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Sono stati commentati solamente gli epigrammi di autori la cui apparte- nenza al Ciclo è fuor di dubbio, in base al criterio della presenza in una “Cycle- sequence”; sono stati altresì esclusi (per il momento) quei poeti, sicuramente inclusi nel Ciclo, i cui componimenti hanno ricevuto, in tempi recenti, una ese- gesi esaustiva e completa: mi riferisco in particolare al trittico di epigrammi dedicato da Giovanni Barbucallo al terremoto che distrusse Berito, AP 9.425- 427, studiato da A. Gullo123, e ad AP 9.597 = SGO 19/17/01 (Antonino, guarito da paralisi, dedica un quadro al medico Filippo) di Cometa σχολαστικός, ana- lizzato da G. Agosti124.

Per ogni epigramma sono state inserite delle note d’apparato relative e- sclusivamente a punti del testo discussi nel commento: le lezioni di Q, ove ri- portate, sono frutto di analisi autoptica condotta sulla versione digitalizzata del ms. presente sul sito www.bl.uk/manuscripts; per le lezioni di P e Pl, le note d’apparato sono fondate sull’analisi autoptica di versioni digitalizzate dei due mss., oltre che sugli apparati delle moderne edizioni critiche di AP e APl125.

Conspectus siglorum

P = Palatinus Gr. 23 + Parisinus Suppl. Gr. 284. A = librarius Palatini

J = librarius Palatini c = corrector Palatini Pl = Marcianus Gr. 481 Q = Mus. Brit. Add. 16 409 Σπ = Sylloge praemissa Palatino

Le Animadversiones di Jacobs, che rimangono il fondamento imprescin- dibile per ogni commentario agli epigrammi dell’Anthologia Graeca, saranno indicate tramite l’abbreviazione convenzionale Animadv., numero del tomo, numero di pagina.

Si indicano di seguito inoltre le abbreviazioni usate nel commento relati- ve alle cariche politiche della tarda antichità, effettive o onorifiche (secondo la

PLRE):

CSL = Comes Sacrarum Largitionum PPA = Praefectus Praetorio Asiae PPI = Praefectus Praetorio Illirici PPO = Praefectus Praetorio Orientis

123 Cfr. Gullo 2013.

124 Cfr. Agosti 2006-2007, 7-9.

36 PSC = Praepositus Sacri Cubiculi

PVC = Praefectus Vrbis Constantinopolitanae

vic. VR = vicarius Vrbis Romae

Altri segni convenzionali usati nel commento: ~ = iuncturae o versi identici (nella medesima opera di uno stesso autore o in opere diverse, delle stesso au- tore o di autori differenti).

La traduzione proposta infine, lungi da qualsiasi pretesa artistica, si attie- ne ad un criterio di leggibilità nel rispetto, ove possibile, del dettato originario di ciascun epigramma.

37

GLI σχολαστικοί ARABIO DATI BIOGRAFICI

Non abbiamo notizie biografiche precise sulla personalità di Arabio126, collega di molti altri poeti del Ciclo nello svolgimento della professione giuridica. Pos- siamo solamente notare l’inclusione sicura di uno dei suoi componimenti, vale a dire AP 9.667, in una “Cycle-sequence”127, laddove invece gli altri sei ascrit- tigli figurano in serie miscellanee nella Planudea, coerentemente con le sezioni tematiche proprie di questa antologia; d’altra parte l’epigramma non fornisce indicazioni precise per una collocazione cronologica del poeta. Da due degli altri testi, tutti ecfrastici, è possibile invece dedurre il legame di Arabio, sia come poeta sia, verosimilmente, come “impiegato”128, con la figura di Longi- no: in base alla cronologia relativa al magistrato (su cui torneremo) è possibile collocare anche Arabio nella seconda metà del VI secolo. L’appartenenza al “circolo” dei poeti agaziani è inoltre certa per Arabio considerando il “botta e risposta” costituito dal suo APl 314 e da Maced. AP 11.380 = 40 Madden129.

AP 9.667

Un parco suburbano presenta le piacevolezze che ha da offrire, su tutte in par- ticolare l’unione tra terra e mare.

Non si può non concordare con McCail nel notare come proprio componimenti come questo di Arabio siano indicativi del fatto che il Ciclo rispecchi appieno l’epoca di Giustiniano130: il parco descritto in questo epigramma sarebbe infatti quello del palazzo dello Heraion, residenza estiva imperiale fatta costruire da Giustiniano sulla costa asiatica del Bosforo, dietro precisa richiesta di Teodo- ra131. Al giardino in questione sono dedicati anche Paul. Sil. AP 9.663 e 664 = 32 e 33 Vians. e Agath. AP 9.665 = 37 Vians. appartenenti, come si vede, alla stessa sequenza del nono libro (AP 9.663-669) interamente dedicata alla de- scrizione di giardini; si veda anche i due anon. AP 9.820 e 821132, probabilmen- te reali iscrizioni dell’edificio.

126 Cfr. PLRE IIIa s.v. Arabius, 102; Reitzenstein in RE II 1, 1895 s.v. Arabios 3 (errata la

notazione finale della voce: non è APl 36 che «lebte er in Byzanz» ma APl 39). Cfr. anche Schulte 2006, 14.

127 Cfr. Cameron-Cameron 1966a, 10. 128 Cfr. McCail 1969, 90.

129 Cfr. Madden 1995 ad l. 130 Cfr. McCail 1969, 96.

131 Cf. Janin 1964, 148-49. Sulle caratteristiche della residenza cfr. Procop. Aed. 1.3, 1.11

Haury.

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Similmente agli altri, anche l’epigramma di Arabio insiste sulla mescolanza di elementi marini e terrestri, caratteristica precipua della residenza imperiale: ogni distico si focalizza su un aspetto particolare dello Heraion (rispettiva- mente la natura rigogliosa, le attività umane e la piacevolezza del luogo per i visitatori) mettendo sempre in evidenza il contributo terrestre e marino insie- me.

In un recentissimo lavoro Steven Smith ha analizzato tutti questi componimenti in relazione alla tematica della descriptio loci133; se molti punti dell’analisi del- lo studioso sono condivisibili, soprattutto per quanto concerne il ben noto rap- porto tra l’ekphrasis e l’oggetto rappresentato, egli tralascia però il punto cen- trale che lega gli epigrammi sullo Heraion: il fatto che tutti i testi si concentrino su ciò che rende il giardino una creazione del tutto originale (l’unione di terra e mare) rinvia implicitamente ad una lode dell’imperatore quale “architetto del mondo”, nell’ambito della diffusissima comparatio tra il sovrano e Dio134. Ol- tre a questo, l’utilizzo di nomi mitologici nei testi, in particolare in quello di Arabio, non è certamente spia di un paganesimo nascosto che emergerebbe nei versi degli epigrammisti del Ciclo in contrasto con la politica ufficiale dell’imperatore. Il concetto è stato ormai ampiamente chiarito ma, per rimar- carlo ulteriormente, è sufficiente istituire un paragone con le tabulae ansatae dei mosaici tardoantichi: come queste ultime, anche le divinità menzionate ne- gli epigrammi sullo Heraion non sono altro che “etichette” che consentono al lettore colto la giusta lettura del componimento ecfrastico135, il quale permette al poeta uno sfoggio di παιδεία classica; che questo rientri nel codice dell’espressione letteraria dei nostri poeti lo dimostra proprio il fatto che nei testi convivono pacificamente mitologia classica e strategie encomiastiche “cri- stiane”. Un altro esempio di questo è rintracciabile in Greg. Naz. AP 8.129, epitafio per Eufemio e descrizione del terreno rurale cui ha dato il nome (l’Eufemiade appunto), testo che Arabio conosceva sicuramente (vd. infra nel commento). Ὕδασι καὶ κήποισι καὶ ἄλσεσι καὶ ∆ιονύσῳ καὶ πόντου πλήθω γείτονος εὐφροσύνῃ. τερπνὰ δέ µοι γαίης τε καὶ ἐξ ἁλὸς ἄλλοθεν ἄλλος καὶ γριπεὺς ὀρέγει δῶρα καὶ ἀγρονόµος. τοὺς δ’ ἐν ἐµοὶ µίµνοντας ἢ ὀρνίθων τις ἀείδων 5 ἢ γλυκὺ πορθµήων φθέγµα παρηγορέει.

133 Cfr. Smith 2016; lo studioso connette esplicitamente il nostro testo al tono ironico di Lucill.

AP 11.180: per la corretta esegesi di quest’ultimo componimento e per il fatto che possa non riferirsi agli horti dell’imperatore Nerone si veda ora Floridi 2014, 350-352.

134 Cfr. Maguire 1987, 73-80.

135 Per le personificazioni nei mosaici tardoantichi e la παιδεία classica cfr. Leader-Newby

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Di acqua, di giardini, di boschi e di Dioniso abbondo come pure della gioia del vicino mare.

A me dalla terra e dal mare, chi da un luogo chi da un altro sia il pescatore che il contadino offrono doni graditi. Qualche uccello canterino o la dolce voce dei battellieri blandiscono coloro che in me sostano.

v.1: l’elenco polisindetico che occupa il primo verso, in linea col gusto per le liste descrittive proprio della poesia tardoantica, richiama da vicino Greg. Naz. AP 8.129.1 Κρῆναι καὶ ποταµοὶ καὶ ἄλσεα καὶ λαλαγεῦντες κτλ. (con ἄλσος nella stessa posizione)136. ∆ιονύσῳ clausola 228x in Nonn. D.: qui è ovviamen- te una metonimia per indicare la vite e il vino, ma anche, genericamente, la “gioia terrestre”, che qui si unisce a quella “marina” (vd. anche εὐφροσύνῃ in clausola al verso successivo).

v.2 πόντου… γείτονος: cfr. Nonn. D. 1.286, 13.404, 14.65, 17.392, 25.440, 27.106, 33.364, 41.47, 43.123, 45.209. Lo Heraion sorgeva su una propaggine peninsulare che si allungava nel Bosforo, per questo in Agath. AP 9.665.1.2 = 37.1-2 Vians. il palazzo si mette a confronto con la collina di Dafne in Antio- chia ἔκτοθι πόντου κείµενον. Negli epigrammi celebrativi di questa costruzione si sottolineano, come si è detto, la meraviglia costituita dall’opera architettoni- ca realizzata dall’imperatore, che ha unito terra e mare, cfr. anon. AP 9.820; Paul. Sil. AP 9.663 = 32 Vians., in particolare il verso 3 ὡς σοφός, ὅστις ἔµιξε βυθὸν χθονί, φύκια κήποις dove si può leggere un riferimento alla creazione divina col consueto paragone tra Giustiniano e Dio.

πλήθω: come in Agath. AP 9.665 = 37 Vians., anche qui lo Heraion parla in prima persona, secondo la consuetudine dell’ekphrasis. L’insistenza sulla rigo- gliosità del luogo è un tratto costante in questo genere di descrizioni (cfr. Ma- rian. AP 9.669.12) e, secondo i dettami retorici, si connette direttamente alla presenza dell’imperatore137, particolarmente nel nostro caso dove è artifex del parco. Per la costruzione del verbo col dativo (già ellenistica, cfr., e.g., Call. Hec. fr. 98 e 62.2 Hollis; Theocr. 22.38; Maiist. 25 CA) si veda, limitatamente al Ciclo, Damoch. AP 6.63.1.

εὐφροσύνῃ: in clausola anche in Marian. APl 201.6; Maced. AP 11.63.4 = 35.4 Madden.

v.3: per la struttura del primo emistichio cfr. Od. 8.555 εἰπὲ δέ µοι γαῖάν τε. ἄλλοθεν ἄλλος: diffusa clausola esametrica in tutte le epoche. Tutto il secondo emistichio risulta fortemente allitterante, per via della mancata pronuncia delle doppie nel greco dell’epoca: questo contribuisce a sottolineare la presenza del

136 Per un’analisi delle reminiscenze letterarie presenti nel verso e un inquadramento

dell’epigramma di Gregorio in seno alla “bucolica tardoantica” cfr. Agosti 2013b, 244.

137 Cfr. Men. Rh. 377 Russell-Wilson: ὄµβροι γὰρ κατὰ καιρὸν καὶ θαλάσσης φοραὶ καὶ

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mare e, assieme alla ricercata disposizione delle parole nel distico (si noti il chiasmo γαίης-ἁλός / γριπεύς-ἀγρονόµος), a rendere l’idea della commistione con la terra.

v.4 γριπεὺς ὀρέγει δῶρα: i “lavoratori” del mare e della terra fanno offerte alla tenuta come fosse una divinità, cfr. Nonn. D. 43.445 Ἰνδῴης ὀρέγων βασιλήια δῶρα θαλάσσης (Dioniso arrivato in Lidia offre doni a Rea), cfr. anche D. 48.101 ποικίλα δ’ ὤρεγε δῶρα (Dioniso offre doni nuziali al padre di Pallene). γριπεύς è un Lieblingswort della poesia ellenistica ed imperiale, epi- grammatica in particolare, cfr. Theocr. 1.39, 3.26; Mosch. fr. 1.9 Gow; Leon. AP 6.4.7 e AP 7.504.12 = HE 2289 e 2372; Phil. AP 6.5.7 = GPh 2686; Arch. AP 10.8.5 e AP 10.10.3 = GPh 3762 e 3768; Maec. AP 6.89.4 = GPh 2511(nella stessa sede del nostro); Etrusc. AP 7.381.5 = GPh 2294; Adaeus AP 7.305.1 = GPh 47; Jul. Aegypt. AP 6.28.7; Agath. AP 9.442.1 = 55.1 Vians. ἀγρονόµος: come sostantivo vale “agricoltore, pastore”, come in Nonno138; similmente in Pamprep. fr. 3.121 Livrea; Agath. AP 6.72.3 = 67.3 Vians.; Jul. Aegypt. AP 9.797.2; Robert 1948, 5 ss. = IG IV² 2.786.3 (Egina, 359/360 d.C., sul museion dedicato dal governatore Ampelio139); Diosc. carm. 11.45 e 18.17 Fournet.

v.5 τοὺς δ’ ἐν ἐµοὶ µίµνοντας: l’ultimo distico è incentrato sull’effetto che il parco sortisce sul viandante che lì si sofferma in cerca di ristoro, altro tratto tipico del locus amoenus, cfr. Marian. AP 9.669.

ὀρνίθων τις ἀείδων: non c’è bisogno, da parte di Arabio, di specificare di qua- le uccello si tratti perché è sufficiente richiamare uno degli elementi cardine della descriptio loci che abbia un contraltare “marino”. Per la movenza si veda Nonn. D. 26.202; [Mel.] AP 9.363.16; Jo. Geom. carm. 300.47 van Opstall (questi ultimi due esempi sono particolarmente significativi perché si tratta di due descrizioni della primavera, stagione per eccellenza che regna nel locus

amoenus)140. ἀείδων in clausola esametrica in Nonn. D. 1.63, 1.524, 3.439,

20.87.

v.6 γλυκύ… φθέγµα: cfr. [Greg. Naz.]141 Christus patiens 920.

πορθµήων: la forma ionica metri causa anche in Nonn. D. 23.175, 39.230. Il sostantivo nella stessa sede metrica del nostro in Jul. Aegypt. AP 7.600.4; per il significato cfr., e.g., Theocr. 1.57142: qui si alluderà a navi che permettono l’attraversamento del Bosforo (e il raggiungimento dello Heraion dal mare).

138 Cfr. Peek s.v.

139 Per l’ “armamentario bucolico” dispiegato da quest’epigrafe cfr. Agosti 2013b, 249. 140 Cfr. comm. a Teeteto AP 10.16.

141 Per la datazione del Christus e il problema dell’attribuzione a Gregorio rimando alla nota

bibliografica di Magnelli 2003, 201 n.31 e a Pontani 2006.

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(φθέγµα) παρηγορέει: il verbo compare anche in anon. AP 14.126.9, contra- riamente a quanto asserisce Schulte143. Lo Heraion è un posto dove trovare sol- lievo dagli affanni, in linea con la tradizione del locus amoenus.

APl 39

Una statua di Longino: i popoli e i territori in cui ha operato sono prova vi- vente della sua abilità diplomatica.

Arabio, lavorando verosimilmente in qualità di assessor presso l’ “ufficio” di Longino nella capitale, fu incaricato di comporre una coppia di epigrammi in occasione della dedica di un’immagine onorifica al personaggio, ὕπαρχος a Costantinopoli negli anni 537-539 e di nuovo nel 542 e magister militum nel 551. Organizzatore e supervisore di opere di edilizia e fortificazione nella pars

Orientis, come ci testimonia IGLS Choix 16, per lo stesso motivo fu inviato in

Italia attorno agli anni ’50 del VI secolo per ricostruire le città all’indomani della guerra greco-gotica (post 553 dunque); sarà il successore di Narsete in qualità di prefetto del pretorio d’Italia dal 568 al 574/575. La breve ricostru- zione biografica di Longino che abbiamo proposto si basa sulle osservazioni che McCail espresse144 per “conciliare” in un certo senso le figure del Longino attestato per la pars Orientis dalle fonti storiche e dall’iscrizione siriana e quel- lo della pars Occidentis, dando ragione del termine ∆ύσις che compare nel componimento di Arabio. I coniugi Cameron invece qualche anno prima, sem- pre facendo leva sull’iscrizione di Calcide, (databile al 550 d.C ca.) avevano notato come l’elencazione dei “teatri” dell’azione di Longino rimandi ad una carriera militare piuttosto che civile145. Dall’estrema stilizzazione di APl 39 non è in effetti improbabile ricavare informazioni di questo genere: la prima parte del componimento è tutta occupata dal topico catalogo dei nemici, che ben si accorderebbe, anche retoricamente parlando, con un incarico militare di Longino; nella chiusa, dove pare di cogliere un riferimento all’attività diploma- tica del funzionario146, il componimento si segnala per l’allusione all’immagine dell’apostolo Pietro, διάκτορος di Cristo come Longino lo è stato di Giustinia- no. Non è dato sapere in che rapporti stessero in origine APl 39 e l’altra testo di Arabio su Longino, APl 314, che accompagnava una statua del soggetto: possiamo ipotizzare che il primo epigramma fosse inciso assieme al secondo sui due lati della base della statua o che fosse stato recitato in occasione della dedica del monumento.

143 Cfr. Schulte 2006, 15.

144 Cfr. McCail 1969, 90-91.

145 Cfr. Cameron-Cameron 1966a, 10-11.

42 Νεῖλος, Περσίς, Ἴβηρ, Σόλυµοι, ∆ύσις, Ἀρµενίς, Ἰνδοὶ καὶ Κόλχοι σκοπέλων ἐγγύθι Καυκασίων καὶ πεδία ζείοντα πολυσπερέων Ἀγαρηνῶν Λογγίνου ταχινῶν µάρτυρές εἰσι πόνων· ὡς δὲ ταχὺς βασιλῆι διάκτορος ἦεν ὁδεύων, 5 καὶ ταχὺς εἰρήνην ὤπασε κευθοµένην. 3 Ἀγαρηνῶν Pl ras. : Σαρακηνῶν Q

Il Nilo, la Persia, il popolo dell’Iberia, i Solimi, l’Italia, l’Armenia, gli Indiani e gli abitanti della Colchide vicino ai monti del Caucaso

e le pianure ribollenti di Agareni che vivono sparsi sono testimoni delle rapide fatiche di Longino;

come fu per il re un rapido messaggero nei suoi viaggi, altrettanto rapidamente donò una pace che era celata.

v.1: il catalogo del primo verso ha un peculiare valore retorico-iconografico che trova senso nello stretto rapporto testo-immagine che sottende agli epi- grammi ecfrastici tardoantichi147. Rimane qui da aggiungere che le liste catalo- giche assumono un particolare valore encomiastico dall’epoca ellenistica148: nell’encomio a Tolomeo Filadelfo Teocrito elenca i territori su cui il sovrano esercita il suo potere149, adattando alla concezione geografica greca la tradizio- nale lista dei nemici dell’Egitto faraonico, i cosiddetti “Nove Archi”150. Come nel caso della poesia di corte ellenistica151, anche nel nostro è ravvisabile forse l’influenza ideologica di una delle saghe greche per eccellenza, quella degli Argonauti, e la rilettura che ne viene data a scopi laudativi sulla scia delle im- prese di Alessandro Magno: se già il primo verso del nostro epigramma si apre e si chiude coi due estremi della spedizione del condottiero macedone152 non mancano, nel prosieguo, riferimenti ai luoghi toccati dalla nave Argo, signifi- cativamente coincidenti coi teatri d’azione di Longino. Gli stessi stilemi sono presenti in un’altra enumerazione catalogico-encomiastica, vale a dire il proe- mio esametrico di Agazia con il quale il nostro presenta diversi punti “geogra- fici” di contatto, come è facile aspettarsi trattandosi, nel caso di Longino, di un funzionario imperiale.

147 Cfr. Giommoni 2013. Un erratum corrige: come si nota ad una prima occhiata i nomi del

catalogo non coincidono perfettamente coi piedi del verso; rimane comunque valida la notazione circa la ricercatezza dei nomi adattabili al metro che ho espresso alle pagine 135-136 del mio contributo.

148 Cfr. Barbantani 2010, 232-233. 149 Cfr. Theocr. 17.77-94.

150 Così Hunter 2003, 162.

151 Cfr. ancora Barbantani 2010, 233.

152 Si tenga presente che in Nonno l’Indo è identificato con l’alto corso del Nilo: cfr. Chuvin

43

Νεῖλος: costituisce incipit esametrico del già citato Theoc. 17.80; Call. Del. 208; Leon. Alex. AP 6.328.3 e AP 9.352.1 = FGE 1888 e 1970; Nonn. D. 3.276, 26.235; Diosc. carm. 11.43, 18.26 Fournet; con allungamento per posi- zione della seconda sillaba, come nel nostro caso, solamente in Greg. Naz. carm. 2.2.1.267; Diosc. carm. 36.11 Fournet. La menzione del Nilo potrebbe richiamare i fatti della campagna dell’imperatore contro i Vandali indicando per metonimia l’area africana; se invece si pensa ad una metonimia per l’Egitto (per Alessandria in particolare153) a rigore va escluso un riferimento alla cam- pagna d’Africa, che si svolse essenzialmente nei territori corrispondenti all’attuale Algeria e Tunisia. Longino potrebbe aver operato dunque in Egitto non con scopi militari ma nell’ambito, ad esempio, della controversia monofisi- ta che oppose Costantinopoli al potente patriarcato egiziano. Stando a quanto si è detto sopra circa l’identificazione nonniana tra corso dell’Indo e del Nilo i due estremi del verso potrebbero essere intesi semplicemente come una men- zione generica per evidenziare la vastità del raggio d’azione del laudandus. Περσίς: (sc. γῆ). Il nome compare in Nonno 3x, da cui viene confusa con l’Assiria154. In Agath. AP 4.3.49 è posto nella stessa sede metrica del nostro. Il conflitto con la Persia è uno dei momenti più importanti del regno di Giustinia- no e del suo successore Giustino II155.

Ἴβηρ: sc. γένος, ἁνήρ. Indica la popolazione dell’Iberia, situata tra il Mar Ca- spio e il Bosforo, cfr. St. Byz. ι 19 Billerbeck. La regione, corrispondente all’attuale Georgia, all’epoca era contesa tra Bisanzio e la Persia, durante la cosiddetta guerra lazica156.

Σόλυµοι: antico nome degli abitanti della Pisidia, cfr. St. Byz. π 159 Biller- beck; cfr. anche EM. s.v. Σόλυµοι, 721 Gaisford. Il termine è già in Omero nel- la iunctura Σολύµοισι… κυδαλίµοισι, (cfr. Il. 6.184, 204) e in Pind. O. 13.90 ad indicare la popolazione tra la Licia e la Panfilia che Bellerofonte sconfisse dopo l’impresa della Chimera (cfr. sch. vet. a O. 13.90, 128b.1). L’impiego del- la nomenclatura antica per gli etnici è un consueto modulo encomiastico di tut- te le epoche compresa la tarda antichità (lo incontreremo infatti anche in altri poeti del Ciclo): Σόλυµοι in particolare, che non compare in poesia ellenistica, è riscontrabile negli epici tardi che volutamente arcaizzano come OA 753, 1302; Q.S. 2.122; sempre per quanto riguarda l’encomio lo ritroviamo anche, per esempio, in Procop. Gaz. Paneg. Anast. 9 = 11.9 Amato. Da notare come anche il preziosismo del richiamo alle fatiche di Bellerofonte contribuisca all’esaltazione di Longino e all’iscrizione delle sue imprese nella serie di quelle dei più celebri eroi della Grecia.

153 Sui nomi di fiumi usati per metonimia ad indicare le città cfr. comm. a Jo. Barb. APl 38. 154 Cfr. Chuvin 1991, 281-283.

155 Cfr. Greatrex 1998; Greatrex-Lieu 2002; Dignas-Winter 2007. 156 Cfr. Braund 1994, 268-314.

44

∆ύσις: sul termine valgano le osservazioni già riportate nel mio articolo157. Te- stimonianze dell’operato di Longino a Ravenna sono offerte da Paolo Diacono

Hist. Lang. 2.5, 2.29-30; Agn. rav. Lib. Pont. Eccl. Rav. 95; CIL XI 317 (Ra-

venna, 574 d.C.), ma abbiamo già detto come qui ci si debba riferire necessa- riamente al primo incarico in Occidente del personaggio, pena la revisione dell’anno di pubblicazione del Ciclo.

Ἀρµενίς: hapax necessario ad Arabio per adattare il nome al metro.

Ἰνδοί: 28x in clausola nelle D. nonniane158. L’India in Nonno, e in generale negli scrittori antichi e tardoantichi, è “un vero e proprio paradigma del mera- viglioso”159, per rappresentare il quale il poeta di Panopoli sfrutta un’enumerazione catalogica “caotica” affine a quella del nostro primo verso, dove non si segue un criterio preciso e riconoscibile nel nominare i luoghi toc- cati da Longino160.

vv.2-3: il polisindeto incipitario contrasta nettamente col catalogo asindetico del primo verso.

v.2 Κόλχοι: l’etnico relativo agli abitanti della Colchide ricorre ovviamente 39x in A.R. e poi 14x in [Orph.] Arg; lo impiega anche Nonno 4x nelle D161; è utilizzato come arcaismo sia da Procopio che da Agazia nei loro resoconti sto- riografici.

σκοπέλων ἐγγύθι Καυκασίων: per la posizione di ἐγγύθι nel pentametro cfr. anon. APl 341.2 ἔστησαν Νίκης ἐγγύθι Πορφύριον; la precisazione relativa alla posizione geografica dei Colchi è in D.P. 689-690 Κόλχοι ναιετάουσι, µετήλυδες Αἰγύπτοιο, | Καυκάσου ἐγγὺς ἐόντες, La iunctura σκοπέλων… Καυκασίων è apolloniana, cfr. A.R. 3.1276 τοὺς µὲν (scil. i Colchi) Καυκασίοισιν ἐφεσταότας σκοπέλοισιν, ripresa poi da Nonno in D. 27.152 Καυκασίου σκοπέλοιο ∆ιιπετὲς ἔρχεται ὕδωρ.

v.3 καὶ πεδία ζείοντα: l’incipit richiama Il. 12.283 καὶ πεδία λωτοῦντα; A.R. 1.1282 καὶ πεδία δροσόεντα; si veda anche Call. Del. 178 καὶ πεδία Κρισσαῖα. Il participio nella stessa posizione metrica ricorre in Call. Dian. 60 ἢ χαλκὸν ζείοντα καµινόθεν ἠὲ σίδηρον. Per l’immagine della terra che ribolle si veda Hes. Th. 695, 847 ἔζεε δὲ χθὼν πᾶσα.

πολυσπερέων Ἀγαρηνῶν: la clausola “di partenza” è omerica, cfr. Il. 2.804 πολυσπερέων ἀνθρώπων (e anche Od. 11.365 πολυσπερέας ἀνθρώπους)162;

157 Cfr. Giommoni 2013, 136 n.9. Una precisazione doverosa: lo stesso McCail aveva già fatto

menzione dell’uso di ∆ύσις ad indicare la penisola italica nell’epitafio di Isacio, esarca di Ravenna, cfr. McCail 1969, 90 n. 15.

158 Per l’India di Nonno cfr. Chuvin 1991, 286-312. 159 Cfr. Agosti 2013a, 143 con bibliografia.

160 Sul caotico catalogo nonniano fondamentali le pagine di Agosti 2013a (140-145) di

introduzione al c. 26 delle D.

161 E si veda Chuvin 1991, 282-283.

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