed aspetti inter-

1.1 Un patrimonio inutile o per il pubblico bene ? Soppressioni, fiscalità e Chiesa nell'età del giurisdizionalismo settecentesco: i recenti sviluppi della

storiografia economica lombarda ed italiana.

A metà degli anni Settanta, nella Storia d'Italia Einaudi e nella Storia economica

dell'Europa preindustriale, compare una singolare valutazione del peso e della

diffusione della proprietà ecclesiastica negli Stati italiani durante l'età moderna.1 R.

Romano si sofferma sulla crisi trecentesca dei patrimoni ecclesiastici nell'Italia del Nord, collegandola alla profonda divaricazione successiva per la quale “nel secolo XVIII la proprietà ecclesiastica rappresenterà nel Sud circa il 70 per cento del totale e poco più del 10- 15 per cento nell'Italia del Nord. Tale impostazione, che non ha fatto altro che riprendere un vecchio studio di Cipolla, incentrato, peraltro, sul periodo XI- XVI secolo, ma dal titolo significativo, Une crise ignorée. Comment s'est perdue la

proprieté ecclesiastique dans l'Italie du Nord entre le XI et le XVI siècle, é stata

rimessa in discussione, poi, da Rosa e Stumpo.2

Ad essi, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, hanno fatto seguito le ricerche dell'Istituto di storia economica della Cattolica, imperniate non solo sullo studio delle riforme

censuarie e, quindi, sulle vicende controverse del Catasto teresiano in genere, ma

anche, su come l'applicazione di tali riforme dovette riguardare e coinvolgere gli immensi patrimoni del clero regolare nella Lombardia austriaca e la conseguente, dibattuta, vicenda delle soppressioni.

Il caso lombardo, poi, dal lato anche della storiografia economica, rappresenta, nell'ambito italiano, un precedente importante per la Storia religiosa: sono stati gli studi di Romani e di Zaninelli, seguiti daTaccolini negli anni Novanta ad animare tutto il dibattito sulla proprietà fondiaria, sul fisco e sulla tassazione del clero, incentivando studiosi di storia “istituzionale” come Capra, Mozzarelli, Toscani e, per certi versi, Vismara Chiappa, a riconsiderare la loro impostazione giurisdizionalista per avvicinarsi alle grandi tematiche dell'accumulazione dei beni ecclesiastici e della

loro gestione nel periodo di passaggio verso il regime napoleonico.3

1 Romano R., La storia economica. Dal secolo XIV al Settecento, Einaudi, Torino 1975, vol. 2. 2 Cfr. Cipolla C. M., Une crise ignorée. Comment s'est perdue la proprieté ecclésiastique dans

l'Italie du Nord entre le XI et le XVI siècle, in “Annales Economie, Societé, Civilisation”, anno 3

(1947), pp. 317- 327; Stumpo E., Il consolidamento della grande proprietà ecclesiastica nell'età

della Controriforma, in Chittolini G.- Miccoli G. (a cura di), La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all'età contemporanea, in “Storia d'Italia”, Annali 9, 1986, pp. 265- 294; Rosa M., La Chiesa meridionale nell'età della Controriforma, in Ibidem, pp. 295- 346.

3 Cfr. Romani M., L'economia milanese nel Settecento,Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri

Prima di essi, con un saggio “illuminante” del 1969, si era occupata della delicata questione della tassazione degli ecclesiastici nella Lombardia del XVIII secolo la

storica modernista Sebastiani.4

Nell'estratto, al quale viene allegata una memoria di Pompeo Neri, dopo un breve riassunto in cui l'autrice ripercorre le precedenti tappe relative alle immunità ed alle esenzioni del clero milanese in materia fiscale (a partire, per la precisione, dalla seconda metà del secolo XVI con San Carlo Borromeo e con la bolla In coena

Domini), il tema principale diventa quello di estendere anche ai beni del clero quel

riassetto tributario che si pensava di introdurre in Lombardia”. Tema che, a detta della

dall’editto del 1718 al 1783, Milano, Vita e Pensiero, 1963; Taccolini M., Riordino dei tributied esenzione dei beni ecclesiastici dello Stato di Milano nel Settecento; primi risultati, in “Annali di

Storia moderna e contemporanea”, anno III (1997), vol. 3, pp. 87- 137; Id., L’esenzione oltre il

catasto, Milano, Vita e Pensiero, 1998; Id., La consistenza e la localizzazione dei beni ecclesiastici esenti dello Stato di Milano nelle Rilevazioni di Francesco Fogliazzi (1770- 1772),

in SISE (Società Italiana degli Storici Economici, a cura di), Tra rendite e investimenti.

Formazione e gestione dei grandi patrimoni in età moderna e contemporanea: atti del terzo

Convegno nazionale (Torino, 22- 23 novembre 1996), Bari, Cacucci, 1998, pp. 585- 614; Id., La

soppressione di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca del settecento: contributo per una giustificazione economica, in “Annali di storia moderna e contemporanea”, anno IV (1998),

vol. 4, pp. 96- 116; Id., Per il pubblico bene, Roma, Bulzoni, 2000. Attualmente, il lavoro intrapreso dall'Istituto “Mario Romani” continua, sempre sotto l'attenta direzione di M. Taccolini, presso l'Istituto di Filologia e Storia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore- sede di Brescia. I temi di ricerca, in questo caso, riguardano gli aspetti economici, sociali e religiosi della realtà bresciana fra Sette- Otto e Novecento, con una particolare attenzione allo studio delle

Congregazioni. Per quanto riguarda alcuni, recenti, contributi dei summenzionati C. Capra, X.

Toscani e P. Vismara Chiappa, fra i numerosi, si possono ricordare le seguenti opere, in cui, effettivamente, si nota una maggiore “sensibilità” a tematiche proprie della storia economica come, fisco, danaro, prestito ed in cui la Chiesa continua a svolgere un ruolo determinante, soprattutto nel XVIII secolo: Cfr. Capra C., Riforme finanziarie e mutamento istituzionale nello

Stato di Milano; gli anni Sessanta del secolo XVIII, in “Rivista storica italiana”, anno XCI

(1979), vol. II- III, pp. 313- 368; Id., Sale e fiscalità in uno scritto inedito di Pietro Verri, in Ceschi R.- Vigo G. (a cura di), Tra Lombardia e Ticino. Studi in memoria di Bruno Caizzi, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 1995, pp. 109- 124; Id., The Italian States in Early Modern

Period, in Bonney R. (a cura di), The rise of a fiscal State in Europe, Oxford, Clerndoon Press,

1999, pp. 417- 442; Id., I progressi della ragione: vita di Pietro Verri, Bologna, Il Mulino, 2002; Toscani X., L’officio delle riforme: la chiesa di Pavia in età teresio-giuseppina, in Diocesi di

Pavia, Brescia, La scuola, pp. 327- 347; Id, La chiesa di Pavia in età moderna, in Diocesi di Pavia, Brescia, La scuola, 1995, p. 267- 348; Vismara Chiappa P., La Chiesa nell'epoca dell'assolutismo e dell'illuminismo: egemonia francese, giansenismo, missioni (XVII- XVIII secolo) di Wolfang Muller, quintin Aldea, Johannes Beckmann, Milano, Jaca Book, 1978-

Aggiornamento 1994; Id., Valori morali e autonomia della coscienza. Il dibattito sul prestito a

interesse nella Chiesa moderna, Milano, Vita e Pensiero, 1998; Id, Cattolicesimi: itinerari sei- settecenteschi, Milano, EDB, 2002 Id, L'età della ragione: 1620/30- 1750 (a cura di), Roma,

Città Nuova, 2003; Id, Oltre l'usura: La Chiesa moderna e il prestito a interesse, ed. Rubbettino, 2004; Vismara Chiappa P.- Mezzadri L., La Chiesa tra Rinascimento ed Illuminismo, Roma, Città Nuova, 2006.

4 Sebastiani L., La tassazione degli ecclesiastici nella Lombardia Teresiana in Biblioteca della

studiosa, appariva affatto insolubile ai membri della prima Giunta del censimento

(1718- 1733).5

“Quest'ultima”- scrive Sebastiani- “ aveva cercato a più riprese di affrontare la

questione delle esenzioni ecclesiastiche, ma non era riuscita a risolverlo”.6

Si era, infatti, ben lontani dal mettere in discussione il principio che i beni “antichi” della chiesa erano da considerarsi immuni per lo meno per la parte dominicale; ma molte erano le incertezze sull'estensione della colonica ed anche sulla data da cui le proprietà ecclesiastiche di recente acquisto dovevano godere dell'esenzione. La

Giunta Neri, pertanto, che inizierà i lavori nel 1749 (sarà, poi, sostituita nel 1758 da

una delegazione interina, sciolta, a sua volta, nel 1759 dopo la pubblicazione dell'editto imperiale che rendeva operante il censimento), si troverà ad affrontare la delicata questione con piglio tale, poi, da portare alla definitiva rottura dei rapporti fra il ministro toscano, più decisionista, ed il plenipotenziario austriaco Beltrame Cristiani.

Il limite principale della pubblicazione, comunque, stà tutto nell'aver “condotto” il dibattito sotto un' ottica ancora giurisdizionalistica. “Per risolvere il problema di immunità ed esenzioni”- constata Sebastiani, riprendendo le “Memorie” di Neri- “ l'unica soluzione prospettata come possibile é un intervento preciso da parte del sovrano, proprio perché le disposizioni della Giunta possano ridursi ad atto pratico

senza clamori degli ecclesiastici che turbino la pacifica esazione del censo”.7

La definitiva rottura fra Neri e Cristiani avviene sulla questione della colonica: nella Memoria redatta nel 1757, e riportata da Sebastiani, emerge in modo evidente come, contrariamente alla Giunta presieduta dal politico toscano, il governo di Vienna volesse intavolare trattative concordatarie con Roma.

“La stessa realta politica del clero milanese, che tanto preoccupava il Neri”- aggiunge Sebastiani- “ é posta, volutamente, in secondo piano di fronte a quelle esigenze di sovranità statale che gli uomini delle riforme andavano sempre più coscientemente proponendosi; allora era stato lui a consigliare la soluzione del

concordato, che adesso considera inutile e dispendiosa”.8

Il “Mario Romani”, dal canto suo, fa proprie queste osservazioni ed inizia a riproporre e ad affrontare, di petto, il nocciolo della questione sotto una nuova visuale: il rapporto fra patrimonio ecclesiastico ed illuminismo, in cui emergono, per la prima volta, chiare e nitide, le ragioni economiche di razionalizzazione dello

Alighieri”, 1969, pp. 5- 67.

5 Ibidem, p. 6. Sulla figura centrale del ministro toscano Pompeo Neri, chiamato a servire l'Impero

nell'età delle riforme, oltre lo studio della citata L. Sebastiani e quelli di S. Zaninelli e M. Taccolini, rimangono poche monografie specialistiche: un convegno ed un contributo di F. Saba. Per l'esattezza si tratta di: Conte L., Il catasto lorenese, in Fratoianni L.- Verga M., Pompeo Neri, Atti del colloquio di studi (Castelfiorentino 1988), Castelfiorentino, Società Storica della Valdesa, 1992, pp. 377- 390 e Saba F., P. Neri, Relazione dello stato in cui si trova l'opera del

censimento universale del ducato di Milano nel mese di maggio dell'anno 1750, Milano, 1985.

6 Ibidem, p. 8. 7 Ibidem, p. 8. 8 Ibidem, p. 11.

sfruttamento fondiario. Zaninelli e, soprattutto,Taccolini, evidenziano come i sovrani riformistici austriaci Maria Teresa a Giuseppe II, oltre che, naturalmente, volere una riforma interna del clero regolare sulla base della seicentesca bolla innocenziana, con la loro politica giurisdizionalista (ovvero del controllo dello Stato sulla Chiesa)

volevano perseguire la cosiddetta pubblica felicità.9 La gestione dei beni ecclesiastici,

già condannata per la sua scarsa efficienza, viene messa in discussione per il basso livello produttivo e per l'irrazionale conduzione economica complessiva. L'originalità di una simile impostazione di studi (più che trentennale, a partire dal 1977) stà, quindi, nello sviluppare una riconsiderazione degli studi su Censo e Catasto teresiani, coinvolgendo un soggetto, “fino ad allora” (anni Settanta) “quasi del tutto assente”: il clero regolare ed il proprio patrimonio. Per fare questo, subito dopo la morte del 9 Sulla vasta bibliografia in merito al riformismo austriaco in Lombardia ed alle teorie

giurisdizionalistiche basate sul febronianesimo, si rimanda ad A. C. Jemolo, voce

Giurisdizionalismo, in “Enciclopedia del diritto”, vol. XIX, Milano, Giuffré, pp.185- 190. Si

veda anche Piola A., voce Giurisdizionalismo in “Novissimo digesto italiano”, Torino, Utet, 1968, pp. 983- 986; Kovacs E., voce Giuseppinismo in “Dizionario degli istituti di perfezione”, Roma, ed. Paoline, 1988, pp. 1358- 1368; Castiglioni C., Documenti sulle riforme

giuseppinistiche, in “Memorie storiche della Diocesi di Milano”, anno IV (1957), n° 4, pp. 197-

211; Valsecchi F., L’assolutismo illuminato in Austria e Lombardia, II, Bologna, Zanichelli, 1931-1932; Rizzo O., La politica ecclesiastica degli Asburgo in Lombardia e l’apporto di

Giovanni Bovara, “Archivi di Lecco”, VII, n° 3, aprile- giugno 1984; Ruffini F., La libertà religiosa. Storia dell’idea, introduzione di A. C. Jemolo, Milano, Feltrinelli, 1991, p. 237.

Ancora, occorre ricordare, in generale, Continisio C., Repubblica e virtù: pensiero politico e

monarchia cattolica tra XVI e XVII secolo (a cura di Continisio C., Mozzarelli C.), Bulzoni,

1995, Roma; Rosa M., Settecento religioso. Politica della Ragione e religione del cuore, Venezia, Marsilio, 1999, oltre la già ricordata P. Vismara Chiappa (Vismara Chiappa P.,

Cattolicesimi: itinerari sei- settecenteschi,cit.; Id., La Chiesa nell'epoca dell'assolutismo e dell'illuminismo: egemonia francese, giansenismo, missioni (XVII- XVIII secolo) di Wolfang Muller, quintin Aldea, Johannes Beckmann, cit.; Id., L'età della ragione: 1620/30- 1750 (a cura

di), cit.; Vismara Chiappa P.- Mezzadri L., La Chiesa tra Rinascimento ed Illuminismo, cit.), Zardin (Zardin D., Tra Chiesa e società laica: le confraternite in epoca moderna in “Annali di storia moderna e contemporanea”, anno X (2004), vol. 10, pp. 529- 546) e Zarri (Zarri G.,

Monasteri femminili e città (secoli XV- XVIII), in Chittolini G.- Miccoli G. (a cura di) Storia d'Italia. Annali, IX, La Chiesa ed il potere politico dal Medioevo all'età Contemporanea, Torino,

1986, pp. 357- 429). Sull’episcopalismo in Austria si veda “il classico” di Hontheim Febronius,

De Statu Ecclesiae et legittima protestate Romani Pontificis liber singularis ad reuniendos dissidentes in religione Christianos compositus, Francoforte, Esslinger, 1763. L’opera era stata

tradotta anche in italiano da Francesco Rossi sotto questo titolo: Dello Stato, della Chiesa e della

legittima potestà del Pontefice Romano. Trattato composto da Giustino Febronio, Giureconsulto, ad oggetto di conciliare le discordie tra li cristiani in materia di Religione, tradotto dall’originale latino, Venezia, Bettinelli, 1767. Sono da ricordare ancora Z. B. Van

Espen con Opera Omnia Canonica. In Sex partes distributa, Lovanii, Sumptibus Societatis, 1732; Id., Jus ecclesiasticum universum, Neapoli, expensis A. Cervonii, 1766- 1769; Leclerc G.,

Zeger- Bernard van Espen (1646- 1728) et l'autorité ecclesiastique: contribution a l'histoire des theories gallicanes et du jansenisme, Zurich, PAS, 1964 ed Annoni A., Giurisdizionalismo ed

episcopalismo, in Caprioli A. - Rimoldi A.- Vaccaro L. (a cura di) Chiesa e società lombarda. Appunti per una storia religiosa delle diocesi lombarde (Storia religiosa della Lombardia),

fondatore (Romani, nel 1977), le azioni di ricerca si sviluppano (1977) sulla distribuzione della proprietà fondiaria nella Lombardia del secondo Settecento, proponendosi di ricostruirne alcuni aspetti fondamentali, rilevanti sotto il profilo economico e sociale, quale, per categoria sociale di appartenenza del proprietario (il clero, per esempio). Prospettiva d'indagine che, ritenuta di grande interesse per la storiografia coeva specializzata (Dal Pane), proprio dall'esame preciso dei documenti del Catasto teresiano e dalla vendita dei beni nazionali, porta i primi risultati nella metà degli anni Ottanta.

Infatti, sono i lavori di Zaninelli, Cova, Bianchi e Galli a chiudere, nel 1983, questa prima fase di studi con un convegno in cui, Carera affronta direttamente il tema della

proprietà ecclesiastica nella Lombardia austriaca.10

La seconda fase di studio prenderà avvio nel biennio 1990- 1992 e si concluderà, nel

2000, con l'uscita di Per il pubblico bene diTaccolini.11

Fin dai titoli delle opere, avviando un'indagine sul secondo periodo del Catasto teresiano (1749- 1760), dopo aver studiato ed esposto, nel 1997, in una pubblicazione apparsa su “Annali di Storia moderna e contemporanea” i primi risultati del riordino tributario e dell'esenzione dei beni ecclesiastici, lo storico arriva all'importante pubblicazione, frutto di queste prime analisi, L'esenzione oltre il Catasto, dove affronta, in maniera approfondita, le vicende di un istituto che sarà, poi, centrale, nell'analisi della politica soppressiva teresiano- giuseppina: la Giunta Economale

divenuta, poi, Commissione Ecclesiastica.12

L'altro punto nodale del lavoro diTaccolini é il Sussidio Ecclesiastico, ovvero quel contributo sino ad allora corrisposto ad libitum del pontefice romano, “che comunque veniva inquadrato come contropartita offerta dalla Chiesa a copertura delle esenzioni ancora esistenti e che non poteva risolversi con la pur vittoriosa battaglia politico- 10 Zaninelli S. (a cura di), La proprietà fondiaria in Lombardia dal catasto teresiano all'età

napoleonica, Milano, Vita e Pensiero, 1986 ed in particolare, ivi, Carera A., Agricoltura e regime fondiario: La proprietà ecclesiastica della terra nelle aree di collina, altopiano e pianura dello stato di Milano del primo Settecento, pp. 3- 92

11 Cfr. Taccolini M., Riordino dei tributi ed esenzione dei beni ecclesistici dello Stato di Milano nel

Settecento; primi risultati, cit; Id., L’esenzione oltre il catasto, cit.; Id., La consistenza e la localizzazione dei beni ecclesiastici, cit.; Id., La soppressione di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca del settecento, cit. ; Id., Per il pubblico bene, cit.

12 Fra i maggiori studi fatti a proposito dell’importanza di questa Giunta, oltre a C. Capra che, nella

sua opera, redatta assieme a D. Sella, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, ne analizza alcune salienti tappe storiche occorre ricordare che M. Taccolini, soprattutto nel lavoro Per il pubblico

bene, alle pagine 11- 39, riesce perfettamente ad inserire la nascita della Giunta Economale alla

base della complessa strategia delle soppressioni, fornendo un opportuna chiave d’interpretazione economica e sociale (Cfr. Taccolini M., Per il pubblico bene, cit. pp. 11- 39; Sella D. - Capra C., Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, Torino, UTET, c1984). Da segnalare sono anche, per una visione storica d’insieme, le opere di P. Vismara Chiappa, La soppressione

dei conventi e dei monasteri in Lombardia nell’età Teresiana, in De Maddalena A.- Rotelli E.-

Barbarisi G. (a cura di), Economia, istituzioni e cultura in Lombardia nell’età di M. Teresa, III, Bologna, Il Mulino, pp.481- 500, e di A. Visconti, Su alcuni caratteri della politica ecclesiastica

del governo austriaco in Lombardia, in “Archivio Storico Lombardo”, anno XLVII (1920), serie

diplomatica combattuta soprattutto negli anni 1770- 1772, che ne sanciva

l'obbligatorietà legittimata dal potere statale”.13

Unendo, quindi, la delicata questione del trattamento fiscale riservato ai beni appartenenti ad enti ecclesiastici con quella della quantificazione e valutazione della consistenza economica della proprietà fondiaria conservata dai medesimi enti nel territorio lombardo nel corso del XVIII secolo, lo storico bresciano riesce a ben integrare, da un lato, l'interesse del principe assolutista e illuminato per la direzione unilaterale (a proprio vantaggio) dei rapporti tra Stato e Chiesa, in una visione puramente giurisdizionalistica e, dall'altro, tutte le operazioni connesse all'incameramento dei beni di conventi, viste sotto un risvolto economico particolarmente forte. La terra, ovvero il possesso fondiario della Chiesa e degli ordini religiosi, diviene, quindi, perTaccolini, oggetto di una politica economica aggressiva e determinata, ma non altrettanto efficace nella sua esplicazione, “dato che tendevano ad affermarsi, nella successiva fase leopoldina nuovi ed intransigenti interessi locali”.14

La fine, con le soppressioni e le “chiusure” settecentesche, di una “lunga parentesi” che aveva dato centralità al clero regolare per almeno due secoli, secondo Aymard, non poteva, comunque, “ammettere al dibattito solo i vincitori della contesa illuministica (lo Stato, la parrocchia e le diocesi per la Chiesa secolare), sia perché ciò non giova alla storia”, sia perché era necessario osservare in modo pertinente e, finora, quasi del tutto inesplorato, il legame stretto fra esiti dell'accumulazione dei beni del clero regolare, capitalismo agrario e conseguenze delle soppressioni nell'età delle riforme.15

A differenza del “Mario Romani”, che ha incentrato un proprio filone di studi proprio 13 Il complesso tema, relativo all’istituto del Sussidio Ecclesiastico ed alle sue vicende nel periodo

precedente la politica delle soppressioni, é stato studiato da pochi “addetti ai lavori”. Il primo ad affrontare il tema era stato S. Pugliese con il volume Condizioni economiche e finanziarie nella

Lombardia del XVIII secolo, Torino, Bocca, 1924; ad esso si sono, poi, aggiunti i lavori di L.

Sebastiani, C. Capra, M. Taccolini ed O. Pasquinelli. L. Sebastiani ha scritto un saggio dal titolo

Un capitolo della politica giurisdizionale: il dibattito sul Sussidio Ecclesiastico (1767- 1772) in Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell’età di M. Teresa, vol. III, Bologna, 1982, pp.

851- 860. Lo storico C. Capra, nel 1979, affrontava il contrastato capitolo in un contributo:

Riforme finanziarie e mutamenti istituzionali nello Stato di Milano: gli anni sessanta del secolo XVIII in “Rivista storica italiana”, fascicolo II- III, anno XCI (91), 1979, Edizioni scientifiche

italiane, Napoli, pp. 313- 368. Indubbiamente, le opere più rilevanti pubblicate recentemente sono quelle di M. Taccolini, il quale ha dedicato ai sussidi ecclesiastici gran parte dei propri lavori e, fra queste, é da segnalare L’esenzione oltre il catasto, cit.In essa, l’autore da’ un ampio spazio ai sussidi nella seconda parte, cap. IV (pp.127-168), oltre alla successiva analisi delle rilevazioni del Fogliazzi (cap. V). Si tratta di un volume di largo respiro (pp. 282), di ampia ed assai ben documentata tematica. Un lavoro prettamente archivistico ha svolto, invece, O. Pasquinelli nel suo articolo I sussidi ecclesiastici nella fiscalità della Lombardia austriaca del XVIII secolo attraverso i documenti dell’archivio dell’Arcidiocesi milanese, in “Ricerche

storiche sulla Chiesa Ambrosiana”, anno XVIII (2000), n° 18, pp. 137-173.

14 Taccolini M, Per il pubblico bene, p. 15.

15 Aymard M., La transizione dal feudalesimo al capitalismo, in Storia d'Italia Einaudi, Annali,

sul rapporto “Chiesa- proprietà fondiaria- fiscalità- giuseppinismo/giurisdizionalismo- soppressioni”, il resto della storiografia economica italiana, a partire dagli anni Settanta, si occupa di altri aspetti, ancora legati a questioni istituzionali: si tratta di C. Vivanti e dell'intera collana Storia

d'Italia, di Donati, Rosa, Boesch Gaiano, Bizzocchi, Fragnito e Scaraffia.16

Nel frattempo, dalla seconda metà degli anni Settanta ad oggi, sono stati prodotti numerosi ed importanti studi che hanno messo il Meridione all'avanguardia nell' analisi della presenza, dell'organizzazione e del peso economico e sociale del clero regolare nel XVIII secolo.

Per l'esattezza, parliamo dei primi studi di Lauro e De Marco, dei contributi precisi di Placanica e, da ultimo, di Poli che, nelle sue Inchieste europee sui beni

ecclesiastici del 2005, raccogliendo alcuni importanti interventi di Gaudioso, Novi

Chavarria e Campanelli, rivisita la tradizionale impostazione giurisdizionalistica giannoniana, “riesaminando il problema della ricchezza della Chiesa in relazione al

suo ruolo nella società meridionale moderna”.17

16 Cfr. Donati C., Istituzioni ecclesiastiche e società nell'Italia moderna, in “Società e storia”, anno

III (1980), n° 7, pp. 157- 68; Rosa M, Chiesa, idee sui poteri e assistenza in Italia dal Cinque al