• Non ci sono risultati.

pigitzes by Google

Nel documento DIS NZErOy UNIVERSITY OF ILLINOIS AT (pagine 51-55)

del tuo velo, Ché senza lei non è in terra pace ». Non si dubita invece (o se ne dubita senza che mai finora se ne siano addotte ragioni) che spetti a Dante la canzone delle Tre donne, la maggiore di questo gruppo, e della quale già si è avvertito che è vana e sterile fatica ricercare i particolari allegorici, i nomi precisi di tutte e tre le donne, e il pre- ciso perché del loro provenire dal luogo dove sorge il Nilo.

Con pieno diritto questa volta il poeta ammonisce nel com- miato: « Bastin le parti nude »; ché esse bastano veramente.

Le tre donne, che paiono dolenti e sbigottite come persone discacciate e stanche, che vanno discinte e scalze e con vesti lacere, le germane sconsolate, che s’accolgono al suo euore come a casa d’amico, sono per sé stesse fantasmi poetici di virtù, di purezza, di accoramento, di dignità:

tre belle, maestose e addolorate donne, tre dee o tre princi- pesse in esilio. Il poeta, che ha questa visione, sente alla loro presenza sé stesso: le ingiustizie da lui patite, l’orgoglio di soffrire esilio e povertà come quelle, con le quali ap- partiene al medesimo sangue, alla medesima alta società:

aristocratico in mezzo all’aristocrazia della virtù e della sventura.

Se ora si volge al complesso di queste poesie uno sguardo movendo dalla Commedia, se si proietta sopra di esse la luce di questa, e si domanda come si congiungano al sacro poema, si dovrà convenire che i legami sono scarsi e lievi.

Della Vita nuova è detto comune e approvato che formi l’in- troduzione o il vestibolo della Commedia, una sorta di pro- logo in terra al dramma dell’oltremondo; pure, sebbene il pensiero di descrivere la visione oltremondana si annunzî nella chiusa di quel libretto, e sebbene nella Commedia ri- compaia. Beatrice, ciò non costituisce rapporto poetico, ossia affinità d’intonazione, tra le due opere, ma soltanto rap- porto materiale, per una circostanza di fatto o per una premessa ideologica che l’una trova nell’altra, per una

Google INI

figura o piuttosto per un nome che passa dalla prima alla seconda opera. Lo «stil nuovo» non vi è più nella Com- media: Dante lo ricorda bensi, ma come un fatto storico, come un vanto della sua giovinezza, come la sua prima comparsa nel mondo letterario, col plauso che lo accolse.

Meno ancora è da ravvicinare la poesia didascalica delle canzoni alla poesia dottrinale che è di alcune parti della Commedia, specie della terza cantica: anche qui il respiro è assai più largo, l'intonazione è affatto diversa, e si po- trebbe dire che nel primo caso ce’ è didascalica e non poesia, e nel secondo, poesia che discioglie la didascalica; nel primo l’aggettivo nega il sostantivo, nel secondo il sostantivo do- mina e determina l’aggettivo. Qualche maggiore affinità si scorge con le poesie passionali e con quelle dell’etico sen- tire; e alcuni versi: « Ché bello onor s’acquista in far ven- detta», «L'esilio che m’è dato onor mi tegno», « Cader co’ buoni è pur di lode degno», suonano quasi come versi della Commedia: quasi, ma non proprio a quel modo. Più generalmente è da concedere che, attraverso le rime, Dante fece la sua ‘educazione d’artista, specie se a questa affer- mazione si dia senso giusto e compiuto, e s’intenda che l'educazione consiste non solamente nello svolgere certe disposizioni, ma anche nel disfarsi di certe altre con l’eser- citarle e sperimentarle fallaci o altrimenti esaurirle. La maestria che Dante dispiega nelle liriche è molta; e, guar- dando a essa, converrebbe forse correggere il giudizio d’un insigne critico, al quale parve che, in quelle, « l’Italia avesse già il suo poeta, ma non ancora il suo artista ». Risponde meglio al caso l’inverso: che già in esse era formato il Dante artista o artefice, ma non ancora il Dante poeta.

Più stretto rapporto hanno col futuro Dante poeta le prose, il De Monarchia, il Convivio, alcune parti del De vulgari eloquentia e delle epistole; ma anche qui il rap- porto è principalmente nella materia, cioè negli interessi

B. Croce, La poesia di Dante. 4

Google

intellettuali, negli ideali politici e morali, negli odî e amori, che si ritrovano in esse e si trasfusero nella Commedia. Si accendono talora, nelle prose, quell’appassionamento, quel- l'ammirazione, quel furore, che tornano, con più sublime accento, nel poema: cosi nel De Monarchia e nel Con- vivio l’esaltazione della Roma imperiale, e, nel Convivio particolarmente, l’amore al filosofare, il godere dell’argo- mentare, le invettive, i rimpianti, gli entusiasmi per la virtù, i movimenti feroci (come quello, che è rimasto ce- lebre, del rispondere «col coltello »), e la dignità con cui parla di sé e del suo esilio. La prosa di questi trattati, robusta e virile, e pacata pur nella passione, assai diversa da quella lamentosa e alquanto affettata della Vita nuova, mostra un nuovo Dante, o un altro e importante aspetto del suo animo e del suo ingegno.

Pure, se in altri casi si vede, nello svolgimento di un artista o di un pensatore, prepararsi il suo capolavoro, per Dante non si vede: le sue opere minori non rappresentano l’inizio della futura sintesi, e nemmeno offrono tutti gli sparsi o almeno i principali elementi sui quali essa si formò;

e altri documenti, da cui questo processo formativo si possa desumere, attinenti a quegli anni in cui la meditazione e composizione del poema lo fecero « macero », non ci avan- zano. Meglio che nelle opere minori, le quali ne recano deboli tracce, gli antecedenti della Commedia si ritroveranno, dunque, guardando a più largo campo, alla generale condi- zione degli spiriti al tempo di Dante e in Italia, e ripor- tandosi a quel periodo dell’ultimo medioevo, in cui la civiltà moderna cresceva in tutte le sue forme e pur tuttavia la concezione medievale del mondo non era tramontata.

La filosofia era pur sempre quella, sebbene qua e là vi penetrassero, nel modo in cui potevano penetrarvi, certe esigenze della esperienza e della logica dell’esperienza; la dottrina politica rimaneva chiusa tra i termini della Chiesa

DIGNZEd Gougte one UNIVERSITY OF ILLINOIS AT URBANA-CHAMPAIGN

e dell’Impero, quantunque già vi si asserisse una certa auto- nomia dello Stato, ossia la vita della nuova e umana Chiesa;

la critica era condotta sopra le autorità, ma queste si am- pliavano e l’umanismo si approssimava; la storiografia, ani- mata dall’interessamento per le faccende politiche del giorno e attinente alla vita dei Comuni e degli altri Stati, si svol- geva sempre più, gettando nello sfondo e quasi dimenti- cando le narrazioni dell’origine e fine del mondo; all’ar- chitettura sacra, che abbandonava l’austerità gotica, sorgeva accanto, sempre più varia, l'architettura profana, e nella plastica e nella pittura s’introduceva una sorta di natura- lismo ossia di nuovo sentire umano; nella vita politica, la Chiesa, pur non deponendo le verbali asserzioni della pro- pria supremazia, transigeva, accomodava la politica alle mutate situazioni, era umiliata e asservita non da un im- peratore ma da un re, dal re di Francia, e i Comuni con- tinuavano nelle loro lotte, sempre più democratici, non lontani dallo sboccare nelle Signorie. Il divino e l’umano, il cielo e la terra, il trascendente e l’immanente si vede- vano, in quel tempo, mescolarsi e alternarsi e combattersi ed equilibrarsi, come due forze in uno stesso campo !.

Dante non fu già, come si sarebbe tratti a dire, sem- plice rappresentante e quasi specchio e riflesso dell’età sua, ma anzi uno dei fattori e non dei meno potenti di questa;

e trascendenza e immanenza si affermarono entrambe in lui con sommo vigore: in lui, costantemente occupato nel pensiero della vita eterna e intento studioso delle dottrine chiesastiche concepite come la ferma verità su cui ferma- mente posava, e al tempo stesso preso da tutti gli affetti mondani, e di politica quasi malato per troppo zelo; in lui, che scrutava i più astrusi dommi e osservava curioso e amo-

4 Sul carattere di questo periodo si veda la mia Teoria e storia della storiografia (seconda ed., Bari, 1920), pp. 199-203.

Nel documento DIS NZErOy UNIVERSITY OF ILLINOIS AT (pagine 51-55)