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Può perdurare una società comunista?

Capitolo Terzo - La proprietà dei beni

3. Comunismo e socialismo: aspetti morali

3.1. Può perdurare una società comunista?

Nell’opera del 1857, notiamo subito che D’Ondes sembra essersi lasciato alle spalle ogni residuale simpatia giovanile nei confronti di quella che aveva chiamato scuola sociale francese. Ormai raggiunta la piena maturità scientifica, non esita a definire comunismo e socialismo, senza troppi giri di parole, due «errori», che tuttavia meritano di essere confutati con estrema attenzione, giacché le tesi

poveri industriosi, e l’urgenza di darvi riparo: all’umanità ha reso l'importante servigio di proclamare, che le classi infime e misere hanno dritto all’esistenza ed al bene essere ugualmente che coloro, cui assai spesso la sola fortuna ha collocato in un lusso insultante; alla scienza ha dato lodevolissima direzione rivolgendo le menti a trovare i modi migliori, coi quali i valori equamente si distribuissero tra tutti gli uomini. È molto naturale che dopo che la scuola industriale aveva mostrato i modi di produrre, la sociale imprendesse a mostrare i modi di ripartire le cose prodotte. […] Io non dubito che l’insufficienza della scuola sociale, a riparare ai mali da essa egregiamente esposte è da accagionarsi all’avere considerato sgregatamente dall’altre scienze morali l’economia, poichè se l’avesse unitamente esaminato, se avesse osservato il complesso di tutti i rapporti morali avrebbe conosciuto che i mali non si generano da quelli ordinamenti utilissimi, ma da altri difetti del civile consorzio, e nell’altre scienze morali avrebbe cercato i rimedi e forse l'avrebbe rinvenuto».

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«affazzonate per Blanc, e Proudhon, hanno in questi tempi maggiormente ingannato le disaccorte moltitudini»185. Partendo proprio da Blanc, D’Ondes comincia col criticare aspramente l’attacco da questi condotto alla proprietà privata, ritenendo un assurdo la soluzione da lui prospettata di affidare a un’autorità governativa centrale l’onere di organizzare dall’alto la produzione e la divisione del lavoro. Nella soluzione prospettata da Blanc, cioè dirigere il mercato, azzerando la concorrenza e affidando tutte le transazioni a istituti pubblici diretti da personale nominato dai vertici dello Stato, D’Ondes vede non solo un attacco del tutto immorale ai diritti fondamentali dell’uomo, ma anche, ragionando in termini puramente utilitaristici, le premesse di un sistema inefficiente e destinato al collasso. Per far valere le sue ragioni, D’Ondes mette a confronto gli effetti di una società che si fonda sul riconoscimento della proprietà privata e di una che si fonda sul comunismo dei beni e sulla pianificazione economica.

Innanzitutto, riflettendo sulla divisione del lavoro, D’Ondes osserva come in un regime liberale in cui vige la proprietà privata ciascuno è portato a tutelarla e incrementarla per il bene proprio e della propria famiglia. Da ciò consegue che ciascuno impiegherà al meglio le risorse di cui dispone, calcolando attentamente costi e benefici, considerando le proprie competenze, le proprie inclinazioni, le proprie doti naturali. La proprietà, insomma, porta gli individui a ottimizzare i propri sforzi, indirizzandoli alla luce delle loro valutazioni e sulla base delle esigenze che essi concretamente intendono soddisfare. Grazie a essa, dunque, si realizza un sistema in cui non solo l’ordine emerge “dal basso”, cioè dalle scelte degli individui, le quali sono il primo motore dei processi economici, ma rispecchierà equamente e secondo giustizia le differenze individuali. D’Ondes, certo, non è uno sprovveduto: sa bene che persino un regime di libera concorrenza e rispetto della proprietà privata non può evitare del tutto che vi siano uomini che condurranno comunque esistenze misere. Tuttavia,

185 IPUS, p. 108.

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[…] il che significa che nel mondo esiste il male; ma esiste perché v’ ha la proprietà de’ beni, o esiste nonostante che ella sia, nonostante che ella una gran parte ne tolga? Qui sta tutta la questione, in ciò consiste l’antichissimo sofisma «con questo dunque per questo;» colla proprietà esiste ignoranza e miseria, dunque la proprietà è la cagione loro; dunque il comunismo debbe essere surrogato alla proprietà, perché e l’ignoranza e la miseria abolisce.186

Il punto è che per D’Ondes il comunismo non può essere la soluzione al problema della povertà. Egli afferma senza riserva che quei mali che affliggono la società capitalista, col comunismo non solo sarebbero più diffusi e numerosi per quantità, ma sarebbero addirittura strutturali. In un regime di produzione comunistico, infatti, verrebbe meno uno dei maggiori incentivi dello sviluppo e del progresso, ovverosia la possibilità da parte dei lavoratori di migliorare la propria condizione, oltre che il loro ruolo fondamentale, attraverso le loro decisioni individuali, di determinare l’andamento “naturale” dei mercati. D’Ondes intuisce che nel delegare tutto ciò allo Stato onnisciente verrà perso ogni riferimento all’utile, dal momento che non saranno più gli individui a condurre un’analisi dei propri bisogni, a sforzarsi di mettere in pratica i propri talenti per raggiungere obiettivi autonomamente stabiliti, a decidere cosa acquistare e cosa no, ma sarà lo Stato che, nota il barone con una certa ironia, «destinerà l’agricoltore, il manifattore, il navigatore, e destinerà pure chi dovrà essere Machiavelli, Franklin, Montesquieu»187. La società comunista, ignorando le naturali differenze che concorrono al generarsi di un’equa diseguaglianza organica del corpo sociale, finirebbe quindi per mortificare il progresso e livellare tutte le classi sociali verso il basso. In nome di una falsa e astratta eguaglianza promossa dai governanti, essa avrebbe ridotto tutti al medesimo livello di miseria

Ora con un tal reggimento di società progrediranno l’agricoltura, le manifattura, il commercio, l’arti del bello, le scienze, le lettere? Con un tal reggimento non sarà più

186 IPUS, p. 110.

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ignoranza e miseria, o piuttosto sarebbero tutti gli uomini ignoranti e miseri, sarebbero anzi privi d’ogni libertà, schiavi, a bestiale vita ridotti?188