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LA PRIMA META’ DEL VENTESIMO SECOLO

Tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo le riforme, soprattutto sociali, continuarono, introducendo maggiori garanzie a favore della popolazione, in particolare del gran numero di persone appartenente alla classe lavoratrice.

Nel 1897, ad esempio, fu introdotto con il Workman’s Compensation Act l’obbligo per i datori di lavoro di assicurare i loro dipendenti contro gli infortuni sul lavoro74.

Anche l’istruzione fu oggetto di riforma; l’Education Act del 1902 ha infatti introdotto l’obbligo di un livello secondario scolastico. Inoltre, il controllo sul sistema scolastico iniziò il suo passaggio dalla chiesa anglicana o non-conformista e dalle autorità locali (le School Boards che si occupavano del livello scolastico elementare) allo stato centrale, il quale creò il Board of Education, nei fatti un

70 Claudio Martinelli, Diritto e diritti oltre la Manica, Bologna, il Mulino 2014, pp. 159-160 71 Chorlton v. Lings, 4 C. P. 374 (1868)

72 Ann Lyon, Constitutional history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, p. 348 e 355 73 Elizabeth Wicks, The evolution of a Constitution, Oxford and Portland, Hart publishing, 2006, pp. 76-77; Ann

Lyon, Constitutional history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, pp. 354-355 74 Claudio Martinelli, Diritto e diritti oltre la Manica, Bologna, il Mulino, 2014, p. 227

ministero dell’istruzione, permettendo un aumento dei bambini che potevano accedere ad un maggior livello scolastico.

Probabilmente tra le innovazioni maggiori dell’epoca due devono essere tenute particolarmente in conto: il primo è l’Old Age Pension Bill approvato nel 1908, con cui fu introdotta la cosiddetta pensione di vecchiaia. La legge prevedeva che lo stato erogasse un somma integrativa di denaro, rispetto a quelle che erano le normali entrate a tutti coloro che avessero compiuto 70 anni e che avesse delle entrate ulteriori inferiori a 21 sterline annue75. L’altra novità è il National Insurance

Act del 1911, con cui fu introdotto un sistema assicurativo obbligatorio per i lavoratori a sostegno dei periodi di disoccupazione e di malattia per un periodo massimo di 26 settimane (questo sistema si trovava in una fase embrionale in quanto non tutelava i parenti del lavoratore né una eventuale ospitalizzazione). La contribuzione per questa assicurazione era divisa tra i lavoratori stessi, i datori di lavoro e una parte della copertura proveniva infine dallo stato76.

Tutti questi interventi sociali sono i primi passi del Welfare State che verrà durante la seconda metà del ventesimo secolo perfezionato e implementato.

Sul finire del diciannovesimo secolo si incentivarono le richieste per l’estensione alle donne del diritto di voto.

Bisogna precisare che rispetto al passato la donna aveva ottenuto maggiori diritti, infatti le donne sposate potevano prendere decisioni sulle loro proprietà, potevano far parte delle School Board e infine potevano far parte dei consigli locali, ma ancora non potevano votare per la massima assemblea77. Proprio per fare pressioni sulle autorità politiche sorsero varie associazioni che

riunivano le donne che chiedevano il suffragio femminile, le cosiddette suffragette, le principali furono la National Union of Women’s Suffrage Societies (NUWSS), la quale era una associazione che conteneva al suo interno vari gruppi che si battevano per il suffragio femminile, e la Women’s Social and Political Union (WSPU) nata nel 1903 ad opera di Emmeline Pankhurst e delle sue figlie, le quali criticavano che i metodi della NUWSS, basati sulla persuasione orale e scritta, ispirandosi piuttosto ai metodi di John Wilkes che si rifiutava di pagare le multe e veniva perciò condannato al carcere; con le Paknhurst si cercò una strada di maggior disturbo che probabilmente fu in un certo qual modo controproducente in quanto anche coloro che potevano simpatizzare con le loro idee si spaventarono per la mancanza di legalità di alcune loro iniziative78.

La situazione cambiò radicalmente con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914. In particolar modo due furono gli elementi che permisero un capovolgimento della situazione elettorale femminile: in primo luogo durante la guerra le donne fecero la loro parte, essendo

impiegate nelle fabbriche di materiale bellico e in tutti quei mestieri che a causa della leva maschile mancavano di personale; inoltre molti degli uomini che partirono per il fronte non avevano nel 1914 i requisiti per votare, ma a causa del loro sacrificio il governo a conclusione della guerra concesse il suffragio universale maschile, venendo meno a quella teoria in opposizione al suffragio femminile secondo cui neppure tutti gli uomini potevano votare79.

Il Representation of the people Act del 1918 concesse il diritto di voto a tutti gli uomini che avessero compiuto 21 anni e ai militari senza limiti d’età applicando il principio del suffragio maschile universale, e la stessa legge introdusse la possibilità di votare anche per le donne che avessero compiuto 30 anni e che godevano del diritto di voto nelle elezioni locali, oppure che fossero sposate con uomini che godevano del diritto di voto, non si applicava in ambito femminile

75 Claudio Martinelli, Diritto e diritti oltre la Manica, Bologna, il Mulino, 2014, pp. 226-227; Ann Lyon,

Constitutional history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, pp. 371-373

76 Claudio Martinelli, Diritto e diritti oltre la Manica, Bologna, il Mulino, 2014, p. 226; Ann Lyon, Constitutional

history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, p. 373

77 Ann Lyon, Constitutional history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, p. 387 78 Ann Lyon, Constitutional history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, pp. 387-388 79 Ann Lyon, Constitutional history of the United Kingdom, Londra, Cavendish Publishing, 2003, p. 388; Claudio

il principio del suffragio universale, per il quale si dovette aspettare un decennio; solo nel 1928 infatti fu concesso il diritto di voto a tutte le donne che avessero compiuto 21 anni.

Nella storia delle garanzie sociali, implementate nel corso della prima metà del ventesimo secolo, un ruolo lo ha svolto il rapporto Beveridge. Nel Giugno del 1941 il governo presieduto da Churchill istituì una commissione, che aveva il compito di studiare dei progetti relativi alle assicurazioni sociali, presieduta dall’economista di stampo liberale William Beveridge. La commissione presentò i risultati dello studio, il cosiddetto rapporto Beveridge, nel 1942, proponendo di fatto il

superamento definitivo di quello che era stato il principio fondamentale del liberalismo fino a quel momento, ovvero il cosiddetto self-help, il cui smantellamento, in verità, era già iniziato da qualche decennio, sostituendolo con il principio universalistico, che consisteva nel dare protezione alla totalità della cittadinanza, fissando un minimo nazionale che doveva rappresentare la linea di demarcazione tra uno stile di vita dignitoso ed uno che invece non poteva essere considerato tale; corollario di questo nuovo principio universalistico era rappresentato dall’eliminazione del means test, cioè della dimostrazione di non avere i mezzi di sussistenza necessari. Le reazioni al rapporto non furono però di apprezzamento da parte della classe politica dell’epoca, infatti i conservatori ritenevano che il programma di riforme contenute nel rapporto fosse difficilmente sostenibile da un punto di vista finanziario, mentre i laburisti, forza politica relativamente nuova che a partire dalla prima guerra mondiale soppiantò a sinistra il partito liberale, speravano nella previsione di un intervento statale ancora maggiore rispetto a quella raccomandata nello studio.

Tra il 1945 e il 1948, anni di governo laburista, il sistema di Welfare State inglese ebbe un incremento dopo le novità introdotte nel primo decennio del secolo: nel 1945 fu approvato il Family Allowances Act che prevedeva il versamento da parte dello stato di un assegno di maternità di 25 sterline per ogni figlio successivo al primo.

L’anno successivo abbiamo l’introduzione di un nuovo National Insurance Act che prevedeva una assicurazione obbligatoria a copertura dei periodi di malattia, maternità, disoccupazione oltre ad una copertura previdenziale, finanziato come il sistema del 1911 da un sistema tripartito (stato,

lavoratori e datori di lavoro), distaccandosi però dalle raccomandazioni del rapporto Beveridge poiché si riferiva esclusivamente a coloro che erano occupati. Nello stesso anno fu approvato anche il National Health Service Act che introdusse il primo sistema sanitario nazionale, modello per gli altri paesi europei e non, finanziato tramite il prelievo fiscale e controllato dallo stato centrale che permetteva ai cittadini inglesi di farsi curare gratuitamente.

Infine nel 1948, abbiamo l’accoglimento definitivo del modello universalistico indicato da

Beveridge grazie al National Assistance Act con il quale si ha il definitivo superamento del sistema previsto dalla Poor Law del 1834, prevedendo una rete di assistenza sociale a favore di coloro che non rientravano nel sistema previsto dal National Insurance Act o la cui prestazione non era sufficiente, dovendo comunque provare una situazione di necessità, non applicando l’eliminazione del Means test come era raccomandato nel rapporto del 194280.

CAPITOLO 2