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Il commento linguistico è stato effettuato basandosi sulla seguente bibliografia:

• Arthur, I. - La vida del glorios sant Frances : version provencale de la legenda maior Sanctí ̧ Francisci de Saint Bonaventure, Uppsala, Almqvist & Wiksells, 1955.

• Arthur, I. - Lo Cavalier armat, version provençale du Miles armatus attribué à Pierre de Jean Olivi, in Studia Neophilologica , Vol. 31, 1, (1959).

• Bianchi De Vecchi, P. - Testi ascetici in antico provenzale, Perugia, 1984

• Bianchi De Vecchi, P. - Un opuscolo inedito in lingua d'oc: “Ayssi son las collatios de .XII. santz payres ermitas”(ms. 9 della Biblioteca della Chiesa Nuova di Assisi), in Miscellanea

di studi romanzi offerta a Giuliano Gasca Queirazza, a cura di A. Cornagliotti, L.

Fontanella, M. Piccat, A. Rossebastiano, A. Vitale - Brovarone. Presentazione di M. Pfister, vol. I, Alessandria, 1988, pp. 23-47.

• Grafström, Å. - Étude sur la graphie des plus anciennes chartes languedociennes avec un essai d'interprétation phonétique, Uppsala, 1958.

• Harris, R. M. - The occitan translations of John XII and XIII XVII from a Fourteenth century franciscan codex, Philadelphia, American Philosophical Society, 1985.

Zufferey, F. – La partie non-lyrique du Chansonnier d'Urfè, in Revue des Langues Romanes 98 (1994), 1-29.

• Zufferey, F. – Recherches linguistiques sur les chansonniers provençaux, Genève, Librairie Droz, 1987.

Gli esempi che offriamo sono rintracciabili sul testo tramite il contenuto delle parentesi tonde. Si specifica il numero del paragrafo ed una sigla per ogni opera:

Visio Sancti Pauli, versione provenzale “R”=R Los VII sagramens=VIIS

Las VII bontatz=VIIB

Los VII peccatz mortals=VIIPM Las VII vertutz=VIIV

Los X mandamens=XM De las sanguias=DLS Enfant sage=ES

Abbreviazioni

• Distinzione precisa nell'abbreviazione delle nasali <n> e <m>: la nasale è resa con un trattino alto (tilde), la labiale è rafforzata da un 3 rovesciato. I segni abbreviativi, in generale, sono numerosi e piuttosto regolari. Il testo dell'Enfant sage ne presenta uno caratteristico per il termine Respos che compare con grande frequenza.

Grafia

• Compaiono <i> e <y>, alternate in maniera abbastanza indifferente. <i> è usata in alcuni trittonghi: Dieu (R §1, §16, §24, e altri), ieu (R §40), sieu (XM, §43). <y> è piuttosto comune, ad esempio è regolarmente usata in meteys (R §30, §39, §40, ES §10, §168). Prevale la grafia ifern (R §4, §5, §11, §23, §26, §38, §41), ma in qualche caso troviamo

yfern (R§ 44, §39, §36, §3, §1). <i> è utilizzata per la resa dell'affricata postalveolare

intervocalica risultante dal nesso d + yod; nel testo noi trascriviamo <j>, segno grafico non altrimenti utilizzato: jorn (ES §77, DLS §3-31, R §27), jutjet (R §30), manjavan (R §19),

jazer (DLS §12). L'unica eccezione è rappresentata dall'alternanza tra <i> e <y> in posizione

intervocalica nella coppia batejatz (R §26, ES §161)/bateyar (VIIS §2). In posizione finale troviamo <g>, che sempre a partire dal nesso d + yod dà come esito fonetico un'affricata alveolare sonora: gaug (R §35, ES §121), mieg (R §12).

notiamo: fag (R §13, ES §11), tug (R §2, §35, §41), dig (R §43), frug (ES §166, §100). Unica eccezione è fruch (ES §101) che compare, significativamente, immediatamente al seguito dell'ultimo esempio citato.

L'occlusiva velare sorda è resa con <c>, in alternanza con la forma geminata <cc>: boca (ES §16)e bocca (DLS §2).

L'affricata sonora intervocalica è resa con <z> in mezina (DLS §29).

• Le grafie <u> e <v> si alternano indifferentemente, noi le abbiamo trascritte secondo l'uso moderno: avers (R §19), auzida (R §39).

Il raddoppiamento di <f> compare raramente e nel giro di pochi paragrafi: iffern (R §22, §23), effans (R §21).

<m> e <n> si alternano quando precedono una labiale: enperador (ES §14), membramen (R §24).

Per la rappresentazione di n mobile, si alternano le grafie <nh> e <gn>: renha (R §45),

anhels (R §26), regne (ES §140, §169), benignitaz (VIIB §11). Peculiare il caso del verbo

“sanguinare”, che compare nelle forme sancnar (DLS §3) e sagnar (DLS §14, §18, §19) sulla base del sostantivo sanc (DLS §2).

C'è alternanza tra la resa di <r> scempia e geminata: rezurection (ES §160), rezurrection (ES §145).

La fricativa alveolare sorda in posizione iniziale è resa alternativamente con <c> o <s>: sel (R §43, ES §10, ES §84, ES §98), cel (ES §75, §114) che possono valere indistintamente

quello o cielo. Vedi anche ser (XM §43, ES §101), sers (ES §169) che valgono servo e cervo. La variante sonora si alterna tra <z> e <s>, con prevalenza della prima: prezon (R

§15), crezes (R §32), avareza (VIIPM §20), rezurrection (ES §160), resussitarem (ES §161).

Per indicare il giorno dedicato al riposo, la Visio mostra un'alternanza tra: dimenge (R §2),

dimergue (R §41) e dimerge (R §45). Sono tutte attestate nella tradizione letteraria occitana

con prevalenza della prima che registra sedici occorrenze. Tali forme paiono indicare una resa fonetica differente, ma è forse più probabile che si tratti di un sintomo dell'indecisione del copista sulla pronuncia e sulla grafia del termine. In particolare, questo fenomeno sembra suggerire un'assimilazione tra la consonante polivibrante e la nasale in presenza di un elemento palatale.

Il testo da noi edito presenta il termine cavayer (ES §2), diffuso in tutto il canzoniere R, una variazione di cavalier che si ritrova in numerosi testi della Linguadoca occidentale tra cui il

canzoniere C , il Breviari d'Amor e le Leys d'Amors. Nella Novella allegorica e nella Lettera

epica di Raimbaut de Vaqueiras cavayer si arricchisce di un fonema di transizione mutando

in cavazier, -sier. Si tratta in entrambi i casi di una fase di passaggio in un processo di riduzione che conduce alla perdita dello yod: cavaer è attestato nella Chanson de la

Croisade Albigeoise e in documenti dell'Agenai, del basso Quercy, del tolosano e del

Rouergue144.

Fonetica

- Vocalismo

E tonica dittonga in ie: primieyra (VIIV, §26), perfiecha (ES §141), drechurieiras (R §12), manieyra (R §29), glieyzas (ES §118).

E tonica , seguita da u semiconsonantica, dittonga in casi come ieu (R §40), Dieu (R §1,

§16), sieu (XM §43). Da notare anche la formazione sieutat (ES §41).O tonica non dittonga in uo: foc (R §20, ES §69), loc (R §12, §19).

O aperta seguita da palatale dittonga in ue: pueys (R §20, §27), luenh (R §23), erguelh (ES

§166). Similmente, troviamo il dittongo au in paraula (ES §17), cauza (R §41), pauzar (DLS §17), repaus (R §43).

Il dittongo ei, in posizione protonica, passa a ai: aiso (R §1, §38).

Trattamento dei dittonghi iniziali: si riscontra la forma autre (R §8, §10, §12) ma resiste

albres (R §5, §7, §8), che non si muta né in aubre né in aybre come succede, ad esempio, nei

testi dei Jeux Floreaux e nelle Leys d'Amors145.

- Consonantismo

La [l] geminata dà luogo ad esiti contrastanti. Se seguita da -s flessionale, come in cabels (R §6) si depalatalizza, un fenomeno tipico della Linguadoca, mentre la palatalizzazione resiste in sobresilhs (R §14), elhs (R §24), cabelhs (ES §97), sonalhs (ES §115). La l mobile, risultante dal nesso l + yod o dalla semplificazione del nesso consonantico secondario -CL-, appare come fonema palatale: molher (ES §6), fuelhas (ES §100), filh (R §39), aurelhas (R

144 F. Zufferey – Recherches linguistiques cit. p. 122. 145 Ibidem, p. 110.

§14), con la sola eccezione di fillas (ES §24) che crediamo essere una semplice variazione grafica.

Il nesso -CT- si risolve nell'affricata alveolare sorda resa dalla grafia <ch>: drechurieiras (R §12), perfiecha (ES §141). Si accomuna nell'esito anche il nesso -PT-: escrichas (R §34), con nupcias (R §21) che mostra una forma intermedia. Rimane inalterato solo in termini di influenza latina e di matrice religiosa, come sancta (R §26, ES §141) e rezurrection (ES §160).

In posizione finale, il nesso -CT dà luogo ad un'affricata postalveolare resa con <g>: fag (R §13, ES §11), tug (R §2, §35, §41), dig (R §43), frug (ES §166). Ma è presente anche la soluzione -itz: faitz (R §35, ES §12), ditz (ES §157, §159), refaitz (ES §163).

Il nesso d + yod in posizione finale si risolve nell'affricata postalveolare sonora: gaug (R §35, ES §121), mieg (R §12)

Si conserva il valore velare di <c> e <g>: cauza (R §41), cabelhs (ES §97), gaug (R §35, ES §121), gardem (R §45).

Il nesso -LR- si conserva: calra (DLS §19). Similmente si comporta il nesso -NR-, in

penras (XM §35), onra (XM §37), remanretz (DLS §23), apenre (ES §131), engenrat (ES

§154-156). Non si riscontrano casi di aggiunta di una <d> epentetica, che Grafström individua tra le caratteristiche tipiche del dialetto tolosano146. Zufferey è dello stesso parere:

lo assegna alla Linguadoca occidentale, dal basso Quercy a Foix, specialmente caratterizzante delle poesie tolosane147.

Il nesso -ns- si assimila in [s] nel caso di messongiers (R §40), mentre rimane inalterato in

comensamen (R §44).

• In posizione intervocalica, le occlusive bilabiali [p] e [b] subiscono una regolare lenizione: avesque (ES §2), avers (R §19), aver (R §10). In un caso si giunge al dileguo: aondar (ES §168), mentre un altro caso mantiene la grafia <b>: crebada (ES §102).

Il fenomeno di n mobile si presenta con una regolare palatalizzazione come esito del nesso n

+ yod con un collegamento col nesso consonantico secondario -CL-: ginhols (R §14, §15), Senhor (R §26), vinha (ES §28).

146 Å.Grafström - Étude sur la graphie des plus anciennes chartes languedociennes avec un essai d'interprétation

phonétique, Uppsala, 1958, p. 124.

Morfologia e sintassi

La resa della forma latina -ARIU è regolarmente -ier: premier (ES §32, §34). Al femminile, da -ARIA troviamo -iera che diventa -ieira per dittongazione: primieyra (VIIV §26),

premieiramen (ES §16).

I verbi con desinenza latina -ANT, alla terza persona plurale, chiudono in -an: al presente indicativo fan (R §16), all'imperfetto indicativo manjavan (R §19).

Similmente, le desinenze latine -UNT e -ONT danno luogo a -on: son (R §15), cridon (R §10), foron (R §43), agron (R §21).

L'articolo determinativo maschile è prevalentemente lo (R §2, §8, §11, §12). In un solo caso, verosimilmente irregolare, troviamo le (R §45). Esso interpreta anche la funzione di pronome personale.

La preposizione articolata nel è spesso resa nella forma el (R §26, ES §84). In rari casi esso sembra anche interpretare l'articolo determinativo, oltre che il pronome personale di terza persona.

Al futuro indicativo la desinenza della terza persona plurale è regolarmente -an: seran (R §25, §26), creyran (R §26).

Al presente indicativo la desinenza della terza persona singolare presenta la forma -eys in

creys (ES §118).

All'imperfetto congiuntivo, terza persona plurale, troviamo la forma peculiare aguesson (R §3), visson (R §4), regolare nella Linguadoca occidentale. Da segnalare l'inserimento dell'elemento velare nel verbo derivato da HABĒRE, come nel caso del perfetto agron (R §21).

• In conformità con il resto del codice, la declinazione a due casi è pressoché assente con alternanze tra caso retto e caso obliquo in aggettivi, sostantivi, pronomi e participi. Tra i tanti casi, alcuni esempi: E li angel de Dieu crideron (R §28), Et adoncx prezeron la li

diable (R §31).

È presente, specialmente nel testo dell'Enfant sage, la forma alternativa di perfetto forte fe (R §1, ES §26, §84, §116), alla terza persona singolare, diffusa insieme a fey nella Linguadoca occidentale e particolarmente nel tolosano, nel Comminges e a sud-est del Rouergue148.

La frase cal cauza es mayo crebada? (ES §102) sembra mostrare un fenomeno di

palatalizzazione in vicinanza di yod delle forme sorde e sonore [is] e [iz], che separa il tolosano dall'Aude e dall'Ariège; in questo caso, da mayzo/maiso otterremmo mayo.

Lessico

Nel testo De las sanguias è presente un'alternanza tra le forme subitana (DLS §28) e

soptana (DLS §6), con la seconda che mostra un nesso consonantico non assimilato ed una

mutazione vocalica che potrebbe far pensare ad una radice lessicale differente. Si tratta di una variante decisamente rara: si registra una sola occorrenza nel corpus della letteratura occitanica, particolarmente significativa perché coincide con il Romans de mondana vida di Folquet de Lunel, il testo che segue immediatamente il trattato sui salassi nel canzoniere R. In entrambi i casi, l'aggettivo è riferito alla morte.

Massipas (R §20), termine che indica le donne nere punite nell'Inferno, non è attestato nei

principali dizionari storici e non compare nel corpus della letteratura occitana. La stessa cosa vale per altri termini: toressalh (R §8), il primo dei sette tormenti infernali che verosimilmente indica una tempesta di neve, cosseptio (ES §122), presente nel brano dell'Enfant sage ed anch'esso interpretabile solo grazie al contesto.

Pess'aza (ES §12, §13), che compare nell'Enfant sage, è un altro termine molto raro: è

attestato solo nella tenzone fittizia D’una dona ai auzit dir que s’es clamada attribuita a Peire Duran, vincitore nel 1373 della violetta ai Jeux Floreaux, o secondo altri a Guilhem de Saint-Didier.

Il quadro linguistico che emerge dall'analisi della versione provenzale della Visio Sancti Pauli, confrontata nel contesto della miscellanea religiosa che l'accompagna all'interno del canzoniere R, è in sostanziale accordo con quanto evidenziato da Zufferey nello studio linguistico complessivo del manoscritto.

L'ambiente di riferimento è senza dubbio quello della Linguadoca, tra gli ultimissimi anni del XIII secolo e i primi decenni del XIV.

La sezione stessa a cui appartengono i testi da noi editi è in una certa misura estranea alla parte del manoscritto dedicata alle opere trobadoriche; ci troviamo infatti all'interno di quel segmento

definito come “partie non-lyrique”149. C'è da notare inoltre come la miscellanea religiosa mostri

elementi di omogeneità che al tempo stesso la differenziano dal resto del codice, rendendo plausibile l'ipotesi che si tratti di un estratto proveniente da una fonte e da un'area geografica diversa che finì per trovarsi a stretto contatto col materiale per l'allestimento del canzoniere. In primo luogo, i contenuti: nel giro di pochi di fogli si trovano racchiuse diverse operette di carattere religioso, tutte in prosa – un elemento eccezionale per un canzoniere - e di stampo marcatamente popolare. La Visio stessa assume nel corso del Medioevo i caratteri di un'omelia, di un racconto dottrinale; similmente, l'Enfant sage e i brevi elenchi della miscellanea più che un approfondimento interpretativo paiono strumenti basilari per ammaestrare il pubblico ai precetti della religione. Entrando nello specifico dell'analisi linguistica, risultano assenti alcuni degli elementi fondanti per l'assegnazione del codice alla Linguadoca occidentale e nello specifico al tolosano, secondo le osservazioni elaborate da Zufferey supportate dalle argomentazioni di Grafström.

– Dal punto di vista della grafia, rispetto al resto del canzoniere R si nota l'assenza del segno <k> per indicare l'occlusiva velare sorda e la soluzione <z> in mezina (DLS §29) per la resa dell'affricata sonora in posizione intervocalica: nel resto di R si legge metzina. Si tratta comunque di casi piuttosto isolati, interessanti ma ben lontani dal fornire informazioni certe. Più pertinente è l'esempio di nupcias (R §21), con una grafia alternativa dell'esito alveolare del nesso -PT-, una resa estremamente comune nei termini dotti, di origine religiosa (temptacio, oracio..), contenuti nel manoscritto 9 della Biblioteca della Chiesa Nuova di Assisi, originario della Linguadoca orientale150.

– L'analisi della componente fonetica ci offre invece risultati di diverso spessore. Abbiamo visto che E tonica dittonga con regolarità, formando poi il trittongo ieu quando è seguita da

u semiconsonantica. Quest'ultimo elemento è presente in misura minoritaria all'interno del

canzoniere R e Zufferey lo qualifica come “tratto non dominante”151, mentre nei testi da noi

editi stupisce per la sua regolarità di applicazione. Ancora più evidente è il caso della mancata dittongazione di O tonica che si distanzia dal comportamento tipico del tolosano. Il trattamento delle vocali sembra indirizzarsi verso la parte più orientale della Linguadoca, trovandosi in accordo con le osservazioni relative a testi provenienti dall'area dell'Aude e dell'Ariège152.

149 F. Zufferey – La partie non-lyrique cit. pp. 1-29.

150 P. Bianchi De Vecchi - Testi ascetici in antico provenzale, Perugia, 1984, p. 56 151 F. Zufferey – Recherches lingusitiques cit. p. 108.

152 R. M. Harris - The occitan translations of John XII and XIII XVII from a Fourteenth century franciscan codex, Philadelphia, American Philosophical Society, 1985, p. 59

– Lo studio del trattamento delle consonanti mostra alcuni elementi contrastanti. La miscellanea religiosa da noi edita si trova in accordo col resto di R nei numerosi casi in cui il nesso -CT-, in posizione finale, è sciolto in -g ad indicare una pronuncia affricata postalveolare. Siamo in presenza di un tratto che fa chiaro riferimento alla Linguadoca occidentale, a cui si oppone però l'esito -itz, egualmente testimoniato, che ci conduce nuovamente ad oriente. Nell'alternanza tra fag e faitz non c'è spazio per la forma faz o fatz, tipica del tolosano, che Zufferey nota nel canzoniere R ed interpreta come un adattamento della grafia alla pronuncia in presenza di un nesso in posizione finale153. I testi della

Linguadoca occidentale, dal basso Quercy al Foix con una particolare insistenza nelle poesie tolosane154, inseriscono una <d> epentetica all'interno dei nessi -lr- e -nr-, fenomeno tuttavia

sconosciuto alle operette da noi edite che mostrano casi del tipo calra, penras, onra,

remanretz, apenre, engenrat. Se facciamo risalire mayo a maiso/maizo, come sembra

suggerire il contesto di una frase in verità non facilmente intelligibile, ci troveremmo invece di fronte ad uno dei tratti di separazione più netti in favore del tolosano nei confronti dell'area orientale dell'Aude e dell'Ariège, con la palatalizzazione di [is]/[iz] in vicinanza di

yod155.

– L'analisi della morfologia si presta del pari a qualche riflessione interessante. I nostri testi mostrano una grande regolarità nel chiudere in -an le forme verbali della terza persona plurale con desinenza latina -ANT, ed in -on quelle con desinenza latina -UNT/-ONT: una caratteristica diffusa in tutta la Linguadoca ma maggiormente accentuata nell'area orientale156. Risultano assenti poi alcuni tratti che, secondo le osservazioni di Zufferey e

Grafström vengono generalmente identificati con l'area tolosana. La desinenza della terza persona plurale, al futuro indicativo, è -an anziché -au; al perfetto dei verbi in -ar, la terza persona plurale chiude in -et mentre il resto del canzoniere R concorda in -ec, un elemento particolarmente rilevante perché permette a Zufferey di stringere il cerchio sul tolosano157.

Significativa anche la forma creys (ES §118) per la terza persona singolare del presente indicativo, con una desinenza tipica dell'Ariège orientale158.

Le riflessioni di Zufferey, che prende in esame il codice nella sua interezza, sono decisamente

153 F. Zufferey – Recherches linguistiques cit. p. 124. 154 Ibidem, p. 123.

155 Ibidem, p. 117.

156 R. M. Harris – Occitan translations cit. p. 63.

157 F. Zufferey – Recherches linguistiques cit. p. 130. Vedi anche F. Cigni - Il trovatore N'At de Mons, Pisa, Pacini editore, 2012, p. 30.

convincenti nell'attestare il tolosano come area di raccolta dei testi e produzione del canzoniere R. Come evidenzia anche il nostro commento linguistico, alcune delle forme più comuni di quell'area geografica sono presenti anche nelle opere da noi edite. Tuttavia, i punti che abbiamo appena proposto evidenziano in modo sufficientemente efficace una certa omogeneità di caratteri linguistici interna alla miscellanea, che prende così le distanze dal resto del manoscritto. È facile immaginare, vista la particolarità dei contenuti a cui abbiamo accennato in precedenza, che essa sia giunta come un blocco unico sul tavolo di lavoro per l'allestimento del canzoniere; tutt'altro discorso è ipotizzare la provenienza di questo “pacchetto”, e per quali vie sia finito sotto gli occhi del copista.

In verità, Zufferey aveva già delineato una sezione religiosa interna a R ma noi ci sentiamo di effettuare alcune precisazioni sul materiale offerto dallo studioso svizzero159. Egli suggerisce che vi

fosse una collezione piuttosto compatta di opere votate al culto mariano circolante in Linguadoca ad inizio XIV secolo, composta dalle sette gioie della Vergine di Gui Folques, dal planh anonimo sempre dedicato alla Vergine e da un altro inno anonimo, Flor de paradis. Questi testi, tutti in versi, oltre che in R compaiono nel manoscritto fr. 1745 della Biblioteca Nazionale di Parigi, esemplato presso la diocesi d'Agde pressappoco nello stesso giro d'anni. I due codici condividono anche l'operetta sui salassi e l'Enfant sage, ma Zufferey cita soltanto la prima ignorando la seconda. Noi abbiamo avuto modo di confrontarle entrambe con i nostri esemplari ed esse risultano ampiamente discordanti. Riteniamo inoltre che non vi sia una connessione così forte tra i testi in versi e quelli in prosa: i secondi, che noi includiamo nella nostra miscellanea “capeggiata” dalla Visione di San Paolo, non contengono riferimenti al culto mariano e sono trascritti a molti fogli di distanza dal

planh, dall'inno e dalle sette gioie. Ma l'elemento che risulta a nostro parere decisivo è la coerenza

della sfumatura linguistica interna alla nostra miscellanea, sulla quale verrà la pena di spendere ancora qualche parola per precisarne la valenza.

Senza volerci addentrare nel merito della lingua dei trovatori, questione avvincente ma che esula dai fini del nostro lavoro, sarà necessario quantomeno soffermarci sui concetti di koiné e scripta160.

L'aspetto linguistico di un documento come il canzoniere R offre caratteri troppo ampi per una assegnazione geografica univoca alla luce delle nostre conoscenze e dell'ovvio scarto tra produzione letteraria e carte di altro genere, come quelle di cancelleria. Il nucleo tolosano riscontrato dagli studiosi che si sono occupati del manoscritto è una sorta di trama riconoscibile, non sempre con

159 Vedi F. Zufferey – La partie non-lyrique cit. p. 14.

160 Per un'esauriente disamina sulla questione, vedi A. Poli – Sulla definizione di scripta tolosana ed i suoi rapporti con l'occitanico antico, in «Medioevo Romanzo» XIX, (1994), pp. 91-105. Si rivisitano i contributi dei più importanti studiosi dell'argomento (Grafström, Bec, Pfeister, Baldinger) e si conclude con la proposta di una nuova analisi della lingua dei trovatori, svolta secondo la prospettiva della stratigrafia linguistica, con scavi sulle lectiones

difficiliores. Si suggerisce in questa sede che l'idea della koiné trobadorica potrebbe dipendere semplicemente dalla

grafia usata dai copisti dei codici principali, confluita poi nelle edizioni successivamente raffinate, con la conseguente perdita delle particolarità.

facilità, attraverso elementi di altra provenienza: Guascogna, Rouergue, Quercy, Catalogna, varie zone della Linguadoca. Si può intendere quindi la scripta tolosana come un criterio regolarizzante, un'usanza scrittoria che interviene in assenza di una vera direzione dominante161. Non è necessario

presupporre la rigidità di una koiné come quella trobadorica, specialmente nel caso particolare dei