In generale si può osservare come la cooptazione in senato delle aristocrazie sannite è un fenomeno che si verifica tardivamente e in maniera non omogenea sul territorio regionale.
Le diverse forme di organizzazione preromana hanno infatti condizionato i rapporti intrattenuti con Roma e, di conseguenza, l’entrata delle élites locali nell’amplissimus ordo274. Inoltre, un peso considerevole va attribuito alla situazione geomorfologica della regione che ne determina la ricchezza e il benessere o, viceversa, una situazione di penuria e carenza di risorse: nell’area in esame, l’orografia e l’abbondanza dei corsi d’acqua hanno favorito, ad esempio, il potenziale economico derivante dall’allevamento; tuttavia proprio per la natura diversificata del territorio abruzzese-molisano non si verificano le stesse condizioni in maniera omogenea. Alla realtà costiera, più florida dal punto di vista agricolo e economicamente attiva, si contrappone la più difficile situazione delle aree interne dove prevalsero attività di pastorizia e artigianato e non poterono svilupparsi fundi di grandi
estensioni275.
Per quanto riguarda i rapporti con Roma, presso i Pentri, si registra una forte contrapposizione alle aristocrazie urbane che si manifesta in un “ripiegamento locale” reso evidente da una concentrazione di opere evergetiche in questi territori; viceversa, i Marsi si
273 Sulla complessità della municipalizzazione nel Sannio all’indomani della guerra sociale vd. D’HENRI 1991,
pp. 9-1; LAFFI 1973, pp. 37-53 e il recente contributo di sintesi di BUONOCORE 2002, pp. 29-45.
274 Sulle élites municipali abruzzesi fra tarda età repubblicana e prima età imperiale vd. BUONOCORE 2002, pp.
47-58.
275 Sulle forme economiche della regio IV con un focus sulle diverse realtà regionali vd. BUONOCORE 2002, pp.
59-75.
Figura 23: Cartina della Regio IV. Cerchiata in rosso, Tibur. (Da Antolini 2004).
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dimostrarono aperti nei confronti delle aristocrazie romane con le quali stabilirono relazioni precocemente: tale situazione favorì infatti notevolmente l’ascesa di personaggi appartenenti alle élites locali. La natura della situazione geografica e produttiva peligna ha invece impedito l’affermarsi di ristrette aristocrazie e di redditi che permettessero l’accesso al rango senatorio e l’ascesa politica a Roma. Ancora diverso è il caso delle colonie, che, come si constata per altre regioni, non forniscono pressoché alcun senatore: il possesso fondiario, estremamente parcellizzato, non crea le precondizioni per il costituirsi di particolari situazioni economiche di accentramento di ricchezza, necessario per intraprendere l’ascesa politica276. Caso a sé è costituito da Tibur, cui afferiscono molti senatori e la cui “natura”, latina o sabina, è stata abbondantemente discussa dalla critica senza tuttavia trovare un punto d’accordo. In questa sede si seguiranno le indicazioni fornite dalle Inscriptiones Italiae, e adottate da Epigraphic Database Rome, che inseriscono Tibur nel computo dei centri della
regio IV277.
Gran parte della regio IV entra nella realtà politico-sociale romana solo dopo la guerra sociale: infatti, nonostante l’interventismo operato da Roma nel contesto delle guerre sannitiche e le conseguenti deduzioni coloniarie, la regione tende a conservare le proprie strutture politiche, sociali ed economiche opponendo una forte resistenza e una concorde opposizione a Roma durante la guerra sociale. Le élites indigene, ancora nel tardo II secolo a.C. appaiono infatti ancora poco coinvolte nella cooptazione politica di Roma anche se in alcuni centri si assiste all’attuazione di
grandiosi piani evergetici (concentrati tutti nell’area dei Pentri, forse perché confinante con regioni progredite e precocemente romanizzate come la Campania e l’Apulia), forse con la volontà di contrapporsi alla monumentalità della capitale. La piena romanizzazione risulta dunque come un fenomeno di realizzazione tardiva, ascrivibile al I secolo a.C., seppur
276 Le colonie latine di Aesernia, Carseoli, Alba Fucens, ad esempio, si configurano come città d’origine di
pochissimi senatori (si registra un’attestazione incerta da Carseoli – CIL IX, 4061 e probabilmente due senatori da Aesernia). In linea di massima le città coloniali non sono feconde di senatori: a conferma di ciò si pensi per esempio a Pompei che non ha restituito alcun senatore. Al contrario, le colonie nelle province sono feconde di senatori (su questi aspetti vd. TORELLI 1982, p. 171).
277 Per una presentazione critica della questione vd. ANTOLINI 2004, pp. 21-30, con bibliografia precedente e
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disomogenea nelle varie aree della regione precedentemente occupate da etnie diverse (Pentri, Frentani, Marsi, Marrucini, Peligni, Aequicoli, Sabini)278.
Se dunque l’ingresso in senato delle élites del Sannio inizia grossomodo dopo la guerra sociale, è con l’età triumvirale e poi massicciamente a partire dall’età augustea-tiberiana e giulio-claudia che l’ascesa delle più importanti famiglie della regione si realizza pienamente.
Nel complesso, dunque, tutto il Sannio, più o meno omogeneamente, ha inviato al senato di Roma esponenti delle élites preromane, soprattutto nell’arco di tempo che va dal I secolo a.C. al II d.C.279
278 Nell’area dei Pentri assistiamo alla già ricordata imponente attività edilizia ed evergetica a partire dal II
secolo a.C.; nell’area Frentana, benché avara di documenti si registra l’attività di un censore di Histonium, antenato degli Hosidii entrati in senato in età augustea; la zona dei Marsi appare precocemente interessata dai rapporti con la nobilitas romana che favorirà l’ascesa al senato di molti membri della nobiltà locale; la documentazione marrucina risulta invece scarsissima: emerge tuttavia precocemente la gens Asinia, di cui un esponente fu Asinio Pollione; il territorio peligno si configura molto avaro di senatori rispetto al resto della regione: pur abbondando di attestazioni epigrafiche in versi (fatto eccezionale per il Sannio), non si riscontrano pressoché concordanze con l’onomastica di senatori locali. È possibile che in quest’area, contigua alla Sabina intensamente colonizzata da Roma, si sia sviluppato un ceto intermedio e non si sia realizzata frequentemente quella concentrazione di ricchezze necessaria per l’ascesa politica delle élites emergenti. Una condizione simile deve essere toccata anche al territorio degli Aequicoli. Sul complesso quadro di integrazione politica di queste aree vd. TORELLI 1982, pp. 166-171.
279 M. Torelli sottolinea come tra il principato di Augusto e quello dei Giulio-Claudi ottengano il consolato
tutte le gentes cui appartenevano i capi della guerra sociale o i grandi notabili sanniti (TORELLI 1982, pp. 172- 173, con l’elenco dei consoli). Per il catalogo prosopografico delle gentes senatorie della regio IV, vd. TORELLI
1982, pp. 179-197; tuttavia nel censimento di Torelli non è compresa Tibur, che egli riferisce alla regio I e qualche altro centro che risulta invece attestato dalla documentazione funeraria senatoria. Nella cartina proposta, relativa alla presenza senatoria nella regione, sono stati dunque aggiunti i centri mancanti nel censimento di Torelli. Non è stato presentato un contributo in funzione d’aggiornamento dei dati in “Epigrafia e Ordine senatorio. 30 anni dopo”; la schedatura EDR risulta invece solo parzialmente completa.
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A Corfinium si ricordano i due senatori C. Lucilius Benignus Ninnianus e Sex.
Vibidius Virro di età augustea; a Sulmona spicca la figura del poeta Ovidio e le due
importanti famiglie senatorie degli Staii e dei Mussidii. In ambito marrucino, a Teate, emerge la gens degli Asinii la quale, in seguito ai rapporti di parentela instaurati con i
Marcelli Aesernini, espresse ben 8 rappresentanti che raggiunsero il consolato; tra i senatori
di Teate si annoverano inoltre gli esponenti delle gentes dei Pedii Hirruti e dei Ninnii
Hastae. A Histonium sono noti illustri personaggi legati al potere centrale come P. Paquius Scaeva di età augustea o C. Hosidius Geta che ottenne gli ornamenta triumphalia. Alle
famiglie di questi due senatori appartenevano officine laterizie caratterizzate da una grande produttività che ne alimentarono la ricchezza e il prestigio. Qualche dubbio permane sull’origine istoniese della gens Didia, più probabilmente larinate, che a Histonium possedeva tuttavia interessi e proprietà. Di Aufinum sarebbe originario C. Orfidius Benignus, il cui cursus si sarebbe interrotto alla pretura; ad Aveia sono attestati i Vitulasii, con il console suffetto del 78 d.C. Sex. Vitulasius, e probabilmente anche i Salvidieni Rufi che espressero uno dei primi sostenitori di Ottaviano, designato console per l’anno 39 a.C. ma morto prima di assumere l’incarico. Di Peltuinum, in area vestina, sono originari i Domitii
Corbulones di cui è noto Cn. Domitius Corbulo, console nel 39 d.C., l’omonimo figlio
proconsole d’Asia e Domitia Longina, sposa dell’imperatore Domiziano. I Vettii Scatones, gli Octavii Laenates e gli Octavi Balbi sono le gentes più rappresentative del municipio di
Marruvium. Nell’élite municipale, non senatoria bensì equestre, va ricordato il primipilo A. Virgius Marsus per la straordinaria ricchezza del dono fatto alla comunità: cinque busti
d’argento dei Cesari280. A Carseoli pertiene il senatore di età augustea Q. Modius ed è attestata la gens Anneia; ad Alba Fucens si collega Q. Naevius Cordus Sutorius Macro, prefetto dei vigili, il quale fece costruire l’anfiteatro cittadino, cadde in disgrazia presso Caligola e fu costretto al suicidio nel 39 d.C. A Nursia sono noti i Sertorii, i Vespasii, famiglia dell’imperatore Vespasiano nato dall’unione di una donna di rango senatorio di Nursia con il cavaliere reatino Flavius Sabinus, e i Puducaei. A Reate, Sex. Vettulenus
Cerialis è il fondatore delle fortune della famiglia: console suffetto nel 62 d.C., la sua
brillante ascesa si lega all’aver svolto il ruolo di legato nella campagna giudaica e all’essere concittadino dell’imperatore. Nel centro sabino di Amiternum sono almeno tre le importanti famiglie senatorie originarie del centro: i Tebani, gli Attii e i Vinii281. Nell’area più
280 BUONOCORE 2002, p. 56.
281 Sulle élites dei centri abruzzesi, non solo senatorie ma anche equestri e municipali vd. BUONOCORE 2002,
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propriamente sannita sono noti gli Herennii e gli Orfii a Telesia, i Neratii a Saepinum, gli
Staii e i Papii a Teruentum.
Come per le altre regiones, anche nella regio IV, l’accesso all’amplissimus ordo e l’ascesa sociale e politica si realizzano tramite alleanze matrimoniali che consolidano le posizioni sociali e rimpinguano i patrimoni e sono spesso garantite da appoggi altolocati. Le attestazioni epigrafiche nelle città d’origine sono allora non più, o non soltanto, manifestazioni di evergetismo (più frequenti prima dell’ottenimento del rango senatorio), bensì dediche familiari private, epitaffi sepolcrali o dediche da parte della città al patronus: all’acquisizione del rango senatorio corrisponde infatti spesso l’abbandono di munera e pratiche evergetiche a favore dell’acquisizione dello statuto, più onorifico, di patronus.