6. Una nuova proposta per la revisione dei manual
6.6. Revisione della coerenza lessicale e fraseologica
• Terminologia, lessico, collocazioni
In questa fase della revisione l’obiettivo è aumentare l’usabilità del manuale rendendo preciso e monoreferenziale l’uso di terminologia e lessico comune (cfr. 2.3). Si dovranno pertanto individuare i significati che vengono espressi in modi diversi all’interno del testo, valutare l’alternativa comunicativamente più efficace ed efficiente, e uniformare le altre scelte linguistiche a questa versione.
5 In 6.6 si argomenta la necessità di individuare chiaramente azioni e referenti e si propone come revisionare
I termini sono parole o espressioni per cui l’emittente ha la necessità di creare una relazione chiaramente biunivoca tra segno e referente, usandoli quasi come se fossero nomi propri. Molti di questi vocaboli sono sostantivi e indicano le parti dell’oggetto che il manuale accompagna e gli strumenti o prodotti a esso relazionati, ma anche i verbi possono acquisire lo status di termini quando l’emittente deve identificare un’azione. L’uso coerente dei termini nelle istruzioni permette all’utente di capire esattamente cosa deve fare e quale sarà l’oggetto della sua azione. Tuttavia, anche i sostantivi e i verbi che non sono termini svolgono un ruolo importante per la comprensione del testo, quindi è utile stabilizzare anche l’uso di queste parole. In particolare, La Forgia (2013: 113) suggerisce di creare schede lessicografiche che indichino il significato selezionato dall’azienda per i singoli vocaboli, formando una versione semplice di linguaggio tecnico controllato. Tale sistema tende a eliminare la polisemia e deve ricercare la massima trasparenza prediligendo espressioni semplici, concrete e non figurate: in questo modo si conferiscono al testo precisione, univocità e, dal punto di vista del destinatario, una maggiore economia linguistica.
Stabilizzare l’utilizzo di sostantivi e verbi produce di rimando una maggiore coerenza fraseologica, che è possibile incentivare creando una lista di collocazioni (La Forgia, 2013: 156) a uso dei redattori. «[L]a collocazione è il fenomeno fraseologico per cui in una data lingua alcune parole tendono ad associarsi e a essere utilizzate in combinazione fra loro in modo ricorrente» (Bersani Berselli, 2011: 70, enfasi mia): questo comportamento linguistico, dunque, non viene valutato tanto sul piano della correttezza formale, quanto piuttosto su quelli della naturalezza espressiva e della prevedibilità. Questa fase della revisione, dunque, apporta un miglioramento al testo perché permette al redattore di sfruttare a vantaggio della comprensione i meccanismi predittivi attivati dal lettore (cfr. 2.3), e non perché variare le collocazioni sia un errore linguistico al pari di quelli grammaticali. Nella lingua comune ogni sostantivo colloca normalmente con più verbi e viceversa, ma nella scrittura tecnica la coerenza nelle scelte lessicali agevola la decodifica, soprattutto perché si tratta di una scrittura funzionale, ovvero di testi che vengono letti per svolgere altre azioni, da lettori che devono contemporaneamente preoccuparsi di capire il manuale e confrontarne i contenuti con la realtà extralinguistica. Questa particolare difficoltà motiva la rinuncia alla varietà sinonimica e alla creatività espressiva nella scrittura tecnica (cfr. 4.3).
lettura sia sulla comprensione: da un lato, infatti, si può ipotizzare che la coincidenza tra le espressioni utilizzate nel testo e le ipotesi di co-occorrenza del lettore consenta una maggiore velocità di lettura, mentre dall’altro lato si facilita la corretta interpretazione del testo eliminando alcuni problemi di identità ostacolata (cfr. 3.2). Nell’esempio 1 in 5.1,6 il redattore si riferisce allo stesso oggetto chiamandolo prima ‘apparecchiatura’ e poi ‘prodotto’: questa incoerenza può ostacolare il riconoscimento del legame tra segno linguistico e significato. Una revisione di lessico e fraseologia, infine, agevola la traduzione assistita perché la memoria restituirà match più frequenti, di percentuale più alta e più affidabili in quanto dovuti a un’effettiva coerenza espressiva e non a ridondanze ambigue.
• Espressioni non necessarie
La revisione del manuale si completa con l’eliminazione di alcune caratteristiche formali sconsigliate, quali l’espressione di giudizi e l’utilizzo di espressioni pleonastiche, costruzioni semanticamente vuote e perifrasi, che rendono il testo prolisso. Un redattore che utilizza spesso queste strutture non adotta uno stile funzionale alla comunicazione tecnica perché non distingue chiaramente i ‘segnali’ dal ‘rumore’ (cfr. 2.3), perciò richiede al proprio destinatario uno sforzo cooperativo ingiustificato.
L’eliminazione delle perifrasi si concretizza soprattutto nella stabilizzazione dell’espressione di istruzioni e divieti con l’infinito (eventualmente preceduto da ‘non’), eliminando tutte le espressioni come ‘si ricorda di’, ‘non è consentito’ e varianti. Grazie a questa riformulazione le finalità del testo si realizzano a livello espressivo in modo trasparente e diretto, aumentando l’efficacia comunicativa del manuale. L’istruzione e il divieto sono contenuti molto ricorrenti in un manuale ed è fondamentale che vengano espressi in modo linguisticamente economico perché la loro mancata comprensione può determinare rischi per la sicurezza o l’impossibilità di usare l’oggetto che il manuale accompagna, e quindi il fallimento della comunicazione.
Eliminare le perifrasi di istruzioni e divieti riduce la frequenza di alcune costruzioni, tra cui le forme passive del verbo (per esempio in frasi come ‘l’esposizione della macchina
6 Orig.: Una volta terminato il trattamento, un tecnico qualificato deve controllare che il liquido non abbia
oltrepassato anche la membrana del secondo filtro (posto in serie al primo verso il sensore), nel qual caso deve procedere al controllo anche dell’interno dell’apparecchiatura per stabilire se eventualmente è necessaria una sanitizzazione prima di rimettere in funzionamento il prodotto. (enfasi mia)
alle intemperie deve essere evitata’ > ‘non esporre la macchina alle intemperie’). Molti prontuari di scrittura tecnica sconsigliano la forma passiva, e anche in questo caso se ne disincentiva l’utilizzo ma, come argomentato anche a proposito dell’utilizzo del congiuntivo (cfr. 6.5), il motivo non è la difficoltà formale della struttura, bensì la sua scarsa trasparenza rispetto alla finalità comunicativa del frammento testuale in cui essa compare. La frase di esempio non deve descrivere una situazione in cui un referente subisce un’azione, ma istruire sull’installazione della macchina. La riformulazione di istruzioni e divieti con l’infinito, pertanto, elimina strutture completive e forme passive per rispondere alla necessità, argomentata da La Forgia (2013: 108-112), di differenziare i mezzi di espressione in base alla natura descrittiva o istruzionale dei singoli frammenti di testo. In particolare, la revisione di istruzioni e divieti ha come obiettivo l’esplicitazione del soggetto e la coincidenza tra soggetto logico e soggetto grammaticale. Il ricorso alla forma passiva risulta tuttavia utile, per esempio, per chiarire quali azioni vengono eseguite automaticamente dal macchinario e quali, invece, l’utente deve compiere seguendo le istruzioni (La Forgia, 2013: 127-128), anche questa volta nell’ottica di realizzare una coerenza non solo nel lessico, ma anche nelle strutture utilizzate, per agevolare la creazione di un modello mentale da parte dell’utente.
I giudizi devono invece essere rimossi sia perché la funzione referenziale del manuale non ammette questo tipo di contenuto, sia perché essi rispecchiano il punto di vista dell’emittente e non quello del destinatario: questo approccio consente di soddisfare il requisito dell’oggettività (cfr. 2.3) e di conformarsi meglio alle convenzioni di genere (cfr. 2.2).