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Posizione dell’Unione europea in tema previdenziale

Dall’analisi svolta abbiamo visto come l’interesse per la crescita di un sistema pensionistico complementare sia alla base della sostenibilità finanziaria degli Stati. A rigor di ciò è interessante vedere come l’Unione Europea si pone rispetto ad un tema così importante. È con il Libro Verde72 del 7 luglio 2010 che si è iniziato ad affrontare il problema previdenziale con l’obiettivo di rivisitare la Direttiva 41/2003/CE, (IORP I) toccando temi che coprono gran parte degli aspetti sociali, economici e finanziari dei sistemi pensionistici in Europa.

Secondo il Libro verde, l'aumento della disoccupazione, il rallentamento della crescita, l'espansione del debito pubblico e la volatilità dei mercati finanziari hanno reso più difficile far fronte alle promesse pensionistiche e così si inizia a

72

87 prevedere come l’utilizzo di sistemi pensionistici privati dovesse perciò essere la strada per risolvere questi problemi.

Il Libro Verde trova attuazione con la redazione del Libro bianco del 2012 il cui scopo era quello di contenere proposte di intervento dell’Unione Europea in tema di previdenza a logica delle linee guide contenute nel Libro Verde.

Il Libro Bianco infatti delinea un programma per garantire pensioni adeguate e

sostenibili a lungo termine.

Secondo il Libro Bianco la sostenibilità e l’adeguatezza dei regimi pensionistici dipendono dalla misura in cui in essi si integrano contributi, imposte e risparmio effettuati dalle persone occupate. In base a ciò le principali indicazioni contenute riguardano:

 la necessità di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei lavoratori più anziani

 Allineare l’età pensionabile all’aumento della speranza di vita

 Limitare l’accesso ai regimi di prepensionamento e altri percorsi di uscita

anticipata

 Equiparare l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini  Sostenere lo sviluppo del risparmio a fini di pensioni complementari  Varare leggi a tutela dei diritti pensionistici dei lavoratori mobili per

rendere le pensioni integrative compatibili con la mobilità promuovendo l’istituzione di servizi di ricostruzione delle pensioni in tutta l’UE.

L'UE nel suo insieme ha interesse dunque ad aiutare ciascuno dei paesi membri a riformare con successo il proprio sistema pensionistico. La necessità è quella di agire in modo coordinato a livello europeo per assicurare che non ci sia una perdita di diritti pensionistici in caso di trasferimento in un altro paese dell'UE, e che i consumatori possano beneficiare del mercato interno, scegliendo tra

un'ampia gamma di prodotti pensionistici in concorrenza tra loro di modo tale che non si comprometta la stabilità delle finanze pubbliche e dell'economia dell'UE.

88 Un altro passo importante nel processo di decisione europeo in tema

previdenziale è stata la stesura del Libro Verde sul finanziamento a lungo

termine dell'economia europea del 27 marzo 2013che ha avviato una

consultazione pubblica di tre mesi sui modi per promuovere l’offerta di finanziamenti a lungo termine e migliorare il sistema dell’intermediazione finanziaria per gli investimenti a lungo termine in Europa. Infatti questi investimenti consentono di migliorare la capacità produttiva dell’economia in settori trascinanti come l’energia, le infrastrutture, il trasporto nonché istruzione e ricerca e sviluppo.

La crisi finanziaria ha però ridotto la capacità del settore finanziario europeo di incanalare i risparmi verso gli investimenti a lungo termine. Pertanto è

fondamentale studiare interventi da attuare per sbloccare tali investimenti e il Libro Verde analizza in particolare come conseguire questo obiettivo.

Una delle questioni importanti è se la dipendenza, storicamente forte, dell'Europa dalle banche per il finanziamento degli investimenti a lungo termine è destinata a lasciar spazio ad un sistema più diversificato, con una quota significativamente più elevata di finanziamento diretto attraverso i mercati dei capitali (ad es. finanziamento obbligazionario) e una maggiore partecipazione degli investitori istituzionali (ad esempio i fondi pensione), o ad altre alternative.

Le risposte alla consultazione ha portato la Commissione europea a rendere nota, il 27 marzo 2014 la proposta di Direttiva Iorp II73, che andrà a revisionare la

Iorp I per rilanciare l’economia europea mediante investimenti a lungo termine. La proposta riguarda anche i fondi pensione ed i piani pensionistici individuali. Partendo dal presupposto che la crisi economica e finanziaria ha colpito la capacità del settore di canalizzare risorse per l’economia reale, in particolare per investimenti a lungo termine e come detto la forte dipendenza dalle banche, e la ridotta fiducia degli investitori, ha ridotto i finanziamenti in tutti i settori

dell’economia l’Unione ha agito con determinazione per invertire queste tendenze e ripristinare le condizioni per una crescita sostenibile.

73

89 A fronte di importanti interventi da parte dell’Unione Europea come investimenti delle finanze pubbliche e procedure per un migliore coordinamento di bilancio e delle politiche economiche, una crescita sostenibile e inclusiva necessita della capacità del sistema finanziario di convogliare i fondi sugli investimenti a lungo termine. Il finanziamento a lungo termine infatti incarna alcune caratteristiche chiave:

 Essa finanzia le attività produttive che sostengono la crescita riducendo i costi, la diversificazione dei mezzi di produzione e la creazione di posti di lavoro in modo intelligente, sostenibile e inclusivo;

 È “paziente”, in quanto gli investitori prendono in considerazione i

rendimenti a lungo termine piuttosto che le fluttuazioni dei prezzi a breve termine. Questa prospettiva promuove la stabilità finanziaria;

 E’ “ impegnata”, in quanto gli investitori nel lungo termine, tutelano aspetti sociali e ambientali.

 Le Infrastrutture e le PMI sono fattori chiave per la crescita sostenibile. Infatti l’alta qualità delle infrastrutture migliora la produttività della restante economia, consentendo la crescita, e facilita l’interconnessione del mercato interno. E quindi incentivare le PMI che rappresentano circa i due terzi dell’occupazione e quasi il 60% del valore aggiunto nell’Unione europea. Esse contribuiscono in modo significativo alla crescita del PIL attraverso la loro importanza generale, la loro capacità di innovare, crescere e creare occupazione.

Affrontare questi problemi è una priorità per l’Europa. La capacità dell’economia di avere la disponibilità di finanziamento a lungo termine, rafforzando la

competitività dell’economia e dell’industria europea, dipende dalla sua capacità di convogliare il risparmio con una procedura aperta, sicura e competitiva nella finanza di settore. A tal fine sono essenziali la certezza del diritto e la fiducia degli investitori.

Così il sostegno dei prestiti bancari responsabili e la promozione delle fonti di finanziamento non bancarie, come gli investitori istituzionali, tra cui le

90 compagnie di assicurazione, i fondi pensione, o investimenti alternativi, i fondi sovrani o fondazioni sono fondamentali.

In quest’ottica si inseriscono i fondi pensione che sono investitori istituzionali con prestazioni a lungo termine. Come tali, essi hanno la capacità di essere investitori “pazienti”.

La Commissione, nella proposta IORP II vede con favore che i fondi pensione siano sempre più orientati sugli investimenti alternativi quali private equity e alle infrastrutture per diversificare i portafogli e per fornire rendimenti più elevati. La proposta di direttiva IORP II, adottata ora potrebbe contribuire a maggiori investimenti a lungo termine da parte dei fondi pensionistici professionali limitando la possibilità per gli Stati membri di impedire alcuni tipologie di investimento a lungo termine.

Oltre ai fondi pensione, prodotti pensionistici personali hanno la possibilità di promuovere gli investimenti a lungo termine. Nel novembre 2012, la

Commissione ha invitato EIOPA74, “Autorità Europea sulle Assicurazioni e sulle

Pensioni”, a preparare una consulenza tecnica per lo sviluppo di un quadro

comunitario per le attività e vigilanza dei prodotti pensionistici personali. Ciò rappresenterebbe un’opportunità per mobilitare ulteriori risparmi da finalizzare in investimenti a lungo termine, favorendo così sia redditi da pensione,

l’adeguatezza e la crescita economica. All’EIOPA è stato chiesto di prendere in considerazione almeno due approcci:

 sviluppare norme comuni per consentire l’attività transfrontaliera dei regimi pensionistici personali;

 sviluppare un regime in base al quale le norme comunitarie non sostituiscono le norme nazionali, ma sono un’alternativa ad esse.

Inoltre è in corso il cosiddetto develeraging, cioè tutte quelle manovre legate alla riduzione del debito. Per le banche e assicurazioni, il deleveraging in questi anni è stata una manovra fondamentale. Poichè con il deleveraging le banche

riducono il proprio livello di leva finanziaria, si riduce ancora la disponibilità per

74

91 i finanziamenti alle imprese. Il vuoto creatosi dovrebbe essere colmato dai fondi pensione per contrastare il processo in corso.

La nuova direttiva si propone dunque di migliorare la governance e la

trasparenza dei fondi in Europa, migliorandone quindi la stabilità finanziaria e promuovendo le attività transfrontaliere e di sviluppare il loro ruolo di investitori a lungo termine.

92

Conclusione

La direttiva IORP II sugli investimenti a lungo termine dei fondi di previdenza entra nella fase finale. È considerata uno degli interventi più importanti per la costruzione di un sistema pensionistico adeguato e sostenibile a livello europeo. Quando si parla di sistema pensionistico adeguato significa che gli importi delle rendite devono essere sufficienti a far condurre una vita dignitosa ai pensionati, mentre quando si parla di sistema sostenibile, si intende la capacità del sistema di far fronte ai pagamenti delle rendite anche nel futuro.

In molti Stati membri finora le pensioni aziendali e professionali hanno svolto un ruolo marginale, ma questo settore si sta sviluppando attraverso l’istituzione di nuovi quadri normativi. E’ necessario un quadro normativo di riferimento comunitario, per evitare che ogni Stato continui a elaborare soluzioni diverse, aggravando così la frammentazione.

Migliorare concretamente le pensioni aziendali e professionali richiede tempi lunghi. Non agire però significherebbe perdere opportunità in termini di risparmio sui costi e di rendimento degli investimenti, con il risultato di una pianificazione finanziaria inadeguata per milioni di europei. Ne conseguirebbe anche un aumento sproporzionato dell’onere che grava sulle giovani generazioni compromettendo la solidarietà intergenerazionale.

Le proposte di revisione mirano in sintesi a:

 rimuovere le barriere che ostacolano l’attività transfrontaliera degli enti pensionistici aziendali e professionali che nei vari Paesi. predisporre un adeguato quadro di governance e di gestione del rischio.

 armonizzare e rafforzare gli obblighi informativi degli enti pensionistici aziendali e professionali.

 garantire un’adeguata vigilanza prudenziale da parte delle competenti autorità di vigilanza.

Rimarrebbe inalterato il principio di sussidiarietà, e quindi gli Stati membri conserveranno tutte le loro competenze per quanto riguarda l’organizzazione dei

93 sistemi pensionistici, nonché la definizione del ruolo di ciascuno dei tre «pilastri» del sistema previdenziale: pensione pubblica, pensione complementare,

assicurazione sulla vita.

Ma con il tempo il ruolo della previdenza complementare continuerà a

crescere. In quest’ambito ognuno dovrebbe conservare tutte le competenze per

quanto riguarda il ruolo e le funzioni dei vari enti che offrono prestazioni pensionistiche aziendali o professionali, quali i fondi pensione di categoria, i fondi pensione aziendali e le Assicurazioni ma contemporaneamente si vorrebbe potenziare una volontà comune di effettuare finanziamenti a lungo termine verso l’economia reale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare un mercato unico per i regimi pensionistici individuali.

La Commissione europea nell’apportare le ragioni che spingono per interventi di rilievo sui sistemi pensionistici individua taluni aspetti generali che

caratterizzano il tema della previdenza:

 tutti i Paesi dell’OCSE, e non solo quelli, si dibattono nelle stesse

difficoltà; condizione, questa, aggravata dalla recente crisi finanziaria che ha successivamente interessato l’economia reale; anche per quanto

riguarda gli schemi pensionistici a capitalizzazione ,come quello italiano, la crisi ha messo in luce la difficoltà a realizzare, in ogni intervallo

temporale, rendimenti soddisfacenti

 le difficoltà incontrate riguardano, anche se in misura diversa, tutte le forme pensionistiche esistenti: contributive, retributive, miste;

 esse hanno inciso sui bilanci pubblici dei singoli Paesi,

 in tutti i Paesi sono state adottate misure correttive che hanno interessato, sempre in misura differenziata, le condizioni ed i tempi necessari al conseguimento della pensione e/o il quantum di quest’ultima.

Alla base dell’impegno della Commissione vi è la convinzione che le soluzioni nazionali adottate e quelle da adottare non sono sufficienti. Esse vanno

potenziate, coordinate e armonizzate in tutte le loro componenti (previdenza di base, fondi integrativi, piani individuali, ecc.) sulla base di principi e interventi a

94 carattere più generale; anche per agevolare, in un mondo che va sempre più integrandosi, la mobilità dei lavoratori fra Paesi e la portabilità contributiva. Una mobilità e una portabilità che possono essere pesantemente condizionate da norme ed istituti pensionistici fortemente differenti da Paese a Paese.

I principi cardine su cui si deve spingere un’armonizzazione del mercato delle pensioni a livello europeo sono:

 l’adeguatezza, intesa come possibilità, al termine dell’impegno lavorativo, di mantenere uno standard di vita simile a quello goduto prima della pensione.

 la sostenibilità, intesa come possibilità di garantire pensioni adeguate senza compromettere il bilancio, in genere pubblico, sul quale pesa l’onere del sistema pensionistico obbligatorio.

 la sicurezza, riferito in prima approssimazione, al mantenimento nel tempo del valore reale della pensione.

Concludiamo chiedendoci se sia è opportuno e/o necessario che le istituzioni europee svolgano un ruolo maggiore in materia pensionistica, per aiutare gli stati membri a garantire pensioni adeguate, sostenibili e sicure.

Una soluzione positiva al problema sottostante può aprire ulteriori spazi al processo di integrazione europea che, periodicamente, subisce rallentamenti se non battute di arresto.

Punti di riflessione che possono spingere verso questa apertura del mercato possono venire dalla creazione di uno Standard di qualità europeo che consenta alle società del settore di dimostrare la qualità e la sicurezza dei prodotti offerti, facilitando la comparazione e migliorando la fiducia dei consumatori.

Ed ancora la definizione di un obiettivo di risparmio pensionistico europeo, diverso da Paese a Paese e calcolato in percentuale del Pil per incoraggiare i governi nazionali a promuovere una cultura del risparmio nei rispettivi Paesi. A livello nazionale italiano un avvicinamento alle politiche europee potrebbe avvenire attraverso una maggiore sensibilizzazione al problema mostrando con regolarità ad ogni cittadino il proprio prospetto personale pensionistico atteso da

95 cui vedrebbero che accomodarsi ai piedi della pensione pubblica non è più la strada corretta da percorrere. È così auspicabile una rivisitazione delle politiche nazionali di incentivazione al risparmio per valutarne l’efficacia, l’impatto e la visibilità, nonché la capacità di modificare il comportamento delle persone che più necessitano di incentivazione al risparmio.

96

Appendice

PROSPETTO PREVIDENZIALE SESSO UOMO PROFESSIONE DIPENDENTE ANNO DI NASCITA 1955 ANNO PENSIONAMENTO 2015

INIZIO ATTIVITA' LAVORATIVA 1980

ANNI CONTRIBUTI VERSATI 35

ANNI TRASFERIMENTO TFR 19

Riprendendo in riferimento il prospetto già mostrato, si espongono qui i passaggi algoritmici essenziali per la ricostruzione del prospetto previdenziale del soggetto.

Anni Retribuzione annua Contribuzione non rivalutata Tasso annuo di capitalizzazione [(PiLt-1/PiLt-6)^1/5]- 1 Contribuzione rivalutata Montante contributivo (somma contribuzioni rivalutate) € 128.964,17 2015 € 29.043,80 € 9.584,45 -0,00193 € 9.565,96 2014 € 27.660,76 € 9.128,05 -0,00193 € 9.110,43 2013 € 26.343,58 € 8.693,38 0,00164 € 8.707,67 2012 € 25.089,13 € 8.279,41 0,01134 € 8.373,30 2011 € 23.894,41 € 7.885,15 0,01617 € 8.012,62 2010 € 22.756,58 € 7.509,67 0,01794 € 7.644,36 2009 € 21.672,93 € 7.152,07 0,03320 € 7.389,52 2008 € 20.640,89 € 6.811,49 0,03463 € 7.047,34 2007 € 19.657,99 € 6.487,14 0,03394 € 6.707,29 2006 € 18.721,89 € 6.178,22 0,03539 € 6.396,85 2005 € 17.830,37 € 5.884,02 0,04051 € 6.122,36 2004 € 16.981,31 € 5.603,83 0,03927 € 5.823,91 2003 € 16.172,67 € 5.336,98 0,04161 € 5.559,08 2002 € 15.402,55 € 5.082,84 0,04360 € 5.304,45 2001 € 14.669,09 € 4.840,80 0,04778 € 5.072,10 2000 € 13.970,56 € 4.610,29 0,05178 € 4.849,01 1999 € 13.305,30 € 4.390,75 0,05650 € 4.638,84 1998 € 12.671,71 € 4.181,67 0,05360 € 4.405,79 1997 € 12.068,30 € 3.982,54 0,05587 € 4.205,05 1996 € 11.493,62 € 3.792,89 0,06205 € 4.028,26 1995 € 11.493,62 € 3.792,89 0,06570 € 4.042,09 1994 € 11.493,62 € 3.792,89 0,07299 € 4.069,74 1993 € 11.493,62 € 3.792,89 0,08861 € 4.128,99 1992 € 11.493,62 € 3.792,89 0,09700 € 4.160,80 1991 € 10.946,30 € 3.612,28 0,10101 € 3.977,17 1990 € 10.946,30 € 3.612,28 0,10527 € 3.992,54 1989 € 10.946,30 € 3.612,28 0,11531 € 4.028,83

97 1988 € 10.946,30 € 3.612,28 0,12634 € 4.068,66 1987 € 10.946,30 € 3.612,28 0,14270 € 4.127,75 1986 € 10.946,30 € 3.612,28 0,16022 € 4.191,04 1985 € 10.425,05 € 3.440,27 0,18616 € 4.080,72 1984 € 10.425,05 € 3.440,27 0,20269 € 4.137,57 1983 € 10.425,05 € 3.440,27 0,20577 € 4.148,16 1982 € 10.425,05 € 3.440,27 0,21436 € 4.177,72 1981 € 10.425,05 € 3.440,27 0,22690 € 4.220,86 1980 € 10.425,05 € 3.440,27 0,20336 € 4.139,89 Montante contributivo (somma contribuzioni rivalutate)

€ 128.964,17

 La retribuzione annua è stata calcolata presupponendo una carriera lavorativa di 35 anni di un impiegato e una crescita dello stipendio del 5% ogni cinque anni.

 La contribuzione non rivalutata è pari allo stipendio annuale moltiplicata per l’aliquota di contribuzione di computo per il dipendente, cioè del 33%.

 Il tasso di capitalizzazione del Pil è un valore tabellare che dipende dalla

variazione media quinquennale del PIL:

1 ] ) / [( 5 1 6 1    t t Pil Pil

 La contribuzione rivalutata è data dalla capitalizzazione della contribuzione non rivalutata moltiplicata per il rispettivo tasso di capitalizzazione.

 Dalla sommatoria di tutte le contribuzioni rivalutate troviamo il montante contributivo che versa il soggetto durante l’intera vita lavorativa.

ETA' COEFFICIENTI PENSIONE ANNUA PENSIONE MENSILE

57 4,304% € 5.550,618 € 462,551 58 4,416% € 5.695,058 € 474,588 59 4,535% € 5.848,525 € 487,377 60 4,661% € 6.011,020 € 500,918 61 4,796% € 6.185,121 € 515,427 62 4,940% € 6.370,830 € 530,902 63 5,094% € 6.569,435 € 547,453 64 5,259% € 6.782,226 € 565,185 65 5,435% € 7.009,203 € 584,100 66 5,624% € 7.252,945 € 604,412 67 5,826% € 7.513,452 € 626,121

98

68 6,046% € 7.797,174 € 649,764

69 6,283% € 8.102,819 € 675,235

70 6,541% € 8.435,546 € 702,962

Questa tabella sintetizza il calcolo della rendita spettante al lavoratore al momento della cessazione del lavoro e l’entrata nell’età della pensione. Il calcolo prevede la stima di diverse casistiche che dipendono dall’età in cui il soggetto decide di compiere il passaggio dalla fase attiva lavorativa a quella di godimento dei contributi versati. Dunque ad ogni età anagrafica, indipendentemente dagli anni di contributi versati, è associato ex lege un coefficiente ISTAT che viene moltiplicato per il montante contributivo nella sua interezza. (Per esempio nel nostro caso se il lavoratore va in pensione dopo 35 anni di contributi all’età di 57 anni, il calcolo sarà: 128.964,17*57 ).

Calcolo TFR

Il Trattamento di Fine Rapporto, conosciuto anche come “liquidazione”, è quella

somma che il datore di lavoro corrisponde al lavoratore al termine del rapporto di lavoro dipendente o in corso di rapporto a titolo di anticipazione Tfr.

Al fine del calcolo della pensione complementare è necessario calcolare il TFR, in quanto, così come disciplinato dal d.lgs n°124/1993, questo può essere trasferito a titolo di contributo ad un fondo pensione complementare.

Il TFR si determina accantonando per ciascun anno di lavoro una quota pari al 7,41% circa della retribuzione lorda che corrispondere a dividere quest’ultima per 13,5.

Prendendo a riferimento la tabella degli stipendi lordi abbiamo proceduto in tal senso75.

Di sotto è riportato il calcolo dell’accantonamento dell’ultimo periodo a cui va detratto una trattenuta obbligatoria per legge, dello 0,5% a carico del lavoratore che va a finanziare il fondo garanzia del FAP (Fondo Adeguamento Pensioni) dell’INPS.

75Prima del 2000 il Tfr si calcolava in base all’ultima retribuzione mensile di fatto mentre dal 1/1/2001 il

conteggio viene fatto dalle aziende mediante accantonamenti periodici sulla base della retribuzione correntemente percepita dal lavoratore. Il terzo periodo invece, è quello da mettere in evidenza, in quanto è necessario calcolare la rivalutazione ISTAT che si riferisce all’anno in corso e che non è stata

conglobata nel Tfr.

TOT ACCANT dalla data di assunzione al 31/12/2000 € 17.608,30 TOT ACCANT dal 31/12/2000 al 31/12/2014 € 23.910,18 TOT ACCANT dal 31/12/2014 al 31/12/2015 € 4.000,32

99 Tassazione

A questo punto si procede con il calcolo della rivalutazione ISTAT. La rivalutazione è calcolata sul totale degli accantonamenti precedenti sulla base del coefficiente di rivalutazione stabilito dall’ISTAT. In questo caso si prende a riferimento quello del 2014 e sul totale si è calcolato l’addizionale IRPEF dell’11%, a carico del dipendente76

.

Il Tfr è tassato applicando l’aliquota Irpef media. Quindi è necessario il calcolo di un di un particolare parametro detto: Reddito di Riferimento che non è altro che un valore fittizio il quale permette di individuare un valore medio annuo del Tfr necessario per la determinazione dell’aliquota media da applicare all’imponibile TFR.

RR= 12 12 * ) ( mm anni eIRPEF addizional one rivalutazi tfrlordo   

dove: (tfrlordorivalutazione)tfrnetto

76

Art. 17, lett. a), Tuir (DPR 917/1986) Si parla di “tassazione separata”. La ratio della tassazione separata risiede nel fatto che il Tfr rappresenta un reddito relativo ad un periodo pluriennale che spetta al lavoratore nell’anno in cui cessa il suo rapporto di lavoro. La tassazione separata permette di evitare situazioni di eccessivo carico fiscale a causa del meccanismo della tassazione progressiva nell’anno di liquidazione del Tfr stesso.

Anni stipendi lordi accanton tfr

2015 € 27.660,76 € 2.048,95 2014 € 26.343,58 € 1.951,38 TOT ACCANTON € 4.000,32 trattenuta d'imposta 0,005 fondo garanzia FAP € 20,00

TOTALE € 3.980,32

RIVALUTAZIONE ISTAT fino al 2014

rivalutazione istat spettante € 19.466,76

per l'ultimo periodo 1,50% € 292,00

100

Il nostro RR rientra nel secondo scaglione rispetto alla tabella delle aliquote e degli scaglioni IRPEF: quindi l’imposta da applicare è pari al 23% per 15.000€ e del 27% per la parte rimanente.

L’aliquota media tra i due periodi è pari a 24,25%

REDDITO IMPONIBILE ALIQUOTA

fino a 15.000 23%

da 15.001 a 28.000 27%

da 28.001 a 55.000 38%

da 55.001 a 75.000 41%

oltre 75.000 43%

Bisogna ora determinare la base imponibile alla quale applicare l’aliquota trovata. Le modalità di determinazione della base imponibile variano a seconda che le quote siano maturate prima o dopo il 1°gennaio 2001, data che fa da spartiacque tra una tassazione operata dal datore di lavoro in modo definitivo, e una tassazione provvisoria, in quanto l’amministrazione finanziaria determina in un secondo momento quella definitiva. Procedendo in tal senso dividiamo gli anni di accantonamento in due periodi. Per ognuno di questi periodi dobbiamo determinare l’abbattimento, cioè il computo delle

detrazioni spettanti al lavoratore: l’aliquota così, non andrà a colpire tutto il Tfr, ma

bensì il Tfr - l’abbattimento.

La complicazione è data dal fatto che il meccanismo attraverso il quale è determinato l’abbattimento in questione è da applicare in maniera differente a seconda del periodo di riferimento.

Più precisamente, fino al 31/12/2000 l’abbattimento era determinato considerando una deduzione secca dal TFR lordo pari a 309,87 euro annui, al netto dei quali veniva applicata l’imposta mentre dal 1/1/2001 prima si applica l’imposta e poi si opera una detrazione dall’imposta stessa.

TFR LORDO tfr Lordo spettante al lavoratore

tfr dall'assunzione al 31/12/2000 € 17.608,30

tfr dal 31/12/2000 al 31/12/2014 € 23.910,18

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