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Cos’è la persona?

2.4 La natura individua della persona nella prospettiva teologica dell’illuminismo.

2.5 Cos’è la persona?

A questo punto è necessario soffermarsi sulla nozione di persona cercando di comprendere in che modo la stessa abbia subito, nel corso dei secoli, un processo di evoluzione semantica che ne ha profondamente mutato la significazione originaria120. Secondo Marcel Mauss la parola persona, che letteralmente significa maschera, è di origine etrusca ma acquista rilevanza ed entra gradatamente nella terminologia giuridica dal momento in cui per opera dell’interpretazione dei Latini assume il significato di per/ sonare, maschera attraverso (per) la quale risuona la voce (dell’attore)121.

Sappiamo dai ritrovamenti storici che nella civiltà etrusca la maschera è una costante ma sono stati i Latini a dare al termine il significato che è poi diventato il nostro. La maschera diventa presso questi ultimi un segno di riconoscimento e ciò è dimostrato dal fatto che si arrivò a confondere il cognomen, con l’immago, la maschera di cera modellata sul viso. Sembrerebbe che l’uso di questo oggetto fosse riservato solo ed esclusivamente alle famiglie patrizie, ed infatti il Senato romano si è sempre considerato come composto da un numero determinato di patres, rappresentanti le persone, le immagini dei propri antenati, del proprio gruppo, del proprio clan di appartenenza.

Da questo si deduce come il carattere personale del diritto inizia a consolidarsi e come il termine persona diventa sinonimo della vera natura dell’individuo. Si stabilisce l’esistenza di un diritto della persona e contestualmente se né esclude lo schiavo. Servus non habet

personam. Egli non ha personalità, non possiede il suo corpo, non ha antenati, nomen, cognomen, beni propri122. Lo schiavo viene in questo modo collocato a metà strada, o nel

118R. ESPOSITO, Op., cit., p. 88. 119 Ibidem.

120 A. VERNACOTOLA, Op., cit., p. 302.

121 M. MAUSS, Teoria generale della magia, Torino 1991, p. 369. 122 Ibidem.

transito, tra persona e cosa. La sua condizione non è che la punta più visibile di un intero meccanismo di disciplinamento sociale funzionante precisamente attraverso lo spostamento continuo delle soglie categoriali che definiscono, o producono, lo status di tutti gli esseri viventi. Da qui quel movimento perpetuo di oscillazione che tra gli esseri della persona e della cosa fa dell’una insieme l’opposto e lo sfondo dell’altra – non solo nel senso generale che la definizione dell’uomo-persona emerge in negativo da quella dell’uomo cosa, ma in quello, più pregnante che essere pienamente persona vuol dire mantenere o spingere, altri individui viventi ai confini della cosa123.

Il concetto di persona andrà a costituire una delle originalità più notevoli nella storia del pensiero occidentale124, tuttavia, è necessario specificare che molte altre ancora saranno le influenze e le contaminazioni che riceverà prima di affermarsi come quel valore fondamentale e predominante che innerva oggi l’intero ordinamento giuridico. Dagli studi di Mauss, emerge che il termine così come inteso dai Latini, risente molto dell’influenza delle scuole di Atene e di Rodi è infatti per opera del pensiero classico che questo si estende all’individuo e alla sua nuda essenza togliendo via ogni maschera e conservando il senso dell’artificio: il senso di ciò che costituisce l’intimità della persona e il senso di ciò che è il personaggio. In questo modo si aggiunge al significato giuridico un significato morale, il senso di un essere cosciente, libero, responsabile. Ma la nozione di persona manca ancora di una base metafisica certa. Questa la darà il cristianesimo. Saranno infatti i cristiani a fare della persona morale un’entità metafisica dopo averne avvertita tutta la forza religiosa.

Il cristianesimo sottolinea l’importanza dell’istituzionalizzazione dell’individuo.

La Christianitas non è soltanto una fede ma anche una comunità sociale, un mondo,

costruito secondo l’insegnamento e la volontà del Creatore e del Salvatore. Tra l’uomo “naturale”, l’uomo“carnale” (homo naturalis o homo carnalis ) e l’uomo che è stato trasformato dall’atto del battesimo in homo Christianus, c’è un abisso, superabile da questo atto di “iniziazione”. L’atto del battesimo in questo senso rappresenta una profonda trasformazione dell’essenza dell’individuo, l’associazione dell’uomo naturale alla comunità dei credenti. Con ciò egli acquista la possibilità della salvezza. Egli accoglie in sé il codice culturale della comunità cristiana, i suoi principi, le sue norma, diventa una

123 Sulle strategie contemporanee di depersonalizzazione s.v cfr. A. DAL LAGO, Non persone.

L’esclusione dei migranti in una società globale, Milano 1999.

personalità125: «Con il battesimo nella Chiesa di Cristo» recitava un verso del 1234, «l’uomo diventa persona» (Baptesimate homo constituitur in ecclesia Christi persona )126. Nell’antichità greco-romana il concetto di “personalità” non esisteva ancora. Il greco

prosopon e il latino persona designavano una maschera teatrale. La maschera non solo

non ha una persona, ma, piuttosto qualcosa di antitetico ad essa, e la strada percorsa dal termine persona nel corso dei molti secoli può servire da testimonianza degli sforzi intrapresi dalla cultura, prima che l’occidente abbia saputo riempire questo termine del contenuto che avrebbe espresso l’essenza della personalità umana. La persona, dietro alla quale l’attore del teatro nascondeva il proprio volto, non presupponeva una personalità, come non la presupponeva la persona giuridica astratta, il segno della piena capacità giuridica, che nel diritto romano portava la denominazione di persona. «Il pensiero antico vedeva nella persona prevalentemente il ruolo sociale, assegnato alla società dell’uno o dell’altro dei suoi membri.[…] L’identità della personalità viene definita al di fuori, prestabilita dalle istituzioni e dai rapporti oggettivi, ma non rappresenta la soggettività, l’unità dell’esperienza personale vissuta interiormente. L’uomo non aveva coscienza di sé come personalità, non recepiva in questa qualità neanche i suoi dei pagani, che erano concepiti come forze personificate, ma non come individui. È stato sicuramente il cristianesimo a progredire in modo essenziale nell’assimilazione dello spazio interiore dell’individuo e nell’approfondimento del concetto di personalità. Il centro del mondo diventa l’ego che sta dinanzi al Creatore»127.

Le discussioni sulla persona costituiscono, infatti, una componente inscindibile dei dibattiti sulla trinità di Dio, unica sostanza, ( tres personae- una substanzia), e sulla duplice natura- divina e umana- di Cristo128. La disputa si risolverà nel Concilio di Nicea in cui si affronterà la questione dell’unità della persona, dell’unità della Chiesa in rapporto all’unità di Dio e in cui, il concetto di trinità, troverà soluzione rifugiandosi nel mistero divino e affermando che Unitas in tres personas, una persona in duas naturas. In questo senso si afferma ancora oggi che il concetto di persona è fortemente influenzato dall’idea cristiana secondo la quale la persona umana è l’immagine di Dio – e secondo la quale il suo valore - la sua libertà, i suoi diritti, dipendono dall’ordine delle cose naturalmente sacre che portano l’impronta del Padre e che hanno in lui il termine del loro

125A. J. GUEREVIC, La nascita dell’individuo nell’Europa Medievale, Roma -Bari, 1996, p.106.

126 G.LE BRAS, La persone dans le droit classique de l’èglise, di I.MEYERSON Problèmes de la

personne, Parigi 1973, p193.

127 A. J. GUEREVIC, Op., cit., p111-112.

128 J. RITTER, K.GUNDER, Historisches Woterbuch der Philosophie, vol. VII, Darmstadt 1989, s. v

movimento129. Secondo questa visione per quanto indissolubilmente legata ad un corpo vivente, la persona non coincide integralmente con esso e anzi trova il suo elemento più intrinseco precisamente in quella coincidenza che le consente il transito nella vita ultraterrena. Si tratta di una connotazione tanto costitutiva da riproporsi, naturalmente, secolarizzata nel dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa e, attraverso di esso, nell’intera cultura moderna130.Questa impostazione si consolida attraverso il pensiero dei teologi del Medioevo, con l’idea che l’uomo non è in relazione immediata con se stesso e che acquisisce la qualità di persona solo nella relazione con Dio, ossia nella sua partecipazione alla personalità Divina. Solo in questo senso la persona esiste non solo in sé, ma anche per sé, e si colloca al vertice dell’esistenza individuale, realizzando, nella maniera più piena, il concetto di individualità131che influenza profondamente tutto il pensiero politico in Occidente132incrementando tutte quelle forme di violenza e di sopraffazione che si reggono sul presupposto che esiste una netta distinzione tra il mio essere e quello degli altri. È in questo senso, infatti, che quando si parla di individuo, non si può fare a meno di ricordare quell’uomo che Mounier definisce «astratto, senza legami con la natura […]che manifesta verso gli altri diffidenza, calcolo, rivendicazione»133. Proprio per questo, è forse corretto presupporre che il concetto di individuo e la sua traduzione teologica di persona siano ben lontani dall’esprimere una visione della vita comune a tutta l’umanità.