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La popolazione rom a Napoli e le politiche di inclusione locali

1. LE POLITICHE DI INCLUSIONE PER LA POPOLAZIONE ROM, SINTI E

1.3 La popolazione rom a Napoli e le politiche di inclusione locali

Napoli, Roma e Torino, sono le città che insieme equivalgono al quasi 30% della popolazione RSC in Italia, cioè dei 24.248 RSC presenti in Italia, e quasi il 40% dei 29.435 RSC secondo la popolazione corretta in Italia. Questo significa che 4 su 10 RSC presenti insistono nei Comuni di Napoli, Roma e Torino. La popolazione censita in Campania è di circa 1500 persone, a fronte della popolazione presente stimata in circa 4000 unità, di queste la quasi totalità vive nella Provincia di Napoli, di cui 600 censiti e 2500 abitanti nel Comune di Napoli, il restante nell'anello attorno alla città.

A Napoli, secondo la ricerca sul disagio abitativo realizzata da Anci nel 2013, a fronte di una popolazione Rom stimata di circa 3.000 unità, erano presenti un campo comunale attrezzato e una struttura di accoglienza (che ospitavano in totale 642 abitanti) e sei insediamenti spontanei di grandi dimensioni31. Mentre secondo le stime di progetti sul campo, la presenza stanziale di Rom a Napoli ammontava nel 2010 a circa quattromila persone32.

Dall'indagine sugli insediamenti abitativi rom e sinti in Italia, realizzato da Anci nel 2014, gli insediamenti a Napoli sono 14, suddivisi per tipologia di insediamento: nessuna abitazione in edilizia, nessun insediamento spontaneo riconosciuto, 6 campi attrezzati, 8 insediamenti spontanei non riconosciuti; un'alta concentrazione della popolazione rom e sinta rispetto alla Regione Campania, in cui si trovano in totale 18 insediamenti, di cui 8 campi attrezzati e 11 insediamenti spontanei non riconosciuti33.

31 Dalla Zuanna G. (a cura di), La popolazione in forte disagio abitativo in Italia. La condizione dei

richiedenti asilo, dei rifugiati e dei Rom, Cittalia Fondazione Anci Ricerche, Roma 2013.

32 Fonte: elaborazione Iref Acli su dati di enti istituzionali e associativi, anno 2010

33 Giovannetti M., Marchesini N., Emiliana Baldoni E., Gli Insediamenti Rom, Sinti E Caminanti In Italia,

Dalla stessa indagine ricaviamo che nella città di Napoli la quasi totalità degli insediamenti sono stabili: di questi, 8 sono esistenti da meno di 10 anni, 6 da più di 10 anni, per il 70% su proprietà pubbliche e per il restante 30% in aree private di terzi. Gli insediamenti informali più numerosi sono nei quartieri di Scampia, Gianturco e Barra. Le strutture predisposte dal comune sono a Secondigliano, dove nel 2000 è stato costruito un “villaggio della solidarietà” che ospita settecento persone in novantadue container; e a Soccavo, dove dal 2005 più di cento persone vivono in un’ex scuola, con una media di due nuclei familiari per ogni aula.34 Negli insediamenti nella città metropolitana si possono trovare sei campi in cui è garantito il servizio di accompagnamento a scuola di minori, in due insediamenti attività di assistenza sociale e in sette attività di scolarizzazione, mediazione scuola-famiglia, in tre lo sportello sociosanitario, ma in nessuno attività di alfabetizzazione o percorsi di integrazione socio-lavorativi né formazione professionale; gli insediamenti sono provvisti in soli due casi di illuminazione pubblica, in nessun insediamento sono presenti fontanelle pubbliche, con acqua potabile, ed in soli tre insediamenti sono presenti generatori autonomi, solo due insediamenti sono provvisti di energia elettrica, acqua, servizi igienici, fognature.

La presenza dei rom a Napoli è riconducibile ai due grandi eventi migratori dall'est Europa verso l'Italia: uno negli anni 2000, con l'esodo dalla guerra in ex- Jugoslavia dovuto all'accentuarsi della marginalizzazione della popolazione rom durante i conflitti etnici, per cui dal 2000, è iniziata una massiccio esodo di Rom jugoslavi in Italia, e Napoli è stata tra le mete prescelte. Attualmente, vi sono circa duemila Rom jugoslavi insediati nel Napoletano, di cui 450 nei Villaggi di Accoglienza organizzati dal Comune, mentre i rimanenti si sono stabilizzati in accampamenti di fortuna.

L'altro afflusso è dovuto all’ingresso della Romania nella UE, per cui fin dal 2002 vi sono stati flussi migratori di Rom rumeni in Italia, ingressi divenuti via via più consistenti all’indomani dell’ingresso della Romania nella UE. Attualmente

sono censiti circa 2000 Rom rumeni, insediati in cinque accampamenti spontanei e in un centro di prima accoglienza per i Rom rumeni: 150 persone nella ex-scuola di Soccavo. I trenta minori del campo frequentano la scuola; gli abitanti usufruiscono dei servizi essenziali, delle utenze domestiche e dei servizi sociali. Le condizioni di vita sono migliori rispetto agli altri campi, e questo di Soccavo rimane l’unico campo di accoglienza per i rom rumeni a Napoli e provincia. I Rom italiani vivono nella quasi totalità in abitazioni proprie o in affitto, e la maggior parte di loro non vive a Napoli ma nella provincia.

A Scampia si trova il cosiddetto villaggio comunale attrezzato di via Circumvallazione Esterna. E’ l’unico campo attrezzato e autorizzato di Napoli (l'altra struttura autorizzata è la ex-scuola Deledda). Fu consegnato nel giugno del 2000 con delibera del Comune, che istituì l’Ufficio Rom comunale e introdusse il patto di cittadinanza. Le famiglie abitano in container attrezzati per i normali servizi igienici e sono presenti acqua e luce. Esso ospita circa 450 persone di provenienza serba. Sono rom dasikhanè, ovvero serbi di religione cristiano ortodossa. Il 30% circa dei residenti è composto da bambini iscritti alla scuola dell’obbligo (circa 140) e la frequenza è pari al 70% degli iscritti. Sempre a Scampia, vi è un secondo campo, spontaneo. Esso ospita circa 700 persone, suddivise in cinque insediamenti a ridosso dell’uscita dell’asse mediano. Sono nella quasi totalità Rom dasikhanè, a parte una minoranza di khorakhanè (musulmani) di provenienza macedone, Manjup; nel campo vivono in condizioni molto precarie, in roulotte o in altre abitazioni arrangiate, non vi sono servizi igienici attrezzati né energia elettrica. Il livello di regolarizzazione è molto basso, anche se qualcosa si è riuscito a fare in termini di promozione scolastica dei bambini.

Oltre ai Rom jugoslavi, vi è anche la presenza di Rom rumeni. Sono giunti a Napoli successivamente agli jugoslavi, e si sono concentrati nella zona di via Ponticelli. La sistemazione precaria, le condizioni degradanti, un rapporto conflittuale con la popolazione limitrofa residente, ha provocato il loro sgombro, a seguito di un incendio avvenuto nel 2008. Lo sgombero ha disperso i Rom in

diverse zone di Napoli. Quattrocentocinquanta di essi vivono nel campo spontaneo di Poggioreale, 250 nella zona del cimitero e 200 nella ex-fabbrica. Negli insediamenti spontanei, non vi sono servizi essenziali come acqua, luce, gas e fognature e le famiglie vivono in piccole baracche. La frequenza scolastica è bassa e lo status di cittadini europei li agevola relativamente, in quanto pochi sono in regola con l’iscrizione anagrafica. Sempre rumeni sono i circa 200 Rom che vivono nel campo di Barra - S Maria del Pozzo. Si trovano nelle stesse condizioni dei precedenti campi rumeni, ma il tasso di frequenza scolastica è superiore, grazie agli interventi dell’associazionismo.35 A questo panorama si devono aggiungere in tempi molto recenti, durante la triennalità del Progetto, nuovi sgomberi dei campi spontanei dovuti alle ordinanze emergenziali, allo stato dei campi stessi, ad incendi di cui ancora si ignora la natura.

Figura 1. Gli insediamenti informali e i campi ufficiali a Napoli36

(nella rappresentazione grafica sono assenti alcuni insediamenti abusivi descritti nel testo)

35 AA.VV a cura di, Rom,sinti,caminanti e comunità locali studio sulle condizioni di vita e sull’inserimento

nella rete dei servizi socio-assistenziali nel mezzogiorno Report Finale irefricerche, Roma – Maggio 2010

Le politiche locali napoletane

Nel 2002 è nato l’ufficio Rom e Patti di cittadinanza, con delibera del Comune. La nascita di un ufficio dedicato prende atto della complessità crescente nel gestire flussi consistenti di popolazioni Rom provenienti dall’estero. La strategia del patto di cittadinanza si basa sulla relazione con i rappresentanti delle Comunità, per la costruzione di un reciproco impegno tra le parti. Da parte del Comune, vi è la presa in carico dell’emergenza sanitaria, educativa e giuridica che la questione Rom comporta; da parte delle comunità Rom, la decisione di avviare un percorso (o quantomeno uno sforzo) di fuoriuscita dalle condizioni di marginalità e di isolamento in cui versano – talvolta di illegalità. Il patto trae origine dalla convinzione che i Rom non sono criminali da recludere, ma persone che chiedono di essere accolte e integrate pienamente nella società italiana. In concreto, i progetti avviati dal Comune in relazione ai Rom si sono mossi lungo tre direttrici: la tutela sanitaria, la lotta alla dispersione scolastica e la regolarizzazione anagrafica.

In materia sanitaria, sono spesso precarie le condizioni delle famiglie Rom jugoslave e rumene che si accampano nel napoletano, sopratutto per le famiglie che vivono nei campi non autorizzati: molte vivono in baracche fatte di lamiera, in zone prive di acqua, elettricità e servizi igienici. Per tale ragione, con il Commissario prefettizio per l’emergenza Rom di Napoli è stato creato un servizio di vigilanza sociale che effettua periodicamente il censimento dei campi, autorizzati e spontanei, con l’ausilio di operatori di terzo settore - Caritas, Opera nomadi e Comunità di sant’Egidio. Il monitoraggio permette di constatare le condizioni sanitarie in cui versano le famiglie Rom e di approntare gli intervento dovuti, che normalmente si attivano a due livelli: un primo livello di pronto soccorso, per i casi di emergenza; un secondo livello di prevenzione e di cura, che vorrebbe assumere nel tempo natura ambulatoriale e di educazione sanitaria. A fronte di ciò, il Comune di Napoli ha deciso di istituire il Sasci, l’organo di coordinamento per le politiche sanitarie rivolte agli immigrati nei dieci distretti

metropolitani, con lo scopo di coordinare gli interventi, favorire il diritto all'accesso alle prestazioni sanitarie. Il Servizio per le attività socio-sanitarie per gli immigrati (Sasci) nasce come attuazione della normativa nazionale e regionale in materia di immigrazione, a partire dalla legge Turco-Napolitano per arrivare alle legge 286. Con queste leggi, lo stato estende la copertura sanitaria anche agli immigrati irregolari. Tra l’altro, i Rom rumeni che dal 1 gennaio 2008 vivono in Italia da più di tre mesi (in forma non autorizzata) non possono più usufruire del codice Stp riservato agli extracomunitari, proprio perché sono diventati comunitari; e se non hanno un regolare contratto di lavoro, si arriva al paradosso che non possono essere iscritti al sistema sanitario. Con intervento legislativo nazionale – ratificato dalle Regioni con apposite delibere - si è pertanto provveduto a che i cittadini rumeni stabilmente presenti in Italia ma sprovvisti di contratto di lavoro possano accedere alle prestazione previste dalla legge 286/1998 (ginecologia e ostetricia; tutela della salute dei minori; vaccinazioni preventive; interventi di profilassi internazionale; profilassi e cura malattie infettive) attraverso il passaggio da straniero con Stp a comunitario con codice Eni (europeo non iscritto). In termini di statistiche sanitarie, dal 2008 al 2010, dei 662 STP che sono stati assistiti, l’80% sono Rom jugoslavi abitanti nei campi. Nel distretto 48 hanno usufruito dei servizi sanitari quasi seicento Rom. Per quanto riguarda il dato dei minori occorre tener conto del modello insediativo dei Rom, in cui la migrazione è familiare e i minori sono in una percentuale molto maggiore del resto della popolazione straniera. Per tale ragione, le condizioni igieniche dei bambini e dei ragazzi rom sono state oggetto di attenzione da parte dell’Asl di Napoli, al punto tale che è stato aperto un ambulatorio pediatrico dedicato nel 2001. Sono oramai dieci anni che esso opera sul fronte delle vaccinazioni e della normale cura pediatrica, e nel 2009 sono state erogate oltre 400 prestazioni sanitarie. L’ambulatorio pediatrico dedicato è stato affiancato in questi anni da tre centri vaccinali (a Scampia, a Chiamano e a Piscinola-Marianella) e da due consultori. Il 39% delle prestazioni specialistiche erogate nel 2010 sono state di natura odontoiatrica, un dato quasi triplo a quello degli altri distretti sanitari in materia di odontoiatria per immigrati.

L’educazione scolastica dei bambini Rom è un’altra priorità del Comune di Napoli. La situazione migliore in termini educativi si trova nel campo rom rumeno di Soccavo, dove tutti i bambini frequentano regolarmente la scuola. La regolarità dell’insediamento, una buona accoglienza della popolazione italiana residente, e un supporto continuo dell’associazionismo ha reso possibile il progressivo inserimento dei bambini rom. Anche il campo attrezzato di Scampia presenta un tasso di scolarizzazione alto, prima del recente sgombero del campo (2017). Lo stesso non si può dire dei campi abusivi, dove l’emergenza è generalizzata. La politica degli sgomberi tende ad allentare la tensione sociale nel luogo dove avvengono gli spostamenti, ma rischia di creare nuove tensioni dove le famiglie Rom vanno a insediarsi. Inoltre, i rapporti scolastici faticosamente costruiti negli anni con le scuole limitrofe e i rapporti con le organizzazioni di volontariato e con la cittadinanza accogliente vengono recisi da un giorno all’altro, con grave danno per la già difficile integrazione dei Rom. Oltre al clima di pregiudizio anti-zigano e di sgomberi la città di Napoli sconta altri disagi che riguardano il complesso della popolazione napoletana: l’emergenza abitativa e occupazionale (ma anche sanitaria) coinvolge alcuni strati della popolazione napoletana, questo non facilita le relazione tra strati di popolazione impoverita e bisognosa di assistenza, ma alimenta la diffidenza verso gli interventi focalizzati sull'integrazione delle famiglie rom nel tessuto napoletano37.

37 AA.VV. a cura di, Rom,sinti,caminanti e comunità locali studio sulle condizioni di vita e

sull’inserimento nella rete dei servizi socio-assistenziali nel mezzogiorno Report Finale irefricerche, Roma – Maggio 2010