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La progettazione delle attività di redazione e revisione: formazione e consigli di scrittura

4. Il processo di redazione e revisione dei manual

4.2. La progettazione delle attività di redazione e revisione: formazione e consigli di scrittura

Le indicazioni rispetto alle caratteristiche di un buon testo tecnico sono numerose, ed è difficile per i redattori italiani tenerle tutte in considerazione o anche solo conoscerle, visto che molti non ricevono una formazione linguistica. Inoltre, il redattore potrebbe non avere chiaro cosa esattamente ci si aspetta dal suo testo, o come e perché ottenere una particolare forma testuale, né come valutare il proprio testo sotto il profilo, per esempio, dell’economia linguistica o dell’appropriatezza rispetto alla situazione comunicativa. Per agevolare il loro compito, l’azienda può ricorrere a un elenco di consigli redazionali, spesso stilato da un consulente esterno. Questo tipo di supporto alla redazione prende diversi nomi (guida di stile, regole di scrittura, scrittura controllata…): qui si è scelta l’espressione ‘consigli redazionali’ perché i suggerimenti non hanno pretese di assolutezza, anzi il redattore è chiamato a valutare i casi in cui le sue esigenze

comunicative impongono di rifiutare un consiglio altrimenti valido.

Gli elenchi di consigli creati dalle varie organizzazioni e disponibili anche in rete hanno molti punti in comune perché tendono tutti allo stesso obiettivo, ma non si è diffuso a livello nazionale o di categoria uno standard unico, e ogni emittente adatta princìpi generali comunemente accettati. Anche se tutti gli emittenti condividono la necessità di comunicare in modo chiaro, infatti, l’uniformazione completa non rappresenta la soluzione ottimale: dal punto di vista commerciale, perché nel settore privato la differenziazione dalla concorrenza riveste un ruolo basilare; dal punto di vista linguistico, perché un consiglio di scrittura è efficace non se è universalmente valido, ma se affronta i problemi specifici della redazione a cui è rivolto e del testo a cui si riferisce. Anche Byrne (2006: 162-164) afferma che compilare linee guida generiche richiede troppo tempo in rapporto al beneficio che se ne può trarre, e che è più conveniente creare ‘regole’ precise, tarate sulla redazione e sul testo in questione. Lo scopo di quelle che l’autore chiama ‘regole’, infatti, è stimolare il redattore a ragionare sui punti del testo che possono causare problemi di tipo cognitivo, e fornirgli gli strumenti per definire strategie di scrittura che migliorano l’interazione del lettore con il testo, e dunque la sua usabilità (Byrne, 2006: 160).

Perché il processo di redazione-revisione e il testo stesso migliorino significativamente, a chi scrive devono essere chiari: la forma linguistica da ottenere, sia in termini di leggibilità, sia in rapporto ai problemi di comprensione e alle caratteristiche della comunicazione tecnica; le strategie per ottenere tale forma; i criteri per valutare se è stata ottenuta o meno. Gli studi sulla comprensibilità (cfr. 3.2) vengono incontro a tali esigenze perché non indicano solo una forma ideale, ma anche un percorso di analisi per individuare direttamente alcuni problemi specifici che peggiorano la qualità del testo, senza doverli dedurre dal mancato rispetto dei consigli per la redazione. In questo modo, redattore e revisore sono in grado di «tradurre in precise e ben definite caratteristiche testuali le globali e generiche impressioni di linguaggio troppo difficile o di scarsa comprensibilità» (Lumbelli, 1989: 50). È chiaro, tuttavia, che nessuno è in grado di condurre valutazioni di questo tipo senza un’adeguata formazione.

Inoltre, nella scrittura non esiste un punto di arrivo assoluto o un livello di qualità che è possibile considerare ideale per ogni testo, quindi ogni gruppo di lavoro deve mettersi al servizio del singolo manuale e non rispettare passivamente le indicazioni. Il rischio che i suggerimenti redazionali comportano è proprio la loro adozione non ragionata, e lo

strumento per evitare che questo avvenga è la formazione. Chi scrive per professione deve essere preparato a farlo, e le correzioni devono costituire un momento di apprendimento, così che con il tempo i redattori acquistino sempre maggiore autonomia e imparino a risolvere anche problemi non contemplati dai consigli di scrittura. L’apprendimento è un nodo cruciale del flusso di lavoro di una redazione: trascurarlo limita il potenziale di miglioramento dei testi e quindi rende meno vantaggioso il rapporto tra le spese affrontate dall’azienda e i risultati ottenuti. Un ulteriore obiettivo della formazione è chiarire che attenersi ai consigli redazionali non è lo scopo, ma un mezzo: redattori e revisori devono imparare a riconoscere i casi particolari in cui, per ottenere un testo adeguato, è corretto ignorare un consiglio di scrittura.

Una formazione adeguata è affidata a esperti di lingua e richiede tempo: l’apprendimento di un’attività pratica come la scrittura non corrisponde solo alla comprensione di concetti teorici, che può avvenire nel breve spazio di una lezione, ma avviene grazie a una fase più lunga di addestramento in cui il redattore rielabora progressivamente il proprio stile personale in base alle indicazioni ricevute. Un autore non può compiere questo processo se non viene valutato periodicamente da un esperto, che consente ai redattori di passare dal ruolo di lettori inconsapevoli a quello di analizzatori competenti dei testi. Inoltre, non ci si può aspettare che i redattori, pur avendo compreso la parte teorica, raggiungano subito tutti gli obiettivi: in genere si devono superare molti traguardi parziali, quindi la formazione non dovrebbe limitarsi a un singolo incontro, ma dovrebbe prevedere verifiche successive e l’ampliamento graduale degli obiettivi.

Nel momento iniziale, i redattori devono acquisire le conoscenze e competenze linguistiche necessarie a capire le nuove proposte: chiedere di saturare le valenze del verbo senza spiegare cosa sono significa fissare un obiettivo poco realistico. Anche l’aspetto della condivisione è importante, per esempio quando si suggerisce all’autore di rinunciare al burocratese o comunque a un registro troppo alto che, sebbene inappropriato, è stato ottenuto con impegno: se non si forniscono motivazioni convincenti, si può prevedere che i consigli di scrittura non verranno applicati. I redattori devono essere consapevoli che creatività e ricchezza lessicale sono risorse apprezzate nei testi con funzione espressiva, ma mettono a rischio la comprensione della scrittura tecnica. In questo ambito la monotonia stilistica, l’assenza di figure retoriche e l’abbassamento del registro non sono difetti, bensì caratteristiche funzionali alla chiarezza: le indicazioni per la redazione tecnica non impoveriscono la lingua in senso lato, ma regolano uno dei suoi

usi (Piemontese, 1996: 110-115).

Perché la qualità dei testi migliori in modo incrementale, l’azienda può sottoporli a una revisione periodica e riprendere o approfondire la formazione sulla base del riscontro ottenuto. In caso contrario, l’azienda dovrà impiegare continuamente nuove risorse per verificare il mantenimento dello stesso standard qualitativo, mentre con un percorso di formazione ciclica, a fronte di un investimento programmato, si ottiene un aumento della qualità.

Un elenco di consigli redazionali dovrebbe essere breve, così da poter essere assimilato più facilmente: una volta consolidato l’uso del primo nucleo di consigli, sarà possibile ampliare la lista e raggiungere livelli via via più alti. Inoltre, un elenco breve può essere utilizzato sia in fase di redazione sia per revisionare il testo, mentre verificare l’applicazione di molti consigli richiede più tempo e attenzione. Tuttavia, formulare consigli molto generici per diminuirne il numero può rivelarsi controproducente: questa strategia può generare confusione nel redattore e non consente di affrontare in modo diretto i problemi del testo, ostacolando l’apprendimento.

La dinamica di lavoro qui presentata è iterativa, partecipativa2, non arbitraria, si basa sui dati dell’esperienza, prevede un approccio pragmatico e prende in considerazione variabilità umane e compiti operativi per divenire sistemica, cioè per integrare tra loro diversi processi lavorativi. L’insieme di queste caratteristiche rende l’organizzazione del lavoro del tutto coerente con la visione dello user-centered design, la progettazione riferita all’utente, che a sua volta si rifà ai princìpi dell’ergonomia (Rinieri, 2014: 8-11). Adeguarvi le pratiche lavorative di un’azienda può avere un impatto notevole su tempi e costi, così come avviene adottando le soluzioni proposte da Zamboli, Bindi e Bacchi (cfr. 1.2): ciò costituisce esclusivamente una perdita se si considera il manuale come un prodotto di secondaria importanza rispetto all’oggetto che accompagna, e lo si realizza più per assolvere a un obbligo che non con l’intento di creare qualcosa di davvero utile. Al contrario, l’aumento di tempi e costi si rivela un investimento ammortizzabile se si ha chiaro che migliorare la qualità del manuale ha ricadute positive su altre attività: per esempio, i processi inerenti all’oggetto di riferimento e l’immagine dell’emittente migliorano (cfr. 1.1); le competenze acquisite dal redattore gli consentono di scrivere meglio tutti i testi, non solo il manuale che viene revisionato; si agevola la traduzione.

2 Nell’ambito della formazione del redattore, il ‘prodotto’ di riferimento non è il manuale ma l’insieme dei

consigli redazionali, pertanto è corretto affermare che la sua progettazione è partecipativa se coinvolge non l’utente del macchinario, ma le figure a cui i consigli sono rivolti.

Gli ultimi due esempi, in particolare, riguardano casi in cui gli sforzi relativi a un singolo testo influiscono positivamente su numerose attività di scrittura, come nel caso della traduzione di un manuale in varie lingue.

Per quanto riguarda la traduzione, un buon testo di partenza garantisce vantaggi sotto vari aspetti dell’attività: qualità, tempi, grado di automazione possibile e costi. Un testo chiaro non lo è solo per il destinatario finale, ma anche per il traduttore, che commetterà meno errori e procederà in modo più spedito. Inoltre, alcuni dei consigli per migliorare la leggibilità e la comprensibilità permettono di sfruttare in modo più proficuo e affidabile gli strumenti CAT perché, rendendo il testo più ripetitivo, aumentano il numero di segmenti che ricorrono all’interno del documento e la loro percentuale di somiglianza: questi contenuti dovranno essere tradotti solo una volta, dopo di che il traduttore potrà recuperare la prima formulazione ad ogni occorrenza della struttura. Se gli stessi criteri di redazione vengono applicati a diversi testi dello stesso emittente, si assisterà nel corso del tempo anche a un aumento delle ripetizioni tra il testo di partenza e la memoria di traduzione, che restituirà match3 più alti. Il numero di ripetizioni e match incide sui costi perché i contenuti ripetuti vengono tradotti a un prezzo inferiore: in questo caso particolare, purché lessico e strutture ricorrenti corrispondano effettivamente a un’esposizione univoca, l’aderenza ai consigli di scrittura fa sì che costi e qualità della traduzione non siano fattori tra cui cercare un compromesso, ma variabili che evolvono positivamente in parallelo.