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Il Processo Fondamentale di Generazione del Danno e la

2.4 Il Processo Fondamentale di Generazione del Danno

2.4.1 Il Processo Fondamentale di Generazione del Danno e la

e la gestione delle emeregenze e della sicurezza in

caso di incendio

La gestione delle emergenze in caso di incendio può essere schematizzata come un problema di gestione dell’interazione tra effetti avversi generati dall’incendio ed i valori esposti considerati, pertanto essa essa si focalizza essenzialmente sulla implementazione e sulla gestione di misure protettive.

La gestione della sicurezza in caso di incendio invece, rappresenta non solo un problema di gestione dell’interazione tra gli effetti avversi dell’incendio ed i valori esposti, ma anche e soprattutto, un problema di gestione delle condizioni che possono portare al verificarsi di un’emergenza. Volendo quindi gestire la sicurezza in caso di incendio, si devono gestire le potenziali cause di un evento avverso oltre che le potenziali conseguenze. L’ottica di intervento è quindi sia preventiva che protettiva.

Il Processo Fondamentale di Generazione del Danno è uno strumento privi-legiato di analisi per la definizione di strumenti di supporto alla gestione della sicurezza e delle emergenze in caso di incendio. L’individuazione e la caratte-rizzazione degli elementi e delle circostanze che possono portare al verificarsi di un evento avverso, che ne possono influenzare lo sviluppo e la conseguente generazione di effetti avversi e le modalità di trasmissione e impatto con i bersagli permette di definire concettualmente il problema della gestione della sicurezza in caso di incendio.

A partire dalle componenti essenziali del Processo Fondamentale di Genera-zione del Danno è possibile distinguere undici tipologie di azioni o contromisure elementari per la gestione della sicurezza in caso di incendio (figura 2.3):

• limitazione della quantità o riduzione della pericolosità intrinseca delle sostanze e materiali combustibili o infiammabili;

2. Modelli concettuali di riferimento per la gestione delle emergenze

Tabella 2.1: Descrizione degli elementi che costituiscono il Processo Fondamentale di Generazione del Danno.

Elemento del PFGD Descrizione

Sorgente Qualsiasi oggetto, elemento o sostanza che, po-tenzialmente, è in grado di generare effetti avversi.

Predisposizione Caratteristiche che rendono la sorgente più o meno incline a generare un evento avverso.

Attivazione L’attivazione è qualsiasi azione, circostanza o forma di energia che permette di innescare l’evento. Evento avverso L’evento è un accadimento che ha causato danno o

ne ha la potenzialità.

Sviluppo Lo sviluppo rappresenta l’insieme dei fattori che amplificano o riducono l’evento.

Agenti o effetti avversi Gli agenti o effetti avversi generatisi a partire dal-l’evento. È importante notare come le avversità sia-no in relazione con le caratteristiche degli elementi esposti.

Barriera Le barriere sono gli interventi di protezione volti a contenere, attenuare o evitare l’interazione tra gli agenti avversi e gli elementi esposti.

Vie di propagazione Le vie di propagazione degli agenti avversi rappresen-tano le modalità con cui gli effetti generati dall’even-to avverso impattano sui bersagli, ossia la modalità di interazione tra effetti avversi ed elementi esposti. Bersaglio Il bersaglio rappresenta gli elementi caratterizzati

da un valore esposti a rischio (elementi esposti).

2.4. Il Processo Fondamentale di Generazione del Danno

Figura 2.3: Contromisure elementari e il loro ruolo funzionale nel Processo Fondamentale di Generazione del Danno.

• riduzione delle occasioni e condizioni di attivabilità dell’evento;

• controllo/contrapposizione allo sviluppo dell’evento avverso con conseguen-te limitazione della produzione degli effetti avversi;

• deviazione, confinamento, attenuazione degli effetti avversi prodotti dall’e-vento con misure di protezione collettiva;

• protezione dei bersagli dagli effetti avversi con misure di protezione indivi-duale;

• allontanamento del bersaglio dall’area di influenza degli effetti avversi; • azioni di auto-protezione dei bersagli dagli effetti avversi;

• azioni di contrapposizione all’evento avverso e agli effetti da parte dei bersagli;

• azioni di supporto esterno di soccorso;

• limitazione della progressione del danno a seguito dell’interazione/impatto agente-bersaglio.

Le prime tre azioni, agendo a monte dell’evento, sono di tipo preventivo mentre le rimanenti sono di tipo protettivo intervenendo a valle di questo, tuttavia grazie al Processo Fondamentale di Generazione del Danno, le contromisure, intese come l’insieme di azioni, provvedimenti o apprestamenti finalizzati a interrompere il processo che può portare al danneggiamento dei bersagli, sono classificate in funzione della specifica fase del processo in cui intervengono.

Questo modello interpretativo, vista la sua generalità, può essere applicato sistematicamente considerando diversi bersagli (ad esempio persone, assets, strutture. . . ), in questo modo è possibile focalizzare l’attenzione separatamente

2. Modelli concettuali di riferimento per la gestione delle emergenze

sul processo che porta al danneggiamento di ogni specifico bersaglio e sulle specifiche contromisure da attuare.

Capitolo 3

INSPECT

INSPECT (Inspection and Study of Potential Emergency-scenarios for Counter-measure Tayloring) è un metodo semplificato pensato per essere uno strumento valutativo rapido a partire dagli elementi raccolti durante una ispezione visiva dell’attività considerata. INSPECT è finalizzato alla valutazione della perfor-mance di sicurezza in caso di incendio e alla definizione delle misure di sicurezza antincendio da adottare in relazione alle effettive caratteristiche riscontrate che vengono descritte attraverso scenari emergenziali potenziali.

Da un punto di vista gestionale infatti, risulta strategico analizzare i vari ambienti lavorativi o di vita per individuarne a priori i punti di forza e di debolezza e per quanto possibile, caratterizzare gli scenari emergenziali che si potrebbero generare, conoscerne l’evoluzione nel tempo e le criticità che si possono sviluppare. Una corretta definizione delle contromisure da adottare richiede, infatti, una preventiva caratterizzazione degli scenari ai quali si può essere chiamati a rispondere, in modo da poter definire preventivamente azioni e misure che è opportuno porre in atto per salvaguardare i valori esposti, in primis la vita umana.

Il metodo INSPECT è stato sviluppato per fornire uno strumento di valuta-zione dell’esistente in grado di fornire elementi di supporto alle decisioni sia in fase preventiva che in fase di gestione dell’emergenza in caso di incendio.

Il metodo ha i suoi fondamenti nel modello di valutazione del rischio intro-dotto dall’UNESCO, e nel modello interpretativo del processo fondamentale di generazione del danno (S. Grimaz, Dattilo e Maiolo 2014), oltre che sui principi della fire safety engineering definiti nell’SFPE Handbook of Fire Protection Engineering (SFPE 2002).

Il metodo INSPECT è strutturato in due parti principali: nella prima parte, chiamata caratterizzazione, a partire da una ispezione dell’attività in esame, ven-gono individuate le potenziali situazioni avverse, in termini di incedi o esplosioni, che possono caratterizzare l’attività. Una volta identificate le avversità potenzia-li, nella seconda parte viene valutata la performance di sicurezza dell’attività. Questa valutazione avviene attraverso specifici test di vulnerabilità che mirano a verificare la prestazione dell’attività rispetto ai 5 obiettivi definiti nella Direttiva 89/106/EEC (1989) per il requisito essenziale di sicurezza numero 2: Sicurezza in caso di incendio.

Questa impostazione è coerente con l’impostazione metodologica introdotta dalle normative europee nei settori della sicurezza e prevenzione ed in particolare

3.1. I concetti alla base

dalla Direttiva quadro 89/391/EEC (1989), la quale prevede che tutte le azioni volte a migliorare la sicurezza e salute sul luogo di lavoro debbano discendere da una preliminare valutazione del rischio.

Il metodo INSPECT è stato proposto in una sua prima versione da S. Grimaz, Dattilo e Maiolo (2014) ed è stato adottato dal Ministero dell’Interno - Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per la stesura di norme di prevenzione incendi relative rispettivamente alle strutture turistico-ricettive all’aria aperta, DM 28 febbraio 2014 (2014) e alle attività di demolizioni di veicoli, DM 1 luglio 2014 (2014).

Entrambe le applicazioni fanno riferimento ad attività all’aperto in cui, a differenza degli incendi in ambienti confinati, non si presenta il problema delle interazioni tra gli effetti dell’incendio e l’ambiente confinato in cui si sviluppa.

Per estendere l’applicabilità del metodo anche ad attività in ambienti confinati, in questo lavoro il metodo è stato ulteriormente sviluppato, sia dal punto di vista concettuale, sia dal punto di vista degli strumenti operativi necessari per renderlo applicabile.

In questo capitolo verrà presentata la logica alla base del metodo, mentre gli strumenti operativi verranno presentati nelle successive parti II e III.

3.1 I concetti alla base

Il metodo INSPECT (Inspection and Study of Potential Emergency-scenarios for Countermeasure Tayloring) nasce dalla considerazione che le contromisure antincendio necessarie e più efficaci sono quelle che consentono di far fronte alla specifica situazione emergenziale che si può generare in una data attività. In particolare, l’idea è quella di identificare le contromisure a partire da una categorizzazione delle situazioni emergenziali. Questa categorizzazione viene effettuata attraverso l’introduzione di scenari emergenziali.

Nel metodo INSPECT le contromisure sono definite come le azioni, provve-dimenti o apprestamenti finalizzati a governare e interrompere il processo che può portare al danneggiamento dei bersagli. Le contromisure possono essere di tipo preventivo, ossia rivolte ad agire sulle cause generatrici dello situazione emergenziale, oppure protettive ossia volte a contenere le conseguenze che lo situazione emergenziale può determinare, secondo lo schema in figura 3.1.