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La lettura unitaria e trasversale dei risultati ottenuti dall’indagine condotta su ogni polo produttivo, consente di evidenziare similitudini e differenze rispetto a fattori che spiegano la nascita, le motivazioni e la gestione delle iniziative di sostenibilità (cfr. tabella n. 9).

Tabella n. 9

La sostenibilità nei distretti industriali/poli produttivi indagati

Nascita del network Presistente alla sostenibilità. Presenza di un’agenzia del

distretto

Non sempre presente (fanno eccezione il distretto Agro-alimentare di Nocera Inferiore –Gragnano ed i poli produttivi della gioielleria).

Presenza di una governance per la sostenibilità

Non sempre presente.

Quando presente coincide con gli organi di governo del distretto/polo.

Nascita dei progetti di sostenibilità

Di tipo bottom up. Motivazione dei progetti

intrapresi

Penetrare in nuovi mercati, rafforzare la presenza sui mercati esteri.

Dimensione/attività della sostenibilità intrapresa

Ambientale e sociale. Si rileva un’influenza esercitata dal tipo di settore e dai mercati serviti.

Criticità della gestione a livello di distretto

Rilevate nella governance. Supporto pubblico con

riferimento alla sostenibilità

Non sempre presente ma dichiarato fondamentale.

I poli produttivi analizzati sono tutti network presistenti alle inizia-tive di sostenibilità, network di tipo bottom up, creatisi per l’aggeregazione volontaria delle imprese in specifiche aree territoriali, in epoche remote. Di antichissime origini sono le attività conciarie che in Campania risalgono al XVI secolo; ancora prima nascono le lavora-zioni tessili, documentate sin dal 1300, con l'esistenza di un'associa-zione dei Cimatori dei panni di lana e dei sarti e successivamente, nel settecento, con la formazione del polo sierico di San Leucio, sede di attività produttive di tessuti in seta per l’arredamento di altissima qualità. Ancora, il polo orafo campano risale al tempo di Federico II di Svevia, epoca in cui erano già presenti nella zona del napoletano alcu-ni laboratori orafi .

Il riconoscimento formale di queste reti di imprese in distretti in-dustriali è avvenuto molto più tardi (1996-1997), con le delibere della regione Campania. La ricerca ha messo in luce che il cammino intra-preso verso la costituzione ed il riconoscimento dei distretti non è sempre stato portato a termine, ad esempio non è stata data attuazio-ne alle delibere per il funzionamento operativo dei distretti che pre-vedevano la costituzione di comitati di distretto che dovevano interes-sarsi della gestione strategica degli stessi.

Tra i distretti industriali campani, solo il distretto Agroalimentare di Nocera Inferiore–Gragnano si caratterizza per avere una

governan-ce definita ed una sede fisica che rappresentano il distretto, oltre ad

diversamen-te nella maggioranza dei distretti analizzati si registrano comitati oc-casionali che hanno il compito di portare avanti singoli progetti. La mancanza della governance del distretto, definita ed unitaria, rappre-sentativa delle imprese, ma anche degli attori pubblici, rappresenta – come si dirà meglio nel seguito, un elemento cruciale, che, secondo gli intervistati, è stata causa del fallimento di alcuni distretti e della difficoltà di cogliere tutte le opportunità di sviluppo per quelli anco-ra in vita.

Discorso diverso va fatto per i poli produttivi dell’oreficeria, in quanto quelli analizzati hanno configurazioni giuridiche specifiche – si tratta, infatti, di consorzi, società consortili ed associazione con sta-tuto-, che consentono di individuare chiaramente gli organi di gover-no degli stessi.

La ricerca ha registrato che la modalità di formazione del network che adotta pratiche sostenibili è di tipo bottom up. Come detto, si tratta di distretti e poli pre-esistenti di antica tradizione che, in pochissimi ca-si, si connotano per la presenza di un’agenzia di direzione del distretto. Per quanto concerne le motivazioni ed i benefici raggiunti (o che si intendono raggiungere dai network), sia rispetto ai beneficiari del pro-getto, intendendo le imprese appartenenti al network, sia ai soggetti esterni a cui il progetto si rivolge, è interessante registrare che tutti i poli indagati hanno affermato che la motivazione principale all’implementazione di iniziative di sostenibilità risiede nella penetra-zione in nuovi mercati o nel rafforzare la presenza sui mercati esteri, laddove i distretti registrano una forte attenzione alle tematiche della sostenibilità da parte dei loro clienti esteri. Ciò fa emergere chiara-mente la consapevolezza, in molti dei network indagati, che le azioni di sostenibilità possano rispondere alla ricerca di nuovi modelli competi-tivi per rafforzare la performance del polo produttivo e delle imprese. Pertanto i progetti intrapresi non sono vissuti come azioni filantropi-che o di mero miglioramento della reputazione del network.

Dall’analisi effettuata, i comportamenti prevalenti dei distretti e dei poli indagati possono essere ricondotti al modello di Gereffi e Lee (2016) ed, in particolare, ai seguenti percorsi:

“market-driven path”, in risposta ai miglioramenti richiesti dal mer-cato;

“cluster-driven path”, in risposta alle stesse esigenze delle imprese che attivano un’azione collettiva.

In alcuni casi i network hanno descritto la necessità di una maggio-re apertura ai mercati esteri, attraverso l’adozione di pratiche di so-stenibilità, a fronte di mercati interni piuttosto stagnanti (distretto conciario; polo torrese dei gioielli), o diversamante hanno implemen-tato iniziative di sostenibilità per rispondere alla normativa di settore, nei mercati esteri (distretto Agroalimentare).

I benefici ottenuti, nella maggioranza dei casi analizzati, sono espressi in termini di accesso a nuovi mercati, esternalità positive sulla collettività e rafforzamento reputazionale del distretto, ma, in alcuni casi, anche del territorio. Infatti, nel polo produttivo dei gioelli in co-rallo, presente nella città di Torre del Greco, emerge un forte legame del polo produttivo (Assocoral) con il territorio di appartenenza e la piena consapevolezza del valore del rapporto di reciproca interdipen-denza tra imprese del settore ed il proprio territorio. Il sostegno della comunità è considerato fondamentale ed è proprio verso la comunità locale che l’associazione si impegna costantemente, registrando un ri-torno positivo in termini di competitività, con riscontri importanti an-che nei mercati internazionali, non solo circostritto alle imprese asso-ciate ma che interessa il territorio di Torre del Greco e della Campa-nia.

In relazione allo stato dell’arte delle politiche di sostenibilità nei distretti e nei poli indagati, occorre chiarire che non per tutti i distret-ti/poli si può parlare di politiche, in quanto in alcuni casi si registrano azioni sproradiche e non coordinate. Le iniziative rilevate afferiscono ad entrambe le dimensione della sostenibilità, quella ambientale e quella sociale, con una caratterizzazione per network che sembra con-dizionata anche dalla specializzazione dell’attività produttiva (cfr. ta-bella n. 10).

L’analisi delle caratteristiche della filiera produttiva è, dunque, un elemento di studio importante e preliminare alla comprensione delle problematiche “etiche” dei poli produttivi, all’implementa-zione di progetti di sostenibilità e alla progettaall’implementa-zione di strumenti di

management più idonei alle caratteristiche delle attività che la

Tabella n. 10

Principali iniziative di sostenibilità realizzate dai distretti/poli indagati

Distretti/poli Ambiti (linee guida ISO 26000) Distretto agroalimentare

di Nocera Inferiore -Gragnano

Governance,

Politiche di sostenibilità ambientale, Corrette prassi gestionali,

Coinvolgimento e sviluppo della comunità. Distretto conciario di

Solofra

Politiche di sostenibilità ambientale, Coinvolgimento e sviluppo della comunità. Aspetti relativi ai consumatori.

Polo gioielleria (Consorzio Antico Borgo Orefici)

Coinvolgimento e sviluppo della comunità, Aspetti relativi ai consumatori.

Polo gioielleria (Assocoral) Politiche di sostenibilità ambientale, Coinvolgimento e sviluppo della comunità,

Aspetti relativi ai consumatori. Polo Gioielleria (Il Tarì) Politiche di sostenibilità ambientale,

Coinvolgimento e sviluppo della comunità.

Le politiche di sostenibilità ambientale sono giudicate molto im-portanti soprattutto rispetto al giudizio dei consumatori internaziona-li, definiti più attenti alle tematiche della tutela dell’ambiente (distret-to conciario di Solofra e distret(distret-to agroalimentare di Nocera-Gragnano) e che, in alcuni casi, in riferimento alle grandi multinazionali e ai big

retailers, hanno posto i temi della sostenibilità al centro delle proprie

strategie di sviluppo. In particolare, si registra una forte convinzione nella presidenza del distretto agroalimentare della necessità di creare una filiera ad alto contenuto ambientale e nel distretto conciario, che sottolinea gli importanti benefici ottenibili nelle relazioni con le istitu-zioni, i finanziatori e la comunità.

La ricerca ha inoltre rilevato che, in alcuni casi, i poli indagati ri-tengono strategica l’azione di intraprendere iniziative in favore della comunità, affermando che queste azioni hanno l’effetto di rafforzare il senso di appartenenza al territorio con una ricaduta positiva sia per il distretto/polo che per le imprese che ne fanno parte. Ciò emerge in particolar modo nei poli produttivi dell’oreficeria. Per il Consorzio Antico Borgo Orefici viene esplicitamente dichiarata la volontà di fa-vorire la riqualificazione del centro storico della città napoletana,

crea-re nuova occupazione per i giovani in un settocrea-re d’eccellenza, con l’intento di ricostruire il modello Borgo Orefici in un microcosmo e in un ambiente protetto. Ancora, molti degli interventi ideati e sviluppati dall’Assocoral, polo torrese della gioielleria in corallo, vanno nella di-rezione di riqualificare l’area territoriale, di migliorarne la competiti-vità sociale al fine di ottenere una ricaduta positiva per le imprese ivi localizzate.

La ricerca registra iniziative di sostenibilità meno presenti nell’ambito degli aspetti specifici per il consumatore, sebbene si rileva la presenza di diverse iniziative di marchi sostenibili per attestare il valore ecologico delle produzioni, come nel caso del marchio di eco-compatibilità del distretto di Solofra ed il progetto PREFER per il di-stretto agroalimentare, o per attestare il valore etico/sociale dei prodotti, come nel caso del marchio “Valore vero il gioiello garantito” del polo orafo di Napoli (Consorzio Antico Borgo Orefici). Accanto a queste ini-ziative vanno considerate le azioni del polo torrese (Assocoral) riguardo una costante comunicazione al mercato e l’iniziativa in progetto del di-stretto agroalimentare per dotarsi della certificazione EMAS.

Inoltre, occorre ricordare che per il polo tessile di San GiuseppeVe-suviano, all’epoca della creazione del distretto, era stato elaborato un Progetto Integrato (PI) con l’obiettivo di sviluppare e far crescere il polo industriale e internazionalizzare le imprese ad esso appartenenti. Tale progetto non è andato a buon fine a causa di numerosi problemi burocratici, e lo stesso distretto ha cessato di esistere, ma a ben vedere le tante azioni previste nel progetto andavano proprio nella direzione di uno sviluppo sostenibile del polo tessile (azioni su diritti umani, rapporti e condizioni di lavoro, ambiente, corrette prassi gestionali, aspetti specifici relativi al consumatore, coinvolgimento e sviluppo della comunità).

Carenze e criticità sono state manifestate da quasi tutti i poli rispetto alla governance dei distretti e alla necessità di dotarsi di strutture unita-rie e certe (distretto conciario di Solofra) e dotate di personalità giuridi-ca (distretto agroalimentare di Nocera- Gragnano), che possano creare politiche unitarie per le imprese e perseguire lo sviluppo dei distretti.

Per i poli dell’oreficeria, avendo forme giuridiche definite, la gestio-ne delle iniziative di sostenibilità è affidata agli organi di governo dei poli e nel caso del Tarì si evidenzia la presenza di un codice etico e di

un comitato di controllo, in ottemperanza al modello del D.Lgs n.231/01.

Per quanto concerne il funzionamento dei progetti ed il processo di partecipazione delle imprese ai progetti, la ricerca ha rilevato che sono quasi sempre informali, non codificati. In alcuni distretti si procede con una prima fase di comunicazione dei progetti e delle attività che si in-tendono svolgere, a tutte le imprese che fanno parte del distretto, e con una seconda fase in cui si raccolgono le adesioni delle imprese che vo-gliono partecipare (distretto agroalimentare di Nocera Inferiore-Gragnano).

Nel caso del polo della gioielleria di Napoli (Consorzio Antico Borgo Orefici) viene richiesto alle aziende, già in sede di adesione al consorzio, la certificazione ISO 9001. Inoltre, in questo polo, si attri-buisce particolare importanza ai meccanismi di comunicazione sia tra i consorziati, sia con gli stakeholder esterni.

Con riferimento alla prassi prevista nel Progetto Integrato per il di-stretto tessile di San Giuseppe Vesuviano, che come detto non è stato attuato, è interessante riportare un esempio di buone prassi, relativa-mente alle iniziative in ambito ambientale. Infatti il Progetto prevede-va espliciti principi e i criteri di fondo ai cui avrebbero dovuto ispirar-si gli attori del distretto:

 “partecipazione consapevole di tutti gli attori sociali alla determi-nazione degli obiettivi e degli impegni e alla corrispondente con-divisione delle responsabilità nella programmazione e nella attua-zione dei processi promuovendo un sistema di convenienze che garantisca continuità e solide fondamenta ai processi negoziali in cui si concretizza la concertazione;

 “Ecolabeling” di distretto, ricercando valori di qualità comuni nelle aziende del distretto, nel senso di performance (ISO 9000) e di qua-lità ambientale (ISO 14000 e EMAS), in modo da poter creare un “marchio” della filiera del distretto, con il quale identificare e ca-ratterizzare le aziende che producono nell’area con determinate performance” (Progetto Integrato).

Il Progetto Integrato prevedeva, inoltre, l’attivazione di un forum dell’ambiente che, attraverso opportune procedure di consultazione, avrebbe svolto un ruolo attivo per arrivare ad individuare gli elementi

di criticità e le risorse da prendere in considerazione, in altri termini, avrebbe identificato obiettivi, target e strategie di intervento in un co-mune patto per la sostenibilità.

In termini di “proposte e speranze” la ricerca registra la richiesta del distretto agroalimentare di una riformulazione della governance, nella direzione di una partecipazione delle competenze operative nel settore, accanto agli attori politici. Questa nuova composizione po-trebbe garantire la funzione di indirizzo strategico del distretto, so-prattutto con riferimento allo sviluppo sostenibile. Si sottolinea, inoltre, la necessità di conseguire un riconoscimento giuridico del distretto.

Nella richiesta del distretto conciario di Solofra si evince la necessi-tà di creare una governance distrettuale per portare avanti iniziative di sviluppo sostenibile, composta dalle aziende facenti parte del distretto e rappresentative dell’intera filiera produttiva della concia. I principi chiave a cui dovrebbero ispirarsi i partecipanti sono individuati nell’impegno, nell’onestà, nella responsabilità e nell’apertura mentale. Quest’ultima viene giudicata particolarmente importante, in quanto trattandosi di una governance che dovrà sviluppare ed ideare progetti volti allo sviluppo sostenibile del distretto, si ritiene necessario un at-teggiamento proattivo ed orientato all’innovazione.

Dal polo tessile di San Giuseppe Vesuviano proviene la richiesta di creare il comitato di distretto, un organismo di regia e di coordina-mento, composto dai rappresentanti dei comuni, dalle associazioni di categoria e dai sindacati, in maniera da costituire una governance che possa soddisfare tutte le istanze degli stakeholder. I principi a cui do-vrebbe ispirarsi questa governance sono: il buon senso e una profonda conoscenza della realtà territoriale in cui si vuole intervenire.

In sintesi, sembra potersi concludere che la ricerca rileva:

a. una grande consapevolezza dell’importanza della tematica della sostenibilità come modello competitivo per recuperare “spazi” so-prattutto sui mercati esteri,

b. una scarsa adozione di piani per coordinare le azioni a livello di distretto, in alcuni casi non si può parlare di politiche di sostenibi-lità, ma si stratta di singole azioni;

c. evidenti difficoltà di gestione e dunque di engagement, all’interno ed all’esterno, con progetti per lo più realizzati in maniera infor-male,

d. la necessità nei distretti di creare governance, con ampia partecipa-zione degli stakeholder e con riconoscimento giuridico,

e. la necessità di un forte collegamento con le istituzioni locali che possano sostenere la valorizzare di modelli competitivi “unici ed irreplicabili”, forti della cultura e delle specificità locali, che possa-no rafforzare la perfomance dei distretti/poli e delle imprese, con-tribuendo allo sviluppo economico e sostenibile di un’intera area territoriale.

I LIVELLI DI SOSTENIBILITÀ NEI DISTRETTI/ POLI INDUSTRIALI IN CAMPANIA