LA COMPETENZA IN MATERIA DI REFERE
10. PRINCIPI INFORMATOR
All'esigenza di organizzare la ripartizione del contenzioso in modo da adattare ad ogni categoria di affari un organo giudicante che sia il più idoneo per competenza e specializzazione a conoscere delle differenti controversie in ragione dell'importanza degli interessi in gioco e delle caratteristiche intrinseche della lite, ha corrisposto la particolare articolazione del sistema giudiziario attualmente vigente in Francia dove, seguendo un cammino evolutivo inverso da quello percorso nel nostro Paese, si è scelto di mantenere distinta la competenza civile da quella commerciale e di procedere ad una progressiva istituzione di organi specializzati nella trattazione di alcune particolari materie 202.
Nell'ambito delle procedure cautelari o comunque di quei procedimenti fondati su esigenze di celerità ed economicità scaturenti dalla particolare natura della lite o giustificate dalle speciali circostanze inerenti alla controversia, entrambi gli ordinamenti hanno tuttavia seguito in materia di competenza, le medesime direttrici che hanno condotto a due scelte di fondo concernenti: a) l'individuazione dell'organo giurisdizionalmente competente sulla base delle regole generali di competenza vigenti per il merito; b) l'attribuzione del potere di emettere questi provvedimenti, ad un giudice monocratico anche quando la competenza di merito spetti ad un ufficio giudiziario a composizione collegiale.
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Ci si riferisce, ad esempio, all'istituzione dei tribunaux paritaires des baux ruraux avvenuta in virtù di una legge del governo Vichy del 4 settembre 1943; alla creazione delle giurisdizioni di sicurezza sociale a seguito della legge del 24 ottobre 1946; alla nascita del Conseil de prud'hommes ad opera di una legge napoleonica del 18 marzo 1806.
Per una ricostruzione dell'evoluzione del sistema giudiziario francese nonchè per un quadro degli inconvenienti legati alla proliferazione delle giurisdizioni speciali: R. Perrot, Institutions judiciaires, cit., 96 ss..
10.1. APPLICABILITA' DELLE REGOLE GENERALI DI COMPETENZA ED ECCEZIONI A TALE PRINCIPIO
Il principio della corrispondenza tra la competenza cautelare e quella di merito adottato in Italia con la riforma del processo civile del 1990 allo scopo di unificare i diversi criteri fino ad allora operanti nella materia, costituisce la regola generale vigente anche nell'ordinamento francese per le procedure di référé, alle quali sono applicabili le disposizioni contenute negli artt. da 33 a 52 del Nouveau Code de procédure civile nonchè le norme specifiche previste per ciascuna giurisdizione203. Questo principio di linearità che valorizza i criteri di competenza dettati per il merito, riceve tuttavia in entrambi i sistemi, una serie di deroghe.
Relativamente alla competenza per materia e per valore, la regola conosce nei due ordinamenti una sola eccezione costituita dalla sottrazione al conciliatore o al giudice di pace italiano di qualsiasi potere cautelare -sia prima che nel corso della causa di merito- devoluto in loro vece al pretore dagli artt. 669 ter, comma secondo, e 669 quater, comma terzo, c.p.c., nella probabile volontà di riservare ad un giudice professionale l'esercizio dell'imperium collegato all'emanazione dei provvedimenti cautelari 204.
Eccezioni più significative al normale raccordo tra il giudice cautelare o dei référé e giudice di merito, sussistono invece per la competenza territoriale.
203Ph. Bertin, Référé civil, cit., nn. 43 ss.; P. Estoup, La pratique des procédures rapides, cit., 26
ss..
Per indicazioni sulle regole di competenza vigenti in Italia a seguito della legge 353/90: Consolo, Luiso, Sassani, La riforma del processo civile, cit., 434 ss.; A. Attardi, Le nuove disposizioni sul processo civile, Milano, 1991, 230 ss.; Carpi, Taruffo, Commentario breve al Codice di Procedura civile, cit., 207 ss.; Tommaseo, Il commento, cit., 98 ss.; Proto Pisani, Diritto processuale civile, cit., 702 ss.; Verde, Di Nanni, Codice di procedura civile, cit., 244 ss..
In particolare l'ordinamento francese attribuisce la competenza in materia di référé, al giudice del luogo in cui le misure urgenti devono essere eseguite, attribuendo a questo ufficio la funzione di vero e proprio foro alternativo rispetto a quello individuato in base alle regole di competenza vigenti per il merito.
L'aspetto peculiare di questa competenza concorrente, è costituito dalla circostanza che tale disposizione non è sancita a livello legislativo ma costituisce un principio consacrato esclusivamente dalla giurisprudenza fin dal XIX secolo205, a riprova del ruolo di fonte normativa svolto dalla stessa nell'ambito delle procedure di référé.
L'operatività di questo criterio di competenza -giustificato dall'opportunità che può ricorrere in certe controversie di agire in un determinato luogo e dalla maggior facilità con cui il giudice del foro in cui la misura deve essere eseguita, può procedere ad eventuali consultazioni o perizie- si delineò inizialmente in materia di saisie 206, tradizione che giustifica l'odierno perpetuarsi di tale criterio di collegamento solo per le misure d'urgenza 207: << Si, en principe, le juge de référé doit appartenir territorialement à la juridiction appelée à statuer sur le fond, cette compétence n'exclut pas celle du juge dans le ressort duquel est né l'incident ou de celui dans le ressort duquel le mesures urgentes doivent être prises >> 208.
205Cass. civ. 4 maggio 1910, Recueil Sirey, 1912, I, 580; 21 novembre 1923, id., 1924, I, 167;
Cass. ch. Reg. 20 gennaio 1941, Rev. trim. droit civil, 1941, 493; Cass. civ. 9 dicembre 1976, Gaz. Pal., 1977, I, Panor., 82.
In dottrina: Estoup, cit., 27; Bertin, cit., n. 45.
206V. nota precedente.
207Estoup, La pratique des procédures rapides, cit., 27 e 28. 208
Cass. 10 luglio 1991, Bull. civ., 1991, II, n. 233.
Tale principio comporta pertanto che, ad esempio, in materia di misure conservative possa essere adito il giudice del luogo in cui le misure devono essere prese: Cass. 9 dicembre 1976, Bull. civ., 1976, II, n. 330; Trib. gr. ist. Montpellier 25 giugno 1979, Rev. trim. droit civil, 1980, 609, con oss. di J. Normand.
Questa scelta, indicativa della volontà del nostro legislatore di escludere la vigenza di competenze alternative in materia cautelare , al fine di risolvere i dubbi applicativi e di eliminare il fenomeno
Solo in presenza di tale ultima circostanza la competenza del giudice del luogo in cui il provvedimento richiesto deve trovare attuazione, si pone pertanto come alternativa alla competenza territoriale che le norme generali, altrimenti, radicano: a) in materia personale o mobiliare, difronte al giudice del luogo del domicilio del convenuto o, in caso di pluralità dei convenuti, nel luogo del domicilio di uno di essi (art. 42, N.c.p.c.); b) in materia di diritti reali immobiliari, difronte al giudice del luogo in cui si trova l'immobile (art. 44, N.c.p.c.); c) in materia contrattuale, alternativamente difronte al giudice del luogo del domicilio del convenuto, ovvero del luogo di consegna della cosa o di esecuzione della prestazione (art. 46, N.c.p.c.); d) in materia di illecito, difronte al giudice del luogo del domicilio del convenuto alternativamente competente a quello del luogo in cui è stata posta il essere la condotta lesiva o si è verificatoil danno (art. 46, N.c.p.c.); e) in materia mista difronte al giudice del luogo del domicilio del convenuto o di quello in cui è situato l'immobile (art. 46, N.c.p.c.); f) in materia di alimenti, difronte al giudice del luogo del domicilio del creditore o di quello del convenuto (art. 46, N.c.p.c.).
10.2. L'INCIDENZA DELLA CONVENZIONE DI BRUXELLES DEL 27 SETTEMBRE 1968 SULLA COMPETENZA GIURISDIZIONALE IN MATERIA DI MISURE PROVVISORIE: RINVIO
del forum shopping scaturiti dal regime previgente (Consolo, Luiso, Sassani, op. loc. cit., 436), limita dunque la possibilità di adire il giudice del luogo in cui deve essere eseguito il provvedimento cautelare (giudice da individuarsi in senso "verticale" in base agli ordianri criteri di materia e di valore), alle ipotesi in cui la carenza di competenza del giudice italiano, risulti dalle stesse norme interne di diritto internazionale privato e processuale, ovvero dai criteri di collegamento previsti dalle convenzioni internazionali od ancora dalla devoluzione delle controversie ad un arbitrato estero (Attardi, op. loc. cit., 231).
Nell'ambito dei rapporti internazionali e segnatamente, per quello che qui interessa, comunitari, la competenza cautelare del giudice del luogo in cui il provvedimento deve essere eseguito scissa dalla competenza di merito, non trova il suo unico addentellato nella giurisprudenza francese di cui abbiamo detto ma anche nell'art. 24 della Convenzione di Bruxelles del 27 settembre 1968 concernente la competenza giurisdizionale e l'esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, il quale dispone: << I provvedimenti provvisori o cautelari, previsti dalla legge di uno Stato contraente, possono essere richiesti all'autorità giudiziaria di detto Stato anche se, in forza della presente convenzione, la competenza a conoscere nel merito è riconosciuta al giudice di un altro Stato contraente.>>
L'interpretazione di questa norma ha posto problemi sia in punto di individuazione dell'ambito applicativo della disposizione, sia di precisazione dei criteri di collegamento giurisdizionale operanti in materia di provvedimenti provvisori e cautelari quando non vi sia coincidenza con la competenza di merito.
La Corte di giustizia, in virtù del protocollo di Lussemburgo del 3 giugno 1971, è stata chiamata a pronunciarsi in più occasioni su tali questioni con decisioni che, pur lasciando aperte numerose problematiche, hanno fornito principi ermeneutici che consentono di individuare come ed in che limite, l'art. 24 della Convenzione incida sulle norme di competenza nazionali.
Le questioni scaturenti da tale disposizione per complessità ed interesse saranno affrontate in una successiva fase di approfondimento della presente trattazione.