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Segnalazione e prima accoglienza: il progetto “Terre di Mezzo” della cooperativa

2.1. UOC minori stranieri non residenti e accoglienza nel Comune di Venezia

2.1.2. Segnalazione e prima accoglienza: il progetto “Terre di Mezzo” della cooperativa

Come già detto nel primo capitolo, il MNSA rintracciato (dalle forze dell’ordine, dai servizi, da cittadini o che si reca autonomamente alle autorità), deve essere segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, al Giudice tutelare per l’apertura della tutela e al Comitato per i minori stranieri che deve procedere e fare delle indagini entro 60 giorni rispetto al minore e alla sua situazione familiare e sociale nel paese di origine e disporre il “non luogo a provvedere al rimpatrio” se valuta nel superiore interesse del minore rimanere in Italia. In tal caso, la Magistratura e i Servizi Sociali si attivano in vista dell’affidamento. Abbiamo anche visto come, qualora il MSNA sia anche un richiedente asilo, l’organo competente rispetto alle indagini e alla valutazione della domanda di asilo non è il Comitato ma la Commissione territoriale. Non appena segnalati, i ragazzi vengono immediatamente collocati in un luogo sicuro, ovvero una comunità di pronta accoglienza qualora non si manifestino da subito connazionali o parenti disposti all’affidamento. Contestualmente il ragazzo riceve un pds per minore età.

Dopo queste operazioni di importanza prioritaria, il ragazzo viene anche segnalato allo sportello telefonico al servizio “Terre di Mezzo”. Il progetto “Terre di mezzo” della cooperativa Elleuno è iniziato nel 2008 in convenzione con il Comune di Venezia che dal 2009 l’ha interamente appaltato alla cooperativa. Il progetto ha come target primario i MSNA e i potenziali MSNA richiedenti protezione internazionale rintracciati e presi in carico nel territorio del Comune di Venezia. Le finalità del progetto si possono ricondurre a due macro obiettivi:

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1) in primis gestire la prima accoglienza tramite uno sportello telefonico attivo cinque giorni su sette attraverso cui privati cittadini, forze dell’ordine o altri Servizi possano segnalare la presenza di un MSNA ritrovato sul territorio del Comune di Venezia e attivare uno sportello pomeridiano in cui ricevere i ragazzi;

2) il secondo macro obiettivo è quello di incentivare l’affido familiare. Questa soluzione risulta essere la migliore soprattutto rispetto al percorso e all’integrazione sociale del ragazzo. La legge italiana infatti prevede che un minore solo o fuori famiglia possa essere affidato legalmente a un familiare o a terzi. Nel caso del MSNA si fanno delle indagini per verificare se sono presenti sul territorio dei familiari del minore. Il minore è considerato accompagnato se con un parente entro il quarto grado, altrimenti, se a seguito delle indagini si rintracciano altri parenti, si procede all’affidamento familiare. Se non dovessero risultare parenti presenti sul territorio si tenta l’affidamento a connazionali e successivamente a famiglie italiane. Solo in ultima istanza si procede all’inserimento in Comunità.

Questo secondo macro obiettivo risulta essere cruciale in vista del futuro “sgancio” del neo maggiorenne e della sua successiva permanenza sul territorio. Negli anni infatti ci si è resi conto che i ragazzi affidati a una famiglia connazionale o straniera interagiscono meglio con il territorio e si integrano meglio nel tessuto sociale rispetto ai minori accolti in comunità. La famiglia affidataria infatti svolge una funzione di “cuscinetto” ammortizzando l’impatto con la nuova realtà in cui i minori si ritrovano a vivere.

I minori target di questo servizio hanno per la maggior parte un’età che oscilla dai 16 ai 18 anni. In questa fase di vita definita adolescenziale i minori si rispecchiano particolarmente in figure di riferimento su cui modellano il proprio diventare adulti. Questo è vero per gli adolescenti italiani e lo è ancora di più per quelli stranieri che si ritrovano in nuovo contesto cui devono adattarsi e in cui vengono messi continuamente in discussione i codici e i valori culturali socialmente riconosciuti dalla propria comunità di origine. Nel caso dei MSNA neo arrivati, come dice Anna Paganotto AS del progetto,

«il senso dell’affidamento è quello di dare a un minore, adolescente o meno, che giunge in un nuovo contesto di vita di cui non conosce la lingua né i codici di comunicazione un posto solido, uno spazio di unicità all’interno del quale potersi appoggiare e al contempo trovare quegli strumenti che gli permetteranno di diventare adulto sulle proprie gambe, imparando a de-codificare la nuova realtà sociale e comunitaria e a costruire un proprio progetto di vita avendo degli adulti come punto di riferimento. Questi adulti possono essere partenti o semplicemente dei connazionali che abbiano avuto un’esperienza precedente di immigrazione e che quindi hanno vissuto sulla propria pelle cosa significa

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migrare. Oppure possono essere degli adulti italiani e autoctoni nati e cresciuti qui e che quindi hanno degli strumenti che consentano al ragazzo di traghettare verso l’esterno»28

La funzione del servizio e del progetto “Terre di Mezzo” però non si esaurisce nella fase di prima accoglienza (segnalazione al servizio e collocamento del minore in un luogo sicuro che può essere un’accoglienza di tipo familiare o in seconda istanza comunitaria), ma continua per tutto il periodo della presa in carico e dell’accoglienza del minore con modalità diverse. Se il minore durante la prima accoglienza viene collocato in una comunità, il Servizio lavora al fine di far emergere e valorizzare le risorse familiari, parentali, amicali o di altro tipo disposte ad intraprendere percorsi di affido o semplicemente di solidarietà. Quindi, per circa due mesi il servizio, attraverso dei colloqui individualizzati con il minore e altri strumenti professionali, fa una ricerca sul territorio a livello locale e nazionale per rintracciare, informare e mediare al fine di promuovere l’affidamento dei minori che temporaneamente si trovano in comunità. Contestualmente, attraverso lo sportello pomeridiano gli AS, supportati all’occorrenza da consulenti psicologici e da mediatori linguistico- culturali, monitorano il ragazzo nel loro percorso di presa in carico e lo affiancano nello sforzo di ricostruire la sua storia personale, familiare e di viaggio nonché di rielaborare il suo progetto migratorio alla luce del suo arrivo in Europa e della presa in carico da parte del Comune.

Rispetto all’affidamento familiare, si tratta di un diritto del minore sancito nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989 qualora la sua famiglia si trovi nell’incapacità o impossibilità temporanea di prendersene cura, in modo da permettergli di crescere all’interno di un nucleo familiare in grado di assicurargli uno sviluppo psicofisico e relazionale adeguato, di coltivare un’autonomia personale e socioeconomica, rielaborando al contempo la propria esperienza familiare grazie all’aiuto di un’équipe multidisciplinare di professionisti. Esistono diversi tipi di affidamento:

 eterofamiliare, quando il minore viene collocato al di fuori della sua famiglia di origine;

 intrafamiliare, quando il minore viene collocato presso parenti entro il 4° grado;

 omoculturale, quando il minore viene collocato in una famiglia di connazionali.

In quest’ultimo caso, il minore trova nella famiglia affidataria da un lato un ambiente omologo al suo dal punto di vista culturale, linguistico, religioso, dall’altro delle persone con cui confrontarsi e che offrono la propria esperienza di integrazione come esempio e riferimento da cui trarre forza e motivazione per il proprio percorso di integrazione.

Dunque, l’affidamento in sé permette al ragazzo di rinnovare più facilmente il permesso di soggiorno, e di godere di una famiglie ponte che lo aiuterà nell’integrazione nella nuova cultura di arrivo.

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Al tipo di affidamento è legata anche la tipologia di permesso di soggiorno rilasciato al minore: 1) se l’affidamento viene disposto secondo la Legge 4 maggio 1983, n. 184 "Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori" a parenti entro il 4°grado, il minore riceve un permesso di soggiorno per affido che, alla maggiore età, può essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di studio, lavoro o a Venezia anche per “attesa occupazione”. Un’ulteriore peculiarità nel veneziano rispetto a questo tipo di affidamento è che, grazie a un accordo tra i Servizi Sociali e la Questura, il minore può riceve, al pari dei minori ricongiunti, un permesso di soggiorno per motivi di famiglia regolato dall’articolo 30 del Testo Unico sull’immigrazione (286/98) rinnovabile fino ai 21 anni;

2) se il minore viene affidato a comunità o strutture riceve un permesso di soggiorno per minore età che al compimento dei 18 anni può essere convertito solo nel rispetto di alcune condizioni che ne attestino un grado di integrazione sufficiente. La legge, infatti, stabilisce come condizione che il ragazzo debba essere in Italia da almeno tre anni e debba aver seguito un progetto di integrazione sociale e civile da almeno due, escludendo così di fatto dalla regolarizzazione tutti i ragazzi arrivati in Italia oltre il 15º anno di età. In questo caso sarà il Comitato dei minori stranieri, su relazione dei Servizi Sociali rispetto al minore e al suo percorso d’integrazione, a decidere con parere favorevole se il minore può permanere in Italia;

3) Se si tratta di MSNA richiedenti Asilo, inizierà la procedura per il riconoscimento della Protezione internazionale e riceverà un pds per richiesta di Asilo. Nel frattempo verrà collocato in una comunità per MSNA o in uno centro SPRAR per minori in cui riceverà tutte le cure necessarie e le informazioni rispetto all’istituto e alla procedura della Protezione internazionale. Avrà inoltre diritto a dei colloqui di consulenza legale per la preparazione al colloquio presso la Commissione territoriale. Solitamente, è molto raro che un minore straniero richiedente asilo goda dell’istituto dell’affido in quanto è difficile che abbia parenti in Italia e poiché molti arrivano già prossimi alla maggiore età e per alcuni paesi come l’Afghanistan dall’età di 14 anni sono già adulti. Per di più, la tendenza dei Servizi Sociali nel Comune di Venezia è quella di promuovere principalmente l’affidamento dei minori stranieri non accompagnati non richiedenti asilo che altrimenti, al compimento dei 18 anni, avrebbero meno opportunità di ottenere un pds dal momento che la Questura di Venezia rilascia loro un permesso “per ricerca lavoro” di sei mesi al termine dei quali, se non hanno ancora ottenuto un contratto di lavoro, devono lasciare il Paese.

Ritornando al progetto “Terre di Mezzo”, quando viene disposto l’affidamento, il servizio affianca la famiglia monitorando l’inserimento e la permanenza in famiglia e offrendo un supporto educativo rispetto alle mansioni di cura, protezione e accompagnamento all’autonomia. Inoltre, gli operatori affiancano e supportano la famiglia affidataria nel loro ruolo educativo e nella gestione delle

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problematicità e criticità della presa in carico, interfacciandosi sia con i genitori affidatari sia con i MSNA e mediando rispetto alle incomprensioni, preoccupazioni e tensioni che nascono dalla convivenza con un adolescente straniero lontano da casa. Anche dopo l’affidamento e durante la fase della seconda accoglienza, in famiglia o in comunità, il servizio continua svolgere una funzione di supervisione e di affiancamento per tutta la durata della presa in carico fino ai 18 anni.

A fianco a queste attività primarie volte al raggiungimento dei due macro obiettivi, la cooperativa Elleuno si occupa anche di una serie di attività trasversali e collaterali quali: promuovere e sensibilizzare rispetto all’affido familiare e organizzare degli incontri collettivi di monitoraggio, accompagnamento e confronto con le famiglie affidatarie; produrre documentazione legale, relazioni e atti interni per le Forze dell’Ordine, l’ente locale, l’Autorità giudiziaria e il Comitato Minori Stranieri; promuovere la socializzazioni dei MSNA con i coetanei stranieri e italiani attraverso il supporto scolastico, l’organizzazione di eventi e di laboratori espressivi all’interno delle scuole; partecipazione e promozione di una rete di attori istituzionali e non che si occupano di MSNA; svolgere orientamento e accompagnamento sul territorio presso i servizi socio-sanitari, gli istituti di formazione scolastica e professionale, gli uffici e le agenzie per il lavoro, gli uffici per il rinnovo/rilascio/conversione del pds.’

Per assolvere al meglio a tutte queste azioni primarie e collaterali, il servizio fa riferimento alle sue risorse interne (in primis la sua equipe multidisciplinare) e collaborare con vari servizi esterni tra cui: l’Equipe Minori Stranieri Non Residenti del Comune di Venezia; Centro per l’Affido e la Solidarietà Familiare del Comune di Venezia rispetto alla ricerca, valutazione e monitoraggio della famiglia affidataria; il Servizio Immigrazione Sportello Rifugiati per la presa in carico di minori richiedenti protezione internazionale; i Mediatori linguistico-culturali durante i colloqui individuali, rispetto alla narrazione e rielaborazione del proprio progetto migratorio e in casi di particolari esigenze o fragilità; i tutori legali volontari nominati dal Giudice Tutelare che rappresentano legalmente i minori e ne amministrano i beni.