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475 La lezione che, accolta da Petr. (chè, come in P preceduto da

virgola) è errore evidente e non dà senso (gli augei volanti di- verrebbe sogg. della causale tramutando 475-478, con assur- dità manifesta denunciata anche da 482-484, in una inoppor- tuna quanto oscura – si vedano in particolare 477-478 – di- gressione sulla biologia degli uccelli marini; inoltre la dis- giuntiva O su per l’onde [476] – nei soli P T1seguìta, si noti, da due punti anziché da semplice virgola – risulta incom- prensibile se non è correlata, con forte iperbato, a Van per le

rive). de è buona correzione dell’Ingegneri che implicitamen-

te chiarisce anche la genesi della corruttela (si veda VII, 581;

de’ da che in P anche a III, 644; mentre a IV, 766 si registra

all’opposto la correzione autografa di de in che). Una implici- ta conferma si ricava dalla fonte, che consente anche di cor- reggere l’erronea identificazione (proposta da Petr. e ripresa dal MAIER) del lago descritto in 469-484 con il Väner (mentre

si tratta del Mar Bianco). Cfr. OLAOMAGNO, Historia, Degli

vccelli Libro Decimonono, Di alcuni uccelli, di cui non si sa il nome, che stanno dentro al Lago, detto il Lago bianco. Cap.

XLV, c. 246 v D-B (cito il volgarizzamento di Remigio Nanni- ni): «Il Lago Bianco, è posto tra li Stricfinni, li Biarmi, e li Moscouiti, uerso il Polo Artico, et termina molti dominij, e diverse genti [con 469-474], e tanto pieno di pesci, che a tutti li pescatori, massime il tempo della state, si mostra liberale, senza suo danno, o scemando di pesci. […] In quel Lago, et uicino a quello, habitano infinite sorti di uccelli, li quali con- tinuamente stridono, e garriscono tutti quelli sei mesi, che ui è continua luce, ta(n)to che generano fastidio a chi gli ascol- ta. Alcuni di quelli, hanno il lor nome ancora incognito, e massime quelli che hanno le piume tenere, e morbide; de le quali, quelli paesani cauano prendendoli, grandissimo guada- gno. […] Si ueggono qui habiti di diuersi huomini, dentro a

le naui, dette Strudzar, et Haapar, che sono de li Moscouiti, de li Finni, e de li Stricfinni; co(n) le quali, qua(n)do stanno tra loro in pace, quietamente esercitano la caccia [con 474- 478]. […] Si ueggono qui gli uccelli, detti Onocrotali, li quali ha(n)no sotto il gobbio il sacco, accioche qui non manchi questo insaziabile uccello […]. In questo Lago ancora si tro- uano infiniti Cigni, Anatre, et oche»; Di alcuni uccelli, detti

Alle Alle. Cap. XLVI, cc. 246 v F-247 r A: «In questo luogo

si truoua una certa sorte di uccelli, che sono molto spessi, et ancora ne gli altri liti del mare Bothnico, e Suetico, li quali al tempo de la state gridano senza mai restarsi, e la lor uoce, al- tro non suona, che alle alle; onde da quelle genti, sono questi uccelli, detti Alle Alle. Perche in quel lago, per le dolci ac- que, che da ogni parte scaturiscono, da caldi fonti si ritruoua tanta moltitudine di molti e grandi uccelli (come s’è detto nel precedente cap.) che quasi cuoprono tutti li liti, e li larghi fiumi, e massime li Corui marini, ouero Cornacchie anguilla- re, Morfici e Mergi, Anatre di due spezie, e Cigni, oltre infi- niti uccelli acquatili minuti. Questi Corui adunque, e gli altri insaziabili uccelli, li cacciatori per il loro graue e tardo uola- re, piu ageuolmente prendono, inalzati due, o tre cubiti so- pra le acque; il che fanno in questo modo. Sopra alcuni alti scogli, li quali sono come porte, et entrate in quelle Isole, da l’una, e l’altra ripa tendono sopra lunghe haste, reti negre, o- uero tinte di colore d’acqua; e queste con alcune girelle in un subito muouono, hora alte, hora basse: tale che quando gli uccelli in grande schiera hanno a passa- / re, le abbassano, e poi subito leuatele in alto, nel cadere che fanno, poi per fian- co tutti dentro ue gli inuolgono; il che a quegli uccelli neces- sariamente auuiene, per il lor graue, e tardo uolato, il quale sempre seruano, in moto retto, et a diritta linea: tale che po- chissimi scampano il pericolo. Et a queste reti, ancora a le uolte si prendono Anatre, et altri uccelli […]».

478 P Ty in fine di v. non hanno pausa; A reca virgola; T2Vt pun-

to fermo.

479 Petr., per inerzia da S, pescosa (seguìto da inopportuna virgo-

la attestata dai soli A T2Vt).

480 Petr., per inerzia da S, A i più lontani. La virgola in fine di v.,

assente in P Ty, è attestata da T1(ove si tratta di aggiunta po- steriore) A T2Vt.

482 Il punto e virgola posto da S e Petr. dopo mari (sulla scorta

del solo T1, verosimilmente corretto: P A T2Vt recano virgo-

la) è pausa troppo forte.

483 Petr., tacitamente o per inerzia da S, quell’e.; ma per il fre-

quente scempiamento cui negli autografi del Tasso soggiace

quello in caso di elisione cfr. RAIMONDI, I, p. 222, § 36; LA- GOMARZINI, p. 32; OLDCORN, pp. 142-143, § 5. Il solo P reca

punto fermo in fine di v.; T1 ha due punti; A T2 Vt punto e

virgola; Ty non presenta segni.

484 Petr., per inerzia da S, nutricarne; S ’l. 485 S Ha di V. ’l lago.

489 Il solo P reca punto fermo, seguìto da minuscola, dopo lui; T1Ty A T2Vt hanno due punti.

492 P Ty non recano pausa in fine di v.; T1T2Vt (con i quali S e

Petr.) hanno punto fermo; A virgola.

493-498 S ’l. In P e in tutti i testimoni l’ordinamento di 493-504,

imputabile a una sommaria ricostruzione congetturale del- l’impervio autografo operata dall’Ingegneri, ha subìto a no- stro avviso un grave guasto. La certezza, suffragata da prove e indizî di evidenza palmare, che il Tasso parafrasasse qui ad

verbum la sua fonte non affidandosi alla fallace memoria, ben-

sì tenendola squadernata davanti, conferisce al riscontro con quest’ultima un valore dirimente. Si constati innanzitutto che i vv. 493-498 [secondo la tradizione 499-504] non possono in alcun modo essere riferiti, come avviene nell’ordinamento trà- dito, al lago Vetere (del quale nulla di simile è detto nella fon-

te), ma proseguono la descrizione del lago Venere: OLAOMA- GNO, Historia II, Di tre laghi famosi de’ Gothi. Cap. XIX, c. 30

r A: «Ne le terre Aquilonari sono molti laghi notabili, et illu-

stri, e mirabili per grandezza, e per sito. De’ quali il più degno è ne le parti de’ Vestrogothi, detto Vener, il quale è lungo cxxx. miglia Italiane, e quasi altrettante si distende in larghez- za [con 485-487]; questo lago è diuiso, e distinto da molte e uarie Isole, nel quale entrano grossissimi fiumi, e da tutti que- sti uiene a crescere, che sono oltra il numero di xxiiij. né ha al- tro, che una uscita, o una bocca, onde sgorghi l’acqua, (si co- me si dirà di sotto) [con 487-492]. In questo Lago e intorno al medesimo, sono edificati molti magnifichi palazzi, et edifizij di principi e grandi huomini, tra li quali è una Rocca, detta Leckhio […]»; Di alcune Spelonche, da le quali si assaltano, et

si fanno insidie a li viandanti. Cap. XX., c. 30 v D: «Nel Cap.

superiore si è detto, che in un sol Lago, detto Vener, posto ne gli altissimi monti di Noruegia, e di Suezia, entrano xxiiij. fiu- mi grossissimi, e quantunque l’entrata loro sia con gran romo- re, e con grande sbattimento de le acque; nondimeno, perche essendo circondato d’ogni intorno da monti, non truoua di- scesa, se non in un luogo, qui discende cosi rapido, e con tan- to romore, e suono, che si può udire lontano piu di xx. miglia Italiane [con 493-496]. E quel luogo è detto uulgarmente Trolhetta, cioè, Capuccio del Diauolo, forse cosi appellato, per l’orrore, che causa nel suono, e ne lo stridere, che fa, ca- dendo ne la pianura tutta paludosa [con 495-496]; ouero, per- che sotto la sua precipite caduta, si truoua una spelonca di la- dri famosa […]». Persino la vignetta xilografica che illustra il capitolo nella stampa giuntina del 1565 si studia di rappre- sentare il rombo della cataratta con fasci di linee parallele e oblique che da essa si dipartono. La continuità dei vv. in que- stione è ribadita da non meno probanti elementi interni: Cor-

rono di 492 è ripreso da il corso / Movon precipitando di 495-

496(sogg. sempre l’acque: e si noti che è proprio il mutamen- to di sogg. – divenuto Quel di Vetere [499] in conseguenza del

corrotto ordinamento dei vv. – a indurre l’Ingegneri all’arbi- traria correzione di Movon in Move); e ’l suono i suoi vicini as-

sorda (492) richiama I, 75 («Ma dove il Nilo i suoi vicini as-

sorda»): A. DIBENEDETTOha segnalato (Agnizioni di lettura

cit., p. 12) l’ascendenza petrarchesca di quest’ultimo v. (R.V.F. XLVIII, 9-10 «Forse, sì come ’l Nil d’alto caggendo / col gran

suono i vicin d’intorno assorda»), mostrando come essa, incro-

ciata con POLIZIANO, Stanze I, 28, 3-4 («con tal tumulto, onde

la gente assorda, / dall’alte cataratte il Nil rimbomba»), sia al- l’origine di G.C. XX, 58, 5-8: «Non rimbomba caggendo il Nil cotanto, / il Nil, ch’esce più volte e va sotterra; / e se i vicini a

quel rimbombo assorda, / è perch’il senso umano e ’l suon dis-

corda» (e si veda inoltre G.C. III, 58, 1-2; per rimbomba è da tenere presente anche DANTE, Inf. XVI, 1-3; 100). Orbene,

tutti i luoghi prodotti si riferiscono al Catadupa (gr. katavdou- pa, da katav e dou'po" ‘fragore, strepito’), le cataratte del Nilo (cfr. CICERONE, Rep. VI, 18; MACROBIO, Somn. II, 4, 14): ne ri-

sulta così implicitamente confermato lo stretto e necessario collegamento logico tra 492 e 493-498, nei quali ultimi ap- punto si evoca con paragoni meteorologici o bellici il rombo assordante e tonitruante prodotto da acque che d’alto il corso / Movon precipitando, cioè senza ombra di dubbio dalle cata- ratte, dalla «precipite caduta» del lago Vener. In verità, stando al racconto di Olao, anche il Veter (499-502) si segnala per il suo fragorìo, il quale ha però un’origine del tutto diversa dal suono «[…] d’un fiume / precipitante fra sassose valli» (Rogo, 146-147; e M.c. III, 107-108). È degno di nota, infatti, che la similitudine con il rimbombo del tuono o del cannone (493- 494; 496-498) – già implicita del resto nel verbo rimbomba e nel sost. rimbombo del citato esempio della Conquistata – ri- corra nella medesima fonte, dalla quale pare desunta con pro- cedimento contaminatorio, proprio là dove essa tratta, in un diverso contesto, del disgelo del lago Veter e degli schianti che allora vi si producono: Del passaggio, che si fa sopra il

quando queste fessure [nel ghiaccio], e massime di notte, si fanno, si sentono di lontano, perche causano un romore, e un rimbombo, a guisa che farebbe un tuono ben gagliardo, o un sonante tremuoto. […] Né mi pare in questo luogo da lascia- re indietro, che si truoua un lago […], detto il lago Veter, et è nel regno de gli Ostrogothi, il quale è di tal natura, che quan- do egli per qualche tempestoso uento si gela, e poi uiene il tempo, che il ghiaccio si debbe risoluere, comincia dal suo fondo a bollire, con uno strepito grandissimo, e tutto si com- muoue, e con gran uiolenza si rompe in molti luoghi […]»; e si veda anche G.L. D’ANANIA, L’universale fabrica del mondo

overo Cosmografia, Trattato Primo, p. 165 «[…] appreßo si

troua il lago di Veter […] doue se non fosse che rompendosi al fin d’Aprile il ghiaccio, vi si sentono tanto gran strepiti, che paiono colpi di bombarda, non sarebbe mai anno, che non vi si sommergesse vna infinità di paßaggieri, che vi caminano a cauallo, o sopra carra con maggior prestezza, che se naui- gaßero in mare tranquillo [con 457-468]». Dimostrata la ne- cessaria continuità di 485-492 e 493-498, un minimo ritocco ancora si imporrà proprio nel punto di giunzione: 493 per concorde testimonianza esordisce, là dove erroneamente è dislocato dalla tradizione (cioè dopo l’attuale 499), con la con- giunzione E. Viceversa l’attuale 500 – primo v. della serie 500- 504, che però nei testimoni corrotti consegue a 485-492 – ini- zia, nell’unanime lezione dei testi, con il pronome Ei. È alta- mente probabile che nel suo spregiudicato tentativo di siste- mazione del testo l’Ingegneri abbia invertito i due esordî. Ri- mandando per 500 al secondo apparato ad versum, mi limite- rò qui ad osservare che a 493 il pronome Ei – richiamante il lago Venere 485 – è presupposto e postulato da quanto prece- de, particolarmente dalle relative di 491-492, che hanno per soggetto rispettivamente l’acque 490 e ’l suono 492, nonché dal possessivo suoi riferito al lago. Appare anzi manifesto che 493-498, sovvertendo il naturale rapporto di causa ed effetto, costituiscono un’esplicazione e quasi una analitica descrizio-

ne, evocante per mezzo di realistici paragoni l’intensità e il timbro rimbombante, del fragore sinteticamente descritto nel- le sue sensibili conseguenze dalla seconda relativa (e ’l suono i

suoi vicini assorda). D’altra parte soggetto di rassembra 494

(‘imita, emula’) non può essere ’l suono (come verrebbe fatto di intendere mantenendo E), bensì un pronome (Ei) che, ri- chiamando di Venere il lago 485 quale artefice del meraviglio- so fenomeno naturale, giustifichi il sintagma con quel [tuono]

de l’acque e l’implicito ingegnoso paragone assimilante nella

potenza dell’effetto acustico gli opposti elementi.

Ma c’è di più. Nei passi dell’Historia citati in precedenza, del Vener sono altresì ricordate le numerose isole («questo lago è diuiso, e distinto da molte e uarie Isole […]»), nulla è detto però dei tempi sacri e dei luoghi di culto cui fanno pre- ciso riferimento 500-502 (493-495 secondo l’ordinamento tràdito, che li annette alla descrizione del Vener). Nel mede- simo Cap. XIX (c. 30 r B) si legge invece: «Un’altro Lago an- cora si truoua in quelle parti, detto Vether […]. Sopra questo lago è un monasterio di S. Brigida, assai famoso, e de la sua figliuola S. Catherina, fondato, e dotato da le ricchezze loro, e da la lor deuozione. Ancora vi è un’altra terra, detta Iona- copia, ne le parti più Australi, la quale sarà sempre memora- bile, per li magnifici Comizij de li Re, che quiui si fanno. So- no alcune minere ancora sopra questo Lago, verso il lito, che è opposto al Settentrione, le quali sono inesauste. Vi è final- mente un monastero detto Alauastra, edificato fino al tempo di S. Bernardo, molto sontuosamente e riccamente dotato». Si aggiunga che qui il Tasso, come denunciano anche alcune precise spie linguistiche (la parola tempi), contamina con molta probabilità OLAOcon G.L. D’ANANIA(citato espressa-

mente subito dopo nella postilla al v. 512), al quale verosimil- mente allude la evasiva formula Olao, et altri / Moderni dei

marginalia (490): in effetti nella Universale fabrica del mondo

(Trattato Primo, pp.165-166) discorrendo delle terre affaccia- te sulle rive del lago Veter è detto: «[…] né guari distante [da

Ianacope] si scorge Vastena, molto nomata in queste nostre bande per il gran Tempio di S. Brigida, a cui ancora seruono alcune monache Catoliche, e religiose [il che chiarisce il cen- no, di sapore controriformistico, al pietoso culto 502] […] nel mezo [del lago] l’isole Vinghensoe, doue fa speßo resi- denza il Re per l’amenità del luogo […]». (Non è superfluo osservare che poco oltre – p. 166 –, di séguito alla descrizio- ne del Vener, l’Anania fa invece espressa menzione di una so- la isola, al presente rinomata soprattutto per ragioni più pro- saiche: «Ma riducendosi nella parte del suo Oriente appresso gl’Ostrogothi, ui si scorge l’isola di Gothlandia, molto cele- brata per esseruisi congregati i Gothi, venendo contra l’Im- perio Romano […]: appresso laqual isola hor vi si fa il mi- glior cascio d’ogni altra parte Sette(n)trionale, ta(n)ta è la perfettione delle herbe che vi nascono […]». Il carattere del passo è tale che anche al più sagace dei lettori poteva facil- mente sfuggire che l’isola in questione è in realtà marina (cfr. OLAO MAGNO, D’una famosissima Isola de’ Gothi, detta

Gothlandia. Cap. XXIIII, c. 32 r e v C-F) e non ha nulla a che

vedere con il lago Vener: l’equivoco ingenerato dall’ambiguo dettato della Fabrica vale tuttavia a spiegare perché le molte

isole, capovolgendo l’asserzione di OLAO, siano dal Tasso at-

tribuite piuttosto al Vether).

Il perentorio riscontro con le fonti assommandosi alle non meno cogenti dinamiche interne al testo provocate, in una sorta di reazione a catena, dal precedente restauro, impongo- no dunque una duplice scomposizione e ricomposizione (per la quale soccorrerebbero pertinenti metafore chimiche) del- l’intera serie, così che 499 (nei testimoni 498) “liberatosi” si aggrega con sicuro acquisto testuale a 500-503. Anche in questo caso lo spostamento è comprovato da solidi elementi interni: innanzitutto ordinando come a testo si ripristina la successione in cui, nella fonte principale (Cap. XIX), vengo- no presentati i «tre laghi famosi de’ Gothi» (Vener, Vether, Meler); inoltre è rispettata la verità geografica, perché il lago

Vether è situato effettivamente appresso (499) al Vener e così appunto lo ritraggono le vignette xilografiche che illustrano l’Historia (mentre il Meler, posto in realtà sullo stesso paral- lelo, vi figura leggermente discosto e più a nord rispetto agli altri due che si trovano nella Gothia [cfr. D’ANANIA, pp. 164-

165: «Si diuide questa prouincia in due parti, nella Vestrogo- thia e nell’Ostrogothia […] contermine verso tramontana con la Suetia […]»]: il che spiega tra l’altro per quale ragione 504precisi la collocazione del terzo lago, fra ’l Regno di Süe-

zia e quel de’ Goti); infine il verbo mareggia di 499 è evidente-

mente presupposto dal sintagma ne l’ondoso grembo di 500 e trova precisa corrispondenza anche in Ha molti quasi mari (482), detto della Bothnia, e in si dilata e spande (486; ma si veda anche 487).

Un ulteriore acquisto va poi individuato, da ultimo, nel più efficace e chiaro nesso che si istituisce tra 499-504 e 505-507: i pronomi di 505 (E l’uno e l’altro) sono prossimi al sostantivo (lago) cui si riferiscono, mentre con la successione dei vv. atte- stata dalla tradizione tra quelli e questo intercorrono ben no- ve vv.; la stessa orditura stilistica del passo, nel testo vulgato piuttosto grezza e faticosa, si avvantaggia così della scompar- sa di ripetizioni (Quivi [503] e ivi [498]), venendo meno an- che il ricorso troppo ravvicinato e insistito dei sintagmi di me-

tallo 493 e il ferro 497, usati senza soluzione di continuità in

senso figurato (perifrastico e metonimico) dapprima, e subito dopo in senso proprio: de metalli [505], Di gran vene d’argen-

to e di ferrigne. Ma soprattutto, a ribadire una fedele e scru-

polosa adesione al dettato della fonte persino nei suoi parti- colari più minuti, la evocazione delle favolose ricchezze mine- rarie dei due laghi non pare tanto ispirata né collegata (come invece sarebbe con il precedente assetto del testo) alla descri- zione del Vether, dove in effetti questo aspetto ha minore ri- lievo e un carattere più incidentale («Sono alcune minere an- cora sopra questo Lago […] le quali sono inesauste»), quanto

sembra piuttosto scaturire e originarsi immediatamente dalle dominanti suggestioni di fiabesco splendore e opulenza delle quali OLAOcolorisce il suo resoconto intorno al lago Meler:

«Il terzo Lago, che è pure in queste parti, è detto Meler, ne li cui liti sono edificate Città, fortezze, e palazzi di nobili, e ric- chi huomini. Ancora non lungi dal lago, in terra ferma, sono certe miniere d’argento, abondantissime di stagno, e di ferro, preziose oltra ogni humano credere. E di qui nasce, che il Re di Suezia, e de la Gothia, non è stato mai inferiore a qual si uoglia altro più ricco Re di Europa, o principe, di tesoro, e di ricchezze» (Cap. XIX, c. 30 r C; sull’argomento cfr. De le Mi-

niere, e metalli. Libro sesto, cc. 73 r - 80 r). L’ipotesi più pro-

babile circa la genesi del guasto induce a ritenere che nel tor- mentato autografo tanto 499 quanto 493-498 fossero vergati, per aggiunta o rifacimento, ai vivagni, più verosimilmente non sullo stesso lato, bensì nei margini opposti: si spiegherebbe così come l’Ingegneri potesse invertirli ritenendoli contigui, e quindi posporli nel tentativo di trovare per essi una colloca- zione plausibile nel contesto.

495 La punteggiatura di P (virgola dopo all’hor anziché dopo ac-

que), se non è banale errore, è probabile conseguenza del

guasto nell’ordinamento dei vv. (cfr. 493) e va ricollegata alla conservazione della lezione Mouon di P T1aa 496: interpun-

gendo così all’or diventa avverbio che si riferisce a mareggia (499): il lago di Vetere (nell’ordinamento tràdito soggetto) è agitato da tempeste come un mare e allora somiglia al tuono il fragore delle sue acque, che a ondate si abbattono sulle sue coste. Non si può escludere che questa ingegnosa punteggia- tura (e interpretazione) sia opera del Tasso, nel tentativo di dare un senso al testo corrotto (l’Ingegneri porrà virgola do- po acque e correggerà Mouon di 496 in Moue).

496 Petr. tacitamente o per inerzia da S move (con virgola dopo