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1190 Cfr. BASILIO, Hex. V, c. 19 r A [V, 6, 5] «Quaecumque au-

te(m) a ramor(um) surculis nasci solent, fere inde radices e- mittunt. Fortassis aute(m) seminis ratione(m) habent etia(m) propagines radicu(m), quas pla(n)tatores auellentes genus inde augent».

1191 Dopo germogliar P ha virgola; T1 Ty punto e virgola; A T2 Vt punto fermo seguìto da minuscola.

1193 In fine di v. P Vt recano punto fermo; T1 due punti; T2 Ty

nessun segno.

1194 La virgola finale manca in P Ty. 1195 S ’l.

1196 La lezione di P T1aè manifestamente erronea. Qui e in 1198

S e Petr. tacitamente olio, ma l’esito oglio è «fermissimo» nei

mss. tassiani (cfr. RAIMONDI, I, p. 231, § 51). Dopo oglio P

Ty recano virgola; T1punto e virgola; A T2Vt due punti. 1197 In fine di v. P Ty non recano pausa; T1ha due punti; A T2Vt

punto e virgola.

1198 Petr., per inerzia da S, ’l.

1199 S e Petr. segnano il capoverso (anche in 1303; 1331; 1341;

1200 S segreta.

1203 Petr., per inerzia da S, pure; S sott’al.

1204 Il solo P reca punto fermo (seguìto da minuscola) dopo Cre-

sciute.

1205 S proprio. La virgola finale manca in P Ty. 1206 Il punto interrogativo manca in P Ty. 1207 Petr. che.

1208 Dopo braccia P reca, anziché virgola, punto fermo (seguìto

da minuscola); Ty non presenta segni.

1209 Petr., per inerzia da S, s’avviticchia. Il più recente editore ri-

tiene che la scelta tra le due varianti «non può che essere ca- suale». In realtà s’avvitichia è figura etimologica che anticipa la paranomasia vite / vita di 1210-1211. Per il motivo classi- co dell’alligatio (CATULLO, LXII, 54; ORAZIO, Ep. II, 9-10)

cfr. AMBROGIO, Ex. V, 12, 49 «Deinde quis non miretur ex

acini uinacio uitem usque in arboris summum cacumen pro- rumpere, quam uelut quodam amplexu fouet et quibusdam brachiis ligat et circundat lacertis, pampinis uestit, sertis co- ronat uuarum? Quae ad imitationem uitae nostrae primum uiuam defigit radicem, deinde, quia natura flexibilis et cadu- ca est, quasi brachiis quibusdam ita clauiculis quidquid comprehenderit stringit hisque se erigit et adtollit» (che qui riprende CICERONE, De sen. 15, 52). E BEMBO, Stanze XL;

TANSILLO, Il vendemmiatore, XXII-XXIII; TASSO, Aminta

242-244 «[…] veder puoi con quanto affetto / e con quanti iterati abbracciamenti / la vite s’avviticchia a ’l suo marito»;

Rime 31, 60-70; 745, 1-9; G.L. III, 75, 7-8 [G.C. IV, 81, 7-8]

«Gli olmi mariti a cui talor s’appoggia / la vite, e con piè tor- to al ciel se ’n poggia». In fine di v. tutti i testimoni (tranne

Ty, privo di pausa) recano punto fermo.

1210 Petr. tacitamente farci, accogliendo per inerzia da S la corre-

zione introdotta dall’Ingegneri in T1b(perduto ma ricostrui-

esistono esempi tassiani di forme in -e per il pronome atono in enclisia e proclisia (cfr. RAIMONDI, I, p. 214, § 19; LAGO- MARZINI, p. 31; OLDCORN, p. 132, § 7), quando non si giusti-

fichino per esigenze di rima essi sono rari e sottoposti a una repressione immediata.

1213 In fine di v. P Ty non presentano segni. 1214 S umilmente (con ipometria).

1215 Petr., per inerzia da S, Della. In fine di v. P Ty non presenta-

no segni; T1 ha due punti (per aggiunta posteriore?); A T2

Vt virgola.

1216 Dopo Cielo P reca punto fermo (seguìto da minuscola); T1

punto e virgola; A T2Vt virgola; Ty nessun segno. 1217 S ’l.

1218 Petr., per inerzia da S, cultor. In fine di v. P Ty non recano

segni; T1ha due punti; A T2Vt virgola.

1220 Il solo P reca virgola dopo si degnò; in fine di v. P Ty non

presentano segni; T1 ha due punti (per probabile aggiunta posteriore); A T2Vt punto fermo.

1221 S Perocch’a n., com’a. La virgola in fine di v. è attestata solo

da A T2Vt.

1222 Dopo Conuiensi il solo P reca punto fermo (seguìto da mi-

nuscola). P Ty non presentano pausa in fine di v.

1224 S giammai.

1225 S ’l. In fine di v. P Ty non presentano pausa; T1(per aggiunta posteriore) ha due punti; A T2Vt punto e virgola.

1228 In fine di v. P reca punto fermo; Ty non presenta pausa. 1230 S e Petr. inseriscono il capoverso.

1232 Petr., per inerzia da S, de la. In fine di v. P Ty non presenta-

no pausa; T1T2Vt hanno punto e virgola; A virgola.

1238 La buona correzione dell’Ingegneri (accolta da S e Petr.) tro-

va conferma nelle fonti: BASILIO, Hex. V, c. 19 r B «Caete-

tionu(m), quot tunc genera plantarum emerseru(n)t, alia fructuosa, alia infrugifera et aedificijs co(m)moda, alia ad naues fabricandas apta, alia ad exurendum destinata»; e so- prattutto AMBROGIO, Ex. V, 13, 53 «Sed quid ego in sola uite

immoror, cum omnia genera arborum utilia sint? Alia ad fructum nata, alia ad usum data. Nam et quibus non est fructus uberior tamen usus pretiosior est. Caedrus suspen- dendis tectorum apta culminibus, eo quod huiusmodi mate- ries et procera sit spatiis nec onerosa parietibus. Lacunari- bus quoque comendisque fastigiis habilis est cypressus».

1240 Dopo Natura P reca punto fermo (seguìto da minuscola); T1 A T2hanno punto e virgola; Vt due punti; Ty nessun segno.

1244 S oppur.

1245 P Ty non presentano pausa in fine di v.

1246 P A in fine di v. hanno punto fermo; T1punto e virgola; Vt virgola (Ty T2sono privi di segni).

1250 S Oppur; appieno.

1251 Dopo ciascuna P reca punto fermo; T1ha punto e virgola; Ty

A T2Vt virgola.

1252 P Ty non presentano segni. 1253 S dentr’a la.

1254 S Sieno. Petr., per inerzia da S, e. In fine di v. P reca punto

fermo; T1punto e virgola; A T2Vt due punti; Ty nessun se-

gno.

1255 Il solo P non reca pausa in fine di v. (si veda l’interpunzione

in 1254).

1256 È possibile che in P l’accento su È sia stato collocato qui an-

ziché in 1255 per errore. Non si può tuttavia escludere nep- pure che il correttore sia stato fuorviato dall’interpunzione di P in 1254-1255.

1257 In fine di v. P Ty non presentano segni; T1ha punto e virgo- la; A T2Vt virgola.

1258 La lezione, accolta dagli editori (S appieno; Petr. a pieno), è

errore evidente che procede da inerte reduplicazione di a

pieno 1250. La fonte (citata per esteso nel terzo apparato a

1251-1258) contrappone alle piante che in profundum radi-

ces agunt le altre che easdem in summo habent, e dunque non

sono altrettanto saldamente radicate nel profondo grembo /

De l’ampia terra, appigliandosi a pena alla sua superficie (e

cfr. 1267-1273). In fine di v. P Ty A non presentano pausa.

1259 Dopo nasca P reca punto fermo; T1due punti; A T2Vt vir-

gola; Ty nessun segno.

1260 Il solo P dopo s’auanzi reca punto fermo (seguìto da minu-

scola) anziché virgola (Ty non presenta segni). In fine di v. P

Ty non recano pausa.

1261 Petr., per inerzia da S, e più distorta.

1262 Petr., per inerzia da S, in. P Ty non recano pausa finale. 1263 S inchine; Petr. inchina. Pare tuttavia altamente probabile

che inchina sia una forma analogica di congiuntivo (per at- trazione da cresca [1259], si diuida e parta [1262], ardisca [1264], s’apprenda [1265] risalente al Tasso (cfr. questo ap- parato a 1086).

1264 Dopo fronde P reca punto fermo (seguìto da minuscola) an-

ziché virgola; Ty non presenta pausa.

1265 P T2 Vt pongono virgola dopo sostegno. In fine di v. P Ty

non recano pausa; A reca punto e virgola; T2Vt due punti. 1266 S e Petr. giustamente è (cfr. 1255-1256).

1268 P T1hanno virgola dopo son.

1270 In fine di v. P Ty non presentano segni; T1T2Vt hanno due

punti; A punto fermo.

1273 S ’l; e d’A. In fine di v. i soli P Ty mancano del punto fermo. 1274 Petr., per inerzia da S, ancora; S incolta.

1275 In fine di v. P Ty non recano pausa; T1(per aggiunta poste- riore?) A hanno punto e virgola; T2Vt due punti.

1276 P dopo dura ha punto fermo (seguìto da minuscola); T1 A

punto e virgola (che in T1pare trasformare punto fermo pre- cedente); Ty virgola; T2 Vt due punti. In fine di v. P Ty non

recano segni; T1T2Vt hanno due punti; A punto fermo. 1277 P Ty non recano pausa in fine di v.

1278 In fine di v. P Ty T2 non presentano pausa; T1 Vt hanno

punto fermo; A virgola.

1279 S meraviglia.

1282 S gioventude. In fine di v. P Ty non presentano segni; T1(se- guìto da S) ha due punti; A T2 Vt punto fermo (Petr. virgo-

la). Cfr. BASILIO, Hex. c. 19 v C [V, 7, 3] «Quod uero miran-

du(m) est, etia(m) humanae iuuentutis ac senectutis acciden- tia i(n) ipsis plantis reperias. Nouellis enim ac uiridibus cor- tex extentus est, senescentibus uero uelut rugatur et exaspe- ratur». POLIZIANO, Stanze I, 84, 1-3 «Mostronsi adorne le vi-

te novelle / d’abiti varie e con diversa faccia: / questa gon- fiando fa crepar la pelle, / […]».

1283 Petr. tacitamente verdi (per probabile inerzia da S). 1284 P Ty non presentano pausa finale.

1285 S s’addivien c. p. molt’a.

1286 Per il punto fermo in fine di v. (assente in P Ty) cfr. questo

apparato a 1282.

1288 P A Vt dopo Sogliono hanno punto fermo (seguìto da minu-

scola); T1ha due punti; T2punto e virgola; Ty nessun segno.

1292 Petr., per inerzia da S, novo. Il solo P reca punto fermo (se-

guìto da minuscola) dopo risorse; Ty punto e virgola; A T2

Vt virgola.

1293 In fine di v. P Ty non recano pausa; A T2 Vt hanno punto

fermo.

1294 S Siccome.

1295 P dopo Farsaglia ha punto fermo (seguìto da minuscola); Ty

ti; A virgola; T2 Vt punto fermo; Ty nessun segno. Grave-

mente erronea la punteggiatura degli editori moderni che pongono pausa forte dopo Farsaglia (S due punti; Petr. pun- to e virgola) ed eliminano quella in fine di v. Per un chiari- mento esegetico di 1290-1295 che consenta una corretta in- terpunzione, utile il riscontro con un luogo parallelo del

Conte overo de l’imprese, p. 1102, §§ 196-197: «Io ne sentii

lodare una [impresa] la quale non so se fosse appropriata al duca d’Urbino o a quello di Savoia o pure ad altro principe, il quale, caduto da l’altezza de lo stato, ritornasse nel suo re- gno per virtù e per natura, non solamente per fortuna: forse fu del re Ferrante il giovane. Ma qualunque fosse il facitore de l’impresa, ella mi piacque oltra modo: è un platano svelto da le radici in cima ad un monte che signoreggia il mare, con le parole PROLAPSA RESURGIT, e per aventura la dichia- razione non è necessaria; ma pur io dirò che si legge nel li- bro de le Cause de le piante di Teofrasto [V, 5, 7; il BASILE

nel suo commento, rimanda a Hist. plant. IV, 16, 2-3] che nel monte Antandro [ma Antandro è una città della Misia, prossima al monte Ida] un platano, dibarbato da la violenza de’ venti, tornò ad abbarbicarsi nel medesimo luogo e in questa guisa fu restituito a la vita: e il medesimo avvenne d’una pioppa e d’un salce ne’ campi Filippici. La cagione rende Teofrasto, la qual è che a l’albero, gittato a terra, fu ta- gliato solamente qualche parte de’ rami e de la scorza intor- no al tronco e la radice tirò seco molta terra, con la quale, inalzata di nuovo da l’istessa forza de’ venti, si ricongiunse al medesimo luogo». La sostituzione di Farsaglia a Filippi po- trebbe far supporre, se non si tratta di un lapsus, che in que- sto caso il Tasso citi a memoria: cfr. TEOFRASTO, De historia

plantarum IV, De cacuminatione, deque salice: platano: popu- lo: quae resurrexerunt. Caput. XVIII, c. 233 v [IV, 16, 2]:

«Quaeda(m) etia(m) securim ita tolerant: tam stantes, quam a flatu prostratae: ut resurgant: uiuant: germinentque: ut sa- lix: et platanus: quod et in Antandro: et Philippis euenerat.

Cum enim platanus procidisset ramis amputatis: truncoque securi luxato: resurrexit: noctu leuata onere: atque reuixit: et cortex iteru(m) circu(m)texit. Erat duobus lateribus cir- cu(m)dolata: longitudine decem cubitis maior: crassitudine, ut quatuor uiri non facile amplecterentur» (subito dopo [16, 3] viene ricordato il salice di Filippi e il pioppo bianco di Stagira nel Museo: entrambi aggiaccati, e pur capaci di risol- levarsi). Si veda anche PLINIO, Nat. hist. XVI, 133 «Memo-

ratur hoc idem factum et in Philippis salice procidua atque detruncata et Stagiris in museo populo alba, omnia fausti o- minis. Sed maxime mirum, Antandri platanus etiam circum- dolatis lateribus restibilis sponte facta vitaeque reddita lon- gitudine XV cubitorum, crassitudine quattuor ulnarum». Benché non sia da escludere che egli si valga qui della licen- za usata da diversi autori antichi (VIRGILIO, Georg. I, 489;

OVIDIO, Met. XV, 803; LUCANO, Phars. VII, 852 ss.; MANI- LIO, Astr. I, 905 ss.), di attribuire alla Tessaglia la città di Fi-

lippi che veramente fu in Macedonia: di modo che Ne’ campi

di Farsaglia verrebbe a indicare in modo indeterminato l’in-

tera regione ove sorgevano le due città (Farsàlo e Filippi) più infauste al nome romano per la memoria delle guerre civili (cfr. M.c. VI, 946-947); più probabile appare che si tratti di errore dell’autore (Farsaglia in luogo di Filippi). Sta a pro- varlo il fatto che sia Teofrasto sia Plinio ricordano la resurre- zione prodigiosa di un salice e di un pioppo avvenute rispet- tivamente a Filippi e a Stagira, città entrambe della Macedo- nia (e il Tasso: Sì come ben due volte almeno avvenne 1294). È comunque evidente che e ’n altra parte allude alla città asiatica di Antandro e al prodigio del suo platano.

1296 La necessaria virgola in fine di v. è attestata solo da A Vt. 1297 In fine di v. P Ty non presentano segno; A reca punto e vir-

gola; T2Vt due punti. Il punto e virgola posto da S e Petr. è

conseguenza del fraintendimento di 1295. Si intenda: ‘Altra pianta non soltanto si radicò di nuovo [anco vale ‘ancora’:

cfr. s’appigliò di nuovo (1292)] nella medesima terra, ma ac- cadde talvolta che il pino ecc.’.

1299 S trappassò. In fine di v. P ha punto fermo; T1A T2punto e virgola; Vt due punti; Ty nessun segno. La punteggiatura a testo è imposta dal senso e dal riscontro con BASILIO, Hex.

V, c. 19 v C [V, 7, 3] «Et aliae incisae adhuc germinant, aliae uero citra successionem ac propagationem manent, uelut morte(m) quandam, caesuram perpessae. Iam uero quidam obseruarunt excisas aut etiam exustas pinus, in querceta ac syluas transiuisse» (nel margine: Artificiu(m) / memorabi/le [con 1301-1302]). Il Tasso però, fuorviato dalla versio latina, sembra fraintendere il testo di Basilio. L’originale reca: “Hdh dev tine" tethrhvkasin ejktemnomevna" h] kai; ejpikaiomevna" ta;" pivtu" eij" drumw'na" meqivstasqai [meqivstastai N] («Inoltre alcuni hanno osservato che i pini, tagliati o anche bruciati, si trasformano in querceti [drumwvn vale anche ‘fo- resta, boscaglia’: di qui la traduzione in querceta ac syluas]»).

trapassò di selva in selva pare rendere alla lettera in querceta ac syluas transiuisse: quasi che quanto resta del pino tagliato

e bruciato (si noti la cong. ed in luogo di aut etiam) – forse con allusione alla pigna che protegge i semi sotto le sue sca- glie – trasportato o rotolato di selva in selva, abbia potuto in casi eccezionali attecchire tra le robuste querce (1300): Mira-

col raro di natura e grande (1301) che eccede quello stesso

del platano il quale Ne la medesma terra anco s’apprese (1297).

1300 P Ty non presentano segni in fine di v.; T1 A T2 Vt hanno

due punti.

1301 In fine di v. P Ty non recano pausa; T1(per aggiunta poste- riore) A hanno punto e virgola; T2Vt due punti.

1302 S meraviglie. 1303 S ’l.

1306 In fine di v. P reca punto fermo; T1T2Vt hanno due punti; A virgola; Ty nessun segno.

1307 S ’l.

1308 Petr., per inerzia da S, che in. La pianta in questione è il me-

lograno, malus punica (Punica granatum), non il melo come chiosa Petr. (e le Mille quasi purpuree e bianche gemme [1309] sono, per metafora, i grani prismatici della balausta rivestita da un pericarpo coriaceo [la molle scorza]: è pertan- to erroneo il significato di ‘germogli’ che il GDLI attribuisce a gemme citando il passo in questione; in 1387 pomo gemma-

to è sinonimo di pomo granato [1408]).

1311 S accoglie tacitamente la lezione di Mtp. Petr., registrando in

apparato la sola variante di S (che può così apparire innova- zione arbitraria), interpreta (in modo analogo al copista di

T1) la correzione di P come un’inversione. Dalla semplice