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Pere Gimferrer racconta don Luis de Góngora y Argote

La sezione XIV di Rapsodia è dedicata a Góngora. È un flusso libero di endecasillabi piuttosto aspri e dal ritmo veloce. Come sottolinea Giulia Poggi, in questo poema Gimferrer si esprime attraverso una serie di affermazioni assolute secondo cui Góngora vive solo nelle parole e che queste non vanno spiegate:

Góngora vive sólo en sus palabras, no en aquella mirada velazqueña:

el caldero de oro de los versos que estampará en tramoya Calderón es ya por siempre la verdad de Góngora,

es ya por siempre nuestra verdad plena,

33

F. García Lorca, “La imagen poética en Góngora”, cit., p. 76.

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es la ensenada de cristal del día, tan veraz como el trazo de Matisse o el paso a dos de Apolo Musageta:

por el tirabuzón de las elipsis, por alusión o fuego de bombardas,

por versos anteriores al sentido o por encima del sentido, versos que significan lo que el verso es, no lo que puede significar, Tántalo del sonido y sentido: queda en tablas, porque el poema, en su dominio ardiente,

más que a significar aspira a ser.35

Il poeta dalla terza persona singolare passa alla prima persona plurale, da una verità condivisa tra due a un'affermazione corale della grandezza del poeta barocco:

Gracias demos a Góngora y a Dante, gracias demos al verso y su tañido:

en el reloj de arena de los siglos cada palabra es nuestra redención, la que nos salva de morir helados,

la crinolina de la Venus negra que salvó a Baudelaire, la flor de Harar

que detuvo los pasos de Rimbaud: la carbonilla de un portal de Londres, Great College Street, risa de las ninfas

35

Cisne andaluz: Nueva antología poética en honor de Góngora (de Rubén Darío a Pere Gimferrer), cit., p. 363.

en el Tajo de sol de Garcilaso; así son las palabras cuerda floja sobre el barranco del significar, el trapecio del circo de los astros

ante las ardentías del terror.

Attraverso la tecnica del collage Gimferrer cita una serie di personaggi illustri: il pittore Velázquez che ha ritratto Góngora (come si legge in uno dei tre sonetti del Trébol), Calderón de la Barca, il pittore francese Matisse, Garcilaso e le sue ninfe del Tago e i due poeti simbolo della modernità: Baudelaire, con la donna mulatta destinataria di molti poemi de Les fleurs du mal; Rimbaud e il suo fiore dell'Abissinia. La poesia deve essere percepita, più che a significare il poema aspira ad essere. Bisogna centrare tutto nell'attimo.

A menudo, en la noche hospitalaria que nos empuja y que nos desvanece,

vemos un ave que es sólo de sombra pero sólo de luz: la cetrería de los escapularios gongorinos. A menudo la noche nos descubre

en una plataforma de marfil: somos figuras de aire marfileño en el viento del verso que se lanza

a las bucanerías del pasado.

Gimferrer allude anche alle sue stesse opere con le immagini di navi e pirati (“a las bucanerías del pasado”). L'immagine della notte si contrappone a quella del giorno dei primi versi, l'intero poema è marcato da una contrapposizione di luci e ombre.

Al explicarse, el verso nos explica; lo verdadero es siempre inexplicable

y el poema se explica al llamear.36

Gimferrer termina il canto riunendosi all'affermazione iniziale secondo cui Góngora che vive solo nelle sue parole. Secondo Poggi:

Surgida de repente a través de una negación, la imagen de Góngora queda así sumergida en la afirmación de un presente efímero: un presente en que los testimonios del pasado conviven con todas las expresiones modernas de la belleza, del arte y de la poesía.37

Questa composizione è stata inserita come poesia di chiusura dell'antologia curata da Carlos Clementron Cisne andaluz: Nueva antología poética en honor de Góngora (de Rubén Darío a Pere Gimferrer). Attraverso la tecnica del collage Gimferrer dà voce a Góngora e lo difende dalle critiche.

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Cisne andaluz: Nueva antología poética en honor de Góngora (de Rubén Darío a Pere Gimferrer), cit., pp. 363-364.

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CONCLUSIONE

Para novedades, los clásicos. (Azorín)

Don Luis de Góngora e don Francisco de Quevedo, come abbiamo visto, oltre ad avere una poetica diversa sotto alcuni aspetti prettamente tecnici (anche se, seguendo l'idea di Antonio Machado, sono due rami dello stesso albero) hanno avuto anche sorti diverse per quanto riguarda la maniera in cui sono stati riscoperti e interpretati dalle generazioni successive. A differenza di Góngora, che ha avuto una ricezione molto travagliata, quella di Quevedo si è mantenuta più o meno stabile. Se è vero che il poeta di Madrid non è stato oggetto di omaggi ufficiali da parte di altri poeti, nonostante ci siano prove di forte ammirazione nella letteratura contemporanea, come dimostrano le poesie di José Ángel Valente, è vero anche che non è stato criticato ferocemente e dimenticato per lunghi periodi al pari dell'andaluso. La dimostrazione di quanto detto è riscontrabile nel percorso della riscoperta gongorina di Rubén Darío, di Jorge Luis Borges, di Jorge Guillén, in quanto esponente molto apprezzato della Generación del 27, e del contemporaneo Pere Gimferrer.

Nonostante questa differente fortuna, Góngora e Quevedo, raccontati sia singolarmente che attraverso la loro nota rivalità letteraria, nell'opera di cinque tra i più importanti poeti ispanici del Novecento, continuano a svolgere un ruolo importante come modelli e ispiratori, sia in Spagna che in America Latina.

Si può notare anche come la rilettura dei due poeti del Seicento da parte di questo gruppo di poeti novecenteschi molto diversi tra loro abbia prodotto un recupero e un'attualizzazione della poesia del Siglo de Oro. Questa poesia però non è recuperata da tutti allo stesso modo e ogni autore seleziona le opere da cui attingere. Per quanto riguarda Góngora vengono citate principalmente le

Soledades e i sonetti, mentre di Quevedo si preferiscono i componimenti amorosi e metafisici, con pochissimi esempi di sonetti funebri e satirici.

Per quanto riguarda le modalità di recupero, Rubén Darío non cita quasi mai i testi gongorini, ma preferisce la tecnica del ritratto. Attraverso le sue poesie Darío ritrae il Góngora principe della luce e delle tenebre, il Góngora dimenticato e poi riscoperto. In Trébol, attraverso la tecnica della personificazione dà la parola al poeta stesso. Le opere gongorine a cui fa riferimento sono il Polifemo, le Soledades e il romance En un pastoral albergue.

Jorge Luis Borges sceglie di Góngora i sonetti Raya, dorado Sol, orna y colora e Menos solicitó velos saeta, e le Soledades; di Quevedo invece preferisce il famosissimo sonetto amoroso Cerrar podrá mi ojos la postrera e quello funebre Faltar pudo su patria al grande Osuna. Lo scrittore argentino cita questi componimenti sia nei saggi che nelle poesie. In quest'ultime, attraverso la tecnica della personificazione dà voce a Góngora perchè si difenda dalle accuse, e ritrae Quevedo come un poeta ormai alla fine dei suoi anni.

Jorge Guillén è, come abbiamo visto, il poeta che sicuramente conosce meglio Góngora ed è anche l'unico ad aver ripreso i sonetti satirici di Quevedo. Attraverso l'utilizzo di epigrafi esalta la poesia gongorina e i motivi che più la rappresentano come l'usignolo, citando dalle Soledades e dalle terzine satiriche ¡Mal haya el que en señores idolatra...!. Guillén ricontestualizza anche l'opera maestra dell'andaluso attraverso delle moderne Soledades interrumpidas. Il poeta professore utilizza le epigrafi anche per contrapporsi a Quevedo; attraverso queste citazioni di sonetti, metafisici (¡Ah de la vida! ¿Nadie me responde?) e satirici (En cuévanos, sin cejas y pestañas) ribalta il pensiero del madrileno sulla morte e lo critica aspramente per le sue satire mordaci contro le vecchie.

La tecnica di ripresa prediletta da José Ángel Valente è quella della ricontestualizzazione. Tra i sonetti di Quevedo che Valente ricontestualizza

spiccano Cerrar podrá mi ojos la postrera (che diventa il moderno «Serán ceniza...») e ¡Ah de la vida! ¿Nadie me responde?, che si trasforma in «¡Ah de la vida!...», componimento che ripete anaforicamente questo lamento.

Portando a termine questo excursus attraverso le tecniche dei cinque poeti del Novecento, possiamo notare come Pere Gimferrer faccia rivivere Góngora con una tecnica totalmente diversa da quelle dei poeti che lo hanno preceduto. Infatti utilizza la tecnica tipica della sua generazione, il collage, per dare voce al poeta andaluso e difenderlo dalle critiche.

Concluderei affermando che Góngora e Quevedo hanno riconfermato il posto che aspetta loro di diritto tra i grandi della letteratura grazie all'impegno e alla passione di questi cinque poeti che li hanno fatti rivivere attraverso acuti saggi e mirabili poesie.

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- Quien quisiere ser culto en sólo un día, 1625. - Parióme adrede mi madre, 1627.

- Cerrar podrá mis ojos la postrera, 1648. - «¡Ah de la vida!...» … ¿Nadie me responde?. - ¿Con qué culpa tan grave.

- En cuévanos, sin cejas y pestañas. - Fue más larga que paga de tramposo. - ¡Fue sueño ayer; mañana será tierra!. - Por no comer la carne sodomita. - Qué perezosos pies, qué entretenidos. - Vida fiambre, cuerpo de anascote.

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