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I PRINCIPALI EFFETTI DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI “MONTI-FORNERO”

Nel documento 2012 2013 0 12 (pagine 121-128)

Le principali novità della riforma

L’ultima riforma delle pensioni nota come riforma “Monti-Fornero” e realizzata con d.l. 6 dicembre 2011, n. 201, successivamente convertito con legge 22

dicem-bre 2011, n. 214, comporta, in via generale, una sensibile revisione del calendario di uscita dei lavoratori dall’attività produttiva, tanto maggiore quanto più vicino era il traguardo della pensione: l’impatto più elevato colpisce, infatti, coloro che stavano per conseguire il trattamento pensionistico a breve. Tuttavia, il trattamento per tali soggetti precedente alla riforma, calcolato con il più favorevole metodo retributivo, non garantiva equità e sostenibilità finanziaria del sistema rispetto a quello con il quale saranno calcolate le pensioni delle generazioni future, ossia il metodo contributivo. Il passaggio al metodo contributivo per tutti – anche se pro-rata temporis per coloro che fino a oggi avevano diritto a una parte di pensione calcolata con il metodo retributivo – introduce quindi un criterio di maggiore equità inter-generazionale, pur a fronte di una scelta dolorosa nei confronti di chi ormai era vicino al pensionamento. Le generazioni più giovani, invece, erano già state assoggettate ad alcuni principi cardine confermati nell’ultima riforma – metodo interamente contributivo, aggancio automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita – per cui le novità introdotte hanno su di esse effetti minori. Scompaiono istituti come le finestre mobili, che nascondevano il sostanziale innal-zamento dei requisiti e viene reso più rapido il sistema di adeguamento automatico alle aspettative di vita.

Tali interventi compongono un nuovo sistema previdenziale che, dopo tanti inter-venti, ha ora l’ambizione di essere sostenibile nel lungo periodo.

Più nel dettaglio, gli interventi della riforma possono essere sintetizzati in quattro punti-chiave: l’estensione del metodo contributivo a tutti gli iscritti, l’innalzamento dei requisiti della pensione di vecchiaia, l’adattamento della pensione di anzianità a pensione anticipata e l’aggancio automatico dei requisiti sia anagrafici sia con-tributivi alle aspettative di vita della popolazione.

Il sistema contributivo è imperniato sulla logica della corrispettività: l’importo della pensione deve essere calcolato sull’ammontare dei contributi versati. La riforma Dini aveva già sancito l’abbandono del sistema retributivo, ma salvaguar-dando tale metodo di calcolo per le persone che avevano un’anzianità contributiva pari ad almeno 18 anni al 31 dicembre 1995, con una transizione quindi molto lunga. Questa “salvaguardia” viene abolita dall’attuale riforma, che ha previsto – per le quote di pensione maturate dal 1° gennaio 2012 – il metodo di calcolo contributivo pro-rata per tutti.

Il diritto alla pensione di vecchiaia si matura quando si raggiunge un requisito minimo di età. Prima della riforma, l’età per accedere alla pensione di vecchiaia era fissata a 65 anni per gli uomini, indipendentemente dal settore di attività, mentre per le donne si applicava un requisito differenziato in funzione del settore lavorativo. La riforma stabilisce che, dal 1° gennaio 2012, l’età di pensionamento è fissata per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi e per le dipendenti del settore pubblico a 66 anni. Nel 2018 questo requisito varrà anche per le donne che lavo-rano nel privato. La progressione per arrivare a 66 anni è differenziata per le dipen-denti e per le autonome, ma il punto di arrivo sarà l’armonizzazione piena dei

parametri per la pensione dal 2018. Il requisito per il pensionamento sale infatti a 62 anni nel 2012 per le dipendenti (63 anni e 6 mesi per le autonome), a 63 anni e 6 mesi dal 2014 (64 anni e 6 mesi per le autonome), a 65 anni dal 2016 (65 anni e 6 mesi per le lavoratrici autonome) e, infine, raggiunge i 66 anni a partire dal 2018 (66 anni per le lavoratrici autonome).

La legge, inoltre, prevede una clausola di salvaguardia secondo la quale per tutti, uomini e donne, del settore pubblico e del privato, l’età della pensione di vecchiaia non potrà comunque essere inferiore a 67 anni dal 2021. La crescita complessiva dei requisiti per la pensione di vecchiaia è quindi rilevante, anche se una parziale attenuazione deriva dall’abolizione del meccanismo delle finestre mobili, che ritar-dava il momento del pensionamento di un anno (18 mesi per gli autonomi).

La legge, in ogni caso, subordina la maturazione del diritto al possesso di un’an-zianità contributiva minima di 20 anni, per i lavoratori che hanno iniziato a versare dopo il 1° gennaio 1996; e a condizione che l’importo dell’assegno sia almeno pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

I nuovi limiti di età rappresentano l’età minima di pensionamento. I lavoratori potranno scegliere di proseguire l’attività lavorativa fino all’età di 70 anni, con diritto al mantenimento del posto di lavoro e coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione, calcolati fino alla suddetta età.

La riforma ha abolito la pensione di anzianità (che si poteva ottenere prima di aver compiuto l’età necessaria per la pensione di vecchiaia, in quanto subordinata solo al raggiungimento di un certo periodo minimo di anzianità contributiva). Tale forma di pensionamento è stata identificata come una delle cause di squilibrio del sistema previdenziale: se si permette di andare in pensione molto presto si determina un costo eccessivo rispetto ai contributi versati. Prima della riforma, la pensione di anzianità poteva essere conseguita, per i lavoratori dipendenti, con quota 96, con almeno 60 anni di età e 36 di contributi (in alternativa 61 e 35). Per gli autonomi con quota 97 (età minima 61). Con 40 anni di contributi la pen-sione di anzianità era svincolata dall’età anagrafica.

La riforma ha modificato il sistema, cancellando la possibilità di andare in pensione con le quote, e ha introdotto la pensione anticipata. Si potrà andare in pensione prima della vecchiaia solo se si raggiungono i 41 anni e 1 mese (donne) e i 42 anni e un mese (uomini), con delle penalizzazioni per chi sceglie il pensiona-mento anticipato prima dei 62 anni.

I requisiti di età e anzianità contributiva sono destinati a crescere ulteriormente in virtù del meccanismo di aggancio alle aspettative di vita. Il sistema prevedeva già dal 2010 tale automatismo per garantire l’equilibrio nel lungo periodo delle gestioni previdenziali, secondo la logica per cui, quando l’aspettativa media di vita migliora, la permanenza al lavoro deve essere più lunga, in modo che la maggiore durata della vita media non si traduca in un maggior costo per il sistema

previ-denziale. L’innalzamento dei requisiti scatta ogni volta che le speranze di vita, rile-vate periodicamente dall’ISTAT, aumentano.

Inizialmente questo sistema avrebbe dovuto cominciare ad applicarsi dal 2015, ma si era poi anticipata l’introduzione al 1° gennaio del 2013. La riforma ha lasciato inalterata questa data, ma gli adeguamenti diventeranno biennali dal 2019. Al 1° gennaio 2013 la legge ha previsto già una crescita forfetaria dei requi-siti di tre mesi, sia per la pensione di vecchiaia sia per quella anticipata.

Per chi è interamente nel sistema contributivo (lavoratori attivi dal 1° gennaio 1996) la pensione anticipata può essere conseguita anche all’età di 63 anni: devono però essere stati versati e accreditati almeno 20 anni di contribuzione effettiva e l’ammontare mensile della prima rata di pensione deve essere non infe-riore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.

Riguardo alla stima degli effetti della riforma sul tasso di sostituzione (1), secondo alcune stime del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche del Dipartimento di Economia Politica (CAPP) dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la mediana del tasso lordo di sostituzione è destinata a crescere nei prossimi otto-dieci anni quando raggiungerà valori intorno al 75%, per poi diminuire fino a poco sopra al 60% quando il sistema contributivo sarà completamente a regime (intorno al 40% se si considera il decimo percentile, ossia il 10% dei tassi di sostituzione più bassi).

(1) Il tasso di sostituzione è definito come il rapporto tra pensione annua iniziale e l’ultima retribuzione, indicatore generalmente utilizzato per misurare la capacità del sistema pensio-nistico di garantire in quiescenza un tenore di vita non troppo dissimile da quello raggiunto nel periodo lavorativo; si tratta tuttavia di un indicatore relativo, medio e di carattere generale che non necessariamente si adatta a tutti i casi.

Nel 2012 la raccolta premi dei rami danni è stata pari a 35.407 milioni (-1,9% rispetto al 2011). L’incidenza dei rami danni sul totale dei premi è passata dal 33,0% al 33,7%, per effetto della più marcata diminuzione dei premi vita. In presenza di una stabilità dell’expense ratio, la diminuzione del rapporto tra oneri per sinistri e premi di competenza ha determinato un miglioramento del combined ratio d’esercizio (dal 97,9% al 95,8%); l’aumento, infine, degli utili da investimenti, che si sono più che raddoppiati rispetto al 2011, e il contributo dopo molti anni positivo della riassicurazione, hanno determinato un risultato del conto tecnico complessivo positivo e pari a circa 3 miliardi.

IL LAVORO ITALIANO

I premi diretti del lavoro italiano, raccolti dalle 92 imprese italiane e dalle 2

rappresentanze di imprese extra-europee operanti in Italia nei rami danni, sono stati pari a 35.407 milioni, con una diminuzione, calcolata a perimetro di imprese omogeneo rispetto all’anno precedente, pari a -1,9% in termini nominali. La dina-mica negativa è stata determinata sia dalla diminuzione (-2,2%) del settore auto (r.c. auto, r.c. natanti e corpi veicoli terrestri che da solo costituisce il 57% della raccolta totale danni) sia della contrazione degli altri rami danni (-1,5%). L’inci-denza percentuale sul totale dei premi (danni e vita) è stata del 33,7%, in lieve aumento rispetto al 33,0% del 2011, come conseguenza della più marcata dimi-nuzione dei premi del settore vita.

Il costo dei sinistri di competenza, definito come somma degli importi pagati e riservati per i sinistri accaduti nell’esercizio di bilancio, è stato pari a 24.817 milioni (25.328 nel 2011), con una diminuzione del 2,0% rispetto all’anno pre-cedente; in rapporto ai premi di competenza si osserva un valore pari al 69,2%, in diminuzione rispetto al 70,7% del 2011.

Gli oneri per sinistri, che includono rispetto al costo dei sinistri di competenza anche l’eventuale sufficienza/insufficienza degli importi riservati dei sinistri accaduti in anni precedenti (pari a -1,0 mld, contro -1,1 mld nel 2011), sono stati pari a 25.775 milioni (26.462 nel 2011) con un decremento del 2,6%. Il rapporto tra tali oneri per sinistri e i premi di competenza è stato pari al 71,8%, in migliora-mento rispetto al 73,8% del 2011.

Le spese di gestione, che comprendono oltre agli oneri per l’acquisizione dei contratti, per la riscossione dei premi e per l’organizzazione e il funzionamento della rete distributiva, anche le spese di amministrazione attinenti alla gestione tecnica, sono state pari a 8.500 milioni, con una diminuzione del 3,0% e un’in-cidenza sui premi diretti del 24,0%, in linea con l’anno precedente. Le spese per

36.309 37.184 37.655 37.453 36.685 35.606 36.358 35.407

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Premi diretti

Valori in milioni

Tasso di variazione dei premi diretti

Variazioni a perimentro di imprese omogeneo

Peso % dei principali rami danni

35.407 milioni 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2,5% 2,4% 1,3% 2,1% 2,6% -0,5% -2,1% -1,9% Altri rami 6,3% Altri danni ai beni 7,4% R.C. generale 8,3% Incendio 6,5% Infortuni e Malattia 14,4% Auto 57,1%

provvigioni di acquisizione rispetto ai premi sono lievemente diminuite (15,5%) così come le altre spese di amministrazione rispetto ai premi pari a 4,4%; in lieve aumento il peso delle altre spese di acquisizione sui premi (4,0%).

Il saldo tecnico del lavoro diretto è stato positivo per 942 milioni (era appena positivo e pari a 22 milioni nel 2011).

Considerati gli utili degli investimenti, pari a 1.590 milioni (più che raddoppiati rispetto al 2011), il risultato del conto tecnico è stato positivo per 2.532 milioni (626 nel 2011). L’incidenza sui premi è stata pari a 7,1% (1,7% nel 2011).

Il risultato delle cessioni in riassicurazione e del lavoro indiretto netto, per la prima volta dal 2001, è stato positivo per 480 milioni.

Conto tecnico rami danni

Valori in milioni

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Premi contabilizzati 36.309 37.184 37.655 37.453 36.685 35.606 36.358 35.407 Variazione della riserva premi e altre voci di saldo (-) 627 622 570 351 34 524 522 -474 Oneri relativi ai sinistri (-): 24.841 25.861 26.079 27.538 28.973 26.601 26.462 25.775 - sinistri di competenza (-) 25.709 26.509 26.597 27.917 28.873 26.255 25.328 24.817 - sufficienza/insufficienza sinistri es. prec. 868 648 518 379 -100 -345 -1.134 -958 Saldo delle altre partite tecniche -561 -717 -653 -747 -716 -687 -591 -664 Spese di gestione (-) 8.392 8.660 9.191 9.158 9.053 8.696 8.761 8.500 - provvigioni 5.546 5.755 6.011 6.008 5.898 5.724 5.776 5.505 - altre spese di acquisizione 1.105 1.170 1.238 1.327 1.370 1.374 1.356 1.421 - altre spese di amministrazione 1.741 1.735 1.942 1.823 1.785 1.598 1.629 1.574

Saldo tecnico del lavoro diretto 1.888 1.324 1.162 -341 -2.091 -902 22 942

Utile investimenti 1.991 1.854 1.924 774 2.368 1.038 604 1.590

Risultato del conto tecnico diretto 3.879 3.178 3.086 433 277 137 626 2.532

Saldo della riassicurazione -845 -661 -515 -142 -344 -577 -554 480

Risultato del conto tecnico complessivo 3.034 2.516 2.571 291 -67 -441 72 3.012

Variazione % annua dei premi 2,5% 2,4% 1,3% -0,5% -2,1% 2,1% 2,6% -1,9%

Combined ratio 92,7% 94,0% 94,7% 98,7% 103,7% 100,2% 97,9% 95,8%

- Expense ratio 23,1% 23,3% 24,4% 24,5% 24,7% 24,4% 24,1% 24,0% - Provvigioni/Premi contabilizzati 15,3% 15,5% 16,0% 16,0% 16,1% 16,1% 15,9% 15,5% - Altre spese di acquisizione/Premi contabilizzati 3,0% 3,1% 3,3% 3,5% 3,7% 3,9% 3,7% 4,0% - Altre spese di amministrazione/Premi contabilizzati 4,8% 4,7% 5,2% 4,9% 4,9% 4,5% 4,5% 4,4% - Loss ratio: 69,6% 70,7% 70,3% 74,2% 79,1% 75,8% 73,8% 71,8% - Loss ratio di competenza 72,1% 72,5% 71,7% 75,2% 78,8% 74,8% 70,7% 69,2% - Suff./Insuff. sinistri es. preced./Premi competenza 2,4% 1,8% 1,4% 1,0% -0,3% -1,0% -3,2% -2,7%

Saldo tecnico/Premi di competenza 5,3% 3,6% 3,1% -0,9% -5,7% -2,6% 0,1% 2,6%

Risultato del conto tecnico/Premi di competenza 10,9% 8,7% 8,3% 1,2% 0,8% 0,4% 1,7% 7,1%

Risultato del conto tecnico complessivo/Premi di competenza 8,5% 6,9% 6,9% 0,8% -0,2% -1,3% 0,2% 8,4%

Gli indici e le variazioni % sono calcolati sulla base di dati espressi in migliaia Variazioni % calcolate a perimetro di imprese omogeneo

Ciò ha contribuito a un risultato complessivo del conto tecnico positivo per 3.012 milioni (in linea con i valori registrati nel triennio 2005-2007, precedenti l’inizio della crisi economico-finanziaria). Nel quadriennio 2008-2011 infatti i risul-tati complessivi del settore sono srisul-tati sempre negativi o prossimi allo zero. L’inci-denza sui premi è stata pari a 8,4% (0,2% nel 2011).

Le riserve tecniche dirette, al netto delle somme da recuperare da assicurati e da terzi, sono state pari alla fine del 2012 a circa 63,5 miliardi; di queste circa 15,2 miliardi sono relativi alla riserva premi mentre oltre 48 miliardi sono relativi alla riserva sinistri.

Nel documento 2012 2013 0 12 (pagine 121-128)