La trattativa per l’esercito europeo: dal Piano Pleven ai colloqui di Petersberg
1. La presentazione del Piano Pleven e le reazioni degli altri stat
Il risultato ottenuto dai lavori atlantici e dalla conferenza tripartita a New York poneva sicuramente una grande pressione sul governo francese, ma questo esito non poteva essere ritenuto soddisfacente neanche dal governo americano, che aveva mirato a ottenere almeno un’adesione di principio al riarmo della Germania attraverso la tattica del cosiddetto ‘one package’: l’esecutivo statunitense aveva ritenuto così di poter superare le prevedibili difficoltà europee nell’accettare un processo ritenuto da Acheson e dallo stesso Truman ineludibile e di fondamentale importanza per gli equilibri strategici. Gli sforzi della segreteria di Stato, in accordo con il nuovo vertice della Difesa americana, erano quindi tesi a utilizzare il periodo dalla fine di settembre alla prevista data del 28 ottobre1950, quando sarebbero iniziati i lavori del Comitato di Difesa atlantico, per formulare un piano efficace per l’annunciata formazione della forza di difesa europea con il concorso tedesco: il punto di partenza comune già deliberato e accettato da tutti i paesi atlantici era la risoluzione C/5-D11 “Resolution on the Defence of Western Europe”1. Il Segretario alla Difesa Marshall, nel trasmettere questo documento ai capi di stato maggiore delle forze armate2 (JCS), specificava di aver chiesto allo ‘Standing Group’ di fornire raccomandazioni per la creazione di una forza integrata, senza riferimento al problema della partecipazione tedesca, perché questa questione sarebbe stata trattata dal Comitato dei ministri della Difesa a partire da una proposta unilaterale americana. Marshall chiedeva quindi di formulare alcune raccomandazioni su questo specifico tema entro il 13 ottobre secondo le seguenti direttive: esplicare il concetto di forza di difesa europea e dei passi necessari alla sua creazione; dettagliare e focalizzare sullo scopo in modo da fornire una base adeguata per lo sviluppo di un memorandum da presentare agli alleati; le proposte dovevano prevedere anche come includere nel piano di difesa la manodopera tedesca e le risorse produttive del paese; infine, sulla questione del comando e della creazione e composizione della forza europea integrata le proposte dovevano essere adattabili all’inclusione della partecipazione della Germania, senza però dipendere da questa, visto che il principio del contributo tedesco, ritenuto prioritario dagli USA, era ancora oggetto di trattative internazionali3. Parallelamente, una commissione mista Esteri-Difesa stava redigendo un
1 Deliberata alla fine della sessione del 26 settembre 1950 dal Consiglio atlantico.
2 Memorandum dal Segretario alla Difesa ai capi di stato maggiore del 2 ottobre 1950, FRUS, 1950, vol. III, cit., pp. 356-357.
memorandum da sottoporre ai due ministri dal titolo ‘Recommendations by the Defense Committee regarding German contribution to an integrated force’4, il cui punto centrale sembrava essere la rinnovata necessità del contributo del paese occupato:
“noi abbiamo concluso che la partecipazione tedesca nelle forme della manodopera e del potenziale industriale è essenziale nell’ordine di garantire una forza che possa efficacemente soddisfare quanto sopra specificato, inclusa la difesa del territorio della Germania occidentale. Dal punto di vista militare, sarebbe poco funzionale dedicare le nostre forze congiunte per la difesa della Germania occidentale senza la partecipazione attiva della popolazione di quell’area”5.
Dopo aver rimarcato una serie di cautele che sembravano comunque necessarie per limitare la possibilità di una rinascita della potenza tedesca in funzione anti-occidentale, la Commissione mista stabiliva che il livello organico più adatto per queste unità tedesche da costituire rimaneva la divisione terrestre, con comandanti della stessa nazionalità per creare il necessario amalgama e irrobustire il morale dei soldati, non farli sentire discriminati e suscitare l’auspicabile volontà di sacrificio. Le conclusioni contenute nel rapporto erano implementate prima dall’alto commissario McCloy da Francoforte6, poi da due relazioni per opera dei vertici militari come risposta alla richiesta del Segretario Marshall7: uno scambio di opinioni tra quest’ultimo e Acheson8, per arrivare a una proposta finale da sottoporre al Comitato atlantico dei ministri della Difesa, produceva il documento ‘United States recommendations regarding German contributions to the Defense of Western Europe’, inoltrato ai rappresentanti dei ministri della Difesa dell’Alleanza su richiesta del rappresentante americano9 il 19 ottobre 1950, per consentirne l’analisi prima della prevista riunione del 28 dello stesso mese.
3 Durante una riunione tra Acheson, Marshall e il Segretario del Tesoro Snyder con i principali collaboratori per valutare le effettive potenzialità della Francia di accrescere le spese di bilancio per la Difesa e per stimare gli aiuti che gli USA potevano concedere loro, il Segretario Acheson rafforzava la tesi di non voler mantenere un modello strettamente bipolare nelle relazioni internazionali. Riportava la sintesi della riunione: “Secretary Acheson said that he felt the French should not be pushed too far. France must be strong to be a strong ally”, ivi, p. 358.
4 Ivi, pp. 362-364, ‘Draft Memorandum by a State-Defense working group, for the North Atlantic Council’, rapporto del 6 ottobre 1950.
5 Ivi, p. 362.
6 Telegramma da McCloy ad Acheson dell’11 ottobre 1950, ivi, pp. 369-371.
7 Anche il segretario di Stato era stato messo a conoscenza di queste due relazioni del 13 ottobre 1950, trasmessegli dal Sottosegretario Matthews il giorno successivo, ivi, pp. 371-377.
8 Ivi, pp. 381-382, messaggio del segretario di Stato al Segretario alla Difesa del 16 ottobre 1950. 9 Documento denominato D.C. (DEP) 1, del 19 ottobre 1950, in AMAE 235QO/7, pp. 199-202.
Il testo della raccomandazione recepiva tutto il lavoro febbrile portato avanti in modo congiunto dagli Esteri e dalla Difesa statunitensi per presentare agli alleati una proposta compiuta, ben strutturata, che rendesse evidente la necessità di ricorrere alle forze della Germania fino a quel momento inutilizzate per la sicurezza in Europa. I punti nevralgici del documento possono essere così riassunti:
- creazione di divisioni terrestri tedesche, di adeguate unità di supporto al combattimento [in questo modo erano indicate le aliquote di rinforzo e sostegno quali l’artiglieria, il genio, le trasmissioni, i servizi di motorizzazione] e di reparti di artiglieria contraerea. Si rinnovava in questo documento l’indicazione del livello organico della divisione composta da soldati di una singola nazionalità, comprese quindi anche le unità tedesche, come l’unico praticabile per ottenere il giusto risultato operativo e per il necessario livello d’integrazione;
- le divisioni tedesche insieme a quelle di altre nazioni avrebbero poi formato i corpi d’armata multinazionali;
- inclusione di ufficiali tedeschi nello stato maggiore internazionale del Comandante supremo e nei comandi di corpo d’armata;
- non era previsto uno stato maggiore tedesco e il massimo livello decisionale operativo per la Germania si sarebbe fermato alla divisione;
- per bilanciare i rischi di una possibile rinascita del militarismo tedesco a danno degli altri stati confinanti, erano previste nella rinnovata proposta americana una serie di garanzie: il numero delle divisioni tedesche non avrebbe potuto mai eccedere un quinto di quelle alleate già operative; sarebbe stata creata un’agenzia federale tedesca per la gestione amministrativa e logistica dei reparti, senza nessuna competenza tattica o strategica; a capo dell’agenzia sarebbe stato posto un civile, che nei dieci anni precedenti non doveva aver ricoperto nessun ruolo da ufficiale nelle forze armate; l’addestramento e il reclutamento sarebbero stati sottoposti al controllo alleato; pur alleggerendo alcune restrizioni sulla produzione industriale in Germania, per permettere al paese di produrre anche materiale d’armamento leggero per le sue truppe, sarebbe rimasta interdetta la produzione di armi pesanti come le artiglierie, le navi da guerra e gli aeroplani;
- la creazione di divisioni tedesche sarebbe iniziata solo dopo la messa in opera del comando militare internazionale unificato.
Su questo documento congiunto dei due Dipartimenti americani della Difesa e degli Esteri l’amministrazione Truman sperava di fondare il dibattito in sede atlantica, per convincere anche il recalcitrante alleato francese della necessità di procedere con la massima urgenza a costruire un dispositivo di difesa efficace in Europa, che comprendesse anche le enormi potenzialità della Germania all’interno di un quadro rassicurante di clausole di salvaguardia.
Nel frattempo, però, anche i settori più dinamici dell’amministrazione francese si stavano muovendo per trovare una soluzione che facesse uscire il governo dall’angolo in cui era finito a seguito dell’opposizione al piano Acheson10: già dal 28 settembre in un discorso alle Nazioni Unite, Robert Schuman aveva sottolineato l’importanza della proposta per la creazione di un polo comune europeo per il carbone e l’acciaio e suggeriva di allargare questo metodo comunitario ad altri campi, come quello della sicurezza, per arrivare a una pace duratura in Europa11. La letteratura sulla CED già indicava12, prima della piena disponibilità di fonti archivistiche, il ruolo fondamentale di Jean Monnet nella costruzione di una proposta alternativa, sulla base dell’impianto comunitario già sperimentato con il Piano Schuman per la CECA, e quest’indicazione era ripresa da altri studiosi, anche francesi13. Una prima 10 Alcuni giornali francesi, come L’Aurore, L’Époque, Le Monde nei primi giorni di ottobre riportavano la ricostruzione degli eventi in base alla quale l’Europa sarebbe stata difesa sulla linea dell’Elba solo con le divisioni tedesche, altrimenti la linea di difesa sarebbe stata arretrata sul fiume Reno. Un intervento autorevole a favore di un esercito europeo, da parte del primo presidente dell’Assemblea consultiva d’Europa, Paul-Henry Spaak, era stato pubblicato da “Le Monde” il 21 settembre 1950, con il titolo ‘L’Europe doit être défendue par une armée européenne’.
11 Il discorso era stato ripreso in due diversi articoli del New York Times del 29 settembre 1950, il primo dal titolo “The foreign Ministers speak” e il secondo, più specifico sull’intervento di Schuman, intitolato “Schuman argues for wide pool idea”. Entrambi i ritagli sono in AMAE, volume n. 10 del fondo Cabinet du Ministre, Robert Schuman (1948-1953), con la collocazione 7QO (AMAE 7QO/10).
12 E. Fursdon, The European Defence Community: a history, cit., pp. 86 ss.: l’autore, basandosi su fonti memorialistiche e su interviste, quali quella con lo stesso Pleven, indicava in Jean Monnet e nella sua squadra gli artefici della proposta francese per l’esercito europeo. Affermava Fursdon: “Jean Monnet saw it as his responsibility to seek a way out. He saw at once that any solution would have to go far beyond comparatively simple concern for coal and steel and touch upon the very core of nation’s sovereignties – their armies. [...] Monnet put the same faithful and devoted team to work on the new concept in the margins of the continuing Coal and Steel Conference: Hirsch, Uri, Clappier, Reuter, Alphand, van Helmont. Deliberately he included no military expertise”: ivi, pp. 86-87.
13 P. Vial, Jean Monnet, un père pour la CED?, cit, pp. 201 ss.; L. Ducerf, La crise de la Communauté
Européenne de Défense en France (1950-1954), cit., pp.331-332; A. Clesse, Le projet de C.E.D., cit., p. 30.
Partendo da altre fonti, Risso arrivava alla stessa conclusione: “At the end of September, Jean Monnet gathered together his advisers at the Coal and Steel Community Conference to discuss the
presentazione di questa proposta francese, alternativa a quella americana e ancora in fase embrionale, avveniva nel Consiglio dei ministri a Parigi il 6 ottobre: dopo aver ascoltato il resoconto di Schuman rientrato da pochi giorni dagli Stati Uniti, nella stessa seduta “alla fine Pleven espose sommariamente le grandi linee di un progetto di esercito europeo […]. Noi tutti decidemmo unanimi di aggiornare al Consiglio del 18 ottobre la nostra decisione finale sul riarmo tedesco: ciascuno sentiva il bisogno di rifletterci”14. In una lettera a Schuman del 14 ottobre, Monnet delineava ancora più compiutamente la proposta di un esercito europeo posto sotto la direzione di una singola autorità internazionale, con la conseguenza che se un tale piano fosse stato presentato dai francesi agli alleati, questo avrebbe permesso ancora maggiori possibilità di successo ai negoziati per la CECA15. Il segretario di Stato americano Acheson era avvisato il 15 ottobre dall’ambasciata a Parigi16 che i francesi stavano tracciando un piano per un esercito europeo, da porre sotto l’egida della NATO e con la partecipazione della Germania, ma solo a condizione del preventivo esito positivo delle trattative in corso per il Piano Schuman. L’accoglienza da parte americana delle proposte lasciate trapelare attraverso esponenti di primo piano del ministero degli Esteri francese fu tiepida e può essere descritta attraverso il cablo di risposta indirizzato da Acheson all’ambasciata di Parigi il 17 ottobre17: “una difficoltà con la proposta di Schuman è che essa rimanda qualsiasi decisione al problema della partecipazione tedesca per molti mesi […]. Con riguardo a ogni discussione del governo francese su questa materia, noi abbiamo i seguenti commenti: a. il governo statunitense appoggia con entusiasmo i principi del Piano Schuman per la messa in comune delle risorse del carbone, del ferro e dell’acciaio dell’Europa occidentale; b. noi siamo propensi a considerare una qualche applicazione di questo concetto al campo militare, sebbene noi riscontriamo alcune difficoltà connesse con la sua implementazione, che andrebbe accuratamente studiata per determinare se un simile piano possa essere militarmente efficace”.
development of a controlled German military contribution within a European framework”, L. Risso,
Divided we stand, cit., p. 41. Cfr. anche D. Preda, Storia di una speranza, cit., pp. 22-25.
14 J. Moch, Histoire du réarmement allemand depuis 1950, cit., pp. 104-105.
15 Lettera di Jean Monnet a Schuman del 14 ottobre 1950, Fondazione Jean Monnet, Jean Monnet-Robert
Schuman correspondance, pp. 61-63.
16 FRUS, 1950, vol. III, cit., pp. 377-380, telegramma del 15 ottobre 1950 dall’incaricato dell’ambasciata a Parigi al Segretario Acheson.
17 Ivi, pp. 384-385. Il telegramma di Acheson all’ambasciata in Francia parte nella stessa data, il 17 ottobre, in cui terminavano i colloqui, iniziati il 13, tra i ministri USA e francesi relativi ai problemi del riarmo e del bilancio. Questi i componenti delle due delegazioni: per la Francia Maurice Petsche titolare del Tesoro, Moch, l’ambasciatore Henri Bonnet e Hervé Alphand; per gli USA i tre ministri Acheson, Marshall e Snyder del Tesoro, assistiti dall’ambasciatore in Francia David Bruce e dal generale Lemnitzer.
Il governo francese si apprestava quindi al confronto con le forze parlamentari dell’Assemblea nazionale in un clima reso ancora più difficile dalla prima grave sconfitta in Indocina, con la caduta di Cao-Bang e dalla proposta del prolungamento del servizio militare a diciotto mesi, senza eccezioni o dispense. Questa misura predisposta dal ministro della Difesa Moch, perché ritenuta la base indispensabile per mantenere lo sforzo operativo in Indocina e per riuscire nel dichiarato intento di predisporre ulteriori divisioni dell’esercito da schierare nello scacchiere europeo18, era analizzata e approvata dal Comitato di Difesa nazionale del 21 ottobre, insieme alla proposta di un esercito europeo allestita da Schuman e Monnet e fatta propria dal presidente del Consiglio Pleven. In quella sede i ministri ascoltavano per la prima volta il piano completo da contrapporre alla proposta di Acheson: lo stesso piano otteneva il via libera formale dal Consiglio dei ministri, presieduto dal presidente Auriol il 23 ottobre, che decideva inoltre di comunicare segretamente i tratti essenziali del progetto a Washington e a Londra, per permetterne l’analisi prima della prevista riunione dei ministri della Difesa atlantici il 28 ottobre, quando lo stesso ministro Moch li avrebbe resi pubblici agli altri alleati atlantici.
Al presidente del Consiglio Pleven, consapevole delle divisioni nella stessa maggioranza di governo già emerse nel corso del dibattito sul piano del 21 ottobre, era affidato il compito delicatissimo di presentare il progetto che doveva portare alla nascita dell’esercito europeo, per ottenere il via libera da parte dell’Assemblea nazionale nel dibattito fissato per il 24 e 25 ottobre. Il discorso pronunciato il pomeriggio del 24 nell’emiciclo dell’Assemblea19 tendeva a rassicurare i parlamentari sulla volontà del governo francese di continuare a cercare la distensione e la pace20, ma insisteva sulla necessità di predisporre il paese a contribuire a rafforzare la sicurezza dell’occidente anche con il giusto apporto del 18 Contro l’aumento dei mesi di servizio militare era particolarmente vivace la critica dei giornali di sinistra del giorno 20 ottobre: France d’abord, di stampo comunista, riteneva la misura antinazionale; Ce soir, di orientamento simile, parlava di proteste nella maggioranza davanti all’ostilità manifesta
dell’opinione pubblica rispetto al riarmo della Germania; infine il giornale Le Peuple, del sindacato di
sinistra della C.G.T., chiedeva d’intensificare le proteste contro i diciotto mesi di servizio militare. 19 Il discorso di Pleven all’Assemblea nazionale è riportato integralmente da ‘La Documentation française’, centro di documentazione pubblica fino al 2010, nel n. 1713 del 26 ottobre 1950, consultabile presso gli AN, fondo Secrétariat général du gouvernement et services du Premier ministre (1935- 1971), con classifica F 60, nei volumi 3060 e 3061 (AN F 60/3060 e 3061).
20 Il passaggio in cui Pleven affermava che “la guerre n’est pas inévitable” era lungamente applaudito dall’Assemblea. Il resoconto dei dibattiti parlamentari sul Piano Pleven è consultabile nel Journal Officiel de l’Assemblée nationale (J.O.A.N.), nn. 104-105 del 1950, pp. 7118-7244, dalla seduta n. 234 del 24
ottobre 1950 alle votazioni del 25-26 ottobre, con gli Annessi ai processi verbali contenenti i risultati ufficiali degli scrutini.
popolo tedesco, che era chiamato a concorrere alla difesa dell’Europa più a est possibile, ma in un modo da non costituire un rinnovato pericolo. I fattori decisivi per conquistare la maggioranza dei voti parlamentari si rivelarono i passaggi sulla volontà di non ricreare un esercito tedesco e uno stato maggiore nazionale, insieme alla previsione di limitare le unità della Germania a un livello organico basso. Durante il suo discorso, Pleven legava il progetto di esercito europeo alle istituzioni politiche dell’Europa unita, come suggerito dalla risoluzione approvata l’11 agosto 1950 dall’Assemblea del Consiglio d’Europa21 e a seguire presentava l’assetto istituzionale per l’esercito europeo, sul modello già conosciuto del Piano Schuman: un’Assemblea, che doveva sovraintendere all’operato di un ministro della Difesa europeo nominato dai governi, un Consiglio dei ministri degli Stati aderenti, con un bilancio comune. Tra le altre salvaguardie elencate, figurava anche la previsione del mantenimento sotto la sola egida nazionale della porzione di forze armate destinate ai territori d’oltremare; inoltre, Pleven specificava che il livello d’integrazione delle unità nazionali, con un indiretto quanto chiaro riferimento ai contingenti tedeschi, sarebbe avvenuto al livello più basso possibile22. Nella conclusione del suo discorso, Pleven invitava la Gran Bretagna23 e le nazioni libere 21 Affermava Pleven nel suo discorso: “Il [il governo francese] propose la création, pour la défense commune, d’une armée européenne rattachée à des institutions politiques de l’Europe unie. Cette suggestion s’inspire directement de la recommandation adoptée le 11 août 1950 par l’Assemblée du Conseil de l’Europe demandant la création immédiate d’une armée européenne unifiée, destinée à coopérer pour la défense de la paix”, J.O.A.N., n. 104, cit., p. 7119.
22 Questi due elementi, il mantenimento di aliquote di contingenti nazionali per i territori d’oltremare (previsione fondamentale per la Francia, ma non per gli altri paesi) e l’integrazione delle unità nazionali a livello più basso possibile, inseriti per assicurare alla maggioranza parlamentare i voti necessari per l’approvazione, sarebbero stati tra i più critici nel corso delle successive trattative diplomatiche. D’altra parte l’analisi del voto parlamentare, con la maggioranza più solida nell’approvare l’ordine del giorno relativo alla negazione di un esercito tedesco e del suo stato maggiore piuttosto che sulla proposta Pleven per un esercito europeo, lascia ben intendere quali fossero le difficoltà politiche da affrontare. Inoltre, già nel corso del dibattito, tra le forze contrarie all’ipotesi di esercito europeo i deputati comunisti non esitavano a chiedere l’appoggio parlamentare della destra e dell’estrema destra per contrastare la proposta di Pleven.
23 Il riferimento al discorso di Churchill a Strasburgo e il chiaro e diretto invito anche alla Gran Bretagna a unirsi alle trattative per la nascita dell’esercito europeo rivelavano un grande fraintendimento riguardo all’attitudine inglese: l’invito di Churchill per un esercito europeo era stato inteso come espressione della volontà britannica di unirsi a una forza sovranazionale, generando una falsa aspettativa da parte del governo francese che peserà a lungo sulle trattative per l’esercito europeo, con la vana ricerca di un impegno diretto della Gran Bretagna nella costituenda CED, quasi a garanzia contro la rinascita della potenza tedesca. Affermava Ducerf: “Si l’objectif de la France est d’étouffer e militarisme allemand, l’association britannique au projet paraît indispensable. C’est du reste l’objectif de