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6. Una nuova proposta per la revisione dei manual

6.5. Revisione dell’espressione delle relazioni concettual

Connettori

Dopo la revisione del livello ‘macro’ del manuale, l’analisi si concentra su aspetti più specifici del piano espressivo (elocutio). L’uniformità espressiva permette di realizzare in modo più trasparente le varie ‘micro-finalità’ comunicative, e dunque conferisce maggiore efficacia al testo: per questo motivo la coerenza nell’uso dei connettori è un aspetto fondamentale della scrittura dei manuali (La Forgia, 2013: 113).

La revisione dell’uso dei connettori può consistere in una sostituzione lessicale, ma nonostante ciò riguarda l’aspetto sintattico del testo perché implica una riflessione sulle relazioni di significato in esso contenute e perché l’obiettivo è risolvere alcuni problemi relativi alla decodifica di tali relazioni, in particolare il nesso mal segnalato (cfr. 3.2). Ridurre la varietà nella scelta dei connettori contribuisce anche al parallelismo formale, che migliora l’usabilità del testo aumentando, per esempio, comprensibilità, stimoli all’attenzione e facilità di memorizzazione (Byrne, 2006: 173).

In genere la componente procedurale di un manuale ammette solo relazioni transfrastiche di tipo finale, temporale, condizionale, modale e, meno frequentemente, relazioni causali (La Forgia, 2011: 337 ss.). I cinque modi di espressione ritenuti linguisticamente più efficaci ed efficienti per questi nessi logici sono, rispettivamente: ‘per + infinito’, ‘quando’, ‘se’, il modo gerundio e ‘perché + indicativo’ (La Forgia, 2013: 113-117). La revisione di questo aspetto del manuale richiede un’analisi ragionata delle singole porzioni di testo per individuare la relazione di significato che effettivamente è necessario esprimere, a prescindere dalle scelte linguistiche del redattore.

Stabilizzare l’uso dei connettori corrisponde, di fatto, all’applicazione di un semplice linguaggio controllato perché si sostituiscono le strutture sconsigliate per conformare il testo a un modello. Tuttavia, questa interferenza con lo stile spontaneo del redattore è giustificata dal miglioramento del testo.

A seconda delle strutture presenti nel manuale originale, può essere sufficiente una sostituzione lessicale oppure può rendersi necessaria una riformulazione più complessa della frase. In ciascuno dei due casi, la revisione può consistere o nell’uniformazione dei sinonimi, se nel testo originale il nesso logico è segnalato correttamente ma in modo non coerente, o nella ricodifica vera e propria della relazione di significato, qualora l’autore abbia scelto connettori che non esprimono lo stesso senso richiesto dalla realtà extratestuale. Nel caso dell’uniformazione dei sinonimi, la revisione non risolve gravi

problemi di comprensione ma permette comunque di ottenere un maggiore parallelismo formale, aumentando l’automazione della traduzione e migliorando l’usabilità del manuale. Nei casi che richiedono una ricodifica, invece, la stabilizzazione delle modalità espressive si accompagna all’eliminazione di un problema concettuale, quindi il vantaggio è maggiore.

Le cinque strutture consigliate sopra, inoltre, indirizzano la scrittura verso uno stile verbale. Per esempio, per stabilizzare l’espressione della relazione modale con il gerundio può essere necessario sostituire un’espressione nominale con il verbo corrispondente (‘tramite l’apertura dello sportello’ > ‘aprendo lo sportello’). In questo caso il testo migliora sia perché se ne riduce la lunghezza, sia soprattutto perché si ottiene un’espressione più diretta, in quanto lo stile verbale è il modo più trasparente per esprimere un’istruzione, cioè un’azione da compiere. La procedura di revisione qui suggerita, pertanto, si discosta dai consigli redazionali che suggeriscono genericamente di limitare il ricorso alla subordinazione (per esempio il STE, cfr. 4.3). Un’alta frequenza di subordinate non sempre causa problemi di comprensibilità, ma anzi può contribuire a risolverli.

Anche per quanto riguarda la revisione delle subordinate finali, la prospettiva adottata qui non coincide con quella di molti prontuari di stile, in cui si vieta a priori il congiuntivo perché ritenuto intrinsecamente difficile. L’utilizzo sistematico di ‘per + infinito’ impedisce il ricorso a costruzioni con il congiuntivo, ma ciò rappresenta una semplificazione formale esclusivamente perché (e se) la finalità che si deve esprimere è concreta e non un’eventualità, quindi il congiuntivo non è indispensabile a descrivere il mondo, ma costituisce una scelta stilistica. L’obiettivo del revisore non è eliminare tutte le difficoltà, ma solo quelle inutili, aiutando il redattore a scrivere in modo diretto: come ogni altro mezzo di espressione, anche il congiuntivo deve essere usato quando è funzionale a esprimere un contenuto, e se è il mezzo più semplice per farlo. Secondo questa prospettiva è un errore sia veicolare concetti semplici in modo oscuro (cioè adottare l’antilingua, cfr. 4.1), sia appiattire la complessità del reale attraverso un testo troppo semplificato, che quindi comunica poco o male (Piemontese, 1996: 110-117). Si può e si dovrebbe ritenere trasparente anche un testo che adotta strutture complesse per esprimere contenuti complessi, come l’eventualità indicata da un congiuntivo, che richiede capacità di astrazione.

non in un caso particolare. L’incoerenza nell’uso dei connettori riguarda anche la coordinazione, ma la varietà di sinonimi utilizzata in questi casi è meno ampia e meno ambigua rispetto a quanto può avvenire per le relazioni ipotattiche descritte sopra. Per esempio, utilizzare ‘nonché’ invece di ‘e’, o ‘in alternativa’ anziché ‘oppure’ non fa sorgere dubbi sul rapporto tra le due frasi e non modifica la sintassi del periodo perché tutte le varianti sono congiunzioni coordinative. Non si verifica quindi il problema di avere strutture molto diverse tra loro che veicolano significati simili o identici, come invece avviene nel caso in cui il redattore alterni congiunzioni subordinanti a locuzioni preposizionali o a casi in cui la relazione concettuale è implicita, o espressa dal verbo (per esempio: ‘non fare X perché Y’ > ‘dal momento che Y, non fare X’ > ‘non fare X. Ciò determina Y’). Per questo motivo, modificare la gestione della coordinazione è svantaggioso dal punto di vista del rapporto tra risorse impiegate per la revisione e miglioramento del testo, per quanto riguarda sia la comprensibilità sia il parallelismo formale.

L’unico caso in cui appare utile stabilizzare l’espressione della coordinazione è la congiunzione avversativa, perché uno dei connettori comunemente usati è ‘mentre’, che nel suo significato letterale esprime contemporaneità e non opposizione. Ciò potrebbe causare errori di comprensione perché il lettore potrebbe interpretare le alternative presentate nelle due proposizioni come azioni da compiere nello stesso momento, e non come due casi distinti. È quindi necessario uniformare l’uso di ‘ma’ come unico connettore avversativo e stabilizzare l’espressione della contemporaneità, per esempio con l’avverbio ‘contemporaneamente’, sconsigliando l’utilizzo di ‘mentre’ in entrambi i casi (La Forgia, 2011: 338-339).

Una strategia di revisione che entra in dettaglio solo nella misura in cui ciò consente di risolvere effettivi problemi di comprensibilità e usabilità presenta il vantaggio di essere motivata secondo criteri oggettivi ricavati da riflessioni linguistiche. Inoltre, questo approccio garantisce che tutti gli sforzi compiuti dai redattori per apprendere quanto viene proposto e per adeguare il proprio stile siano finalizzati a un effettivo miglioramento del testo. Nel caso di linguaggi controllati particolarmente estesi non è sempre così: gli sviluppatori del STE (cfr. 4.3), per esempio, per mantenere fede all’obiettivo di regolare tutte le scelte del redattore hanno dovuto formulare una parte dei consigli redazionali in modo arbitrario, ponendo difficoltà aggiuntive talvolta non sufficientemente motivate.

Relazioni di significato interne alla frase e formule fisse

La revisione può proseguire analizzando due caratteristiche: l’espressione delle relazioni di significato interne alla frase, con lo scopo di uniformare l’introduzione dei complementi, e l’utilizzo delle formule che dovrebbero seguire uno schema fisso, come i rimandi a figure e tabelle o ad altre sezioni del manuale.

Una revisione di questo tipo incide soprattutto, se non esclusivamente, sul parallelismo formale, e non è quindi fondamentale per aumentare la qualità del testo: se non si riscontrano casi di forte ambiguità può essere evitata o rimandata a un secondo momento, in cui i redattori abbiano risolto i problemi più gravi dei loro testi. Questi aspetti dell’espressione linguistica, infatti, non pregiudicano in genere la comprensione del testo: trascurando aspetti come scorrevolezza e naturalezza espressiva, per un lettore anche poco esperto le frasi ‘maneggiare il pezzo X con la pinza’ e ‘maneggiare il pezzo X tramite la pinza’ si equivalgono. Lo sforzo di decodifica determinato dalla leggibilità del testo è sostanzialmente lo stesso indipendentemente dalla preposizione scelta, e anche la comprensibilità non cambia perché in entrambi i casi il lettore può dedurre il senso della frase dalla presenza di un’azione, un oggetto e uno strumento chiaramente identificati.5

Si consiglia quindi di procedere per gradi, dando ai redattori il tempo di comprendere le varie proposte e di sviluppare strategie di scrittura consapevoli.

Qualora si decida di effettuare questo tipo di revisione, siccome il suo scopo è migliorare il parallelismo formale del manuale, per amplificare l’effetto sul testo si possono selezionare i complementi o le formule che ricorrono più spesso, come i riferimenti incrociati o i complementi di mezzo o strumento.