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Il regime degli aiuti di Stato e degli aiuti agli Stati nel contesto della crisi economica e finanziaria

1. La crisi economica e finanziaria internazionale: dagli Stati Uniti all’Europa

1.2 Il propagarsi della crisi in Europa

Le azioni messe in atto dal governo statunitense per scongiurare il collasso del sistema finanziario non riuscirono, tuttavia, a risolvere completamente tutte le problematiche sopra evidenziate, cosicché, in breve tempo, a causa dell’avvenuto trasferimento del rischio mediante le citate procedure di cartolarizzazione, la crisi dei mutui immobiliari USA si estese progressivamente anche al di fuori del territorio statunitense.

187 Sulle citate operazioni si v. S. LUBBEN, The Sale of the Century and Its Impact on

Asset Securitization: Lehman Brothers, in 27-10 ABIJ (2008), 1; D. REISS, The Federal Governmenet’s Implied Guarantee of Fannie Mae and Freddy Mac’s Obligations: Uncle Sam Will Pick Up The Tab, in 42 Ga. L. Rev. (2008), 1022; A. ROSS SORKING, L. THOMAS, JP Morgan Acts to Buy Ailing Bear Stearns at Huge Discount, New York Times, 16/03/2008.

Ed invero, il mercato finanziario mondiale si trovò invaso da una moltitudine di titoli tossici, non idonei a garantire al possessore la restituzione del capitale investito188.

Particolarmente colpita e danneggiata dal contagio è stata proprio l’Unione europea.

Del resto, nel vecchio Continente, la pesante esposizione di molti Paesi alla crisi dei subprime si rivelò chiaramente già nell’estate del 2007, quando BNP Paribas congelò i rimborsi di tre fondi di investimento. Ma si trattava solo di prime avvisaglie. Con il propagarsi della vera ondata di crisi in Europa, in effetti, cominciarono a manifestarsi in tutta la loro evidenza le forti e strutturali fragilità delle economie degli Stati membri.

In particolare, si registrò un generale aumento del disavanzo pubblico in quasi tutti i Paesi europei, causato dal brusco arresto del processo di crescita e dalle ingenti risorse pubbliche impiegate negli interventi anticiclici statali.

Per alcuni Stati, il default cominciò ad essere ritenuto un’eventualità non remota e la crisi economico-finanziaria assunse i toni di crisi del debito sovrano. Ci si riferisce, in particolare, ad un gruppo di Stati, composto da Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, indicato da alcuni operatori, in modo dispregiativo, con l’acronimo di PIIGS.

Il segnale più evidente del timore che questi Stati non fossero in grado di onorare i propri debiti nel medio e lungo periodo è stato il forte

188 Si v. ORLEAN, Dall’euforia al panico. Pensare la crisi finanziaria e altri saggi, Verona,

innalzamento del c.d. spread, ossia del differenziale tra il tasso di interesse associato alle nuove emissioni dei loro titoli di Stato e quello associato ai titoli di Stato tedeschi, ritenuti i più solidi.

In questo contesto, particolarmente delicate si sono rivelate le situazioni della Grecia, prima, dell’Irlanda, del Portogallo e della Spagna, poi, in favore dei cui sistemi economici e finanziari l’Ue è dovuta intervenire con radicali e innovative misure di sostegno intese proprio a scongiurare il rischio (concreto) di default.

A tali Stati, del resto, si è aggiunto da ultimo Cipro (non compreso tra i Paesi inizialmente ritenuti a rischio dai mercati) a causa della forte crisi del sistema creditizio che ha colpito recentemente anche la sua economia, e che ha indotto ancora una volta l’Ue ad intervenire per evitarne il collasso del sistema finanziario189.

E’ opportuno sottolineare che il propagarsi della crisi in Europa ha determinato un profondo sconvolgimento degli equilibri fino a quel momento costituiti. Infatti, la crisi ha prodotto dei rilevanti effetti negativi non soltanto sul sistema economico-finanziario (nazionale e continentale), ma anche sull’assetto istituzionale dell’Unione europea.

In altre parole, nel vecchio Continente la crisi finanziaria non si è limitata a produrre conseguenze di natura economica, ma ha assunto una portata sistemica decisamente più ampia, finendo per alimentare profonde

189 Per un approfondimento sulle misure adottate dall’Unione europea in favore della

Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo, della Spagna e di Cipro, si v. il capitolo 3 della presente trattazione.

discussioni relative all’adeguatezza dell’attuale struttura di governance dell’Unione europea, che in alcuni Stati membri sono sfociate in posizioni dichiaratamente antieuropeiste.

E d’altro canto, il dibattito sulla necessità di apportare modifiche all’architettura istituzionale dell’Unione non si è spento col passare del tempo, ma è sfociato al contrario in concrete e radicali azioni di riforma.

Da un lato, si è intervenuto sull’assetto generale di governance economica dell’Unione, nell’ottica di fornire una risposta alla crisi del tradizionale assetto di gestione economica dell’Ue (si pensi, ad esempio, all’adozione del c.d. Six

pack, alla creazione del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria,

prima, del Meccanismo europeo di stabilità, dopo, e alla stipula del Fiscal

Compact)190.

Dall’altro lato, si è proceduto a dotare gli Stati membri di nuovi strumenti per contrastare la crisi, inserendo nel sistema legislativo europeo delle disposizioni in materia di aiuti di Stato al settore creditizio e all’economia reale, le quali hanno reso compatibili con il mercato interno misure di sostegno che, fino a quel momento, non sarebbero state considerate ammissibili alla luce della disciplina tradizionale, analizzata nel capitolo 1 della presente trattazione191. Al riguardo, si noti peraltro che i nuovi strumenti messi a

disposizione degli Stati membri sono stati concepiti in modo da garantire un

190 Per un approfondimento, si v. il par. 2 del presente capitolo.

191 Sulle nuove disposizioni in materia di aiuti di Stato a sostegno del settore

coordinamento europeo delle diverse azioni nazionali ed evitare che gli stessi Stati potessero reagire alla crisi in modo disorganico, mettendo a rischio l’unità e la coerenza dell’indirizzo politico-economico dell’Ue.