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avv.postquant monoval [N misura Avv] addietro (del periodo di tempo specificato obbligatoriamente dal compl., che può solo precedere ndarrier, e che è

LIV   occlusiva alveolare sonora

3. avv.postquant monoval [N misura Avv] addietro (del periodo di tempo specificato obbligatoriamente dal compl., che può solo precedere ndarrier, e che è

costituito da un’espressione di misura: un sost. con significato temporale preceduto da un quantificatore).

Alla definizione segue una ricca esemplificazione che ha lo scopo di mostrare non solo la lingua in atto, ma anche, sul versante, etnolinguistico, di dare tutte le informazioni possibili in ordine alla cultura locale, nella convinzione che un lessico dialettale non solo deve proporsi come descrizione dei sistemi dei vari livelli della langue, ma anche come documento non secondario della cultura che esso veicola.

4.3.9 Relazioni lessicali

Al termine delle voci dedicate ai lemmi semplici o anche polirematici si trova in genere una sezione relativa alle relazioni lessicali in cui sono descritti i sinonimi, i meronimi, gli olonimi dell’entrata lessicale in questione o, non di rado, della singola accezione. In questo caso, il riferimento alle relazioni lessicali si trova alla fine del sottolemma che contiene quella accezione. Così, ad es.:

mieuzza2sost. femm.QF (5i) monoval. [(poss/di-Ndet) N]schiaffo.

SIN gnàcula, mafa, scàpula, scarza di cadd, sfaccidära, tubot, tumpilan, tumpilära.

minnichagg.QF (16) monoval. [N Agg]tirchio, spilorcio, avaro.

SINtirchj, zìlich.

navotta sost. femm. QF(5i) monoval. [(poss/di-Ndet) N] navetta, nei telai organo in legno a forma di

navicella che serve a passare il filo da una parte all’altra della tela; insieme alla spola interseca i fili della trama con quelli dell’ordito con un continuo movimento di andirivieni.

RLargia, ddizz, pè, piecciu, sugn, urdiraur, tuler.

nezzasost. femm.QF(5i) monoval. [(poss/di-Ndet) N]nipote femmina.

RLniev.

4.4 Le polirematiche

Le unità polirematiche possono essere considerate strutture argomentali speciali in cui, oltre al numero e alla forma (la categoria) degli argomenti, è prescritto anche da quali precise parole uno o più argomenti debbano sempre essere realizzati.

Nella stessa struttura argomentale possono esserci, dunque, sia argomenti dei quali è prescritta la sola categoria d’appartenza (SN, SP ecc.), ovvero dei quali è prescritto solo il possesso di alcune proprietà di selezionabilità (argomenti a contenuto lessicale libero), e altri dei quali è prescritta, come si diceva, la precisa scelta delle parole che realizzano l’argomento (argomento a contenuto lessicale fisso, o predefinito (Menza 2006, 72).

Gli elementi a contenuto lessicale fisso non hanno ruolo semantico, non sono associati ad un referente, non hanno significato: il sovrappiù di significato che normalmente si riconosce alla intera costruzione, e, in generale, il significato dell’intero sintagma, vanno, così, considerati come contenuti nella sola testa reggente del sintagma. In tal modo, le polirematiche si configurano come particolari accezioni di una testa (monorematica).

Ad es. l’agg. capec1 ‘capace’ monorematico richiede come argomento (opzionale) una infinitiva introdotta da di, ma tale infinitiva può essere realizzata attingendo dal lessico qualunque verbo all’infinito (a sua volta, eventualmente, seguito dai suoi argomenti, in modo ricorsivo) e può contenere anche degli aggiunti, cioè dei complementi non obbligatori (con selezione lessicale ugualmente libera), coi soli limiti imposti dal componente sintattico e da quello semantico alla generazione di qualunque frase, es: D’eutr è chi cau chi fu capec di scanser i chjù greng pirivu/

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murì pi na causa di nant. L’altro [esempio] è che colui che fu capace di evitare i più grandi

pericoli,/ morì per una cosa da nulla, ma anche «La giant scantausa pi natura/ è assei scuntanta e di nant è sigura:/ n’è meanch capec di mangers sach ghji fea prufitt» «La gente pavida per natura/ è assai scontenta, e di niente è sicura:/ non è nemmeno capace di magiarsi quello che gli fa profitto» e, allo stesso modo, le espressioni it. capace di volare, capace di guidare la macchina, quasi capace di saltare su un piede solo e cantare contemporaneamente ecc.

Nell’entrata lessicale di capace polirematico (capec di ntànir e di vular ‘capace di intendere e di volere, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali’), invece, non solo è stabilito che debba essere accompagnato da una infinitiva introdotta da di, ma anche con quali parole, e in modo esclusivo, tale infinitiva debba essere realizzata: aramei Ntunìan n’è chjù capec di ntànir e di vular oramai Antonino non è più capace di intendere e di volere.

4.4.1 Polirematiche endocentriche ed esocentriche

Nel Vocabolario, sono state distinte due tipologie di polirematiche, differenziate in base alla loro struttura interna: le polirematiche endocentriche e le polirematiche esocentriche (Menza 2006, 70-72, e, in particolare, n. 69).

Le une e le altre hanno, nel loro complesso, la stessa distribuzione della categoria monorematica di cui portano il nome. Ad es., la polirematica aggettivale ha la stessa distribuzione di un aggettivo, la polirematica avverbiale la stessa distribuzione di un avverbio, e così via. Solo le polirematiche endocentriche, però, riproducono, al loro interno, quantunque irrigidita, anche la struttura del sintagma (specificatore, testa, argomenti interni ecc.) della categoria cui appartengono. Riflettono, cioè, oltre alla sintassi esterna (distribuzione), anche quella interna (struttura sintagmatica) della monorematica di cui portano il nome.

Così ad es. capace/incapace di intendere e di volere, matto da legare; debole di stomaco, armato fino ai denti sono polirematiche aggettivali endocentriche, perché al loro interno si individua chiaramente un aggettivo monorematico (la testa). Invece a conoscenza, a croce, ad anello, alla carbonara sono polirematiche aggettivali esocentriche, perché al loro interno non è riconoscibile un aggettivo monorematico, non riflettono, cioè, la struttura interna del sintagma aggettivale, ma quella di sintagmi retti da una testa diversa. Allo stesso modo si comportano le polirematiche del sanfr., a buoca auearta ‘a bocca aperta, stupito’, a chjaner ‘in salita, di salita’, a mitea ‘a metà, diviso in due’ ecc. Pertanto le polirematiche esocentriche riflettono soltanto la sintassi esterna della propria categoria, e non anche la struttura sintagmatica (e sono, dunque, inanalizzabili in costituenti, in sincronia).

Le polirematiche verbali sembrano essere tutte a sintassi interna. Esse, infatti, contengono sempre una testa verbale. Tale testa si flette accordandosi con il soggetto (eventualmente espletivo o nullo, nel qual caso i tratti sono 3apers. sing.) della frase di cui la polirematica costituisce il predicato, e portando anche i tratti di tempo e modo, alla stessa maniera dei verbi non polirematici. La polirematica verbale tagliare la corda (‘fuggire’), ad es., contiene la testa tagliare e il suo argomento SN a selezione lessicale fissa la corda (secondo la struttura argomentale di tagliare monorematico). La polirematica proietta, inoltre, un argomento esterno che, al contrario di quello interno, è un SN a contenuto lessicale libero. La testa, come si vede negli esempi seguenti, mostra flessione di persona, numero, tempo e modo: i ladri tagliarono la corda; il professore taglia la corda; dicono che le ragazze abbiano tagliato la corda. Allo stesso modo il verbo sanfr. anarer nt d’ar ‘nuotare nell’oro’ contiene la testa anarer e il suo complemento fisso nt d’ar.

Se la polirematica contiene un argomento aggettivale a contenuto lessicale fisso, ad es. il sanfr. cascher malät ‘cadere malato, ammalarsi’, normalmente anche tale aggettivo (a meno che non sia invariabile) si flette per concordare col soggetto della frase, e lo stesso avviene ad eventuali participi: Giovanna è caduta malata di colera/Mario è caduto malato; Turi caschiea malät ‘Turi è caduto malato, Sugliuzza caschiea maläta Rosalia è caduta malata.

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Il fatto che il contenuto lessicale di un argomento sia predefinito implica, come è noto, l’impossibilità di sostituire tale elemento con un sinonimo o con un lessema della stessa classe, di modificarlo aggiungendo suffissi valutativi, come si è appena visto, o ancora ̶ se specificato nell’entrata ̶ di modificarlo per flessione, ma non comporta di per sé, coerentemente con i principi del modello linguistico, alcuna restrizione riguardo al movimento dei costituenti e all’inserimento di aggiunti.

4.5 Sigle

Le sigle che precedono l’area dell’esemplificazione, dopo il simbolo , indicano la fonte letteraria nella quale la forma è stata raccolta. Gli esempi privi di sigla sono stati raccolti da chi scrive, consultando direttamente gli informatori (per le citazioni delle fonti e i riferimenti degli informatori  4.1.1).

1.  (AA.VV. VAN) AA. VV., Vant d rracafart (Vento di Roccaforte)

2.  (DP AMI) Benedetto Di Pietro, Àmi d carättar (Uomini di carattere) 3.  (DP ANT) Benedetto Di Pietro, Ghj’antiègh d’sgiàiu accuscì

4.  (DP TAR) Benedetto Di Pietro, Â tarbunira

5.  (DP NAC) Benedetto Di Pietro, U scutulan di la Rraca 6.  (DP FAR) Benedetto Di Pietro, Faräbuli

7.  (DP FAV) Benedetto Di Pietro, Favole

8.  (DP CL) Benedetto Di Pietro, I Primi Canti Lombardi di San Fratello 9.  (LOIA CUR) Benedetto Lo Iacono, La curnisg dû passea.

10.  (LOIA STR) Benedetto Lo Iacono, Nta lɨ sträri e lɨ cunträri

11.  (RIC SPE) Rosalia Ricciardi, U sp’cchiau d’u tamp

12.  (DB CAL) R. Ricciardi e B. di Bartolo, U calandariji dû nasc paies 2000 13.  (DB CAL) R. Ricciardi e B. di Bartolo, U calandariji dû nasc paies 2001 14.  (VER CH) Antonino Versaci, Chjièchjari a d’aumbra di Rracafart 15.  (AIS) AIS Sprach und Sachatlas Italienz und der Südschweiz

16.  (PLA VOC) Ciro Plantemoli La Marca, Vocabolario

17.  (RIO VOC) S. Riolo, Lessico del dialetto di San Fratello -Lettere A-M

18.  (CANT VOC) L. Cantone, Il Vocabolario di “Â tarbunira”

19.  (FO ALI) G. Foti, Lessico e cultura alimentare a San Fratello

20.  (VA LAV) M. Vasi, Lavorazioni tradizionali e dialetto a San Fratello

21.  (TROVLAN VOCATL) S. C. Trovato e A. Lanaia, Vocabolario-Atlante della cultura alimentare

22.  (RAU ME) C. Rausa, Lessico dei mestieri tradizionali a San Fratello

23.  (TR INC) Giovanni Tropea, Etnotesti

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5. Quadri flessionali

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