• Non ci sono risultati.

Antropometria e Valutazioni funzional

1-2’ Post eserc.

seduto ! ! ! ! ! ! 10’ Post eserc. seduto! ! ! ! ! ! VO2max (0.03 x m + 3,98) _____________________ (Cahalin – 1996, Chest 110, 325-332) Segmento di metri: ! ___________!!x! 1 ☐ 2☐ 3☐ 4☐ 5☐ 6☐ 7☐ 8☐ 9☐ 10☐ 11☐ 12☐ 13☐ 14 ☐ 15☐ 16☐ 17☐ 19☐ 20☐ 21☐ 22☐ 23☐ 24☐ 25☐ + metri ___________________

Formula Gibbons WJ: 868,8 – (2,99 x età) – (74,7 x sesso) M=0 / F=1

Valore soglia normale = metri: Distanza percorsa in metri ! % !

C/100. Il risultato ottenuto viene confrontato con apposita tabella di riferimento.

Hand grip test per l’analisi della forza di prensione con dinamometro. Misurazione della forza massima isometrica della mano e dei muscoli dell'avambraccio valutata mediante apposito dinamometro. Questa è comprensibilmente importante per l’autonomia durante le attività quotidiane, ed il test è pertanto impiegato come prova di forza generale. Il soggetto, in stazione eretta, teneva il dinamometro nella mano da testare, con il braccio ad angolo retto e il gomito vicino al fianco. La maniglia del dinamometro era regolata, se necessario, in modo che la base dello strumento poggiasse sul primo metacarpo (dal lato del palmo della mano), mentre la maniglia poggiava a circa metà delle quattro dita. Una volta pronto, il soggetto stringeva il dinamometro con un massimo sforzo isometrico, che veniva mantenuto per circa 3 secondi. Nessun altro movimento del corpo era permesso. Il soggetto era fortemente incoraggiato a dare il massimo sforzo. L’operatore, inoltre, invitava il soggetto ad espirare dalla bocca nel momento di massimo sforzo per evitare un eccessivo aumento della pressione sanguigna. (Cetinus, 2005; - Hillman, 2005)

Test di forza massimale indiretto, per i gruppi muscolari coinvolti negli esercizi controresistenza, importante per definire con precisione i carichi di lavoro durante il programma di esercizi previsto. Sono eseguite tra le 4 e le 10 ripetizioni massimali di un esercizio contro una resistenza prefissata (carico), concludendo la prova con un esaurimento muscolare entro tale range di ripetizioni. Carico sollevato (in Kg) e numero di ripetizioni raggiunto sono inseriti all’interno di formule (o tabelle) che stimano il Carico Massimale Teorico del soggetto (CMT) per quel particolare esercizio. Il test è stato ripetuto per ogni esercizio sia necessario esaminare. Le formule per il calcolo indiretto della forza massimale si basano su equazioni e tabelle che generalmente prendono il nome dell’autore (Epley, Brzycky, Maurice e Rydin, altri). Nel nostro caso è stata utilizzata la formula di Brzycky (Brzycky, 1993) secondo la quale CMT è

uguale al:

carico sollevato / [1.0278 - (0.0278 · numero di ripetizioni effettuato)]. Curl up test per la valutazione dell’efficienza della muscolatura addominale. Il test, consiste nel sollevamento parziale del busto da terra, ed è generalmente attuabile anche da soggetti anziani, sedentari e in quanti soffrano di affezioni al rachide lombare. Sul terreno sono poste, trasversalmente rispetto al corpo, due strisce adesive tra loro parallele e distanti 10 cm l’una dall’altra. Il soggetto da testare è a terra in posizione supina, con le gambe piegate, le braccia distese lungo i fianchi, le mani con le dita estese e i palmi a contatto del pavimento. Il dito medio di ciascuna mano è posto sulla superficie della prima striscia. Il busto dovrà essere sollevato quanto basta per riuscire a toccare, con lo stesso dito, la seconda fettuccia, per poi tornare indietro alla posizione di partenza e compiere quindi ulteriori e successivi sollevamenti del busto. Il test è concluso quando il soggetto non sia più in grado di sollevare le spalle da terra e toccare contemporaneamente la seconda striscia. Si contano i sollevamenti effettuati confrontandoli con apposite tabelle di riferimento.

Squat test, per la valutazione dell’efficienza muscolare degli arti inferiori. Si svolge effettuando un piegamento degli arti inferiori con i piedi paralleli e leggermente divaricati, in modo da scendere con i glutei a livello della linea delle ginocchia e ripetendo tale movimento il maggior numero di volte possibile. L’esercizio è proseguito fino ad esaurimento muscolare (o fino a quando non sia raggiunto un numero di piegamenti superiore a 50). Essendo un test generalmente riservato a soggetti sedentari, è possibile una variante in cui il piano di seduta di una sedia o di uno sgabello è utilizzato come ausilio di riferimento per la profondità di accosciata. Nella sperimentazione è stata usata una versione modificata del test, la quale prevedeva il maggior numero di piegamenti sulle gambe con un carico di 10kg, rappresentato da 2 manubri di 5 kg ciascuno sostenuti con le mani durante l’esercizio. Questo permetteva un più basso numero di ripetizioni, con conseguente minor durata del test, e un più attinente valore riferito alla forza dei soggetti.

della coscia. Benchè non particolarmente preciso, è utilizzato da decenni per valutare la flessibilità di base prima di iniziare un programma di esercizio fisico. Per il suo esteso utilizzo anche in numerosi studi di ricerca, è disponibile una consistente mole di dati di riferimento in tutti i gruppi di età e genere. (ACSM, 2013; Jackson et al. 1998; Lemmink et., 2003; Baltaci, et al., 2003) Per eseguire il test, si utilizza uno speciale box, il cui piano superiore è suddiviso in centimetri, in modo da evidenziare l’entità della flessione del busto. Nel nostro protocollo, abbiamo utilizzato un box il cui piano sporge verso l’esterno di 26 cm rispetto all’appoggio plantare. La scala di valori impressa sul piano, prevedeva valore “0” in corrispondenza dell’appoggio dei piedi, valori negativi (da 0 a -26) partendo dallo zero e verso il bordo prossimale al soggetto, e valori positivi (da 0 a + 30) dallo zero verso il bordo distale rispetto al soggetto. Il cubo descritto è stata posizionato contro una parete, per evitare spostamenti durante il test. Il soggetto si sedeva a terra con le gambe distese in avanti e senza scarpe, poggiando i piedi contro la superficie della parete anteriore del cubo e mantenendo le gambe unite. Una volta in posizione, fletteva lentamente il busto in avanti, cercando di arrivare a toccare il più lontano possibile con le mani sulla scala graduata posta sulla superficie superiore del box, avendo cura di non piegare le ginocchia (l’istruttore provvedeva a mantenerle ferme con le mani senza intralciare la flessione del busto) e tenendo la posizione raggiunta per un minimo di 2 secondi. La distanza raggiunta dalla punta delle dita rappresentava il punteggio da rilevare. La prova era ripetuta una seconda, e una terza volta e si provvedeva a prendere il risultato migliore.

Shoulder flexibility test., per la valutazione della flessibilità della spalla. Si esegue sollevando l’arto superiore sopra la testa e flettendo l’avambraccio in modo da portare la mano a palmo aperto dietro al collo, verso la parte più alta dell’area interscapolare. L’arto superiore opposto è portato, dalla posizione tesa al lato del corpo, ad una posizione flessa dietro la schiena, in modo tale da muovere il dorso della mano corrispondente a contatto con la zona interscapolare bassa. Assunta tale posizione, si proverà ad accostare le mani con l’intento di fare toccare tra loro le dita di ciascuna. Una volta raggiunta la massima posizione possibile, si misura la distanza tra le dita della mano posta più in alto con quelle della mano posta in basso. Il test è ripetuto in modo

identico invertendo le posizioni delle mani. (ACSM, 2013)

Test di Romberg per la valutazione dell’equilibrio statico. I soggetti sono stati valutati in posizione eretta, con le braccia naturalmente distese lungo i fianchi, i talloni uniti e le punte dei piedi divaricate di 30°. L’operatore, chiedendo al soggetto di chiudere gli occhi, si poneva a fianco del paziente, pronto ad intervenire in caso di equilibrio precario. Una volta appurato il mantenimento dell’equilibrio nei successivi 15 secondi, il valutatore proseguiva con 3-4 piccoli “tap” (leggere spintarelle con le mani) sulle spalle e allo sterno nei successivi 15 secondi, contribuendo attivamente a modificare l’equilibrio per verificare il ritorno in posizione del soggetto una volta spostato dalla verticale Evidenti perdite di equilibrio, o un equilibrio instabile indicano la positività del test.

Standing one leg test per l’equilibrio statico. Il soggetto partiva dalla stazione eretta. L’operatore, si poneva a fianco del paziente per intervenire in caso di perdita di equilibrio. Il valutatore, provvisto di cronometro, chiedeva al soggetto di rimanere in piedi su una sola gamba e con l’arto inferiore opposto flesso, sollevato dal suolo, con le mani lungo i fianchi e gli occhi chiusi. La prova si considerava conclusa non appena il paziente poggiava il piede sollevato a terra. Il test si considerava comunque concluso con il massimo punteggio, dopo 1 minuto di mantenimento della posizione. Il test è ripetuto tre volte su entrambe gli arti e si rileva il risultato migliore delle tre prove di ciascun lato. (Bohannon et al 1984; Vellas et al., 1997)

Al termine del programma di esercizio fisico previsto, nel corso di una valutazione finale, il paziente era sottoposto agli stessi test effettuati all’ammissione. Veniva quindi rilasciato al soggetto un programma di esercizio fisico da proseguire a domicilio o presso strutture per l’attività fisica certificate.