Angelo Rega
Laboratorio per lo studio dei sistemi cognitivi naturali e artificiali - NAC, Dipartimento di Teorie e Metodi delle Scienze Umane e Sociali, Università
Federico II [email protected]
Luigi Iovino
Divisione Autismo e Psicosi Infantili, Centro di riabilitazione Neapolisanit s.r.l.
Anna Auricchio
Divisione Autismo e Psicosi Infantili, Centro di riabilitazione Neapolisanit s.r.l.
Veronica Cascone
Laboratorio per lo studio dei sistemi cognitivi naturali e artificiali - NAC, Dipartimento di Teorie e Metodi delle Scienze Umane e Sociali, Università
Federico II
1. Introduzione
Il nostro studio muove dalla considerazione che l’autismo è un comples- so disordine evolutivo che tipicamente compare prima dei tre anni. Come ri- sultato del disordine neurologico che colpisce il funzionamento del cervello, l’autismo incide in maniera drammatica sul normale sviluppo dell’individuo. Secondo il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, IV edizio-
ne (DSM-IV; APA, 1994) ci sono tre aree di comportamento che comune- mente sono deficitarie nelle persone affette da autismo: deficit qualitativi nell’interazione sociale; deficit qualitativi nella comunicazione; deficit di immaginazione e/o interessi e attività ristretti, stereotipati e ripetitivi.
Ci sono altre caratteristiche che accomunano i bambini con autismo e che non sono presenti nei criteri diagnostici. Tali tratti potrebbero includere la ri- sposta inusuale a stimoli sensoriali, disturbi comportamentali, particolari ca- pacità intellettive o, al contrario, debolezza in specifiche aree cognitive.
È provato che programmi riabilitativi, adattati alle esigenze specifiche individuali, possano migliorare le capacità di apprendimento, comunicazione e di relazionali con gli altri, riducendo la gravità e la frequenza di eventuali comportamenti disadattivi (Thompson 2011).
I trattamenti educativi più efficaci utilizzati fino ad oggi sono quelli cen- trati sull’Applied Behavior Analysis/Verbal Behavior (Alberto et al. 2006). All’interno di questi programmi psicopedagogici viene data molta importanza alla capacità di comunicazione attraverso l’utilizzo di programmi di Comuni- cazione Aumentativa e Alternativa (PSC, PECS, Comunicatori Elettronici, ecc..), poiché evidenze scientifiche dimostrano che più aumentano le oppor- tunità e i livelli di comunicazione nelle persone con autismo, tanto più si ri- ducono alcuni comportamenti problematici quali l’auto/etero aggressività e l’impulsività, e migliorano le capacità di autoregolazione e le abilità di adat- tamento all’ambiente (Mirenda, 2003). Tuttavia, va evidenziato che non risul- ta facile insegnare la comunicazione efficace ad una persona con autismo in quanto esiste, per definizione, una gravissima compromissione (resistenza) all’apprendimento di qualsiasi codice linguistico/comunicativo (compreso il linguaggio dei segni). Per aggirare questo ostacolo, nel corso del tempo, i ri- cercatori e gli specialisti hanno utilizzato in maniera proficua pittogrammi, immagini, foto (PCS; Picture Communication Symbols) sfruttando le prover- biali capacità di visualizzazione presenti nella maggior parte delle persone con autismo al fine, appunto, di favorire gli scambi comunicativi. Attraverso questi strumenti, infatti, i soggetti autistici imparano ad indicare e/o a toccare una moltitudine di immagini che corrispondono a ciò che desiderano. Sulla scorta di queste evidenze, è stato messo a punto negli anni un sistema deno- minato PECS (Picture Exchange Communication System) cioè un sistema di comunicazione a scopo riabilitativo che invita il bambino allo scambio di immagini con un interlocutore, così da ottenere ciò che desidera (Bondy 2001).
2. Obiettivi dello studio pilota
Sulla base delle conoscenze che le scienze riabilitative hanno acquisito nella sperimentazione e nell’utilizzo del sistema PECS, si vorrebbe progetta- re, sviluppare ed utilizzare un sistema dinamico di Picture Exchange Com- munication nel trattamento di soggetti autistici in età evolutiva mediante l’utilizzo di piattaforme/sistemi tablet e sistemi di sensori RFID. Il PECS punta allo sviluppo della Comunicazione Funzionale e della Comunicazione come scambio sociale, attraverso un programma di apprendimento a piccoli passi che comprende varie fasi e basato sull’uso di ‘rinforzi’al fine di inco- raggiare la spontaneità e l’iniziativa del bambino nella comunicazione. La prima delle funzioni ad essere insegnata è la richiesta. Si insegna al bam- bino ad avvicinarsi ad un'altra persona e a dare la carta-simbolo (pittogram- ma) di un oggetto desiderato, in cambio dell’oggetto stesso. Dal semplice scambio con l’altro, la comunicazione progredisce gradualmente fino alla ca- pacità di discriminare tra le immagini all’apprendimento di nomi, verbi, ag- gettivi. Sempre con il supporto di pittogrammi, si passa poi alla capacità di comporre semplici frasi.
3. Setting e strumenti
Il setting sperimentale sarà composto dalla normale stanza di riabilita- zione che riproduce un classico ambiente domestico, all'interno dello spazio saranno disposti vari oggetti appositamente dotati di sensori passivi RFID. Invece, i soggetti che parteciperanno allo studio saranno muniti di un disposi- tivo tablet correlato di un particolare software che si attiverà qualora un sog- getto lo avvicinerà ad uno dei tanti oggetti disposti nella stanza. Il mezzi tec- nologici utilizzati per la sperimentazione saranno, pertanto, costituiti dal un sistema software installato sul tablet e dai rispettivi complementi hardware costituiti dai sensori RFID collegati agli oggetti. Il sistema permetterà di dar "vita" agli oggetti di uso quotidiano che, quando entrano in contatto con il tablet, reagiranno emettendo suoni o attivando dei dispositivi esterni come, luci, proiettori etc. Il software che verrà realizzato, inoltre, sarà basato su precedenti ricerche del Laboratorio per lo Studio dei Sistemi Cognitivi Natu- rali e Arficiali – NAC - che aveva già sperimentato l’utilizzo di sistemi inte- rattivi nella riabilitazione di soggetti affetti da sordità corticale e dotati di im- pianto cocleare. (Rega, 2009).
4. Scenario
Di seguito descriviamo nei particolari, a scopo esemplificativo, uno sce- nario tipo utile a illustrare la metodologia comunicativa che si vuole speri- mentare mediante l’utilizzo del sistema interattivo descritto in precedenza. Un soggetto si troverà all’interno di una stanza che riprodurrà un ambiente domestico con oggetti dotati di sensori RFID, all’interno della stanza sarà ac- compagnato dai terapisti che eseguiranno con lui degli esercizi comunicativi. Anche sugli indumenti del personale addetto alla riabilitazione saranno posti dei sensori RFID all’altezza del collo.
• FASE 0: La riabilitazione inizierà invitando il soggetto ad avvicinare il tablet ad un oggetto o ad un terapista.
• FASE 1: Nel momento in cui il soggetto si avvicinerà con il tablet in pros- simità dell’oggetto scelto o del terapista, il software farà apparire un’immagine sullo schermo che rimanderà al soggetto stesso gli item target con i quali potrà comunicare ciò che desidera ottenere (immagini di ogget- to/azione/attività).
• FASE 2: Il soggetto visualizzerà, contestualmente a queste immagini, una freccia o un’icona che indicherà la necessità di rivolgersi all’adulto/terapista presente nel contesto per ottenere ciò che si desidera. • FASE 3: A questo punto il soggetto dovrà portarsi con il tablet verso
l’adulto/terapista. Nel momento in cui avverrà il matching tra il dispositivo portatile e il sensore posto sull’adulto, dal tablet si udirà una voce registrata che nominerà il nome dell’oggetto/azione desiderata apparsa sullo scher- mo.
• FASE 4: Sullo schermo del tablet apparirà una sequenza di immagini clic- cabili che permetterà al soggetto la costruzione di una frase.
5. Ipotesi
Si ritiene che tale sistema dovrebbe risultare molto più efficace e funzio- nale degli altri sistemi esistenti in quanto prevedrebbe, in fase di apprendi- mento, facilitatori dinamici che seguono una logica strettamente legata alle più moderne tecniche di insegnamento alla comunicazione in ambiente natu- rale e di Verbal Behavior. Pertanto, nell’ipotesi di ricerca che si intende veri- ficare si andrà a :
valutare l’efficacia di una metodologia comunicativa basata su og- getti interattivi presenti nell’ambiente e PECS digitali rispetto ad una metodologia PECS tradizionale;
verificare la maggiore o minore presenza di occasioni di auto- apprendimento mediante l’utilizzo di un sistema che consente mag- giore autonomia nell’esplorazione dell’ambiente e nell’invito a scambi comunicativi;
6. Disegno sperimentale
Lo studio pilota coinvolgerà 4 soggetti affetti da sindrome autistica in ca- rico al centro di riabilitazione e che svolgono trattamenti basati su PECS con cadenza bisettimanale. Ogni soggetto sarà valutato sulla base di diversi test atti a stabilire la loro età mentale e il loro grado di autismo prima che le ses- sioni sperimentali avranno inizio. I test utilizzati per la valutazione saranno CARS-T (Childhood Autism Rating Scale), ABC (Autism Behaviour Che- cklist), LAP (Learning Accomplishment Profile) e VABS (Vineland Adapti- ve Behaviour Scales).
Il disegno sperimentale sarà costituito da 8 fa- si:[A][B][A][B][A][C][A][B] . Dove “A” sarà per determinare la baseline, cioè comprendere come la situazione in quel preciso momento, “B” sarà l’utilizzo di PECS in modo tradizionale, C è l’utilizzo dei PECS in modalità interattiva. Ogni step conterà 3 sessioni terapeutiche effettuate durante il trat- tamento di riabilitazione.
La sistematicità sarà garantita dal fatto che all’osservazione seguirà una misurazione, cioè, una categoria qualitativa (codice) sarà assegnato ad un da- to evento (Stevens, 1951). Le sessioni terapeutiche saranno interamente vide- oregistrate (Bornstein et al., 1992) e su tali registrazioni saranno riempite checklist di comportamenti, (Venuti, 2001) come schema di codifica. I dati saranno codificati secondo lo schema della valutazione delle funzioni di base, ed in particolare quelle relative all’ attenzione, associazione, interazione, co- municazione e linguaggio, alle quali si aggiungeranno delle istanze relative alla sofisticazione del gioco. (Venuti, 2001). L’osservatore, che non parteci- perà alla riabilitazione, ma osserverà in un secondo momento i video, annote- rà sulla sua lista l’avvenuto evento (campionamento per evento). Per essere in grado di rilevare il fenomeno che si intende studiare e la sua successiva codi- fica, sarà necessario che le sessioni vengano analizzate da due osservatori in- dipendenti che dovranno avere un indice di accordo di almeno il 75% per quanto riguarda la codifica calcolato secondo una matrice di confusione (Ba- keman, Gottman, 1987), corretta secondo il Kappa di Cohen per evitare even-
tuali accordi dovuti al caso (Cohen, 1960). Il 30% dei video sarà poi analiz- zato da entrambi gli osservatori.
Bibliografia
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