• Non ci sono risultati.

Il Progetto Integrato: una sfida per lo sviluppo sostenibile

3. Il polo produttivo tessile di San Giuseppe Vesuviano

3.1 Il Progetto Integrato: una sfida per lo sviluppo sostenibile

polo produttivo

All’epoca della creazione del distretto era stato elaborato un

Pro-getto Integrato (PI) con l’obiettivo di sviluppare e far crescere il polo

industriale e promuovere l’internazionalizzazione delle imprese ad esso appartenenti. Il progetto prevedeva i seguenti interventi:

 infrastrutturazione primaria e secondaria, sia con strutture edilizie che con opere di urbanizzazione;

 rete telematica di distretto, ovvero, unire in punti virtuali i nodi strategici e offrire gli strumenti necessari alla gestione sinergica dei servizi erogati;

 strutturazione del Centro Servizi Integrati che doveva essere orga-nizzato in due blocchi funzionali: il primo, destinato ad attività di interesse pubblico, che doveva ospitare il centro di assistenza all’emersione, lo sportello unico comprensoriale, l’osservatorio sull’andamento dell’economia distrettuale, il centro studi sul sommerso, l’ufficio stampa e comunicazione del distretto; il secon-do, era stato pensato come sistema di servizi direttamente a sup-porto delle imprese con particolare attenzione all’internaziona-lizzazione, alle ricerche di mercato sul sistema moda, all’ottenimento di certificazioni di prodotto/processo, all’attività di formazione continua, all’assistenza per la realizzazione di marchi comuni, ai servizi di logistica integrata e al supporto per l’accesso al credito;

 nodo intermodale di scambio;

 produzione di energia alternativa attraverso impianti fotovoltaici a servizio delle singole iniziative e delle aree industriali.

Dalla documentazione del PI si evince che le azioni peviste copri-vano diverse aree tematiche, in base alle Linee guida ISO 2600: gover-no del distretto, diritti umani, rapporti e condizioni di lavoro,

ambien-te, corrette prassi gestionali, aspetti specifici relativi al consumatore, coinvolgimento e sviluppo della comunità.

Per quanto riguarda la governance, il Progetto non prevedeva la creazione di un governo del distretto, in quanto, alla data di presenta-zione del PI, la legge regionale doveva approvare la creapresenta-zione del co-mitato del distretto, composto dai rappresentanti dei comuni di ap-partenenza, dalle associazioni di categoria, dalla CCIAA, dalle orga-nizzazioni sindacali. Pertanto si sarebbe da lì a poco creata una

gover-nance (il comitato) che avrebbe dovuto avere il compito di sviluppare

un piano strategico di indirizzo, considerando le specificità del territo-rio e le caratteristiche delle imprese.

Con riferimento alle tematiche dei diritti umani, rapporti e condizioni

di lavoro e corrette prassi gestionali, la ricerca, sulla base delle

informa-zioni contenute nel Progetto Integrato, registra che in questo territorio è diffuso il lavoro sommerso, l’utilizzo dei lavoratori extracomunitari, come pure si evince la difficoltà di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro.

Il Progetto Integrato segnalava la volontà di attuare politiche di economia sociale, ovvero, di emersione del lavoro irregolare ed inten-deva impiantare sul territorio un centro di assistenza di emersione del sommerso e di sviluppo di una economia sociale del territorio. L’idea centrale da sviluppare era la diffusione ed il radicamento presso il tes-suto imprenditoriale locale della convenienza dell’impresa all’emersione. L’evasione è spesso provocata dalla non conoscenza dei reali costi dell’evasione e, a tale scopo, il progetto intendeva offrire al-le imprese emergenti una serie di servizi di assistenza e consual-lenza gratuiti: assistenza fiscale, legale e amministrativa all’emersione; assi-stenza in materia di sicurezza sul lavoro; assiteassi-stenza formativa per l’inserimento e il reinserimento dei lavoratori, l’aggiornamento e lo

start-up d’impresa.

La creazione di un centro di assistenza all’emersione avrebbe reso visibile la presenza di un soggetto che doveva operare in modo speci-fico per assistere le imprese e i lavoratori all’emersione. Inoltre, tale centro avrebbe dovuto affrontare anche la problematica dell’emersione delle imprese create dalle comunità immigrate nel ter-ritorio. La massiccia presenza di immigrati sul territorio, per la gran parte cinesi, che conducono attività d’impresa sommerse, ha, negli

ul-timi anni, completamente stravolto la realtà produttiva e commerciale del territorio, comportando cambiamenti non sempre positivi nel tes-suto sociale, economico e culturale. Data la gravità e la diffusione del fenomeno, la ricerca ha rilevato che non è più pensabile programmare lo sviluppo economico di questa’area senza affrontare questa proble-matica.

Le azioni specifiche a favore degli immigrati, previste nel PI, si sa-rebbero dovute concretizzare nei seguenti interventi: alfabetizzazione, informazione, orientamento e sostegno tecnico-operativo in materia di prevenzione infortuni ed igiene sul lavoro. Altro campo di interesse sarebbe stato la prevenzione dell’irregolarità, attraverso anche un’azione nelle scuole23.

Il territorio, in oggetto, è molto esposto al fenomeno del sommerso per una molteplicità di ragioni di tipo culturale, storico, sociale ed economico. Tale fenomeno, se nel passato ha costituito un elemento di competitività, pur in una logica distorta del mercato, ormai è divenuto un peso che impedisce alle imprese di poter crescere e di affrontare in modo proattivo le sfide del mercato internazionale. Per tali motivi gli interventi previsti sono ritenuti di priorità assoluta, in quanto scopo dell’emersione è quello di riqualificare l’intero mondo della cultura d’impresa, non solo migliorare le condizioni materiali, finanziarie e di tutela giuridica del lavoro, ma anche “creare un’etica del fare profitto in

impresa” che consenta di sviluppare una cultura d’impresa che abbia

ben chiaro il valore che essa rappresenta per lo sviluppo territoriale e la qualità della vita delle persone.24.

Il Progetto Integrato, oltre a prevedere linee di azione specifiche per favorire la partecipazione delle donne attraverso il rafforzamento dell’imprenditorialità femminile, si poneva anche l’obiettivo di garan-tire opportunità a uomini e donne in termini di crescita occupazionale e professionale. Ancora si prevedeva l’utilizzo di specifici strumenti e metodologie che avrebbero permesso di misurare e valutare l’impatto di genere prodotto25. Altri interventi riguardavano la formazione di

23 P.I. – scheda generale e scheda centro assistenza all’emersione.

24 Progetto Integrato - scheda centro di assistenza all’emersione.

figure professionali specializzate da inserire nelle imprese dell’area di riferimento.

Per quanto concerne la tematica dell’ambiente, il Progetto prevede-va alcune opere infrastrutturali volte a migliorare le aree industriali e cittadine, quali: schermature verdi, piantumazioni di alberi nelle aree di parcheggio e come arredo dei lotti del distretto, sistemi di irregi-mentazione delle acque con realizzazioni di presidi idraulici (vasche di decantazione, sedimentatori, disoleatori, e altro) che dovevano con-tenere il rischio della contaminazione delle acque sia in presenza di eventi estremi sia in caso di sversamenti accidentali, coperture “a giardino” degli stabilimenti industriali e sistemi di produzione di energia rinnovabile. Si puntava, soprattutto, sugli impianti di produ-zione di energia alternativa, ovvero, gli impianti fotovoltaici. Il foto-voltaico, infatti, è sicuramente la più appropriata fonte di energia rin-novabile in grado di produrre energia elettrica su grande scala, so-prattutto in Italia meridionale dove i livelli di insolazione sono elevati. Gli impianti per la produzione di energia elettrica dovevano essere realizzati nelle nuove aree PIP di Palma Campania e San Giuseppe Vesuviano. Tali impianti dovevano essere installati sulle coperture e sulle facciate dei singoli capannoni integrandosi con le nuove struttu-re edilizie26. L’adozione di tali soluzioni avrebbe comportato il miglio-ramento non solo delle condizioni di benessere bioclimatico per gli utenti dell’edificio, ma anche reso autosufficiente energeticamente gli edifici27. La realizzazione degli impianti fotovoltaici avrebbe permesso di costruire per la prima volta una struttura al servizio dell’intero di-stretto favorendo il miglioramento della sostenibilità ambientale.

Inoltre, il Progetto Integrato prevedeva anche la successiva elabo-razione di un Piano d’azione per lo sviluppo sostenibile del distretto e di un Progetto sperimentale di “Ecolabeling”, con le imprese che avrebbero conseguito standard di qualità di performance generale (ISO 9000), ambientale (ISO 14000 e EMAS) e di responsabilità sociale (SA8000).

26 La tecnologia fotovoltaica consente di trasformare direttamente la luce solare in energia elettrica. Il dispositivo più elementare capace di operare una tale conversione è la cella fotovoltaica.

In relazione alla tematica aspetti specifici relativi ai consumatori, dall’analisi del PI si evince la volontà di voler attuare iniziative rivolte all’educazione del mercato ad un consumo sostenibile, attraverso la creazione di alcuni Consorzi (Napoli 2001, Centro Moda Campano, CO.VES.Scarl., CI.VES.). Tali consorzi avevano come obiettivi: la crea-zione di un marchio del prodotto per chiarirne la provenienza e dare la giusta visibilità alle aziende della sub-fornitura e fornitura diretta; la comunicazione di utilizzo di materiali riciclati nelle lavorazioni; la rea-lizzazione di un Town Center per l’assistenza alberghiera ai clienti. Al-tri obiettivi dei consorzi erano: favorire lo sviluppo di nuove realtà im-prenditoriali e creare occupazione aggiuntiva; favorire l’emersione28.

Per quanto concerne l’area coinvolgimento e sviluppo della comunità erano state previste diverse azioni: segretariato sociale e sistema infor-mativo unitario; servizio socio-psico-educativo per l’infanzia e l’adolescenza; assistenza domiciliare integrata per anziani e disabili; centri diurni polivalenti per minori; centri di accoglienza per immigrati e povertà estreme; sostegno e supporto alle famiglie in difficoltà. Il di-stretto, in questo campo, sarebbe diventato un nuovo modello di politi-che sociali con investimenti nelle capacità individuali, attribuendo alle autonomie locali un ruolo di primo piano e garantendo il coinvolgimen-to di una pluralità di soggetti, pubblici e privati, profit e non-profit29.

Tra i tanti interventi previsti nel PI è stato realizzato negli anni scorsi un laboratorio tessile destinato alle persone con difficoltà eco-nomiche e che avessero voglia di imparare un mestiere30.