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Le soppressioni di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca del Secondo Settecento: temi e dibattiti.

La nodale questione delle soppressioni nel Settecento lombardo fra storiografia economica, problematiche fiscali ed aspetti inter-

1.2 Le soppressioni di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca del Secondo Settecento: temi e dibattiti.

Uno dei temi più frequentemente lambiti ma mai approfonditi dalla ricca e vasta storiografia del Settecento economico lombardo é quello della soppressione di monasteri e conventi, attuata da Maria Teresa prima e da suo figlio Giuseppe II poi, nel periodo 1768- 1792.

I contributi sul tema “affondano” fin dal secolo XIX con Cusani e Forcella.33

Successivamente, Vismara Chiappa ritorna a discuterne agli inizi degli anni Ottanta con le seguenti opere: Le soppressioni di monasteri benedettini (1980); La

soppresione dei conventi e dei monasteri in Lombardia nell’età Teresiana (1982); Un episodio dei rapporti Stato- Chiesa nella Lombardia teresio- giuseppina, in Ricerche di storia della Chiesa ambrosiana (1980).34

leopoldina, Milano, Giuffré, 1991; Mirri M., La fisiocrazia in Toscana: un tema da riprendere,

in Studi di Storia medioevale e moderna per Ernesto Sestan, Firenze, Olschki, 1980, pp. 703- 760; Conte L., Il Catasto lorenese, cit.

31 Menzani T., L'inchiesta innocenziana del 1650, p. 92.

32 Zaninelli S., Prefazione, in Taccolini M., Per il pubblico bene, cit., p. 9.

33 Cfr. Cusani F., Storia di Milano dalle origini ai giorni nostri e cenni storico- statistici sulle città

e province lombarde, Milano, libreria Pirotta e C., 1861- 1884, pp. 179- 180, “Nota dei monasteri

e conventi soppressi nello Stato di Milano a tutto l'anno 1772”; Forcella V.,Chiese e luoghi pii

soppressi a Milano dal 1764 al 1808, in “Archivio Storico Lombardo”, anno XVI (1889), serie

II, vol. VI, pp. 646- 664.

34 Cfr. Vismara Chiappa P. Il monachesimo e la politica ecclesiastica teresiano- giuseppina, in

Trolese G. B. (a cura di) Il monachesimo italiano dalle riforme illuministiche all’unità

nazionale, 1768- 1870: atti del secondo Convegno di studi storici sull'Italia benedettina, Abbazia

Prima, se ne era occupato anche Castiglioni con Soppressioni religiose avanti la

rivoluzione francese.35

Zaninelli, poi, nella miscellanea in onore di Barbieri, illustrando la consistenza ed il

rilievo della documentazione circa l'attività svolta dalla Deputazione Sociale nei primi anni Novanta del XVIII secolo, segnala, all'interno di questo materiale, la

presenza di Carte circa il problema delle soppressioni.36

Anche Capra, nella fondamentale ricostruzione del quadro storico milanese del Settecento, rimarca il bisogno di dedicare molte risorse alla valutazione economica e finanziaria della questione delle soppressioni teresiane e giuseppine. Scrive infatti l'autore: “Un bilancio preciso non é agevole da tracciare (...). I dati sono molto più

malsicuri per quanto riguarda gli aspetti finanziaridell'operazione”.37

Già nel 1982, d'altro canto, Vismara Chiappa, constata: “E' molto difficile quantificare in dati numerici il reale vantaggio conseguito mediante le varie operazioni di soppressione. Le tabelle economali ci dicono, ad esempio, che le rendite dei regolari calcolate nel 1781 ad un ammontare di lire 1.793.230, erano poco più di un decennio prima superiori ai cinque milioni. Ma l'esame dell'enorme massa di documenti economici concernenti le soppressioni”- osserva la storica- “induce una certa cautela nel trarre conclusioni. Le operazioni, infatti, sono impegnative,

complesse, interminabili, con il frequente risultato di ricavati inferiori al previsto”.38

Nel 1995 Pederzani pubblica un saggio dedicato in prevalenza alla chiusura dei

canonici lateranensi, di fondamentale rilievo per gli studi successivi.39

5- 38; Id., L’abolizione delle missioni urbane dei gesuiti a Milano (1767), in “La Nuova Rivista Storica”, anno LXII (1978), vol. LXII, pp. 553- 558; Id., La chiesa ambrosiana tra il 1712 e il

1796, in Diocesi di Milano (2° parte), Brescia, La scuola, 1990, pp. 615- 655; Id., La soppresione dei conventi e dei monasteri in Lombardia nell’età Teresiana, in Economia, istituzioni e cultura in Lombardia nell’età di M. Teresa, III, Istituzioni e società, Bologna, 1982;

Id.Un episodio dei rapporti Stato- Chiesa nella Lombardia teresio- giuseppina, in “Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana”, anno IX (1980), n° 9, pp. 138- 201; Id., Settecento religioso

in Lombardia, Milano, Ned, 1999.

35 Castiglioni C., Soppressioni religiose avanti la Rivoluzione Francese, in “Memorie storiche della

Diocesi di Milano”, anno V (1958), n° 5, pp. 7- 38.

36 Zaninelli S., Problemi economici lombardi alla fine dell'ancien régime, in AA. VV., Studi in

onore di Gino Barbieri. Problemi e metodi di storia economica, vol. III, Pisa, IPEM, 1983, pp.

1685- 1707.

37 Capra C., Il Settecento, in Sella D. - Capra C., Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, Torino,

UTET, c1984, pp. 497- 499.

38 Vismara Chiappa P., La soppressione dei conventi e dei monasteri in Lombardia nell'età

Teresiana, cit., p. 484.

39 Pederzani I., I canonici regolari lateranensi: secolarizzazione o soppressione delle canoniche

lombarde? Tre Stati e un Pontefice a confronto (1769- 1773), in “Annali di Storia moderna e

contemporanea”, anno I (1995), vol. 1, pp. 107- 152. Parte delle notizie raccolte dalla studiosa sono state tratte dall’opera di N. Widlooecher, La Congregazione dei canonici lateranensi.

Periodo di formazione (1402- 1483), Gubbio, Scuola tipografica “Oderisi”, 1929, pp. 69 ss. Per

una storia generale degli ordini religiosi, compresi i canonici regolari lateranensi, si consulti M. Escobar, Ordini e congregazioni religiose, Torino, SEI- Società editrice Internazionale, 1951- 1953.

Rispetto ai risultati conseguiti dalle soppressioni dei restanti ordini religiosi, sia maschili che femminili, ove si era segnalata la vittoria delle richieste statali, un’eccezione veniva rappresentata da tale ordine. Con dovizia di particolari, l'autrice ci fornisce, infatti, un quadro della situazione unico ed assai intricato, all'interno del quale si muovono più soggetti.

Le complesse vicende che portano alla riduzione dell'importante ed influente

Congregazione iniziano nel 1769, in piena fase teresiana, e si concludono nel 1782,

durante il regno di Giuseppe II.

Nella Lombardia austriaca si contano 11 case appartenenti alla famiglia religiosa: S. Maria della Passione in Milano, S. Maria Bianca in Casoretto, S. Maria Rossa di Crescenzago, S. Giorgio di Bernate, S. Romano in Lodi, S. Pietro in Ciel d’Oro, S. Pietro Po in Cremona, S. Paolo in Cremona, S. Vito in Mantova, S. Carlo di Menaggio e S. Epifanio di Pavia.

Giuridicamente si tratta di una Congregazione regolare che continua a godere importanti privilegi propri del clero secolare, soprattutto nel territorio citato. Infatti, proprio puntando su questa loro qualità alcuni pontefici li avevano sottratti da ogni dipendenza diocesana per legarli alla Santa Sede sia dal punto di vista patrimoniale che disciplinare.

I riconoscimenti di privilegi propri del clero secolare spingono gran parte dei canonici lombardi a prevenire l’ondata soppressiva teresiana iniziata nel 1768,

predisponendo, nel 1769, un proprio Piano di secolarizzazione.40

Questo progetto viene formulato, esattamente, ad un mese dall’emanazione del famoso dispaccio 20 marzo 1769 sulla soppressione dei “conventini”, il 9 aprile, ed é

accompagnato da alcune, importanti, Note Informative.41

40 ACVMi, b. 135,“Progetto di secolarizzazione presentato dai canonici regolari lateranensi della

Lombardia austriaca”, 1769; ASMi, Culto p. a., b 1760,“Supplica a Sua Eccellenza conte di Firmian”. Carte riguardanti la secolarizzazione dei canonici lateranensi, 9 aprile 1769. La “Supplica”era stata sottoscritta dai canonici di S. Maria della Passione di Milano, di S. Maria

Bianca di Casoretto, di S. Maria Rossa di Crescenzago, di S. Romano in Lodi, di S. Pietro in Ciel d’Oro in Pavia, di S. Giorgio in Bernate e di S. Pietro al Po e di S. Paolo in Cremona ed

anche dai canonici di S. Epifanio in Pavia, malgrado quest’ultima canonica rientrasse nei cosiddetti “conventini” contemplati dal dispaccio di soppressione del 20 marzo 1769 (Ibidem). Un Piano di secolarizzazione veniva presentato, sulla scia di quelle lombarde, anche dalle canoniche venete, le quali richiedevano l’indipendenza assoluta dalle superiori autorità romane. La provincia veneta era tra le più indebitate della Congregazione lateranense. Questa supplica si collocava prima del luglio 1769. Nel luglio 1769, infatti, era stata avanzata dalla Serenissima la richiesta di chiarire se i petenti potevano passare allo stato secolare senza ulteriore dispensa

romana. Nel medesimo documento si faceva altresì notare che nel precedente gennaio 1769

anche i rocchettini di Treviso avevano presentato un’istanza di secolarizzazione alla Repubblica e che la risposta era rimasta in sospeso. Si veda il tutto in ASMi, Culto p. a., b. 1760.

41 E’ d'uopo sottolineare che, nel dispaccio del 20 marzo 1769, tra i 40 conventini, vi erano inclusi

anche i canonici lateranensi di S. Epifanio in Pavia, S. Vito in Mantova e S. Carlo in Menaggio. Questi ultimi, comunque, si salvarono dalla prima ondata ed, invece, anche grazie alla risoluzione delle complesse vicende relative alla soppressione delle canoniche lateranensi, venivano definitivamente chiusi nel 1772 (solo S. Carlo in Menaggio veniva soppressa con

Pederzani illustra, quindi, i motivi per cui gli stessi appartenenti alla Congregazione ne richiedono la secolarizzazione.

In primo luogo non disdegnano dall’occuparsi della cura d’anime; in secondo luogo possono addurre l’autorità della dottrina. Esistono, poi, una lunga serie di bolle papali che, considerandoli “portione di clero secolare” li han dichiarati capaci di conseguire

“qualunque benefizio senza alcun contrasto”42: più recentemente, Benedetto XIV, nel

1745, li abilita ad ottenere benefici ed a godere delle pensioni ecclesiastiche proprio

come il clero secolare.43

Infine i canonici regolari lateranensi lombardi adducono, a sostegno delle loro ragioni, un’altra serie di privilegi, quelli ottenuti dai vari signori di Milano in campo patrimoniale e fiscale: fin dal 1475 la duchessa Bona di Savoia aveva riconosciuto i canonici di Santa Maria Bianca di Casoretto “capaci di qualunque eredità e successione (e) distinti e separati da tutti gli altri regolari che sono dichiarati

manimorte” e tale privilegio era stato esteso poi da Gian Galeazzo Sforza anche ai

canonici di S. Maria della Passione ed a quelli di Crescenzago e in seguito a tutte le canoniche lombarde da Luigi XII di Francia durante la sua occupazione del milanese

agli inizi del Cinquecento.44

La bolla benedettina Quod inscrutabili, emanata nel 1745, suscita una ridda d’interpretazioni. Primariamente, gli stessi canonici regolari lombardi vi individuano il decreto che sancisce la loro assoluta indipendenza da Roma. In realtà la bolla pur riaffermando, insieme agli antichi privilegi dei lateranensi, una sorta di equiparazione al clero secolare, contempla quale fondamentale novità l’obbligo dell’assenso pontificio per entrare in possesso di qualsivoglia beneficio ecclesiastico. Tale ordinanza stabilita con il preciso scopo di evitare che i soggetti migliori delle canoniche lateranensi escano “con le parrocchie o coi canonicati dalla religione”, diventa il punto di riferimento non solo per i sostenitori ma anche per gli oppositori

dell’istanza di secolarizzazione dei canonici lateranensi.45

proposte dai canonici nella supplica del 9 aprile 1769 e si possono facilmente consultare in ASMi, Culto p. a., b.1760 sotto il titolo di “Aggiunta al già dedotto dai canonici lateranensi”, s. a. .

42 All’inizio del secolo XIII Papa Innocenzo III li esenta esplicitamente dalla proibizione della cura

d’anime “nelle ville e castella” dichiarata dal Concilio Lateranense per i monaci “dovendo vivere

li medesimi ne’ maggiori conventi” e riconfermando, in tal modo, la capacità dei canonici

lateranensi di conseguire benefici ecclesiastici. Successivamente i papi Sisto IV, Eugenio IV, Pio

IV e Pio V li definiscono “di eguale natura e qualità de’ canonici secolari” uniformandoli ad essi non solo “nelle processioni, ed atti pubblici, come se fossero egualmente canonici delle basiliche e collegiate secolari e ad esse appartenenti”, ma anche nella capacità di “adire benefici” (Pederzani I., I canonici regolari lateranensi, cit., p. 114).

43 Constitutio super de capacitate Canonicorum Regularium Lateranensium et Sanctissimi

Salvatoris ad obtinenda Beneficia Ecclesiastica Saecularia, 9 luglio 1745, in Benedictus P.P.

XIV, “Bullarium in quo continentur Constitutiones, epistulae editae ab initio pontificatus usque

ad annum 1748”, Romae 1746- 49, I, pp. 536 ss.

44 Pederzani I., I canonici regolari lateranensi, cit., p.114.

45 Constitutio super de capacitate Canonicorum Regularium Lateranensium et Sanctissimi

Questa prima richiesta, in definitiva, propone di sopprimere le canoniche lombarde minori, di trasformare le altre in collegiate secolari di regio patronato, funzionando, in questo modo, in una chiara ottica antiromana (le canoniche vengono sottratte all’ingerenza sia della Santa Sede, sia della Congregazione centrale). I beni si sarebbero dovuti destinare a quelle rimaste per salvarsi dall’incameramento totale da parte dello Stato e per dotare, invece, capitoli, collegiate e parrocchie povere della diocesi.

Sempre secondo la studiosa si punta, in questo modo, sul governo milanese, guidato dal ministro plenipotenziario Firmian, garantendogli il patronato regio sulle neonate

collegiate ed il pieno controllo su una porzione di clero soggetto a Roma, offrendo,

poi, alla chiesa ambrosiana la possibilità di risolvere gli annosi problemi della diocesi.46 Tuttavia, il messaggio lanciato da questa porzione di clero secolare

lombardo, unico nel suo genere (nessun ordine regolare, in questo periodo, ha proceduto, di propria spontanea iniziativa, alla predisposizione di un Piano di soppressione o di secolarizzazione), non viene colto né a Milano, né a Vienna, consentendo, invece, a Roma di avere buon gioco.

La stessa autrice si occuperà del tema soppressioni nel 1998, spostando, però, la “propria ottica di visuale” alle confische napoleoniche ed al ruolo svolto da Giovanni

Bovara.47

Del 1995 é anche il contributo di Dell'Orto, La nunziatura a vienna di Giuseppe

Garampi (1776- 1785), cui, nel 1998, si aggiunge l'opera ancora della Vismara, “Questo non é il secolo dei frati né dei monaci”. Monachesimo e soppressioni tra assolutismo illuminato ed età napoleonica.48

Dopo tali studi svolti dalla storiografia tradizionale, éTaccolini, nel periodo 1998- 2000 a ridare un nuovo “impulso” al tema, pubblicando le seguenti, significative e già citate opere: Riordino dei tributi ed esenzione dei beni ecclesiastici dello Stato di

Milano nel Settecento: primi risultati di una ricerca in corso (1997); La consistenza e la localizzazione dei beni ecclesiastici esenti dello Stato di Milano nelle rilevazioni di Francesco Fogliazzi (1770- 1772); L'esenzione oltre il Catasto. Beni ecclesiastici e politica fiscale dello Stato di Milano nell'età delle riforme (1998); La soppressione di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca del secondo Settecento: contributo per una quantificazione economica (1999) e, soprattutto, nel 2000, Per il pubblico bene. La soppressione di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca

XIV, Bullarium in quo continentur Constitutiones, epistulae editae ab initio pontificatus usque

ad annum 1748, cit.

46 Pederzani I., I canonici regolari lateranensi, cit., p.110.

47 Cfr. Pederzani I., 1810, La soppressione degli ordini religiosi nel Regno d'Italia: il ministro per

il culto Giovanni Bovara ed il problema dell'educazione superiore femminile, Milano, Vita e

Pensiero, 1998.

48 Cfr. Dell’Orto U., La nunziatura a Vienna di Giuseppe Garampi, 1776- 1785, Roma, ed.

Archivio Vaticano, 1995; Vismara Chiappa P. “Questo non é il secolo dei frati né dei monaci”.

Monachesimo e soppressioni tra assolutismo illuminato ed età napoleonica, in “Benedectina”, a.

del secondo Settecento.49

Nel complesso, inserite all'interno del contesto di studio sul Catasto teresiano operato dall'Istituto “Mario Romani”, le ricerche diTaccolini ripropongono all'attenzione degli storici economici la questione del trattamento fiscale riservato ai beni appartenenti agli enti ecclesiastici e la quantificazione e valutazione della consistenza economica della proprietà fondiaria posseduta dai medesimi nei territori della Lombardia austriaca nel corso del XVIII secolo.

“Ambito nel quale”- riprende Zaninelli- “storia della proprietà fondiaria e storia della fiscalità pubblica si intrecciano inscindibilmente, documentando appassionanti vicende che vanno al cuore dell'equilibrio economico e politico formatosi nello Stato

di Milano nel corso del Settecento”.50

Con l'uscita di Per il pubblico bene, l'autore tiene conto, in particolar modo, della scarsa letteratura sull'argomento, avvalendosi, al contrario, di una vasta documentazione d'archivio, contenuta, per lo più, nell'Archivio di Stato di Milano (d'ora in poi ASMi), fondi Censo p. a., Culto p. a., Fondo di Religione; nell'Archivio storico civico di Milano (ASCMi), fondo Materie, nell'Archivio della Curia arcivescovile di Milano (ACVMi), sezione IX, fondo Carteggio ufficiale, e nell'Archivio segreto vaticano (ASV), fondo Germania.

L'opera si presenta strutturata in due parti: una prima in cui viene descritta l'evoluzione degli interventi soppressivi nella seconda metà del XVIII secolo ed una seconda in cui si affrontano i primi aspetti e problemi della cosiddetta “gestione statale”.

Il punto di partenza dell'analisi storica é, riprendendo i lavori precedenti, quello di andare oltre la mera logica delle esenzioni e, quindi, dell'ormai obsoleto strumento del Sussidio Ecclesiastico per presentare, in modo documentato ed organico, quel processo di accelerazione radicale delle riforme in campo fiscale che, iniziando ad intaccare le immunità dei beni appartenenti agli enti ecclesiastici, sfocerà nella politica delle soppressioni.

E' lo stessoTaccolini ad osservare, in queste pagine, come a partire dagli anni Sessanta del XVIII secolo, la stagione più dinamica delle riforme a Milano, coincida con gli anni nei quali si consuma, rifacendosi in questo anche a Soranzo, “quel lento martirio del Papato”, che a sua volta trova l' espressione più appariscente nel tentativo di sgretolamento della solida organizzazione religiosa: dal clero alle

Congregazioni regolari maschili e femminili.51

49 Cfr.Taccolini M., Riordino dei tributi ed esenzione dei beni ecclesistici dello Stato di Milano nel

Settecento; primi risultati, cit.; Id., L’esenzione oltre il catasto, cit.;Id., La consistenza e la localizzazione dei beni ecclesiastici esenti dello Stato di Milano nelle Rilevazioni di Francesco Fogliazzi (1770- 1772), cit.; Id., La soppressione di monasteri e conventi nella Lombardia austriaca del settecento: contributo per una giustificazione economica, cit.; Id., Per il pubblico bene, cit.

50 Zaninelli S., Prefazione, in Taccolini M., Per il pubblico bene, cit., p. 9.

51 Cfr. Taccolini M., Per il pubblico bene, cit., p. 20. Soranzo G., Chiesa e papato nell'età

moderna, in Rota E., Problemi storici ed orientamenti storiografici, Como, Cavalleri, 1942, pp.

Le soppressioni religiose si pongono, di conseguenza, al centro della politica ecclesiastica dei sovrani europei, venendo predisposte in corrispondenza con una strategia di interventi, diretti anzitutto ad attutirne lo scalpore, “sino a che”- osserva Taccolini- “l'opinione pubblica non recepisca la giustificazione, opportunamente sostenuta dai governi coinvolti, di un migliore impiego delle sostanze come pure degli stessi componenti degli ordini religiosi in favore del benessere comune,

avvallandone la logica eversiva”.52

Dopo queste prime considerazioni, viene affrontato, sistematicamente, l'andamento quantitativo delle soppressioni dal 1767 al 1789 con una strategia chiara che inizierà a dipanarsi solo dal 1772.

I periodi teresiano e giuseppino appaiono nettamente distinti tra di loro, anche se, comunque, accomunati da alcune “linee di continuità”.

Assumono in questo periodo una centralità non trascurabile figure “chiave” come il cardinale arcivescovo di Milano Giuseppe Pozzobonelli, ecclesiastici illuminati del calibro di Michele Daverio e Giovanni Bovara, il ministro plenipotenziario austriaco Firmian ed il cancelliere Kaunitz a Vienna: saranno loro i soggetti e, per certi versi, gli artefici, della strategia delle soppressioni.53

Per avere alcuni dati, nel periodo teresiano verranno chiuse 92 case, cui ne faranno seguito 120 in quello giuseppino.

Oltre che presentare nel dettaglio l'azione di tali personaggi, lo storico si sofferma nel descrivere i complessi funzionamenti dell'istituto della Giunta Economale, istituita nel 1765, e divenuta poi Commissione Ecclesiastica.

Un ulteriore punto viene dedicato all'indagine analitica attinente al Fondo di

Religione, secondo lo schema ricavabile dalla situazione contabile definita per il

1791.

Nell'ultima sezione dedicata agli aspetti di gestione, più rilevante, si entra nel merito della strategia adoperata partendo dai piani di sussistenza e dalle visite dell'Economato (perTaccolini da intendersi come strumento di mediazione), passando per la gestione finanziaria teresiana, per quella pubblica giuseppina ed, infine, affrontando i primi “nodi” degli esiti delle conversioni, degli aspetti organizzativi, degli interessi locali e dell'amministrazione dello Stato.

Alla luce di ciò l'autore arriva a considerare quanto segue: bisogna notare che la

religiose, cit.

52 Ibidem, Per il pubblico bene, cit., p. 20.

53 Su queste figure si vedano le seguenti pubblicazioni: Facchin L., Carlo Firmian e la politica

artistica della corte viennese nel settimo ottavo decennio del settecento. Alcune considerazioni in

“Annali di storia moderna e contemporanea”, anno XI (2005), vol. 11, pp. 261- 284; Garms- Cornides E., Riflessi dell’illuminismo italiano nel riformismo asburgico: la formazione

intellettuale del conte Carlo Firmian: atti del Convegno internazionale di studi “L’illuminismo

italiano e l’Europa” (Roma 15- 26 marzo 1976), Roma, Accademia dei Lincei, 1977, pp. 76- 96; Id., La destinazione del Conte Firmian a Milano. Analisi di una scelta, in Economia, istituzioni,

cultura in Lombardia nell’età di M. Teresa, vol. II, Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 1015- 1029;

Zanei B., L’opera di rinnovamento nella Lombardia austriaca durante il governo del conte

Carlo di Firmian, Trieste, Stabilimento tipografico nazionale, 1948; Castiglioni C., Il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli Arcivescovo di Milano, Milano, S. Paolo (Gasponi), 1932.

costruzione di questo nuovo Stato (la Lombardia austriaca) non può non prescindere dal rivedere i rapporti Stato- Chiesa secondo i principi del giursdizionalismo. “Non si può, conseguentemente”- osserva già nell'Esenzione oltre il catasto- “escludere la ridefinizione dell'entità numerica ed economica della presenza ecclesiale in territorio lombardo, in modo particolare alla luce delle difficoltà frapposte alla politica di riduzione degli ambiti d'immunità garantiti agli enti ecclesiastici rispetto alla

fondamentale imposta fondiaria”.54

E' attorno agli anni Settanta del XVIII secolo che, secondo lo storico della Cattolica,