• Non ci sono risultati.

Come produrre conoscenza utile alle pratiche di salute e sicurezza

Se partiamo dall’empirismo femminista e dal principio che uomini e donne attraversano il mondo con corpi diversi, dovremmo iniziare a chiedere e chiederci come la sicurezza costi-tuisca un fenomeno diverso per corpi diversi. Un primo ed elementare passo, in analogia a quanto i comitati per le pari opportunità hanno fatto nelle aziende, è produrre conoscenza di tipo quantitativo per rendere il fenomeno visibile e dunque descrivibile. Come altri contri-buti in questo volume mettono bene in evidenza, un primo passo, non scontato, è costituito dallo smantellare la supposta neutralità degli incidenti e delle malattie connesse al lavoro. La medicina di genere ha in questi anni iniziato a rendere visibile il differenziale di salute tra uomini e donne e la disuguaglianza delle opportunità nella popolazione di vivere in buona salute (Facchini e Ruspini, 2001). Se la differenza ‘biologica’ può spiegare alcune differen-ze, altre cause di diseguaglianza sono da ricercare nelle specifiche condizioni ambientali, nei

37

Alle radici epistemologiche del genere

luoghi di lavoro in primis e negli stili di vita. La conoscenza che possediamo su queste cause è ancora insufficiente anche perché in Italia l’entrata massiccia delle donne nel mercato del lavoro è un fenomeno relativamente recente.

Possiamo dunque ragionevolmente assumere che l’empirismo femminista, che parte dall’as-sumere la differenza tra uomini e donne (più che il genere), sia in grado di contribuire alla conoscenza del fenomeno della sicurezza sul lavoro in maniera considerevole dal momento che il tema della diseguaglianza nelle opportunità di salute e di protezione sui luoghi di lavo-ro è ancora in buona parte da esplorare, dal momento che tali diseguaglianze si plavo-roducono spesso come sommatoria di varie diseguaglianze. Condizioni di salute precarie sono spesso, infatti, correlate a condizioni lavorative precarie e/o scarsamente tutelate, a condizioni mate-riali di vita mediocri, a un ricorso ridotto ai servizi di cura e anche a un carico elevato di lavo-ro di cura altrui (Pinnelli, Racioppi, Terzera, 2007).

L’agire del genere possiamo poi vederlo meglio da una posizione epistemologica che si posi-zioni dal punto di vista delle donne. Innanzitutto si può fare riferimento a una esperienza col-lettiva del passato - The Boston Women’s Health Collective - che forse è stata anche mitiz-zata, ma che rimane un simbolo dell’appropriazione della conoscenza da parte di un sogget-to collettivo che afferma il valore dell’esperienza e di una soggettività ausogget-tonoma3. Come ele-mento di critica attiva, da questa posizione viene avanzata la critica ai vari gender bias che, ad esempio, nel prendere in considerazione le donne le definiscono prevalentemente come esseri ormonali o in relazione alla funzione riproduttiva. Finora la salute delle donne nel lavoro è stata protetta da una legislazione indirizzata in primo luogo alla salute riproduttiva della donna e alla donna in quanto lavoratrice madre in relazione al bambino. Possiamo qui vedere l’agire del genere in quanto istituzione sociale che assegna ruoli di genere e che implicitamente valorizza maggiormente una funzione nella famiglia rispetto a quella sul lavoro. Produrre conoscenza da questo punto di vista può voler dire promuovere e supporta-re una partecipazione attiva delle donne e un loro coinvolgimento in quanto soggetto che si appropria della sicurezza sul lavoro. Un empowerment nella sicurezza potrebbe venir consi-derato come un obiettivo perseguibile attraverso una ricerca partecipativa sui luoghi di lavo-ro nei quali le donne venisselavo-ro attivamente coinvolte.

Infine, da un posizionamento epistemologico postmoderno, il tema della sicurezza potrebbe essere analizzato attraverso le pratiche discorsive - tanto istituzionali, quanto interattive - che costruiscono l’oggetto ‘sicurezza’ e il suo contrario4. In questo caso il genere non viene fatto coincidere con le donne e gli uomini, né semplicemente con il femminile e il maschile,

quan-Genere e stress lavoro-correlato: due opportunità per il “Testo Unico”

38

3 In 1969, as the women’s movement was gaining momentum and influence in the Boston area and elsewhere around the country, twelve women met during a women’s liberation conference. In a workshop on “women and their bodies,” they talked about their own experiences with doctors and shared their knowledge about their bodies. Eventually they decided to form the Doctor’s Group, the forerunner to the Boston Women’s Health Book Collective, to research and discuss what they were learning about themselves, their bodies, health, and women.

4 Il lavoro oggi si caratterizza per il suo crescente contenuto di conoscenza e per il fatto che il sapere necessario a portare a termine un compito complesso è racchiuso entro le comunità e le loro pratiche lavorative. Il modello di analisi consente di interpretare il lavoro come pratica mediata da corpo, tecnologia, linguaggio e regole.

to piuttosto con un insieme di pratiche situate che attribuiscono significato alla categoria del genere. Ad esempio il modo in cui il genere viene interpretato in pratica, entro un contesto lavorativo specifico, può influenzare le soluzioni che vengono proposte e realizzate per la protezione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Mentre in tante discipline la ricerca femminista ha messo in evidenza come i gender bias siano costitutivi delle modalità con cui la conoscenza è stata prodotta, nel campo della sicu-rezza sui luoghi di lavoro siamo appena agli inizi ed è pertanto bene inquadrare questo campo in modo non ideologico, ma neppure semplicistico. È bene incominciare a conside-rare i corpi diversamente sessuati e produrre conoscenza sulle donne così come sugli uomi-ni, ma nel far questo è bene tenere anche presente che il genere è una istituzione e agisce principalmente nel modo in cui le relazioni tra donne e uomini vengono definite.

Bibliografia

Calás, M. and Smircich, L. (2006) “From the ‘Woman’s Point of View’ Ten Years Later:

Towards a Feminist Organization Studies” in S.R. Clegg, C. Hardy, T. B. Lawrence and W.R.

Nord (Eds.) The Sage Handbook of Organization Studies, London: Sage, 284-346.

Facchini C., Ruspini E (2001). “In salute e malattia: un percorso di ricerca”, in “Salute e disuguaglianze” F. Angeli, Milano.

Harding, S. (1987) ‘Introduction: Is There a Feminist Method?’ In S. Harding (Ed.) Feminism

& Methodology, Bloomington, Indiana: Indiana University Press, 1-14.

Harding, S. (1998) Is Science Multicultural? Postcolonialisms, Feminisms, and Epistemologies. Bloomington: Indiana University Press.

Pinnelli A., Racioppi F., Terzera L. (2007) “Genere, famiglia e salute” Franco Angeli Milano Gherardi S., Il genere e le organizzazioni. Il simbolismo del femminile e del maschile nella vita organizzativa, Raffaello Cortina, 1998.

Bruni A., Gherardi S., Studiare le pratiche lavorative, Il Mulino, 2007.

39

Alle radici epistemologiche del genere

Donne, lavoro e salute: un alfabeto internazionale che declina