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2.1. UOC minori stranieri non residenti e accoglienza nel Comune di Venezia

2.1.3. Prima e seconda accoglienza nelle comunità educative

Dopo che i ragazzi vengono segnalati ai servizi come MSNA devono essere collocati in luogo sicuro. Questo si configura in un centro di accoglienza che nello specifico può trattarsi di una comunità, un centro di pronta accoglienza, un gruppo famiglia, un appartamento protetto o un alloggio per adulti. Alcune comunità si configurano sia come centri di pronta accoglienza che di inserimento di lungo periodo. La Legge Regionale n. 8 del 1984 sugli standard per i Servizi sociali definisce la pronta

accoglienza il periodo in struttura fino a 60 giorni dall’inserimento. Quest’arco di tempo è dedicato

al reperimento di informazioni sul ragazzo e la sua situazione familiare e di vita nel suo paese di origine per valutare l’opzione del rimpatrio assistito o procedere nella presa in carico. D’altra parte,

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il minore in questo periodo si stabilisce e si riassesta in un luogo, cerca di familiarizzare con la sua nuova situazione e valuta se rimanere o no. Questo lavoro preliminare di pronta accoglienza è di fondamentale importanza per le fasi successive della presa in carico e le successive modalità di accoglienza. Un esempio di comunità di pronta accoglienza è la “Cavana” gestita dalla società cooperativa sociale Co.Ge.S che accoglie ragazzi maschi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni. In questa fase "interlocutoria" di massimo due mesi, la comunità offre i seguenti servizi: prima esplorazione del progetto migratorio nel tentativo di far emergere eventuali reti parentali o amicali sul territorio; screening sanitario e rilascio di Tessera STP; corso di alfabetizzazione con certificazione delle ore svolte. In questo periodo, il ragazzo da parte sua deve acquisire delle nuove competenze rispetto alla sua nuova situazione. Nello specifico, deve imparare a comunicare in una lingua nuova e molto diversa dalla propria lingua madre, deve regolarizzare il proprio soggiorno attraverso il rilascio di un pds, deve imparare a muoversi sul territorio e saper riconoscere e raggiungere i servizi di suo interesse, deve saper organizzare il proprio tempo e gestire la convivenza e le risorse predisposte dall’accoglienza in comunità come l’utilizzo degli spazi personali e comuni, dei propri beni e dei soldi distribuiti.

Allo scadere dei 60 giorni il ragazzo dovrebbe aver raggiunto questi obiettivi minimi e in considerazioni delle informazioni raccolte, viene concordato con i Servizi del Comune preposti il successivo percorso residenziale e di presa in carico del minore.

Il Servizio Politiche Cittadine per l'Infanzia e Adolescenza e nello specifico l’UOC Minori Stranieri Non Residenti concorda l’inserimento dei ragazzi con L’Ente Gestore della comunità che propone diverse modalità di accoglienza: familiare, educativo ed educativo-riabilitativo. Il Comune e le istituzioni pubbliche intervengono nella presa in carico dalla segnalazione del minore fino allo sgancio attraverso la messa a disposizione di varie figure professionali tra cui AS, mediatori linguistico-culturali, etnopsicologi. La funzione dei Servizi del Comune è quella di programmare l’inserimento in comunità, progettare e monitorare la presa in carico del minore attraverso un progetto educativo individualizzato promosso dagli AS del servizio e concordato con gli educatori, il ragazzo e il suo tutore. Il progetto educativo è alla base della seconda accoglienza, quella di lungo periodo che nella maggior parte dei casi dura fino allo sgancio. Rispetto al PEI e al raggiungimento degli obiettivi prefissati nello stesso, l’intervento degli educatori di comunità viene suddiviso in cinque aree: condizione psicofisica, autonomia personale, autonomia sociale, capacità relazionali, rapporti con la famiglia. L’obiettivo principale del FEI e gli interventi suddivisi nelle cinque aree di azione hanno delle scadenze prefissate e vengono periodicamente monitorati e rivisti in itinere.

Secondo la Deliberazione del Consiglio Comunale n°119 del 6 ottobre 2009 (ART.2 e ART.6 e ART.7), il progetto per i ragazzi inseriti in Comunità di accoglienza deve:

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 garantire la cura e assicurare il mantenimento e l’istruzione del minore rispettandone l’identità di genere, culturale, sociale e religiosa;

 articolarsi e strutturarsi nel PEI secondo quanto stabilito dal Progetto Quadro;

 porre e realizzare degli obiettivi educativi specifici alla luce anche del particolare contesto familiare e culturale di appartenenza del bambino/ragazzo;

 assicurare un’accoglienza di tipo temporaneo nella struttura al fine di promuovere il rientro del minore nella propria famiglia o in altro contesto familiare e sociale, se non l’autonomia per i ragazzi prossima alla maggiore età e quindi allo “sgancio”;

 impegnarsi affinché i Servizi, gli operatori e la comunità collaborino al mantenimento o al ripristino delle relazioni con la famiglia d’origine;

 sostenere e affiancare il bambino/ragazzo nella rielaborazione delle esperienze familiari, della migrazione e del distacco familiare;

 accompagnare il minore fino alla conclusione dell’inserimento e monitorare la sua situazione anche dopo l’uscita dalla Comunità;

 assicurare una continuità agli ordinari rapporti con l’istituzione scolastica, sanitaria e giudiziaria, collaborando con i Servizi sociali competenti;

 promuovere e facilitare l’accesso dei minori accolti alle risorse del territorio rispetto a istruzione e inserimento lavorativo;

 definire ed esplicitare l’articolazione della retta giornaliera, con comunicazione al Servizio sociale istituzionalmente competente nei tempi previsti dagli accordi.

Il Comune paga la retta giornaliera dei ragazzi alla comunità e questa varia rispetto ai servizi offerti dalla struttura. Il Comune dunque appalta l’accoglienza fisica a cooperative o comunità, ma paga la retta, offre servizi e mobilita risorse rispetto alle esigenze della presa in carico individualizzata. Per cui, se un ragazzo ha bisogno di essere iscritto al CTP per imparare l’italiano o terminare la scuola dell’obbligo è il Comune che paga, così come se necessita di interventi di tipo sanitario, psicologico o di mediazione linguistico-culturale. Questi interventi e servizi vengono attivati in itinere all’occorrenza e indipendentemente dal tipo di accoglienza (comunità, affidamento, appartamenti di sgancio, ecc).

Nel territorio del Comune di Venezia sono presenti le seguenti Comunità educative di prima e seconda accoglienza che attuano interventi di tipo residenziale:

 le Comunità Cavana, Bricola e Rosa dei venti al Forte Rossarol gestite dalla società Cooperativa sociale Co.Ge.S.;

50  Comunità educativa Ca’ dei Giovani gestita dalle Opere Riunite Buon Pastore;

Inoltre, ci sono anche degli appartamenti a bassa soglia di semi-autonomia per MSNA prossimi alla maggiore età gestiti dalla Cooperativa sociale Gea.

La società cooperativa sociale Co.Ge.S. gestisce tre comunità residenziali a Tessera all’interno

dell’ex zona militare Forte Rossarol. Le tre comunità, accolgono circa 40 ragazzi maschi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni e nello specifico sono: la comunità “Cavana” di pronta accoglienza che ho descritto sopra, la comunità “Bricola” e la “Rosa dei Venti”.

Le comunità per MSNA sono state introdotte dalla cooperativa a margine di un precedente e più ampio progetto territoriale della Provincia di Venezia mirato a fornire posti SPRAR nel Veneziano. La cooperativa aveva infatti già attivo all’interno di Forte Rossarol il progetto SPRAR per uomini adulti nel centro “Boa”. In un secondo momento, quando ci si è resi conto che un gran numero di visite agli ospiti SPRAR erano di minori provenienti dagli stessi paesi dei rifugiati e richiedenti asilo si è profilata l’esigenza di ampliare il progetto con delle comunità per MSNA e non solo. La comunità “Bricola”, ad esempio, accoglie MSNA ma anche minori residenti momentaneamente privi di cure parentali; minori in stato di abbandono o sottoposti a procedimento del Tribunale per i Minori in attesa di un provvedimento definitivo; minori in situazioni di vulnerabilità dovute alla giovane età. La comunità “Rosa dei venti”, che è anche attrezzata per la pronta accoglienza, ospita MSNA e, al pari della “Bricola”, altri minori in particolare situazione di disagio o vulnerabilità. Alcuni giorni dopo l’inserimento, gli AS, affiancati all’occorrenza da etnopsicologi e/o mediatori linguistico-culturali, svolgono i primi colloqui conoscitivi e di orientamento con il minore. I colloqui sono periodici e hanno una valenza diversa a seconda della fase della presa in carico. I colloqui iniziali hanno l’obiettivo di entrare in contatto col minore e iniziare a istaurare un rapporto di fiducia attraverso cui l’AS indaga lo stato del minore, spiega al ragazzo le modalità e regole della vita in comunità e pone le basi su cui, durante tutta la presa in carico, costruire il PEI insieme al ragazzo. Se attraverso i colloqui iniziali, il ragazzo fa espressa richiesta all’AS e non solo di presentare domanda di Asilo, si procede con la compilazione del modulo

Forte Rossarol

Immagine tratta dal sito:

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C3 in Questura, la stesura delle “memorie” in cui si racconta il viaggio e si mettono in particolare evidenza i motivi per cui si è lasciato il proprio paese di origine e per cui non vi si può più fare ritorno. La Questura invia alla Commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale il modulo C3 e le memorie. Dopo un periodo che dovrebbe essere massimo di tre mesi (ma che nella realtà della situazione odierna con “Mare Nostrum”, “Dublino III” e RA ordinari va da un minimo di sei mesi a un massimo di un anno e mezzo) la Commissione invia la data di convocazione in Questura che la comunica al ragazzo. Per l’intervista in Commissione il ragazzo deve essere accompagnato dal suo tutore nominato dal Giudice Tutelare e deve essere sentito alla presenza di un interprete della lingua scelta dal ragazzo nel C3.

La Comunità educativa Window è attrezzata anche per la pronta accoglienza e ospita ragazzi di

ambedue i sessi dai 14 ai 18 anni MSNA e non, nella ritrovati o residenti in territorio provinciale ed extra provinciale, il servizio è accreditato ai sensi della L. R. 22/02 dal Comune di Venezia Prot. n. 280889 del 02/07/2009, rinnovato con Prot. n. 195450 del 08/05/2012. Anche per questa comunità sono i servizi del territorio (Servizi Sociali del Comune, Ulss, Ministero di Giustizia) a inviare il minore all’Ente Gestore e a pagare la retta. La comunità accoglie solitamente minori in stato di disagio socio-relazionale e il progetto di intervento prevede il fornire accoglienza, formazione di base e professionale, accompagnamento all’autonomia residenziale e lavorativa. Inoltre, come per tutte le comunità, il percorso individualizzato mobilità all’occorrenza risorse esterne alla comunità offerti dai Servizi socio- sanitari e dall’Ente Inviante attraverso le prestazioni di AS, psicologi e mediatori linguistico-culturali.

Comunità educativa Window

Immagine tratta dal sito:

http://www.fondazionegroggia.org/centrieducativi/comun ita-window/

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Le Opere Riunite Buon Pastore di Venezia sono un Ente Morale e un’Istituzione di Pubblica

Assistenza e Beneficenza, che da qualche anno hanno deciso di adeguarsi alle nuove fragilità e bisogni della società contemporanea. Così, è sorta l’esigenza di adeguare i propri

servizi al fenomeno

dell’immigrazione e in particolare a quello dei MSNA. In particolare i flussi migratori dei minori stranieri vedono l’istituzione quale partner dei Servizi Sociali nella realizzazione di percorsi educativo- formativi e di integrazione, mirati all’autonomia per centinaia di giovani stranieri. Le tre comunità per minori impegnate anche nell’accoglienza di MSNA sono le seguenti: Ca’ dei Giovani, Chiari e Hindu Kush, quest’ultima specializzata anche nell’accoglienza dei minori richiedenti asilo. L’esperienza di lunga data rispetto ai percorsi di accoglienza e integrazioni di stranieri adulti e minori e di richiedenti Asilo ha raggiunto un traguardo importante quando nel 2001 le Opere riunite hanno partecipato al progetto SPRAR “Fontego” del Comune di Venezia come Ente Gestore del Centro Darsena sito nel centro storico di Venezia per l’accoglienza di donne singole, nuclei monoparentali mamma-bambino e nuclei familiari. L’esperienza che abbiamo maturato noi di “ComuniCare” rispetto ai MSNA ha avuto inizio proprio nella comunità Ca’ dei Giovani e negli appartamenti di sgancio per i ragazzi tra i 17 e i 18 anni di cui parlerò nel prossimo paragrafo.

Comunità educativa Ca’ dei Giovani

Immagine tratta dal sito: http://www.buonpastore.org/CHI_SIAMO- 95.asp?id_pagina=404&id_pagina_2=357&Lang=_1

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