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Social capital e strategie di sostenibilità: una relazione biunivoca

Il capitale sociale è un concetto interattivo, è il prodotto della coo-perazione tra risorse umane in azienda, business partner, istituzioni, collettività.

15 In Italia, nel 2012, è stato lanciato il progetto interregionale Creazione di

una rete per la diffusione della responsabilità sociale d’impresa, al quale hanno

aderito tredici Regioni italiane, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il Ministero dello Sviluppo Economico. Finalità principale del progetto è aumentare la diffusione della responsabilità sociale tra le imprese attraverso un processo di scambio e di apprendimento reciproco con le pubbliche amministrazioni coinvolte.

I network sono una fonte del social capital (Burt, 2000). Nelle reti il capitale sociale si sviluppa al suo interno, grazie all'insieme di rela-zioni che si innescano nella rete; ne rappresenta il collante che man-tiene insieme queste relazioni, ma allo stesso tempo può determinare un sistema di relazioni così forte da rappresentare un ostacolo alla modifica della composizione del network (Kontinen, Ojala, 2012). All’esterno del network, le relazioni con gli attori, con il contesto terri-toriale e gli institutional arrangements influenzano il capitale sociale (Spence et al., 2003). Queste relazioni, diversamente definite in lettera-tura - social capital bonding, per quei legami che sussistono tra soggetti caratterizzati da una situazione simile; social capital bridging, per rife-rirsi anche agli attori distanti; social capital linking, per le relazioni in-staurate tra attori che si trovano in situazioni completamente differen-ti e al di fuori della comunità analizzata- spiegano la possibilità per il

network di attingere a risorse che non sono reperibili all'interno della

comunità (Burt, 1992).

Il capitale sociale è dunque un concetto multidimensionale, carat-terizzato: 1) da una dimensione strutturale, relativa alla struttura della rete sociale che si forma al suo interno; 2) da una dimensione di tipo relazionale, che si riferisce all'insieme degli elementi che posso-no condizionare il comportamento degli attori in una collaborazione, elementi come fiducia, affidabilità, obblighi e aspettative, che inter-vengono a disciplinare l'attività di networking; 3) da una dimensione cognitiva, che si spiega attraverso la possibilità per tutti i partecipan-ti di comprendere quali siano gli obietpartecipan-tivi comuni e condividere lin-guaggi e codici necessari per il coordinamento e la gestione dell'atti-vità di rete al fine di trarne un vantaggio reciproco (Sorama et al., 2004).

Nel concetto di capitale sociale trova origine la nozione di relational

goods (Gui, 1987), ossia di risorse di fiducia, di legittimità, di

reciproci-tà e di consenso. Queste risorse sono gli assets del social capital. Putnam (1993) ne sottolinea la capacità di migliorare l’efficienza della società, in quanto facilitano il coordinamento delle azioni. Anche i sociologi del network hanno sottolineato che i legami forti rendono efficiente la trasmissione delle informazioni che conduce ad una cooperazione ef-ficace delle strutture (Granovetter, 1973). Il social capital funziona quindi come il capitale fisico (es. i ponti e le strade), consente ai

citta-dini di perseguire i loro scopi in maniera efficiente, riducendo i costi di transazione e migliorando la prosperità di un’area geografica, in termini economici e di democratic self-regulation (Putnam, 1993).

L’esistenza di un nesso tra network, social capital e bene comune evidenzia che se, da un lato, le imprese devono essere interessate allo sviluppo della società in cui risiedono, poiché sono esse stesse in-fluenzate dalla società, dall’altro, è nel loro interesse partecipare atti-vamente al suo sviluppo e a far crescere la collaborazione: «investment

in social capital thus could be seen as a major contribution to the common good» (Spence, Schmidpeter, 2003, p. 94). Si è scritto che

«Responsabili-tà economica e sociale, ma anche gratui«Responsabili-tà, solidarie«Responsabili-tà, partecipazione, sono gli ingredienti per lo sviluppo ed il rilancio economico dei terri-tori locali trainato da PMI che dal territerri-torio traggono le condizioni di diversità e di identità» (Del Baldo, 2009, p.91).

Il luogo può fungere da importante determinante dei percorsi di sostenibilità. Numerose ricerche hanno sottolineato l’importanza della “qualità” del contesto socio-culturale, quale fattore determinante della competitività delle imprese, fattore primario che può dar luogo a te-mibili differenziali di competitività dovuti a fattori irriducibili o diffi-cilmente riducibili, in quanto non esportabili da un paese ad un altro, rappresentando un’espressione dell’identità culturale di un sistema-paese (Vaccà, 1993). Il luogo diviene un’area di produzione di cono-scenze specifiche (conocono-scenze contestuali) e di meccanismi di intera-zione sociale (reti di relazioni interpersonali) (Garofali, 1991) che sup-portano la capacità innovativa delle imprese, anche verso percorsi di sostenibilità. Di contro, nei casi in cui si verifica un impoverimento del valore del territorio, che peggiora la qualità della vita delle persone e che determina una perdita di valore dell’area, viene di fatto reciso quel legame di mutua reciprocità tra competitività economia e sociale. In questi casi un modello collaborativo di tipo sostenibile può contri-buire a ricucire questo legame. Infatti se azioni di sostenibilità vengo-no portate avanti attraverso l’engagement di diversi stakeholder del si-stema locale, attraverso una partecipazione ampia e comprensiva di diverse istanze e avviando un processo di collaborazione che possa portare ad una condivisione di obiettivi e di azioni che si vogliono implementare, verranno a crearsi quelle condizioni necessarie per

stimolare la riqualificazione delle risorse del sistema locale, ripristi-nando quel circolo virtuoso in cui il sistema locale funge da determi-nante attiva nella creazione del vantaggio competitivo, soprattutto delle PMI (cfr. figura n. 11).

Figura n. 11

Territorio, Imprese, Sostenibilità: costruire lo sviluppo economico sul benessere sociale

Fonte: adattato da De Chiara, 2012

Occorre quindi investire nella costruzione di un forte nesso tra ca-pitale relazionale dell’impresa, sostenibilità e competitività dei sistemi produttivi, dando enfasi alle specializzazioni del territorio e alla quali-tà dei processi e dei prodotti. La gestione del capitale sociale è dunque un aspetto importante per rafforzare le stesse relazioni nel sistema lo-cale e risulta oltremodo strategica per quei modelli competitivi dell’azienda e del network che fanno leva sullo sviluppo di tipo soste-nibile e, pertanto, sono orientati a trovare soluzioni strategiche ed operative che incontrano gli interessi di una varietà di individui e

sta-keholder. Si è detto che la sostenibilità è indirizzata ad incontrare gli

alle gratificazioni morali (Baldarelli, 2008) e alla buona reputazione del comportamento (Brennan, 1994).

La gestione del capitale sociale, nella prospettiva della sosteni-bilità, può dunque portare da un miglioramento delle relazioni nelle filiere, nei network, nei sistemi locali, costruendo un circolo virtuoso che rafforza il social capital.

PRINCIPI E STRUMENTI PER GESTIRE LA SOSTENIBILITÀ NEI CLUSTER