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Delle 1633 iscrizioni pertinenti alla regio V, tutte schedate nel database EDR, circa 80 sono le epigrafi relative all’ordo senatorio. Si tratta perlopiù di iscrizioni onorarie, di frammenti di fasti o di epigrafi destinate a essere affisse su opere pubbliche380; solamente 9 sono invece gli epitaffi, di cui uno incerto e 5 tardi, di fine IV-V secolo d.C., che dunque non rientrano nella selezione di questo lavoro ma che offrono tuttavia un importante elemento di riflessione nel quadro della presenza senatoria nella regione.

La distribuzione geografica delle famiglie appartenenti all’amplissimus ordo, è abbastanza omogenea e copre diversi centri situati lungo la fascia costiera o nell’interno verso il medio corso dei fiumi principali dove le attività agricole e imprenditoriali sono rese possibili dalle condizioni geomorfologiche e dove si esercita un controllo sulle principali vie di transito.

A livello cronologico la massima concentrazione di presenze senatorie nella regione si produce tra gli ultimi decenni della repubblica (con qualche eccezione recenziore) e all’inizio del principato. La guerra sociale segna un momento di svolta per l’ingresso di membri di nuove gentes senatorie nel senato romano ma per poche famiglie si registra una permanenza duratura nel tempo. Molti dei membri di queste gentes, talora di effimero spessore politico, basarono le proprie fortune e ascese a legami clientelari: è il caso ad esempio del ruolo svolto da Pompeo Magno, di cui Velleio dice che l’agro piceno “totus

paternis clientelis erat refertus”381, cui si legarono molti esponenti di gentes senatorie emergenti; la sconfitta pompeiana segnò di conseguenza l’eclissi politica di molti e delle rispettive famiglie di appartenenza. In altri casi invece, come i Lollii Palicani, i Nonii

Asprenates, gli Herenni, i Poppaei, i Fufii Gemini, le gentes riuscirono a porre solide basi di

continuità gentilizia che permisero di travalicare le generazioni trovando nell’età augustea e dei primi decenni di principato uno dei momenti più fiorenti a livello di partecipazione politica delle élites picene382.

380 Sui 7 frammenti dei fasti consolari di Urbisaglia menzionanti vari senatori piceni vd. PACI 2014, pp. 25-38. 381 Vell. 2, 49.

382 Sull’entrata delle classi dirigenti locali nell’ordine equestre e senatorio vd. GASPERINI -PACI 1982, pp. 201-

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Se la capacità da parte di una regione di fornire uomini al senato di Roma è presuntivamente legata al progressivo costituirsi delle realtà urbane, alle vicende socio- economiche dei vari centri, alla produttività dei suoli, allo sviluppo dei latifondi, alla vivacità e mobilità sociale, per il Picenum, tale correlazione tra tempi, circostanze e contributo senatorio, sembra verificarsi in maniera indubitabile.

Da una parte, l’intensa colonizzazione della regione da parte di Roma nel corso degli ultimi tre secoli dell’età repubblicana e il costituirsi di centri urbani con tutte le strutture necessarie all’organizzazione della vita cittadina hanno indubbiamente favorito l’ascesa sociale e economica di alcune famiglie; dall’altra, le vicende politiche e istituzionali hanno influito sulla vivacità dell’apporto senatorio in alcune fasi della storia della regione.

Per il Picenum infatti si assiste a un forte contributo senatorio concentrato nel I secolo a.C., tra la fine della guerra sociale e l’età augusteo-tiberiana. La vivacità che caratterizza il I secolo a.C., fino all’inizio del principato, nell’emersione di famiglie senatorie va invece esaurendosi nei secoli successivi durante i quali pochissime gentes riescono a mantenere per più generazioni il prestigio acquisito e un alto livello di importanza politica: emergono

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sporadicamente singole personalità che non garantiscono pressoché alcuna continuità gentilizia alla famiglia d’appartenenza383.

Oltre alla naturale e inopinabile casualità dei ritrovamenti e accessibilità alle fonti (anche letterarie, come le orazioni ciceroniane che tanto rivelano circa la classe dirigente romana), una tale concentrazione senatoria nel I secolo a.C. potrebbe trovare una plausibile giustificazione nelle conseguenze della fine della guerra sociale.

Sulla base delle testimonianze in nostro possesso, un contributo senatorio piceno consistente viene infatti dalle città che acquisiscono la cittadinanza romana proprio in questo periodo, all’indomani della guerra sociale, quando la vita politica romana diventava ormai accessibile ai neo-cittadini. L. Gasperini sottolinea come sembri esistere una differenza significativa, in termini di apporto senatorio, tra le città che hanno acquisito la cittadinanza e lo statuto di municipium dopo la guerra sociale, senza essere state precedentemente colonie romane, e quelle che godono invece di una più lunga storia di vita coloniaria: nel primo caso il contributo numerico risulta più importante rispetto al secondo.

Caso diverso, eccezione alla regola, è quello di Ascoli Piceno che ha fornito poche

gentes senatorie rispetto alla sua importanza. Se prima della guerra Ascoli aveva un

potenziale considerevole in termini di accessibilità alle più alte cariche dello stato per gli aristocratici locali, gli eventi bellici dell’89, di cui Ascoli fu uno dei più importanti teatri, finirono per soffocarne le aspirazioni politiche, soprattutto a causa delle profonde conseguenze economiche e materiali createsi all’indomani del lungo assedio e saccheggio del novembre 89384. Bisogna aspettare circa mezzo secolo dopo la guerra sociale per assistere all’emergere di importanti gentes ascolane come quella degli Herennii o dei

Ventidii.

Il primo esponente degli Herennii a ottenere il consolato, nel 34 a.C., sarebbe il figlio di

T. Herennius, uno dei capi delle forze picene durante la guerra sociale, e la sua origine

ascolana sarebbe supportata unicamente dal cognomen Picens, ereditato anche dal figlio,

383 Per un censimento dei senatori di età repubblicana vd. BROUGHTON 1951-1986; per i senatori di età

repubblicana per i quali si conosce la tribù di appartenenza e dunque l’origine vd. BADIAN 1963, pp. 129-143.

384 GASPERINI 1982, pp. 207-209. Per quanto riguarda la presenza nella regio V di senatori di origine non

locale, in quanto possidenti di latifondi o investitori, cfr. ancora GASPERINI 1982, p. 208, nt. 16 il quale fornisce

un elenco, non esauriente, di senatori non oriundi con possedimenti accertati in Picenum. Si tratta comunque di speculazioni basate su un numero relativamente esiguo di documenti che non permettono pertanto di superare un certo grado di plausibilità.

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console a sua volta nell’1 d.C. Sembra che la famiglia abbia tuttavia interrotto i legami con la patria d’origine precocemente, per rivolgere i propri interessi nell’Italia settentrionale385.

Quanto ai Ventidii, le cui origini picene sarebbero testimoniate dalla ricorrenza onomastica nelle iscrizioni locali e dalle fonti letterarie (in particolare Gellio)386, il primo senatore della famiglia è P. Ventidius Bassus, console nel 43 a.C. e trionfatore sui Parti. La sua brillante carriera sarebbe stata favorita dall’appoggio di Cesare, per il quale Ventidio combatté in Gallia e dopo di Marco Antonio, durante la guerra civile. Nonostante l’importante ascesa della famiglia, la gens non riuscì a garantire la propria duratura presenza ai vertici più alti della politica387.

Di Ascoli sono anche i Saturii la cui origo picena sarebbe confermata dalle numerose testimonianze epigrafiche recanti tale gentilizio, tra cui gli epitaffi incisi sui cinerari di T.

Saturius Celer e della moglie Fadia Paulla (rispettivamente AE 1985, 339 e CIL IX, 5391),

la cui parentela con la famiglia senatoria non è tuttavia ad oggi accertabile388.

Nel settore meridionale della regione, mentre Hadria non fornisce praticamente alcun senatore389, Castrum Novum e Interamnia sono centri caratterizzati da una vivace presenza senatoria.

Di Castrum Novum, antica colonia - circostanza che non deporrebbe a favore dell’ipotesi di Gasperini -, sono i Latrii, testimoniati da un solo senatore sillano (L. Lartius) e i Satrii. Questa famiglia, legata per matrimoni e adozioni ai Minucii Basilii di Cupra, conobbe a partire dalla metà del I secolo a.C. una certa vitalità e continuità nel tempo.

Dei tre centri, il più ricco e dinamico è tuttavia costituito da Interamnia. Questa città, situata in una zona ad alta produzione vitivinicola nel cuore di uno snodo stradale essenziale

385 GASPERINI 1982, p. 210.

386 Gell. 15, 4, 3: “Eum Picentem fuisse genere et loco humili, et matrem eius a Pompeio Strabone, Pompei

Magni patre, bello sociali quo Asculanos subegit, captam cum ipso esse”.

387 Sulla figura di Ventidio Basso vd. BÜHLER 2009 eROHR 2009.

388 Saturius Firmus, console del 148 d.C., esponente della famiglia senatoria dei Saturii, sarebbe un discendente

del Saturius Firmus ricordato da Plinio il Giovane come genero di Asinio Rufo, senatore di rango pretorio legato da rapporti di amicizia con Tacito (Plin. epist. 4, 15, 1).

389 I Fabii Hadriani potrebbero rivelare un’origine da questa città ma sono invece legati a Brindisi. Sulla

problematica costituita dalla determinazione dell’origo sulla base di un cognomen vd. BADIAN 1963, p. 130.

GASPERINI 1982, p. 211 ritiene che una tale mancanza di esponenti di rango senatorio per Hadria sia spiegabile

con la lunghissima storia coloniaria della città: venute meno le circostanze militari e politiche che determinarono la colonizzazione agli inizi del III secolo a.C., la città potrebbe essere entrata in una fase di involuzione che avrebbe determinato un disinteresse del ceto aristocratico locale per le alte sfere della politica. Tale posizione, andrebbe però soppesata anche in relazione alla casualità delle scoperte di cui Atri potrebbe essere particolarmente avara.

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per i collegamenti transappenninici, ha fornito al senato di Roma vari esponenti delle gentes senatorie locali (Arreni, Caelii, Manlii?), di cui la principale è quella dei Poppaei. L’ascesa della famiglia, i cui membri si erano già distinti a livello locale per opere di evergetismo e legami di patronato, si deve secondo lo storico Tacito all’amicitia principum: sotto Augusto entrarono in senato e, nel 9 d.C., ottennero il consolato i fratelli Quintus Poppaeus Sabinus e

Caius Poppaeus Secundus; il console Poppeo Sabino è il padre di Poppaea Sabina dalla cui

unione con T. Ollius, oscuro questore di Cupra, nacque Poppaea Sabina, futura seconda moglie dell’imperatore Nerone390.

Il settore centrale della regione è quello che esprime il maggior numero di gentes senatorie: si tratta innanzitutto di un’area particolarmente fertile in cui le condizioni naturali hanno certamente favorito la crescita economica e la nascita di centri urbani nonché l’installazione di proprietà terriere; inoltre municipi come Cupra, Falerio Picens, Urbs

Salvia, hanno ricevuto l’autonomia amministrativa dopo la guerra sociale anche se il

concreto processo di urbanizzazione, almeno a Cupra, doveva già essere stato avviato da tempo.

A Cupra infatti i membri della famiglia dei Minucii Basili godono della cittadinanza romana già prima del 90, forse in seguito a assegnazioni viritane o per l’aver ricoperto cariche magistratuali nella vicina Fermo, ed entrano precocemente in senato391. Se la parabola politica dei Minucii è stata breve, ancor più effimera fu quella degli Afranii: un esponente della gens, L. Afranius, ottenne il trionfo e il consolato nel 60 a.C. grazie al favore di Pompeo Magno al cui destino L. Afranio rimase legato: alla caduta dell’uno corrispose la fine delle fortune della famiglia dell’altro. Molto precocemente, nella seconda metà del I secolo a.C., l’aristocrazia municipale di Cupra smette di fornire membri alle fila del senato romano: per l’età augustea, momento fiorente dal punto di vista dell’emergere di gentes senatorie nella regione, non si conoscono a Cupra esponenti di rango senatorio; tuttavia il

municipium è uno dei pochi nell’area picena per il quale sia noto qualche senatore tardo

antico, il cristiano Castorius, vicarius in Africa, morto nell’ultimo quarto del IV secolo d.C.

390 Sui senatori di Interamnia vd.GASPERINI 1982, pp. 222-224. A Interamnia si registra anche una nuova

acquisizione quale la famiglia degli Arreni, testimoniati da un’iscrizione onoraria di età tardo augustea- tiberiana dedicata a Arrenus Sabinus (AE 2000, 465). Per un aggiornamento rispetto alle liste del 1982 presentate in Epigrafia e Ordine senatorio, vd. ANTOLINI –MARENGO 2014, pp. 667 ss.

391 Per uno stemma della famiglia dei Minucii e un esame puntuale dei membri della famiglia a noi noti tramite

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Anche a Falerio Picenus l’età augustea non ha fornito senatori; i Lucieni, probabilmente beneficiari di una concessione individuale della cittadinanza prima del 90 a.C., entrano infatti in senato nella prima metà del I secolo a.C. ma si tratta di un’ascesa effimera che non avrà continuità dal punto di vista gentilizio né politico. Nella prima metà del I secolo a.C. è senatore anche L. Annalius, citato da Plutarco, e ricordato in un’iscrizione di Falerone (CIL IX, 5464). È necessario attendere il II secolo per ritrovare a Falerio esponenti della classe senatoria: si tratta tuttavia di singoli individui per i quali non si conosce la storia gentilizia392.

A Urbs Salvia fanno il loro ingresso in senato i Fufii Gemini, la cui famiglia emerge nel momento culminante delle guerre civili, quando un esponente dei Fufii è legatus di Ottaviano nel 35 a.C.; all’età flavia si ascrivono invece i Flavii il cui membro più importante fu Flavio Silva, comandante di legione durante la rivolta giudaica, il quale, guadagnatosi il favore della domus imperiale, percorse una brillante carriera e i Salvii legati per parentela ai

Flavii. Infatti, C. Salvius Liberalis, di rango equestre, entrò in senato, fino a raggiungere il

consolato nell’87 d.C., grazie all’appoggio dei primi due imperatori della dinastia Flavia, che ne apprezzarono le brillanti doti di oratore, e del concittadino e parente Flavio Silva393.

Firmum Picenus, importante e vitale centro nell’area centrale della regione,

caratterizzato da una lunghissima storia coloniaria, non ha invece praticamente fornito senatori. L. Equitius infatti, di umili origini, non entrò in senato in quanto morì precocemente prima di rivestire nel 100 d.C. la carica di tribunus plebis cui era stato designato. Bisogna invece attendere il II secolo per il passaggio dal rango equestre al rango senatorio di Appalius Maximus forse - l’onomastica potrebbe infatti derivare dalla linea materna - per tramite dell’adozione da parte di M. Gavius Maximus, prefetto del pretorio di Antonino Pio. Anche il figlio di Appalius Maximus ottenne il consolato, a testimoniare la fortuna politica ed economica della famiglia nell’arco di due generazioni.

392 Su Antonia Piacentina, moglie del senatore Claudius Secundus, e Q. Papius Ostlenus Celer vd. PACI 1982,

p. 231

393 Un documento eccezionale che testimonia la presenza di un gran numero di equites nella regio V è

l’iscrizione con cui si attesta la concessione della cittadinanza romana a 30 ausiliari spagnoli da parte di Pompeo Strabone assistito da 59 membri del suo consilium. Molti dei cavalieri che figurano sulla lista sarebbero all’origine di importanti famiglie equestri e senatorie. Sul documento epigrafico vd. CRINITI 1970.

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Quanto all’origine picena, e in particolare di Firmum, di Veturia Gratilla Thais, dedicante del monumento sepolcrale per il suo liberto (CIL IX, 5415), permangono dei dubbi394.

Questa quasi totale assenza di senatori a Firmum sarebbe imputabile, oltre che a una casualità dei rinvenimenti, anche alla condizione di colonia, di lunga data, della città.

Firmum e soprattutto altre città del Piceno settentrionale, interessate precocemente dal

colonialismo romano, sarebbero dunque degli esempi di quella “correlazione tra colonizzazione romana e povertà di gentes senatorie” già notata da Gasperini. L’egalitarismo di fondo che caratterizza lo statuto coloniario avrebbe infatti reso più difficile l’accentramento di ricchezza e dunque il conseguente emergere di alcuni individui. D’altra parte, una struttura sociale tribale come quella dei centri indigeni preromani, avrebbe creato un terreno più fertile per il costituirsi di ceti aristocratici, che, a certe condizioni come i risvolti politico-istituzionali creatisi dopo la guerra sociale, sarebbero dunque stati capaci di entrare nella vita politica dell’Urbe395.

La colonia di Auximum (Osimo) costituisce il principale centro nel Piceno settentrionale. A dispetto della vitalità e della ricchezza economica del centro, Osimo contribuisce a ingrossare le file del senato di Roma con due sole gentes, i Plutii e gli Oppii, i quali, dopo una lunga eclissi determinata dalla sconfitta di Pompeo Magno cui la gens Oppia era legata, riuscirono a conservare il proprio prestigio fino alla metà del II secolo d.C. A Osimo, la figura del console suffetto del 71 L. Annius Bassus, attestato come evergete in città (CIL IX, 5829), testimonierebbe anche la presenza della gens Annia396.

Nel settore settentrionale della regione, oltre alle due gentes di Osimo, solo tre altre famiglie senatorie, originariamente di rango equestre, sono attestate rispettivamente a

Cingulum (i Labieni), a Septempeda (i Camureni), a Trea (i Vibii) e Tusidius Campester a Ricina, di cui si conosce ora la data del consolato, il 142 d.C., grazie a un diploma

militare397.

394 ANTOLINI MARENGO 2014, p. 675. L’iscrizione è particolarmente significativa anche perché attira

l’attenzione sul fenomeno delle iscrizioni funerarie di schiavi o liberti nelle proprietà private dei loro patroni in particolare senatori. Se nella regio II, la documentazione da questo punto di vista è ricchissima e dipende probabilmente dalla natura del territorio, viceversa nella regio V il fenomeno è pressoché assente e comunque è documentato solo da quest’unica iscrizione pervenutaci. Per considerazioni relative all’agricoltura romana in area medio-adriatica vd. PACI 1998, pp. 31-38.

395 Sulla sterilità senatoria in rapporto al fenomeno della colonizzazione nella regio V, vd. GASPERINI 1982, p.

217.

396 ANTOLINI MARENGO 2014, p. 667 e p. 680.

397 Per un quadro esaustivo della presenza senatoria nella regio V vd. GASPERINI PACI 1982, pp. 201-243 e

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